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“Ebrea di me**a, Hitler doveva finire il lavoro”. Insulti choc a Liliana Segre

La stupidità e l’odio sembrano non avere fine, soprattutto nel mondo dei social. Ed è per questo che è necessario condannare e inorridirsi davanti a una confessione così sincera e straziante da parte della senatrice a vita Liliana Segre. “Ricevo duecento messaggi al giorno incitanti all’odio razziale”. Duecento messaggi al giorno. Repubblica, che ha intervistato la senatrice, ne ha raccolto qualcuno. Ad esempio si legge: “Questa ebrea di merda si chiama Liliana Segre, chiedetevi che cazzo a fatto (così è scritto, senza h, ndr) per diventare senatrice a vita stipendiata da noi ed è pro invasione? Hitler non ai (ancora senza h, ndr) fatto bene il tuo mestiere”, scrive un utente.

Liliana Segre, 89 anni, venne arrestata a 13 anni e deportata ad Auschwitz, sopravvisse e fu liberata a Malchow nel 1945 durante l’avanzata russa che portò anche alla liberazione di Auschwitz. Sui social, dal mondo della politica e della cultura arrivano subito messaggi di solidarietà.

“Qui il livello di cretinismo/razzismo/antisemitismo cresce senza pausa. La miglior risposta è far capire che siamo tutti con #LilianaSegre”. Lo scrive su facebook Nicola Morra esprimendo solidarietà alla senatrice a vita Liliana Segre vittima di messaggi online di insulti. Ma la senatrice, ovviamente, non si arrende di fronte a questo scempio, e continua la sua battaglia. “La storia, per quanto si ripeta, in realtà non si ripete mai esattamente. Ogni situazione è diversa. I grandi silenzi, il grande disinteresse, la grande indifferenza, questo si ripete. Sono le persone e i fatti ad essere diversi”.

Liliana Segre continua a partecipare a incontri e, pazientemente, racconta spiega, ricorda. Da quando, divenuta nonna, ha cominciato la sua vita di testimonianza e ha trovato la forza di raccontare l’Olocausto che lei, ragazzina, ha vissuto come vittima perdendo famiglia, affetti, riferimenti. “So cosa vuol dire essere respinti, deportati. Ho assaggiato il sapore amaro dell’indifferenza, mi ha dato la forza di aprirmi dopo questo silenzio pesantissimo, consentendomi di diventare donna di pace, araldo della memoria”.

La senatrice Segre ha la forza di parlare senza mai pronunciare le parole odio e vendetta. “Dentro di me non perdono e non dimentico, ma stendo sempre la mano verso gli altri contrastando anche in Senato i discorsi d’odio che danno vita, purtroppo ai fatti”.

Ecco, che sia un esempio per tutti. E per quel che può valere, anche noi ci aggreghiamo allo sciame di messaggi di solidarietà e di vicinanza alla senatrice a vita Liliana Segre. Contro ogni forma di odio, di razzismo e di stupidità.

 

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