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Sfiducia a Bonafede, perché far cadere il governo Conte è da irresponsabili

Sulla questione sfiducia al ministro della Giustizia Bonafede non si tratta di chi sta con chi, di schieramenti, di interessi di parte. No, tutto questo non c’entra nulla. C’entra invece la difesa patriottica del proprio paese, la difesa delle istituzioni. Chi sta tentando (dall’opposizione e dalla maggioranza) di mettere in difficoltà Giuseppe Conte e il governo in questo momento di grande crisi è semplicemente un irresponsabile. Perché in questa fase indebolire il governo con azioni strumentali significa indebolire un’intera nazione, significa indebolire tutti noi. Servirebbe un’opposizione responsabile e invece qui ci sono addirittura pezzi della maggioranza che fanno giochetti senza senso se non la battaglia di parte. Ma non bisogna pensare alla parte, bisogna pensare al tutto.

Oggi in Senato è infatti previsto il voto sulle mozioni di sfiducia verso il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Matteo Renzi non scioglie la riserva sul comportamento dei suoi senatori nonostante un incontro a Palazzo Chigi di Maria Elena Boschi con Giuseppe Conte. Dopo l’incontro i renziani ribadiscono di attendere ancora un “segnale” sui temi della giustizia: “Aspettiamo di ascoltare Bonafede e poi parla Renzi”. M5s fa quadrato: “La mozione sarà largamente respinta”, dice il ministro M5S Federico D’incà. E Luigi Di Maio si spinge a parlare di “maggioranza compatta”.

Come riporta RaiNews, il M5s non può che difendere il suo capo delegazione al governo, ma lo fa anche il Pd che però chiede a Bonafede un cambio di passo. Vito Crimi, Graziano Delrio o Francesco Boccia dicono che se passerà la sfiducia sarà crisi di governo e conseguente ritorno al voto. I numeri risicati della maggioranza rendono possibile un incidente. Gli ultimi conteggi accreditano tra i 150 e i 151 voti per la maggioranza senza Iv e 144 per la mozione presentata da Emma Bonino per +Europa con Azione e Fi. Tra le ipotesi c’è anche l’uscita dall’aula dei renziani.

In serata Andrea Marcucci riunisce i senatori Pd ed emerge in effetti malcontento sia su Bonafede che la titolare della scuola Lucia Azzolina. “Il metodo di Bonafede non ci piace”, dice Marcucci. Ma da qui a votare la sfiducia ce ne passa. “Non ci sono motivi né di merito né di metodo, ma superata questa fase – dicono dal Pd – servono riforme della giustizia penale, civile, del Csm e dell’ordinamento penitenziario”. Le trattative sono in corso. Secondo fonti renziane ci sarebbero “passi in avanti” sul piano shock per le infrastrutture e sul family act. Sulla giustizia il premier potrebbe concedere a Italia Viva il “riconoscimento politico” chiesto con un possibile rimpasto di governo. Questa è la politica.

 

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