Carola Rackete è libera e, ora, affronta le conseguenze delle sue azioni con molta più tranquillità. Il gip ha deciso per la non conferma dell’arresto e ora la capitana della Sea Watch 3 dovrà tornare ad Agrigento per il secondo interrogatorio, questa volta con i pm che indagano per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Non potrà ancora tornare a casa: la procura ha già negato il nullaosta per l’espulsione per esigenze di giustizia. Intanto, però, dalla decisione del gip arriva un colpo durissimo a Salvini e alla sua politica.
“L’attracco al porto di Lampedusa – scrive la gip – appare conforme al testo unico per l’immigrazione nella parte in cui fa obbligo al capitano e alle autorità nazionali indistintamente di prestare soccorso e prima assistenza allo straniero rintracciato in occasione dell’attraversamento irregolare della frontiera”. L’ordinanza mette per la prima volta per iscritto che la scelta di un comandante di nave che soccorre migrati in zona sar libica di far prua verso l’Italia è legittima perché “in Libia e in Tunisia non ci sono porti sicuri” e l’obbligo del comandante non si esaurisce nel prendere a bordo i naufraghi ma prevede lo sbarco in un luogo dove sono loro garantiti i diritti.Secondo il gip Vella, le motovedette della Finanza non sono da considerarsi una nave da guerra e dunque l’inosservanza di un loro ordine non è punibile secondo quanto previsto dal codice della navigazione. Nelle prossime ore partirà anche l’iter di espulsione di Carola Rackete dal territorio nazionale firmato ieri sera dal prefetto di Agrigento Dario Caputo secondo le direttive impartite dal ministro Salvini. Ma l’esecuzione del provvedimento sembra impossibile visto che dovrà essere convalidato dal giudice. La Procura però ha già negato il nullaosta fino a quando non saranno cessate le esigenze di giustizia, dunque certamente fino al 9 luglio.
I magistrati contro Salvini: “Basta minacce, alimenta un clima d’odio”