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La beffa della social card: ecco perché non andrà ai veri poveri

Social card per la spesa delle famiglie in arrivo il 18 luglio. Si chiama “Dedicata a te” e aiuterà le famiglie italiane a far fronte all’aumento dei prezzi degli alimenti e dei beni di prima necessità. Il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, ha annunciato il provvedimento per calmierare il caro spesa. Si tratta di 380 euro una tantum per le famiglie meno abbienti. Il bonus una tantum da 382,50 euro sarà destinato ai nuclei familiari con un Isee fino a 15 mila euro (il doppio di quello richiesto per il reddito di cittadinanza) e sarà disponibile per circa 1 milione e 300mila nuclei familiari. A partire dal 18 luglio, i Comuni invieranno comunicazioni ai beneficiari per il ritiro delle carte presso gli Uffici postali. I criteri di accesso sono molto più selettivi. Vediamo quali sono.
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I criteri di accesso alla social card

Insomma, secondo i critici, la social card del governo Meloni non è una carta d’acquisto riservata ai poveri. I suoi criteri di accesso infatti non individuerebbero le persone che si trovano veramente in difficoltà. E poi restano esclusi dal servizio i single e i genitori single. A partire da questo mese dunque a 350mila persone verrà tolto il reddito di cittadinanza. A queste se ne aggiungeranno altre 265mila a gennaio 2024.

La nuova social card si ritira alle Poste dal 17 luglio. Bisogna attivarla entro il 15 settembre e usarla entro l’anno. Non occorre fare domanda. L’Inps ha già individuato i nominativi in base ai criteri di accesso stabiliti dal decreto Lollobrigida e li ha spediti ai Comuni. Il ministro riferisce che 7.558 sindaci su 7.900 hanno mandato alla famiglie lettere di avviso.

Oltre all’Isee, il secondo criterio di accesso valido per l’assegnazione della social card si basa sulla popolazione residente e sulla differenza tra il reddito medio locale e quello nazionale. In questo modo, puntano il dito i critici, ci saranno famiglie con Isee a 15.000 euro con la card e famiglie con Isee a 7.000 senza, a seconda se vivano in una zona del Paese più o meno ricca e popolosa. Il terzo criterio è la numerosità della famiglia e la presenza di figli.
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