Pochi giorni fa la senatrice a vita Liliana Segre aveva confessato a Repubblica di ricevere circa 200 messaggi al giorno da parte di hater e idioti del web. Per questo la Procura di Milano, da un anno, ha avviato un’indagine su questo caso. Il fascicolo, aperto per molestie e minaccia, è sul tavolo del procuratore aggiunto Alberto Nobili, a capo del pool antiterrorismo, da quando la senatrice, deportata e sopravvissuta ad Auschwitz, ha presentato più denunce.
Non sarebbe la sola: secondo quanto riferiscono fonti investigative all’agenzia Ansa, la Procura avvia ogni anno indagini su una decina di messaggi contro il popolo o la religione ebraica. La senatrice a vita, durante un incontro all’università Iulm è voluta tonare su questa vicenda, come al solito con parole che restano scolpite.
“Sono una persona civile, non conosco altro linguaggio che questo”. E riguardo agli hater dice: “Sono persone per cui avere pena. Vanno curate”. E alla domanda se queste persone possano essere “recuperate”, lei risponde così: “La speranza in una nonna c’è sempre, ma la realtà qualche volta si abbatte sopra la speranza con una bastonata tremenda. Io di bastonate ne ho prese tante e sono ancora qui”.
La peggiore bastonata? “Quando hanno ucciso mio padre”. Poi un consiglio ai più giovani: “Ogni minuto va goduto e sofferto – ha aggiunto – bisogna studiare, vedere le cose belle che abbiamo intorno, combattere quelle brutte, ma perdere tempo a scrivere a una 90enne per augurarle la morte… Tanto c’è già la natura che ci pensa”. Saggezza e ironia insieme per una donna straordinaria che non finisce mai di insegnarci qualcosa.
Nei giorni scorsi il mondo della politica ha espresso la sua solidarietà alla senatrice a vita. La presidente del Senato Elisabetta Casellati ha parlato di “un insulto alla storia e alle istituzioni di un Paese che sul rifiuto dell’antisemitismo e sul ripudio della violenza ha eretto la sua architettura democratica e ritrovato la pace, la libertà e il progresso”.
Il premier Giuseppe Conte ha annunciato che “inviterà tutte le forze politiche in Parlamento a mettersi d’accordo per introdurre norme contro il linguaggio dell’odio. Via social e a tutti i livelli”.
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