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Spese militari, Conte furioso col Pd: “Non siamo la vostra succursale”

Alla fine il M5S è rientrato nei ranghi di governo, decidendo di votare la fiducia al Decreto Ucraina. La minaccia di far saltare l’esecutivo guidato da Draghi se si fosse votato in favore dell’aumento delle spese militari è stata ammortizzata da un accordo tra il leader pentastellato Giuseppe Conte e il premier. L’aumento delle spese per armamenti ci sarà, ma diluito fino al 2028. L’apparente armonia ritrovata a Palazzo Chigi cozza però con lo scontro scoppiato tra gli alleati progressisti, Pd e M5S. Ma Conte non ci sta e reagisce duramente alle accuse di Enrico Letta.

Giuseppe Conte e Enrico Letta

“L’Italia lascerebbe sbigottito il mondo intero se si aprisse ora una crisi di governo. Sarebbe crisi dannosa per noi, per tutti noi. E sarebbe tremendamente negativa per il processo di pace e per chi soffre per via della guerra. Noi lavoriamo con impegno per evitarla”. È questo il tweet di Letta che manda su tutte le furie Conte.

“L’alleanza con il Pd va avanti da tempo. – ci tiene a sottolineare Conte – Abbiamo lavorato insieme nel mio secondo governo. Abbiamo sperimentato anche un pacchetto importante di riforme sul piano economico e sociale. È chiaro che io pretendo rispetto e dignità. Non posso accettare come in questo caso dal Pd, oggi lo leggo sui giornali, che noi saremmo degli irresponsabili e inaffidabili. Ma non funziona così. Lo dico subito e in modo chiaro”, si ribella il leader pentastellato.

“Non è che noi siamo la succursale di un’altra forza politica. – prosegue Conte nel suo sfogo – Non siamo succedanei a nessuno. Il M5S è entrato in politica in via autonoma, con un chiaro disegno, chiari principi e chiari valori. Pensare che sia strumentale questa verifica fatta sulle spese militari è fuori da ogni logica. Vuol dire non avere letto la nostra carta dei principi e dei valori- alza ulteriormente il tono – Allora non ci conosciamo. Allora non si sa che il Movimento è nato il 4 ottobre, festa di San Francesco. Significa non sapere che per noi gli investimenti militari ci devono essere, ma sempre in un quadro ragionato, dove dobbiamo andare a giustificare il fatto che stiamo togliendo soldi ad altre priorità”, conclude.

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