Non bisogna abbassare la guardia di fronte alle varianti del Covid-19 che hanno iniziato a diffondersi anche in Italia. Questo il succo del messaggio del ministro della Salute Roberto Speranza, che in Senato ha spiegato come non siamo ancora in una fase in cui si possono allentare le restrizioni, anzi, annunciando i prossimi provvedimenti a tutela dei cittadini all’interno del piano di gestione della pandemia.
Speranza ha infatti anticipato che ci sarà un nuovo dpcm, in vigore dal 6 marzo al 6 aprile. Il ministro, confermato al suo posto dal neopresidente del Consiglio Mario Draghi, ha spiegato che “stando ai numeri e alle valutazioni della cabina di regia, è fondamentale mantenere un approccio di grande prudenza”. Anche se “grazie alle misure severe delle festività di Natale il nostro tasso di incidenza in Italia è migliore rispetto ad altri Paesi europei”, i dati sul contagio da Covid “vanno letti nella loro progressiva evoluzione”.
Speranza ha ricordato che il peggioramento della curva colpisce con alcune settimane di ritardo, e che “in Italia si confermano segnali di tendenza a un incremento”: l’incidenza settimanale “supera i 200 casi ogni 100mila abitanti in tre Regioni” ed è “ancora lontana dal livello di casi che consentirebbe l’identificazione e il tracciamento dei contatti”. Tanto che il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione “aumenta, arrivando a 29mila”. A causa di questo livello di incidenza le terapie intensive sono sopra la soglia critica del 30% in 5 Regioni, “con dato nazionale al 24%”.
L’Rt medio “è pari a 0,99 e in crescita – ha spiegato il ministro della Salute – Dieci Regioni hanno un Rt puntuale maggiore a 1”, e questo significa che “l’Rt si avvia a superare la soglia di 1”. Con un Rt superiore a 1 “il numero di contagi aumenta costantemente in modo significativo”, ha avvisato Speranza. I numeri, secondo Speranza, non lasciano “spazio a dubbi”. Inoltre, la variante inglese “è presente diffusamente in gran parte del territorio nazionale – ha spiegato Speranza – l’ultimo studio l’ha certificata nel 17% dei casi, ma il dato è in forte crescita”. Presto “questa variante sarà prevalente, come già lo è negli altri Paesi europei”.
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