L’effetto serra e le temperature in aumento minacciano i ghiacciai, che ricoprono oggi 15 milioni di chilometri quadrati delle terre emerse. Un allarme che arriva dal World Glacier Monitoring Service dell’università di Zurigo, secondo il quale la quasi totalità ha perso in spessore tra mezzo metro e un metro l’anno. Gli effetti più evidenti si vedono in Groenlandia, nell’Artico e in Antartide, ma anche in Italia la situazione è preoccupante.
Come ricorda Business Insider, dagli ultimi dati raccolti dall’Istat a partire dagli anni Ottanta il 99 per cento delle lingue glaciali italiane sono in graduale regresso. Inoltre, stando a una ricerca appena pubblicata dall’Istituto federale svizzero di Tecnologia, se nulla cambierà, potrebbero scomparire del tutto entro il 2100. Resterebbero solo delle chiazze isolate. Una serie di dati provenienti da parti diverse, tutti concordi nel sottolineare la gravità della situazione.
Ma cosa succede di preciso quando un ghiacciaio si scioglie? Non viene liberata solo acqua ma, come evidenziato dai ritrovamenti degli ultimi anni, anche resti archeologici, animali, piante, batteri zombie e carbonio, che farebbe ulteriormente aumentare l’effetto serra. Inoltre, potrebbe rimettersi in circolo il fallout radioattivo, ovvero tutte le particelle emesse dai test, dalle esplosioni di bombe vere e proprie e dagli incidenti nucleari che, dopo aver percorso lunghe distanze nell’acqua e nell’aria, si sono depositate e sono state intrappolate dal ghiaccio.
La presenza del fallout non è necessariamente vicina ai luoghi contaminati. Le particelle radioattive sono molto leggere e possono essere trasportate dalle correnti atmosferiche a molti chilometri di distanza. Per esempio il cesio 137 emesso dopo l’incidente di Chernobyl 30 anni fa si trova nella maggior parte dei ghiacciai europei. Non a caso, orsi, cervi, cinghiali europei e asiatici sono contaminati.
Lo scudo d’acciaio della centrale di Chernobyl