Sotto gli occhi spaventati del mondo, la Turchia ha iniziato l’offensiva contro i curdi nel nord-est della Siria. L’annuncio è stato dato dal presidente turco Recep Erdogan al quale evidentemente la telefonata con il presidente russo Vladimir Putin non ha fatto cambiare idea. Si tratta dell’ultimo passaggio di una escalation che si era accelerata nelle ultime ore quando le truppe turche, almeno 5 mila uomini ammassati al confine, hanno rimosso i blocchi di cemento alla frontiera per permettere il passaggio di carri armati, tir e blindati.
Poco dopo l’annuncio di Erdogan raid aerei sono stati segnalati nella città di Ras al-Ain contro postazioni delle Milizie curde di protezione popolare (Ypg). Ma il portavoce dei combattenti curdi su Twitter dice: “Hanno lanciato raid su aree civili. C’è grande panico fra la popolazione nella regione”.
Nella notte con un tweet il portavoce della presidenza turca Fahrettin Altu aveva annunciato l’inizio dell’offensiva turca in Siria: “L’esercito turco, insieme all’Esercito siriano libero, a breve attraverserà il confine turco-siriano”. “I militanti delle Ypg (le Unità di protezione del popolo ndr) possono ritirarsi o impediremo loro di interrompere i nostri sforzi anti-Isis”, aveva aggiunto.
Intanto i curdo-siriani si preparano. A Qamishli le autorità curde della regione semi-autonoma della Siria hanno indetto “una mobilitazione generale per tre giorni” per contrastare le crescenti minacce di un’offensiva Turchia, esortando gli abitanti del nord-est a “resistere”. “Proclamiamo uno stato di mobilitazione generale per tre giorni nella Siria nord-orientale”, ha annunciato in un comunicato l’amministrazione curda. “Invitiamo tutte le componenti della nostra gente a spostarsi verso la zona di confine per assicurare la resistenza in questo delicato momento storico”.
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