Selvaggia Lucarelli al centro di una furiosa polemica social dopo la morte della madre. La giornalista ha infatti deciso di partecipare ugualmente alla puntata di Ballando con le stelle, di cui è giudice, nonostante il fatto che l’anziana mamma, già malata di Alzheimer, se ne fosse andata poche ore prima a causa del Covid. I suoi numerosi hater non hanno perso l’occasione per puntare il dito contro di lei, accusandola di essere una persona cinica. Ma la Lucarelli, come suo solito, decide di replicare punto per punto.
L'impegno della madre per l'eutanasia, il Covid ormai dimenticato dalla sanità, i compromessi, la fame d'aria, i tweet assurdi dei colleghi, la notizia che viene prima tutto.
— Martina Pennisi (@martinapennisi) November 21, 2022
L'intervista a @stanzaselvaggia sul @Corriere di oggi, qui in versione estesahttps://t.co/NIpLYepmsA
“Devo fare una premessa: i familiari di persone che soffrono di Alzheimer sono in qualche modo preparati. – dichiara Selvaggia Lucarelli intervistata dal Corriere della Sera – Non che si possa essere mai davvero preparati a perdere qualcuno, ma il momento in cui svanisce l’essenza della persona per quello che è stata, per come tu te la ricordi, è un altro. Due anni fa, abbiamo perso la sua anima. Era rimasto il corpo, qualche sorriso, qualche sguardo in cui ci sembrava di scorgere un ricordo, un bagliore. Il vero addio è stato quando l’ho guardata negli occhi e ho capito che non mi riconosceva più. Ed è stato più doloroso dell’addio al corpo di ieri”.
“Io mi aspetto sempre il peggio, ma quando arriva è sempre un po’ peggio e un po’ più sgradevole di quello che mi aspettavo. – prosegue Selvaggia Lucarelli – Di base c’è un enorme corto circuito: siamo così abituati alla strumentalizzazione del dolore trasformato in pochi secondi in rivendicazioni, posizionamenti e fertilizzante per il proprio brand che se uno osa lasciarlo in una stanza, senza esibirlo e sventolarlo, viene additato come cinico”.
“Io non ho scritto cosa provo, ho scritto che è morta. – precisa la giornalista – E non accetto che mi si dica cosa dovrei provare. Questo è un altro aspetto grave: si dà per scontato che la morte di un genitore debba voler dire sofferenza, dolore, che ci si debba chiudere in casa. Io rifiuto questi cliché sulla sofferenza dovuta. Bisogna dire a chiare lettere che ci si può sentire sollevati, anche se non è il mio caso. Non c’è nulla di dovuto, ognuno elabora il lutto come desidera”.
“Noi abbiamo accettato di correre il rischio di andare a trovarla nella residenza per anziani, prima che venisse trasferita in ospedale: abbiamo il dubbio di averle portato noi il Covid, ma qual era l’alternativa? – si domanda Selvaggia Lucarelli – Non vederla più e ricevere un giorno una telefonata che ci diceva che era morta di Alzheimer? È un bivio dolorosissimo, me ne rendo conto. Una settimana fa, nonostante avesse il respiratore cercava ossigeno, aria. E non avrei mai voluto fosse quella l’ultima immagine che ho di mia madre. Non riesco a togliermela dalla testa, ma in realtà va bene così, perché mi ricorda in maniera indelebile cosa significa morire di Covid ancora oggi”, conclude.
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