La tecnologia è uno strumento cruciale per il futuro delle persone affette da disabilità. Ma c’è bisogno dell’impegno di tutti, dalla politica alla società civile. Gli arti artificiali sono dispositivi medici atti a sopperire alla mancanza fisica di una o più parti del corpo. Hanno rappresentato, per la medicina, uno dei traguardi più importanti e soddisfacenti e, ad oggi, solo in Italia, si stima che abbiano cambiato in meglio la vita di più di due milioni di persone disabili. Keita Sato, quando aveva 15 anni, dovette tagliare la gamba destra malata di cancro. “Non mi sentivo triste quando ho sentito di perdere una gamba”, ha detto Sato, ora 27enne e nella staffetta in corsa per l’oro alle Paralimpiadi di Tokyo del 2020. “C’erano opzioni.”
La tecnologia è il futuro delle persone affette da disabilità
La sua opzione ora è una lama protesica fatta da Xiborg Inc., una startup in Giappone che sviluppa arti di ricambio per gli atleti. Oscar Pistorius, l’atleta sudafricano del doppio-amputato conosciuto come “il corridore della lama”, è diventato famoso per la sua velocità in pista (prima di diventare famoso per il suo processo per omicidio). Ora, altri hanno raccolto il testimone, gareggiando a livelli che uguagliano o addirittura superano i professionisti sportivi disinibiti. Le nuove metodologie di produzione ed applicazione degli arti artificiali, però, stanno dando buoni risultati anche in queste circostanze, grazie ai migliori materiali impiegati, che non inficiano le condizioni del soggetto con patologia oggettiva a carico dell’arto, ed alla capacità di adattamento al moncone sul quale vanno agganciati. La tecnologia è uno strumento cruciale per il futuro di queste persone. Perché può migliorare la qualità della loro vita e favorirne il processo di inclusione sociale. Regalare loro dunque una vita il più possibile autonoma, in cui sia “normale” camminare, leggere e comunicare con gli altri.
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Le lame in fibra di carbonio a forma di J di Xiborg sono costruite per trasferire quanta più energia possibile al suolo. La gamba artificiale di Sato ha un design che richiede più potenza e tecnica. È uno dei top runner della regione, specializzato in volate, e detiene il record in Asia di 11,77 secondi nella gara da 100 metri della sua categoria. La vita di Sito è cambiata quando a 17 anni conobbe due paraolimpiadi. “Erano davvero positivi”, ha detto. “Mi è cambiato molto.” Per le protesi su misura, l’azienda di Tokyo utilizza sensori per verificare come si muovono gli atleti e per trovare le forze da applicare. Un protesista regola la lama con il feedback dei corridori. Per le protesi su misura, l’azienda di Tokyo utilizza sensori per verificare come si muovono gli atleti e per trovare le forze da applicare.
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Mentre sempre più atleti con protesi competono a livello mondiale, una popolazione più ampia di amputati è sempre più alla ricerca di arti artificiali che consentano loro di partecipare alle attività sportive. Un’opportunità per Xiborg e altri come Ottobock, il leader tedesco del mercato delle protesi, insieme all’Islanda di Ossur. “Più persone stanno acquistando protesi atletiche” in Giappone, ha dichiarato Kana Fukaya, responsabile marketing di Ottobock in Giappone. Nel settore degli arti artificiali la tecnologia continua a fare passi da gigante. È importante sapere che, nell’ambito delle protesi ortopediche, la ricerca sta facendo passi da gigante e, va detto con orgoglio, l’Italia si colloca tra le nazioni più importanti per i progressi ed i risultati che si stanno ottenendo. Tecnologia che diventa sempre più estensione del corpo umano, quella di un mondo accessibile a tutti.
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