“Voleva portarsi l’amante in casa”. Questo è il motivo che avrebbe portato Nadire Kurti, 68 anni, a uccidere il marito, Shefki Kurti, 71 anni, entrambi di origini albanesi.
I conoscenti, comunque, descrivono Nadir come ossessionata dall’idea di essere abbandonata. Nadire ha confessato il delitto, fatto a pezzi con un ascia e gettato nell’Adigetto, nei pressi di Rovigo.
Nadire aveva ceduto dopo le prime settimane di carcere psichiatrico, confessando i dettagli macabri dell’assassinio: “Mio marito aveva un’altra, aveva anche un microchip nell’orecchio con cui le parlava sempre. Anche io sentivo la voce di lei. Voleva avere 90mila euro da Shefki”
Per ucciderlo, Nadire ha usato un’accetta per tagliare la legna, con cui l’ha colpito con furia alla nuca, recidendogli il collo.
Ha poi portato il cadavere nella vasca da bagno, dove l’ha smembrato, avvolto in sacchi della spazzatura e lasciato in freezer prima di buttarlo nell’Adigetto.
Infine, ha chiamato il figlio, asserendo che il marito avesse lasciato casa dopo l’ennesimo litigio. Da quel momento sono cominciate le ricerche, ma già diverse prove avevano indirizzato gli investigatori verso la colpevolezza della donna.