Ognuno per sé, Dio per tutti. Sul tema immigrazione gli stati europei ragionano più o meno così, avanti di testa propria alla faccia delle politiche comuni, soltanto di facciata. E così in Slovenia ecco che lungo il filo spinato che segna il confine con la Croazia sono gli agenti a rispedire indietro, senza troppi complimenti, chi prova a varcare la frontiera. Un caso che a riacceso le polemiche in merito a una gestione, quella dei flussi, sulla quale continua a mancare una visione comune.
Sulle pagine de Il Giornale, Bartolo Dell’Orto ha fatto il punto sulla situazione nei vari stati. A partire dalla Francia, dove “Macron ha chiuso i confini con l’Italia sospendendo Schengen e senza molti complimenti riporta indietro gli immigrati che provano a varcare la frontiera”. Il tutto in un momento di già grande tensione tra i due stati causato dai contrasti per gli interessi reciproci in Libia. La questione, però, si allarga complessivamente anche ad altri stati.
L’Austria vive lo stesso problema. E “la Germania vorrebbe rimandare nel Bel Paese i migranti cosiddetti ‘dublinanti’, ovvero quelli arrivati a Berlino dopo essere sbarcati (e identificati) in Italia”. Ora un nuovo teatro di scontri, sull’asse sloveno-croata. Il quotidiano Dnevnik di Lubiana ha portato alla luce una circolare interna della polizia che invita gli agenti a respingere i migranti in Croazia e, scrive La Stampa, “una troupe ha filmato una pattuglia di agenti che bloccava a pistole spianate un gruppo di immigrati tra cui c’ erano anche dei bambini”.Dal governo sono arrivate spiegazioni (“è la prassi”), ma lo scontro politico continua. Tanto che alcuni mettono in dubbio la legittimità di un accordo tra Lubiana e Zagabria secondo cui gli immigrati bloccati al confine, anche in territorio sloveno, debbano essere restituiti alla Croazia. E qui essere sottoposti a tutte le procedure per la richiesta di asilo.
La vicenda ha chiaramente suscitato molte polemiche tra gli altri stati membri, con accuse molto forti nei confronti della stessa Slovenia per delle misure considerate “disumane”. In molti hanno chiesto l’intervento delle istituzioni di Bruxelles in merito.
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