Non sono finiti gli strascichi del caso Sea Watch, con l’Italia che ha rischiato un vero e proprio scontro diplomatico con Germania, Francia e Lussemburgo. Dopo l’arresto del comandante Carola Rackete al suo arrivo a Lampedusa, infatti, mentre Salvini esultava ecco arrivare gli attacchi da oltre i confini. Il primo ad intervenire è stato il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Mass: “Salvare vite umane è un dovere umanitario” ha detto, con chiaro riferimento al leader della Lega.
“Soccorrere vite umane – ha poi aggiunto Mass – non può essere criminalizzato. Tocca alla giustizia italiana ora chiarire le accuse”. Poco dopo, alla Germania si è aggiunta la Francia, anch’essa in netta polemica con l’operato delle nostre autorità. “La chiusura dei porti è una violazione del diritto del mare” ha dichiarato il ministro dell’Interno francese, Christophe Castaner.
Messaggi che hanno finito per indispettire Matteo Salvini, che ha deciso a sua volta di contrattaccare: “Non prendiamo lezioni dalla Francia. Parigi ha chiuso Schengen, era in prima fila per bombardare la Libia, abbandonava immigrati nei boschi italiani”. Toni violentissimi, proprio mentre anche il Lussemburgo si univa alle proteste: “Carola Rackete sia rimessa in libertà – l’appello del ministro degli Esteri Jean Asselborn – Salvare vite è un dovere e non può mai essere un reato o un crimine. Non farlo, al contrario, lo è”.
Un codazzo polemico dal quale ha cercato di smarcarsi Luigi Di Maio, che ha suggerito a Salvini di usare toni più moderati: “C’è della rabbia e lo comprendo – ha dichiarato il capo politico 5S – capirla non significa alimentarla, perché poi altrimenti la rabbia si trasforma in insulti violenti” che “vanno sempre condannati”.
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