Un’intervista al veleno, quella rilasciata dal prefetto di Roma Matteo Piantedosi al Corriere della Sera, nella quale si è parlato della sfilata del pullman con a bordo la Nazionale di calcio italiana per le vie della capitale definendola “non autorizzata” dai responsabili dell’ordine pubblico. Secondo la tesi di Piantedosi, infatti, il ministero dell’Interno guidato da Luciana Lamorgese, il capo della polizia Lamberto Giannini e la prefettura avevano negato alla Federazione Italiana Giuoco Calcio l’autorizzazione. Questo, però, non è bastato a evitare la passerella.
Il motivo del “no” arrivato dalla prefettura all’ipotesi di una festa con i tifosi era legato alle esigenze di sicurezza a causa della pandemia. Si era preferito, in sostanza, evitare che la Nazionale di calcio richiamasse una nutrita folla, come di fatto poi avvenuto, causando così assembramenti. Tesi confermata dal sottosegretario agli Interni Carlo Sibilia, che ha detto ad Agorà che la Figc dovrebbe scusarsi con il Viminale per quanto accaduto.
La stessa Federazione italiana gioco calcio, però, ha smentito con una nota pubblicata sul suo sito e ha sostenuto di aver ricevuto l’ok dalle istituzioni prima di far partire il bus scoperto. Una polemica che, insomma, non accenna a placarsi. Piantedosi ha sostenuto nel colloquio con il Corriere che la sfilata non era autorizzata, che il ministero dell’Interno aveva proposto altre soluzioni alla Federazione che però sono state ignorate e che la colpa di tutto ciò è stata dei giocatori.
“Mi risulta che Chiellini e Bonucci hanno rappresentato con determinazione il loro intendimento (di sfilare con il pullman scoperto per le vie di Roma, ndr) al personale in servizio d’ordine; a quel punto non si è potuto far altro che prendere atto della situazione e gestirla nel miglior modo possibile”. Secondo il prefetto, quindi, gli accordi non sono stati rispettati, ma i responsabili della sicurezza non sono intervenuti perché “c’erano migliaia di persone in attesa del giro in autobus, vietarlo avrebbe potuto creare problemi di ordine pubblico”.
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