La morte di Raffaele “Lello” Capriati, avvenuta a Torre a Mare, un sobborgo di Bari, potrebbe segnare un inquietante ritorno alla violenza. Capriati, 41 anni, è stato brutalmente assassinato, colpito da diversi proiettili mentre si trovava in una strada della città. Nonostante i tentativi di salvarlo, la sua vita si è conclusa poco dopo il suo arrivo al Policlinico di Bari. Il nome di Capriati porta con sé un pesante retaggio criminale, essendo legato strettamente alla storica guerra tra le famiglie mafiose dei Strisciuglio e dei Capriati.
Il carcere dopo l’omicidio di un sedicenne
Raffaele, già da adolescente, si era macchiato di sangue partecipando all’omicidio, per errore, di Michele Fazio, un sedicenne, nel contesto di questa sanguinosa disputa. Condannato a 19 anni di reclusione, Capriati ha pagato fino all’ultimo il prezzo delle sue azioni, uscendo di prigione nell’agosto 2022.
L’accoglienza che ha ricevuto a Bari Vecchia, con festeggiamenti e fuochi d’artificio, dimostra il complesso legame tra alcuni segmenti della comunità e figure di spicco del crimine organizzato. Questi elementi sottolineano la difficile lotta della società contro la mafia e il lungo cammino verso la redenzione e la riconciliazione. La Direzione distrettuale antimafia aveva messo gli occhi sulla famiglia Capriati, notando una serie di attività criminali, soprattutto legate al traffico di droga, che sembravano intensificarsi. Nonostante gli arresti di affiliati e gregari nei mesi precedenti, Lello era riuscito a evitare l’attenzione delle forze dell’ordine fino al momento del suo assassinio. La natura e il contesto dell’agguato rimangono avvolti nel mistero. La presenza di una donna non identificata, scomparsa subito dopo l’attacco, aggiunge ulteriori interrogativi su cosa sia realmente accaduto quella notte a Torre a Mare. La sparatoria ha scatenato una corsa al Policlinico da parte di familiari e amici di Capriati, necessitando l’intervento delle forze dell’ordine per mantenere l’ordine. Questo episodio di violenza riaccende i timori di una possibile riemersione dei conflitti mafiosi che hanno insanguinato Bari e la sua provincia in passato. L’omicidio di Capriati non è solo la perdita di un uomo, ma un campanello d’allarme per la comunità, un monito sulla necessità di vigilanza e impegno nel contrasto alla criminalità organizzata, per evitare che le vecchie faide tornino a devastare le strade della città.