Dall’1 aprile in Italia scadono le procedure semplificate sullo smart wokring per i lavoratori fragili e i genitori di figli sotto i 14 anni. Sarà ancora possibile, invece, contrattare accordi individuali tra azienda e lavoratori che prevedano il lavoro da remoto.
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Le nuove regole per lo smart working
L’Italia dice addio al regime emergenziale. Da lunedì primo aprile, che quest’anno coincide con il Lunedì dell’Angelo, scadranno tutte le prerogative dettate dall’emergenza sanitaria Covid. È fallito, in sostanza, il tentativo di protrarre tutto a giugno o al 31 dicembre tramite il Milleproroghe come si era paventato.
I lavoratori fragili e coloro che hanno figli sotto i 14 anni non potranno più godere del lavoro agile. Un ritorno alla normalità che più volte era stato ribadito come priorità dal governo Meloni. Che guida il governo di uno Stato fanalino di coda in materia.
Cosa succede ai lavoratori del settore privato
Fino al 31 marzo lo smart working semplificato poteva essere richiesto da dipendenti del settore privato con figli under 14. A meno che il nucleo familiare non includesse già un altro genitore non lavoratore. O che beneficiasse di strumenti di sostegno al reddito riconosciuti in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa. Oppure che non ci fossero lavoratori fragili con apposita certificazione medica per dimostrare la maggiore esposizione ai rischi da Covid. Con il venir meno di qualsiasi criterio di priorità nell’accesso al lavoro agile, per queste categorie di lavoratori e lavoratrici tornerà a essere centrale l‘accordo tra datore di lavoro e dipendente.
Come funzionerà la contrattazione individuale
Per poter continuare a godere del diritto di lavorare da remoto, i dipendenti dovranno negoziare l’accordo con il datore di lavoro. Ai sensi dell’articolo 19 della legge n. 81/2017, quest’ultimo dovrà effettuare le comunicazioni telematiche necessarie per attivarlo. In caso di ritardi si rischiano sanzioni amministrative che potrebbero arrivare fino a 500 euro.
I dipendenti pubblici
Per la pubblica amministrazione il lavoro agile per i fragili si è già concluso il 31 dicembre. Ma restano valide le misure previste dalla direttiva siglata dal ministro Paolo Zangrillo il 29 dicembre 2023. Il provvedimento prevede che il dirigente responsabile, nell’ambito dell’organizzazione di ciascuna amministrazione, può “individuare le misure organizzative necessarie. Attraverso gli accordi individuali per la salvaguardia dei soggetti più esposti a situazioni di rischio per la salute” attraverso lo svolgimento della prestazione in modalità agile. Cambia quindi il paradigma, non c’è più un diritto del lavoratore agile a godere di una condizione particolare. Si crea un dovere per i dirigenti di adoperarsi affinché ci siano le misure più adeguate a garantire la protezione del dipendente. Al centro di ogni decisione resta però la necessità di considerare l’impatto che il lavoro agile ha sia sulla qualità che sulla continuità del servizio pubblico.
Il nodo delle tempistiche
Con la fine della pandemia molti cittadini hanno ricominciato a frequentare gli uffici pubblici, con il conseguente aumento dei tempi di attesa agli sportelli. La Cgia di Mestre ha evidenziato come nel corso del 2023 la presenza di oltre 500mila dipendenti pubblici in smart working, congiuntamente ai pensionamenti effettuati nella Pa, senza avere ricambio generazionale, ha portato a una progressiva riduzione della produttività di molte amministrazioni pubbliche che restano sotto soglia.
L’Italia è isolata nell’abbandono dello smart working
Se l’Italia elimina il lavoro agile, il trend globale mostra un tendenza all‘incremento di questa modalità di lavoro. Secondo i dati del Report del Politecnico di Milano intitolato “Smart Working: gli impatti su organizzazione e società”, pubblicato a novembre 2023, i lavoratori da remoto sono cresciuti, toccando quota 3,585 milioni, si parla del 541% in più rispetto al pre Covid. L’esempio è portato avanti dalle grandi imprese, dove ne ha usufruito oltre un lavoratore su due. Nel 2024 si stima saranno 3,65 milioni gli smart worker in Italia.