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Stampa 3D: sarà possibile produrre pistole con una comune stampante in 3D

La questione è delicata e tiene banco ormai da qualche anno tra gli addetti ai lavori: è giusto consentire a chiunque di creare e distribuire senza alcuna limitazione i progetti destinati alla riproduzione mediante stampanti 3D delle parti che compongono una pistola? Oppure alle autorità dev’essere attribuito il potere di impedire la pratica, al fine di tutelare la collettività? All’inizio di questo mese è arrivata la notizia che il governo degli Stati Uniti ha abbandonato la causa contro Cody Wilson e le sue società dedicate alla proliferazione di modelli 3D di parti di armi da fuoco. Ci sono ancora restrizioni su come le armi possono essere fabbricate e vendute, ma i file contenenti dati 3D e che consentono alle persone di stampare componenti sembrano essere stati determinati a non cadere in tali regole.

Subito dopo l’effettiva legalizzazione dei modelli 3D utilizzati per stampare componenti per armi da fuoco, 21 stati hanno intentato una causa comune contro il governo federale, sostenendo che non solo tale decisione è pericolosa, ma anche illegale per una serie di motivi. Pochi giorni prima che i progetti per le pistole 3D stampabili venissero rilasciati al pubblico, diversi stati degli Stati Uniti hanno presentato congiuntamente una causa contro l’amministrazione Trump nel tentativo di fermare il rilascio. Washington, Oregon, New York, New Jersey, Connecticut, Pennsylvania, Maryland e Washington, DC, si stanno unendo per cercare un ordine restrittivo e un’ingiunzione per fermare il rilascio dei file di armi da stampa 3D. Sostengono che questi progetti consentirebbero ai criminali un accesso facile e senza restrizioni alle armi da fuoco.

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Si può realizzare una pistola con una comune stampante 3D?

Dal primo di agosto saranno nuovamente disponibili online al pubblico americano le istruzioni per realizzare una pistola con una comune stampante 3D. La decisione è stata presa dal giudice distrettuale di Austin, Robert Pitman, che ha smentito così l’Ufficio del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, il quale nel 2013 rese obbligatoria la rimozione dei file per violazione del Regolamento Internazionale sul Traffico d’Armi (Itar). Le tre associazioni statunitensi che si battono per il controllo e la regolamentazione delle armi negli States non sono riuscite a vincere la lunga causa per la quale richiedevano la conferma del divieto di pubblicazione online dei tutorial. A diffonderli in rete è l’organizzazione non-profit Defense Distributed.

I sostenitori dell’arma da fuoco fai-da-te registrano oggi una vittoria negli Stati Uniti. Il Dipartimento di Giustizia ha infatti stabilito che l’attività non può essere ritenuta illegale: nel nome della libertà d’espressione non si può vietare la circolazione dei file. Allora il Dipartimento di Stato intervenne chiedendo (con scarso successo) l’eliminazione dei file. Ne seguì il ricorso in appello da parte di Wilson, fondatore di Defense Distributed, con riferimento al primo emendamento che tutela la libertà d’espressione. Ecco come si è giunti alla decisione odierna, frutto di un accordo tra le parti: viene modificata la normativa vigente sull’esportazione delle armi da fuoco affinché i progetti 3D possano essere condivisi senza incorrere in sanzioni. In altre parole, la sentenza dà il via libera alla compagnia di Wilson, Defense Distributed, di fornire istruzioni per la stampa di una pistola in plastica ABS insieme ad altre armi attraverso la fresa a controllo numerico “Ghost Gunner”. Meglio conosciuti come “ghost guns“, questi modelli mancano di numeri seriali e sono quindi non registrati e non rintracciabili, con buona pace dei sostenitori del controllo delle armi.

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La diatriba legale potrebbe però non finire qui

Parecchie associazioni e organizzazioni attive nel contrastare un’eccessiva distribuzione delle armi hanno già manifestato il loro disappunto e l’intenzione di opporsi. “Queste armi scaricabili sono non registrate e molto difficili da rilevare, anche con metal detector, e saranno disponibili a chiunque, indipendentemente dall’età, dalla salute mentale o dalla storia criminale. Se l’amministrazione Trump non ci terrà al sicuro, lo faremo “ ha affermato un comunicato stampa diffuso oggi. Affermano che l’amministrazione ha bisogno del Dipartimento della Difesa per firmare la decisione e che il Congresso doveva essere informato con 30 giorni di anticipo. 

La decisione è anche tenuta (a causa di una mancanza di citazioni o consultazioni su record) di essere “arbitraria e capricciosa”, e quindi illegale ai sensi della legge sulla procedura amministrativa. Insomma, chiunque abbia accesso a una stampante 3D può scaricare i file necessari per costruire la propria arma da fuoco. In una conferenza stampa che annunciava la prossima causa, il procuratore generale dello Stato di Washington, Bob Ferguson, ha sottolineato che l’amministrazione Trump non era riuscita a spiegare perché il caso fosse stato risolto. Per Reuters, il governo ha sostenuto, nell’aprile di quest’anno, che le armi da stampa 3D cadranno nelle mani di gruppi criminali e estremisti.

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