Il momento più difficile, quello in cui la scalata si fa ancora più dura, con il traguardo che non sembra più lontanissimo ma richiede sforzi ulteriori, mentre le energie sono sempre meno. Giuseppe Conte è consapevole del fatto che il Paese sta vivendo un momento delicatissimo e che il decreto Rilancio, che ha messo sul piatto 55 miliardi di euro per aiutare imprese e famiglie, rischia da solo di non bastare. Così sta già insistendo con il resto del governo per tornare subito alla carica con il un altro atto, stavolta ribattezzato Semplificazione, per permettere agli italiani di rialzare la testa in tempi brevi.
Il premier resta convinto della bontà delle scelte fin qui prese, e confida sugli aiuti europei per dare una mano ulteriore ai cittadini. Sicuro che le tensioni evidenti in una maggioranza che pare barcollare sotto i colpi a volte di Renzi, a volte del Movimento Cinque Stelle, alla fine reggerà. E rilancia: la Fase 2, per quanto riguarda l’esecutivo, dovrà per forza di cose passare dalle riforme, non soltanto dalla distribuzione di soldi a pioggia. Decisivi saranno in questo senso i prossimi trenta giorni, nel corso dei quali i cittadini si aspettano di vedere concretezza e rapidità.
Il piano di Conte si sviluppa su varie linee, come lasciato trapelare in queste ore da Palazzo Chigi. Innanzitutto l’Europa: affrontare il nodo Mes, i cui soldi potrebbero far comodo ora che sono stati slegati da ogni condizionalità, il prima possibile, in modo da evitare che tra i grillini possa crearsi un fronte di contrari. Per rafforzare così lo stampo europeista della maggioranza. Con un imperativo sempre fisso in testa: correre, il più possibile.
Conte lo aveva chiarito già al momento del decreto Rilancio, anticipando l’arrivo del successivo Semplificazione: “Dobbiamo tagliare la burocrazia, accelerare gli investimenti, spendere sulle infrastrutture. In questo decreto ci sarà un pacchetto di semplificazioni per rendere più facili investimenti e opere pubbliche”. Il tutto senza dimenticare un passaggio che può sembrare secondario ma non lo è affatto: salvare il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, travolto dalle polemiche sulla scarcerazione dei boss mafiosi e sul caso Di Matteo e ancora pericolante. Blindarlo sarà un altro passo in avanti verso il rafforzamento di un governo che, spera Conte, ha davanti ancora una lunga vita.
L’Italia che non ce la fa più: 1 milione di nuovi poveri che chiedono aiuto