Non solo Giovanna Pedretti, la ristoratrice morta suicida dopo la bufera social scoppiata a causa di un suo post ritenuto falso. Selvaggia Lucarelli in passato aveva già acceso i riflettori su altre ‘vittime’ in passato con il suo bullismo in rete. È il caso del sindaco di Monfalcone Maria Cisint che, qualche anno fa, subì lo stesso trattamento riservato dalla Lucarelli alla Pedretti. È lei stessa a raccontare come è andata.
Leggi anche: “Massacrata, ora la prossima vittima…”. La figlia di Giovanna Pedretti contro Selvaggia Lucarelli
I fatti
È il 1° agosto del 2019 e il sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint, decide di condividere sulla propria pagina Facebook una lettera – intitolata La scuola pubblica? È occupata da insegnanti di sinistra e ospitata dal sito di Nicola Porro – di una professoressa. Il commento del primo cittadino? “Ho molte segnalazioni anch’io… di ragazzi e ragazze delle scuole superiori. Valuteremo se da settembre far partire un servizio di ascolto riservato”. Il post ha attirato l’attenzione della Lucarelli che ha subito commentato la lettera.
Racconta la Cisint: “La giornalista del Fatto quotidiano ha fatto un post su di me, dicendo che volevo arruolare delle spie fare delle liste di proscrizione e, a partire da quel momento, è scoppiata una vera e propria bufera. Mi sono arrivate addosso parecchie offese, sia dai giornali, sia da gente comune. La Lucarelli ha creato un incredibile tourbillon di violenza contro di me”.
Le dure proteste contro di lei sono proseguite per settimane. Fino ad arrivare ad una raccolta di firme contro il sindaco leghista. “E questo tutto per una dichiarazione che non avevo mai fatto. – chiosa infuriata Anna Maria Cisint – Oggi che la povera Giovanna Pedretti è morta, ho pensato a quanto possano pesare certe falsità. Spero che la Lucarelli non dorma la notte per riflettere sulle conseguenze delle sue azioni”.
Leggi anche: Fedez-Ferragni, parla Selvaggia Lucarelli: “Comprano la reputazione ma sono mal consigliati”