Condanna a 30 anni per Walter Biot, il capitano di fregata della Marina Militare accusato di aver passato documenti segreti ad un agente diplomatico russo. Il massimo della pena è stata decisa dopo una camera di consiglio di quasi 3 ore dai giudici del tribunale militare di Roma.
Biot era un ufficiale dell’Aeronautica Militare italiana che lavorava presso la NATO Joint Force Command di Napoli, quando nel dicembre del 2020 è stato arrestato con l’accusa di fornire informazioni riservate alla Russia.
Secondo l’accusa, Biot avrebbe fornito alla Russia documenti e dati sulle operazioni militari della NATO, interessandosi in particolare alle attività del centro di ricerca e sviluppo NATO di Firenze, che si occupa di tecnologie avanzate per la difesa.
Biot avrebbe inoltre tentato di reclutare altre persone all’interno della NATO per collaborare con la Russia. L’arresto di Biot ha suscitato un’ampia discussione sulla sicurezza nazionale e sul rischio di infiltrazioni straniere nei servizi segreti italiani.
La sua difesa aveva sostenuto che Biot fosse vittima di un complotto ordito dai servizi segreti italiani e che le informazioni che aveva fornito alla Russia fossero di carattere pubblico e non compromettenti per la sicurezza nazionale.
Tuttavia, il Tribunale Militare ha respinto le sue tesi e oggi, dopo un processo durato diversi mesi, ha condannato Biot a trenta anni di carcere per spionaggio e tradimento dello Stato.
La sentenza ha sottolineato la gravità dei fatti e l’alto rischio per la sicurezza nazionale, sottolineando che Biot aveva violato il giuramento militare e la fiducia riposta in lui dall’Italia e dalla NATO.
La vicenda di Walter Biot ha destato preoccupazione sia in Italia che in Europa per le possibili conseguenze sulla sicurezza nazionale e sulla lotta contro le minacce informatiche e il terrorismo.