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Putin e Erdogan raggiungono l’accordo sulla Siria: se la spartiranno a spese dei curdi

Per i curdi la situazione si fa sempre più scura. Mentre in molti festeggiano per l’accordo di tregua siglato tra Erdogan e Putin, qualcuno fa presente che la stretta di mano tra i due supercapi è in realtà un’altra batosta per i curdi. Tregua sì, ma a che prezzo? Tramonta definitivamente il sogno di un Kurdistan libero. I presidenti di Turchia e Russia si spartiranno praticamente la Siria e i curdi dovranno così sottostare ai nuovi occupanti. Al termine dei colloqui di Sochi in Russia, durati 7 ore, Vladimir Putin e Recep Erdogan hanno rilasciato una conferenza stampa congiunta in cui entrambi si sono detti soddisfatti dell’accordo raggiunto sul tema Siria.

“Il presidente turco mi ha spiegato le ragioni dell’offensiva – ha iniziato così Putin – Io sono convinto che i sentimenti separatisti nel Nord-Est della Siria siano stati fomentati dall’esterno. La regione va liberata dalla presenza illegale straniera”.

Ha fatto riferimento anche al timore che i prigionieri dell’Isis, sotto controllo dei curdi nell’area del Nord-Est e ora sotto controllo turco, possano approfittarsene per riprendere forza: “I terroristi non traggano forza dall’operazione turca”. E poi ci ha tenuto a sottolineare che l’accordo con Erdogan è “di importanza fondamentale per il futuro della Siria”. È stato stabilito, nel memorandum d’intesa siglato dai due capi di Stato, che Turchia e Russia condurranno pattugliamenti congiunti fino a 10 km entro il territorio siriano oltre il confine turco, a est e ovest dell’area in cui è stata condotta l’operazione turca nel nord della Siria, esclusa Qamishli, principale centro curdo nell’area.

“Oggi con Putin abbiamo raggiunto un accordo storico – ha detto Erdogan – per la lotta contro il terrorismo, l’integrità territoriale e l’unità politica della Siria, e per il ritorno dei rifugiati”. I combattenti curdi hanno dichiarato di aver concluso il ritiro dalla zona sicura nel Nord Est della Siria, in rispetto dell’accordo siglato tra Stati Uniti e Turchia.

Il capo delle forze democratiche siriane (Fds), Mazlum Abdi, ha comunicato in una lettera al vice presidente americano, Mike Pence, che hanno ritirato “tutte le forze Ypg” dalla zona. Il presidente siriano Bashar al Assad, invece, in visita alle truppe nella provincia nord-occidentale di Idlib, ha puntato il dito contro l’omologo turco: “Erdogan è un ladro, ha rubato fabbriche, grano e petrolio e oggi ruba la terra”.

Le autorità di Damasco hanno precisato che “il presidente Assad ha incontrato membri dell’esercito siriano sulla linea del fronte nella città di Hbeit”. Sconfiggere le forze jihadiste nella regione nordoccidentale di Idlib è la chiave, secondo Assad, per porre fine alla guerra civile che dura da 8 anni. “La battaglia di Idlib è la base per risolvere il caos e il terrorismo in tutte le altre aree della Siria”. Intanto, prende il via la tregua di 150 ore.

 

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