Il Coronavirus rischia di fare sparire migliaia di negozi a Roma e non solo. Il gel all’entrata, la misurazione della temperatura del cliente, la sanificazione dei capi di abbigliamento e del negozio. E ancora: il disinfettante prima di digitare il pin sul bancomat. Dopo più di due mesi di chiusura, la riapertura delle attività commerciali con tutte le relative spese da sostenere per la sanificazione e la prevenzione anti-Covid, potrebbero rivelarsi una condizione economica peggiore rispetto a quella di continuare a tenere la serranda abbassata. Secondo la Confcommercio, infatti, il 18 maggio, data in cui l’ultimo decreto della presidenza del consiglio ha stabilito la riapertura dei negozi, ci saranno almeno 1000 attività che a Roma resteranno con le saracinesche giù. Troppe le incognite, troppi i costi da affrontare, troppe le previsioni fosche: incassi a picco del 70%.
#IoNonApro
E intanto su social nascono movimenti di protesta di chi vive di commercio. Come “Io non apro”, lanciato da Giulio Anticoli dell’associazione ” Roma Produttiva”. Anche per Anticoli il problema della sanificazione è enorme. ” Nessuno ci ha spiegato come farla. Oltretutto sono spese in più: un apparecchio che spruzza ozono da lasciare acceso la sera quando il negozio è chiuso costa più di 1.500 euro”.Ti potrebbe interessare anche: Nei supermercati calano le promozioni: come il coronavirus ha cambiato la spesa degli italiani