Tirare il freno subito, prima che sia troppo tardi. Questo il nuovo imperativo che circola nel mondo dei Cinque Stelle, alle prese con un conteggio, quello dei numeri che consentono al governo di mantenere la maggioranza, sempre più risicati. Cambio di strategia, dunque: di espulsioni è bene non sentirne più parlare, altrimenti si rischia il capitombolo soprattutto in Senato. Anche perché il futuro regala momenti ad altissima tensione già prevedibili, su tutti il voto sul Mes.
Un’inversione totale di rotta, dunque, per un partito che era solito invece liquidare in fretta e furia tutte le presunte mele marce al proprio interno. E che ora, invece, si trova a dover anteporre gli interessi comuni alla sua coerenza, aumentando però così di fatto tensioni interne che rischiano di farsi sempre più laceranti. Perché inevitabilmente una parte dei militanti e degli esponenti 5S non si riconosce più in quello che un tempo era il Movimento e oggi è una creatura sicuramente diversa.
Il piano che circola in queste ore, allora, è quello dell’ennesimo compromesso: nessun veto su eventuali espulsioni ma tutto rinviato a dopo il voto sul Mes, in modo da impedire che un’eventuale crisi di governo possa portare gli italiani alle urne nella sessione di settembre. Indiscrezioni rilanciate in queste ore dal Corriere della Sera e però ufficialmente smentite dai grillini.
Il Fondo Salva-Stati è d’altronde lo spauracchio di cui nessuno parla apertamente ma che spaventa tutti. Almeno cinque senatori sono determinati a non cedere, contrari al ricorso ai soldi del Mes. Il margine del governo sulla maggioranza assoluta è ristretto a solo un paio di voti, con la variabile dei senatori a vita che solitamente danno fiducia al governo in momenti così delicati. Ecco allora che il passaggio della senatrice Riccardi alla Lega è solo l’ultimo mattone tolto a una torre, quella pentastellata, a serio rischio crollo. E che potrebbe trascinare tutti con sé.
Il ripristino dei vitalizi, una sconfitta per tutta la classe politica italiana