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Soldato esposto a uranio impoverito si ammala di cancro e fa causa allo Stato. Ecco la sentenza.

Sergio Cabigiosu, un tenente di fanteria alpino di 50 anni, ha ottenuto una storica vittoria legale dopo aver presentato ricorso al Tribunale di Verona per il riconoscimento dei “benefici amianto” e del conseguente risarcimento. Affetto da leucemia mieloide cronica, Cabigiosu ha attribuito la sua malattia all’esposizione a uranio impoverito e ad altre sostanze tossiche durante una missione in Bosnia tra febbraio e luglio del 2001.

Il Tribunale di Verona ha accolto la richiesta di Cabigiosu, riconoscendolo come “vittima del dovere” e condannando i Ministeri della Difesa e dell’Interno al pagamento di un risarcimento di 285.000 euro, oltre a un vitalizio mensile di 2.100 euro. L’Osservatorio Nazionale Amianto, che ha assistito Cabigiosu nel corso del processo, ha reso pubblica la sentenza, sottolineando l’importanza del riconoscimento per il militare.

Cabigiosu, dopo un periodo di addestramento, ha servito nel VI Reggimento Alpini e ha partecipato a numerose missioni internazionali. Durante l’operazione “Joint Forge” a Sarajevo, in Bosnia, nel 2001, svolgeva il ruolo di Vice Comandante di plotone. È stato a 44 anni che gli è stata diagnosticata una grave malattia asbesto-correlata, con un danno biologico valutato al 100%. Secondo quanto riportato, la leucemia sarebbe stata causata dall’esposizione a radiazioni derivanti dall’uso di proiettili all’uranio impoverito e dall’amianto, presenti sia nelle caserme italiane che nei territori di guerra.

Questo caso ricorda quello del giornalista Rai Franco Di Mare, che prestò servizio come inviato di guerra negli stessi territori contaminati da uranio impoverito e amianto, e che purtroppo è recentemente scomparso dopo una lunga malattia.

La sentenza rappresenta un precedente importante per i militari italiani esposti a sostanze nocive durante le missioni all’estero, riconoscendo il legame tra il servizio svolto e le gravi patologie sviluppate.

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