Uno studio dell’università di Austin, in Texas, ha rivelato che la semplice presenza dello smartphone vicino a noi riduce la nostra capacità cognitiva anche del 20%. Persino se è spento, o rivolto con lo schermo verso il basso, oppure in tasca o in borsa. In pratica, si tratta di un altro studio che conferma l’influenza tangibile di questi dispositivi sulla nostra vita, sempre connessa e disponibile. La dipendenza da smartphone può avere serie conseguenze sui soggetti più sensibili, dalla bassa autostima all’isolamento sociale, passando persino per la depressione. L’avvento della telefonia mobile è stato senz’altro fonte di nuove risorse comunicative, di connessioni più facili da realizzare, di un più rapido flusso di informazioni e di una maggiore produttività lavorativa ed economica, ma allo stesso tempo può essere in grado di causare conseguenze negative sulle principali abilità cognitive.
La sola presenza del cellulare, spento o acceso che sia, è sufficiente a ridurre le nostre abilità e performance cognitive. Il team di ricerca dell’Università del Texas di Austin (USA), guidato da Adrian Ward, ha indagato sui possibili effetti deleteri, sulle funzioni cognitive, derivanti non solo dall’uso eccessivo dei cellulari ma anche dalla loro mera presenza nelle vicinanze dei soggetti esaminati. I ricercatori parlano di “fuga del cervello” facendo riferimento alla netta riduzione della performance cognitiva e della capacità di concentrazione associata alla sola presenza del cellulare.
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Lo smartphone è una presenza costante
Qualcuno mette il silenzioso. Qualcun altro lo spegne Molti altri lo nascondono nella borsa o nello zaino. Oppure lo mettono a faccia in giù, in modo da non poter visualizzare le notifiche in arrivo pur tenendolo, a seconda delle proprie fissazioni e del contesto in cui ci si trova, squillante o meno. Lo smartphone è una presenza costante, anche in ufficio, mentre studiamo, in riunione, sulla scrivania dello studio, mentre lavoriamo tenendolo in tasca. Altrettanto costante è la distrazione che ci procura.
Nel nuovo studio, coordinato dal professor Adrian F. Ward, i ricercatori hanno condotto due distinti esperimenti, coinvolgendo in tutto circa 800 partecipanti. Nel primo sono stati sottoposti questionari con test cognitivi a 520 volontari, ma prima della compilazione è stato chiesto loro di lasciare lo smartphone in un’altra stanza, tenerlo in tasca, in borsa o con lo schermo capovolto sulla scrivania. Dai risultati dei test, che richiedevano intensa concentrazione, è emerso che chi aveva lasciato lo smartphone in un’altra stanza ha ottenuto risultati nettamente superiori rispetto a chi lo aveva sulla scrivania, e superiori rispetto a chi lo aveva tenuto in borsa o in tasca. Curiosamente, nessuno dei partecipanti dopo il test ha detto di essersi sentito influenzato dalla presenza o meno dello smartphone.
Nel secondo esperimento i ricercatori hanno coinvolto altri 275 volontari, ma in questo caso, prima di eseguire il test con le stesse modalità, è stato chiesto il loro quale fosse “livello di dipendenza” rispetto al dispositivo. Chi si è dichiarato dipendente e ha tenuto il cellulare (spento) sulla scrivania, in tasca o i borsa, dunque nelle immediate vicinanze, ha ottenuto i risultati peggiori in assoluto, mentre i ‘dipendenti’ che lo hanno lasciato in un’altra stanza non hanno accusato lo stesso effetto negativo. “I partecipanti non erano distratti dal telefono perché ossessionati dalle notifiche, ma la sua sola presenza è stata sufficiente a ridurre le capacità cognitive”, ha sottolineato il professor Ward. Per quanto questi dispositivi possano migliorare il benessere sotto molteplici punti di vista, è indubbio che avere “il mondo a portata di mano” abbia un costo sensibile dal punto di vista cognitivo.
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Implicazioni e prospettive future
Il dato in base al quale i punteggi restano uguali a prescindere che il cellulare sia acceso o spento, con il display rivolto verso l’alto o verso il basso, suggerisce che la capacità di concentrazione non dipende dall’arrivo di notifiche, messaggi o chiamate. La presenza del dispositivo nel proprio campo visivo va ad inficiare le performance cognitive in quanto fornisce al soggetto una distrazione: i partecipanti allo studio, anche se consapevolmente impegnati nell’esecuzione dei compiti assegnati, hanno dimostrato, in base ai punteggi ottenuti, di essere inconsciamente “attratti” dalla vicinanza del cellulare e dalle ampie possibilità di connessione che esso fornisce. “La mente cosciente non sta pensando allo smartphone, ma il processo che richiede a se stessi di non pensare a qualcosa utilizza alcune delle proprie limitate risorse cognitive” – Adrian Ward, leader del team di ricerca.
Si stima che ogni individuo utilizzi il proprio cellulare in media 85 volte al giorno, anche nei momenti più impensabili: al risveglio, prima di andare a dormire e persino durante la notte. L’ampia disponibilità dei cellulari ha introdotto la nostra esistenza in un vortice di connessioni virtuali attraverso le quali ci si ritrova magicamente, e con disarmante facilità, catapultati da un angolo all’altro del mondo. Si tratta di un livello di connettività inconcepibile fino ad un decennio fa, ma ormai considerato da tutti indispensabile. Tant’è che il 91% della popolazione riferisce di non uscire di casa senza il proprio cellulare. Non solo. Ben il 46% afferma di non poter vivere senza questo inseparabile mezzo di comunicazione. Ricerche future potrebbero focalizzarsi su come bambini, adolescenti e giovani adulti possano essere inficiati dalla presenza di strumenti tecnologici nell’ambiente scolastico o lavorativo.
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