Una vita spesa fino in fondo. A ricostruire e tentare di rimettere insieme, giorno dopo giorno, i pezzi di una biografia che lo ha portato dall’Abruzzo al Canada, dall’Istria al Michigan. Sergio Marchionne è l’imprenditore globale per antonomasia, l’uomo che ha scommesso sull’integrazione delle culture industriali delle due sponde dell’Atlantico, l’uomo che ha salvato la Fiat portandola nel mondo.
Manager globale e “leader illuminato”, come lo ha definito ieri il presidente della Fca John Elkann, Sergio Marchionne è l’uomo che ha cambiato la Fiat portandola nel futuro. Un riferimento questo non casuale, visto che Marchionne è stato capace di rimettere in sesto un’azienda come la Fiat che sembrava essere in grande crisi. Sergio Marchionne brillante dirigente d’azienda, “solo al comando” è riuscito a risollevare le sorti della più grande industria italiana. Sotto la sua guida l’azienda torinese si è ripresa dopo un terribile periodo di crisi, è stata internazionalizzata attraverso la fusione con Chrysler, ma ha anche cambiato la propria natura in continuo processo di risanamento che ha portato al più recente dei suoi risultati: l’azzeramento dei debiti.
Chi è Sergio Marchionne, dai primi impieghi al salvataggio di Fiat
Ricavi triplicati, utile passato da una perdita di 1,5 miliardi a un risultato positivo di 4,4 miliardi, capitalizzazione cresciuta di 11 volte: sono i numeri che scrivono il successo dell’uomo cui la rivista Time dedicò una copertina definendo Sergio Marchionne “la star dell’automotive”. Parlano per lui i risultati conseguiti dalle società del gruppo nei 14 anni duranti i quali il manager con il maglione ne è stato alla guida. In particolare, i ricavi sono passati dai 47 mld del 2004 del gruppo Fiat ai 141 mld del 2017 conseguiti complessivamente da Fca, Cnh Industrial e Ferrari. Nel 2004 la capitalizzazione dell’allora gruppo Fiat era di 5,5 miliardi e ora, tenendo conto di tutte le società nate dagli spin off, scopori e acquisizioni è di circa 60 miliardi di euro. Manager decisionista e stakanovista, con una passione per le Ferrari, acquistate di tasca propria, e la musica lirica, Marchionne nei 14 anni in cui è stato alla guida del gruppo ha fatto triplicare i ricavi.
Il suo vezzo, ormai diventato ‘mitico’, è quello di presentarsi persino alla Casa Bianca o al Quirinale con un informale maglioncino scuro, diventato il simbolo di un’era come fu l’orologio sopra il polsino di Gianni Agnelli. Nato a Chieti il 17 giugno 1952, Marchionne è figlio di un maresciallo dei Carabinieri e di una giovane istriana. Dopo l’adolescenza in Abruzzo, seguì la famiglia in Ontario, dove si era già stabilita una zia materna. In Canada Marchionne ottenne la laurea in filosofia presso l’Università di Toronto, seguita da una laurea in legge alla Osgoode Hall Law School of York University e quindi un Master in Business Administration presso la University of Windsor. I primi impieghi del giovane Sergio Marchionne sono come commercialista e avvocato, fino ad entrare nel 1983 alla Deloitte Touche dove diventerà anche direttore dello sviluppo industriale. Tra gli anni ‘80 e ‘90 si fa poi le ossa in diverse aziende (Glenex Industries, Acklands, Lawson Group e Lonza Group Ltd), dove si mette in mostra arrivando anche a ricoprire importanti ruoli dirigenziali.
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La svolta
La svolta però arriva nel 2002 anno in cui la SGS di Ginevra lo chiama in qualità di amministratore delegato. Si tratta di un’azienda leader a livello mondiale nei servizi di ispezione, verifica e certificazione, tanto da poter contare su 55.000 dipendenti sparsi in tutto il mondo. Un colosso quindi del settore ma che negli ultimi anni era in difficoltà: in soli due anni Marchionne ebbe il merito di risanare la SGS, facendosi notare da Umberto Agnelli che nel 2003 lo volle nel Consiglio d’Amministrazione della Fiat.
Anche in Fiat presto si convincono che possa essere lui la persona giusta per rilanciare un’azienda che stava vivendo un momento di difficoltà. Il 1 giugno 2004 quindi Sergio Marchionne viene nominato amministratore delegato. Per prima cosa il nuovo ad punta quindi a risanare le casse, con i debiti dell’azienda riconvertiti in azioni, puntando poi su dei piani industriali aggressivi. Una volta risanate le casse bisognava lavorare per mantenerle solide, ed ecco il piano commerciale/produttivo che vede il lancio di tante nuove auto ed un processo di ideazione, progettazione e produzione nettamente più veloce ed efficiente.
Nascono la nuova 500, la Grande Punto, le nuove linee della Lancia ed Alfa Romeo. Marchionne comprende che per competere in un mercato in crisi e fortemente competitivo ci vogliono i volumi in grado di generare le giuste economie di scala, per Sergio il volume target sono sei milioni di auto. Per raggiungere tali obiettivi l’unica via è guardare all’estero ed acquisire nuove aziende e mercati; Marchionne non si lascia sfuggire la grande opportunità di acquisire la Chrysler con risultati eccezionali in poco tempo.
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Il suo miracolo manageriale
La grande intuizione però fu quando nel 2009, in piena crisi mondiale, riuscì a portare a termine l’acquisizione della Chrysler, Fiat ottenne dall’Amministrazione Obama il 20% di Chrysler una delle ‘Big Three’ dell’automobilismo Usa, che, dopo la fallimentare alleanza con Daimler, era praticamente fallita. A convincere Washington, oltre alla personalità di Marchionne, l’esperienza e le garanzie offerte da Fiat su nuove formule di mobilità ‘verde’. Fu il primo passo di un percorso che – attraverso l’acquisto delle rimanenti quote – porterà nel 2014 i torinesi al controllo del 100% di Chrysler. È la nascita di Fiat Chrysler Automobiles che sancisce la figura di Marchionne come uno dei grandi protagonisti – sulle due sponde dell’Atlantico – dell’automobilismo mondiale.
La Fiat quindi divenne FCA, attuale settimo gruppo mondiale nel settore delle automobili e in piena salute. Oltre a essere stato nominato nel 2006 Cavaliere del Lavoro, dall’ottobre 2014 è anche presidente della Ferrari. Marchionne aveva già annunciato la sua intenzione di ritirarsi nel 2019, ma allora la società non aveva ancora individuato il suo erede. Con il peggioramento delle sue condizioni di salute (Marchionne si trova ora in ospedale) il consiglio di amministrazione ha deciso che Mike Manley, responsabile del marchio Jeep, sarà il nuovo ad di FCA, mentre alla guida di Ferrari Marchionne sarà sostituito da Louis Camilleri, ex numero uno di Philip Morris.
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