L’Intelligenza Artificiale: vi siete mai chiesti a che punto è la situazione italiana in questo ambito?
A questo proposito, presso l’Università IULM di Milano, è stata presentata il 27 giugno un’indagine dal titolo “Livello di adozione e utilizzo dell’Intelligenza Artificiale da parte delle aziende italiane per attività di marketing e comunicazione”. La ricerca è stata realizzata grazie al coinvolgimento del primo Osservatorio Italiano sull’Artificial Intelligence Marketing, e promossa dall’Executive Master IULM in Data Management e Business Analytics.
I dati non sono confortanti e rimandano l’immagine di un paese ancora indietro rispetto alla media degli Stati occidentali. In Italia solo il 20% dichiara di utilizzare soluzioni che applicano l’intelligenza artificiale, e solo il 5% con attività performanti. Purtroppo la stragrande maggioranza delle imprese fa fatica a lasciar andare i vecchi schemi, consolidati e radicati, per qualcosa di nuovo che sarebbe in grado di favorire i risultati, ottenendoli in maniera molto più rapida ed efficiente.
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Cosa riferiscono i dati dell’indagine
Finora solo il 36% ha dichiarato di iniziare la sperimentazione di tecnologie che si avvalgono dell’Intelligenza Artificiale, o che almeno hanno in programma di farlo.
La questione preoccupante non è solo il ritardo con il quale avanzano le nostre aziende, ma la scarsa consapevolezza che le nuove tecnologie potrebbero apportare nuovi benefici, sempre più importanti, se vogliamo competere a livello internazionale nel futuro dell’innovazione.
Il contesto che l’indagine dell’Osservatorio ha portato alla luce mostra un’Italia a due velocità: si tratta del cosiddetto A.I. Divide, l’una che ha capito dove stiamo andando e quali strumenti occorrono per restare a galla, l’altra che non ha neanche idea di cosa significhi proiettarsi nel futuro.
Le aziende prese in considerazione dalla ricerca sono state 128, e l’indagine ha coinvolto diverse industry, dai servizi alle imprese, al settore bancario e finanziario, dal comparto IT, passando per Telco & Media. Inoltre, la ricerca ha saputo svolgersi in maniera straordinariamente innovativa, grazie all’utilizzo di una survey online in modalità CAWI, e si è rivolta in particolare ai responsabili marketing e comunicazione che operano nelle aziende e per le aziende.
La situazione italiana
Si parte dal termine Intelligenza Artificiale, e dalla conoscenza del suo significato. Circa il 52% offre un abbinamento corretto della locuzione, mentre il restante 48% lo collega più in generale a robot e chatbot.
Un buona parte (il 74%) delle aziende, è consapevole che l’A.I. può rappresentare un valido strumento nel campo del marketing e della comunicazione, mentre quasi il totale dichiara l’assoluta necessità di implementare i propri servizi con l’Intelligenza Artificiale.
Perché dunque, se esiste la consapevolezza di un tale implemento, ciò non si traduce in realtà?
Presto detto: secondo l’indagine esistono numerosi ostacoli, fisici e morali, che creano difficoltà nell’adozione dell’A.I. In primo luogo si tratta di problemi legati alle risorse finanziarie che vanno a toccare l’ambito tecnologico e quella della formazione del personale. Poi, esiste una certa riluttanza ai cambiamenti, unita anche ad una scarsa comprensione di quali siano le reali potenzialità delle applicazioni di A.I.
Tutti questi dati offrono il quadro di un paese che non conosce né comprende appieno quali siano i vantaggi delle applicazione dell’A.I. rispetto al business di numerose attività.
Se si considera che la metà delle aziende campione investe solo un 5% del budget in A.I., la situazione è sconfortante.
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Una formazione adeguata per colmare il gap
Nel mondo delle imprese, non tutti hanno compreso che l’Intelligenza Artificiale rappresenta un’importante sfida da cogliere, in particolare se si considera quale ritorno economico ne può derivare.
La fotografia italiana delinea la maggior parte delle aziende come “neonate” nel settore A.I., solo il 4% si autodefinisce adulto e maturo.
Dove investono maggiormente le nostre imprese è soprattutto in progetti relativi alle funzioni dell’IT, dell’automazione dei processi e della ricerca e sviluppo. Questo per quanto riguarda le aziende ancora indietro rispetto a quello ideale, mentre la parte di coloro che hanno compreso come la digital transformation possa supportare il proprio business (il 40%) investe in soluzioni IA una quota superiore al 10% del budget di comunicazione.
Dall’indagine si evince infine che le aziende italiane sono sì incuriosite dalla nuova rivoluzione digitale, ma al tempo stesso spaventate e disorientate vista la scarsa consapevolezza sull’argomento.
Per questo L’Università IULM sta provando ad offrire un contributo che colmi il gap di conoscenza, improntando la formazione in questa direzione, attraverso il Master Data Management & Business Analytics – DMBA. Lo scopo? Costruire un laboratorio di ricerca e formazione pensato proprio per aiutare le imprese a utilizzare al meglio le tecnologie di IA.