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Berlusconi assolto: ecco perché Marco Travaglio è contrario alla sentenza

Silvio Berlusconi è stato assolto dall’accusa di corruzione in atti giudiziari nel processo milanese sul caso Ruby ter. Per il collegio presieduto da Marco Tremolada il fatto non sussiste. Lo hanno deciso i giudici della settima sezione penale del tribunale di Milano dopo una camera di consiglio durata circa due ore. Sono stati tutti assolti, qualcuno prosciolto per prescrizione per le posizioni minori, anche gli altri 28 imputati tra cui Karima el Mahroug, detta ‘Ruby Rubacuori’, e le 20 giovani ex ospiti delle serate di Arcore. Il Cavaliere esulta sui social. Ma qualcuno non ha preso con sportività la sentenza milanese. Si tratta del direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio che commenta con sarcasmo l’esito del processo.
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Berlusconi assolto Marco Travaglio
Marco Travaglio e Silvio Berlusconi

Berlusconi esulta dopo essere stato assolto

La procura di Milano accusava il leader di Forza Italia di aver pagato alle avvenenti ospiti delle ‘cene eleganti’ di Arcore circa 10 milioni di euro per mentire o essere reticenti durante i processi Ruby e Ruby bis. Presunta corruzione che si sarebbe verificata dal novembre 2011 e fino al 2015. “Sono stato finalmente assolto dopo più di undici anni di sofferenze, di fango e di danni politici incalcolabili, perché ho avuto la fortuna di essere giudicato da magistrati che hanno saputo mantenersi indipendenti, imparziali e corretti di fronte alle accuse infondate che mi erano state rivolte”, commenta Silvio Berlusconi sui social. 

Marco Travaglio non ci sta

Ma Marco Travaglio non ci sta e decide di contestare le motivazioni della sentenza. “Il Codice penale vieta all’imputato di pagare sia i testimoni che i coimputati che possono inguaiarlo. – scrive il direttore del Fatto Quotidiano – Ci sono montagne di prove che Berlusconi ha pagato 28 testimoni che potevano (e spesso minacciavano di) inguaiarlo dicendo la verità sul caso Ruby. E il Tribunale che fa? Lo assolve con tutte le testimoni prezzolate”.

“Perché queste non andavano sentite con l’obbligo di rispondere e dire la verità. – spiega ancora Marco Travaglio – Bisognava indagarle come sue coimputate e interrogarle col diritto di tacere o mentire (In Italia mentire alla Giustizia è un diritto, nei paesi civili è un crimine”, chiosa il giornalista visibilmente stizzito. “Pazienza se è pure vietato pagare i coimputati perché mentano. – conclude poi il giornalista – Pazienza se due gup, tre giudici d’appello e nove giudici delle sezioni unite della Cassazione avevano stabilito il contrario. Perciò indignarsi è inutile. Meglio approfittarne: se delinquere e poi pagare testimoni e complici per fregare i giudici non è più reato, diamoci da fare. Poi, se ci beccano, diciamo che ci manda Silvio Berlusconi“.
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