A pochissimi giorni dall’inizio delle votazioni per eleggere il nuovo presidente della Repubblica, il toto Quirinale è più che mai sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori. Da settimane non si fa che discutere della candidatura di Silvio Berlusconi alla successione di Sergio Mattarella. A volte sembra che il Cavaliere abbia il vento in poppa. Altre che stia per cedere, schiacciato dalle pressioni di avversari e alleati. Sul piatto resta sempre il nome pesante di Mario Draghi, che non avrebbe problemi a trasferissi da Palazzo Chigi al Colle. Chi invece prova a mischiare le carte è Francesco Storace che fa il nome del suo vecchio leader Gianfranco Fini.
I vecchi tempi dei ‘colonnelli’ di Alleanza Nazionale, che affiancavano il segretario del partito Gianfranco Fini, sono finiti da tempo. Francesco Storace però non ha mai dimenticato il rapporto di amicizia e di stima che lo lega tutt’ora al suo ex leader. Entrambi hanno concluso la loro carriera politica. Fini in modo traumatico tra una vicenda giudiziaria e l’altra, dopo il famigerato “che fai mi cacci” pronunciato con coraggio all’indirizzo dell’allora capo della coalizione del Popolo della Libertà, Silvio Berlusconi.
A Storace, invece, dopo decenni di onorata militanza politica, sempre a destra, è andata un po’ meglio. Attualmente ricopre il ruolo di vicedirettore del quotidiano Il Tempo, diretto da Franco Bechis. E, ovviamente, non si lascia mancare mai l’occasione di rifilare qualche ‘storaciata’ agli avversari odierni e di un tempo. Ed è proprio riflettendo sulla corsa al Quirinale che il giornalista decide di pubblicare un tweet destinato a far discutere.
“Super partes? Poter essere votabile dai vari schieramenti. Magari stando anche sulle scatole a parte di essi. In certi casi la terzietà è davvero un valore. Se poi c’è anche cultura politica, è ricchezza. Magari poteva essere il momento di Gianfranco Fini”. Così cinguetta Francesco Storace sul suo profilo Twitter. Certo, le possibilità per Fini di entrare al Quirinale sono praticamente ridotte al lumicino. Ma sognare non costa nulla, soprattutto se il nome del candidato è di questa caratura.
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