Il tema della maternità surrogata e del riconoscimento legale di figli di coppie gay rischia di spaccare la Lega. La linea ufficiale del partito di Matteo Salvini, così come quella di Giorgia Meloni, è una opposizione totale ad una pratica che viene bollata con disprezzo come utero in affitto. Ma nella realtà le cose sono diverse. Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, ad esempio, qualche giorno fa ha annunciato l’apertura di un centro per il cambio di sesso, facendo infuriare il segretario. Non si dimostra da meno il sindaco di Treviso, Mario Conte, che non si fa problemi a trascrivere regolarmente sul registro comunale i figli di coppie omosessuali.
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Luca Zaia ha definito la sua decisione in materia di assistenza a chi vuole cambiare sesso “una scelta di civiltà”. Le replica di Salvini è arrivata durante la recente visita del segretario della Lega in Veneto. “In sanità ci sono urgenze ed emergenze che mi sono ben chiare. Per quanto riguarda il cambio del sesso non ho elementi per rispondere. Ci sono altre priorità”, ha puntualizzato Salvini.
Salvini contro il sindaco di Treviso sui figli delle coppie gay
Lo stesso Matteo Salvini non è stato però così tenero con il sindaco di Treviso Mario Conte, anche se non lo ha mai nominato direttamente. “Aprire l’anticamera a pratiche abominevoli come l’utero in affitto è fuori dal mondo, qualcosa da ricovero. – ha tuonato il leader del Carroccio – Non aprirò mai a chi pensa che i bambini si comprino e si selezionino su internet. Sono a fianco dei sindaci nella loro opera quotidiana, ma poi ci sono priorità come lavoro, infrastrutture e servizio sanitario efficiente”.
Ma Mario Conte non si è lasciato intimorire. “Bisogna prendere per mano la questione di regolamentare il tema in modo da togliere dall’imbarazzo della scelta burocratica i Comuni e in modo da dare risposte a queste famiglie (e coppie gay, ndr) che chiedono semplicemente di vedere registrati i propri figli. – ha replicato il sindaco di Treviso al suo segretario – Non c’è nulla di scandaloso: è giusto creare l’iter corretto e parificare la condizione a tutte le altre famiglie, senza che ci sia alcun tipo di discriminazione. È evidente che c’è un vuoto normativo e un corto circuito burocratico che di fatto non dà risposte a delle esigenze che sono sacrosante. Non ci sono figli di serie A e figli di serie B, perché qui si parla di figli, di persone, e del registro dell’anagrafe. Quindi da questo punto di vista se c’è un vuoto, come è evidente in questo momento, va assolutamente colmato. Non credo ci sia davvero nulla di male nell’andare incontro a queste esigenze”, ha concluso.
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