Il mare, a volte, può essere crudele. E lo è stato ancora una volta per un bambino afghano di soli 12 anni che ha perso tutti i suoi familiari nel naufragio calabrese mentre cercava di raggiungere l’Europa. Una storia che, anche se molto diversa, non può non far venire in mente le vicende di Amir, il bambino afghano cresciuto nella città di Kabul, raccontate nel Cacciatore di Aquilone.
Il suo volto è segnato dal dolore e dalla paura, ma anche dalla speranza che qualcuno possa aiutarlo a ricominciare una nuova vita. Non parla italiano e ha raccontato la sua storia attraverso un interprete. Ha detto di provenire da Kabul e di essere fuggito dalla guerra e dalla povertà, insieme alla sua famiglia, con l’obiettivo di raggiungere l’Europa per avere un futuro migliore.
Ma il viaggio si è trasformato in una tragedia. Il bambino ha visto morire davanti ai suoi occhi tutti i suoi cari, mentre l’acqua inghiottiva la barca su cui viaggiavano. Poi è riuscito a sopravvivere aggrappandosi ad un pezzo di legno finché è stato tratto in salvo da una imbarcazione della Guardia Costiera.
La sua storia ha commosso il paese e il mondo intero, e ora c’è un’onda di solidarietà che sta cercando di aiutare il bambino ad avere una nuova vita. Le autorità italiane hanno dichiarato che si occuperanno della sua assistenza e della sua integrazione nel paese. Ma c’è ancora molto da fare per garantire al piccolo afghano un futuro sereno e sicuro.
La sua storia rappresenta la tragica realtà di migliaia di persone che cercano di fuggire dalla guerra, dalla fame e dalla povertà, mettendo a rischio la propria vita e quella dei propri cari. E ci ricorda quanto sia importante lottare per la pace e la giustizia nel mondo, affinché nessun altro debba mai più sperimentare il dolore e la sofferenza del piccolo sopravvissuto del naufragio di Crotone.