Leonardo Chiapparelli è l’unico sopravvissuto alla strage di ragazzi di venerdì scorso sulla Nomentana. La tragica testimonianza dopo il risveglio in ospedale. “Una roulette russa. Perché proprio io?”.
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Le vittime dell’incidente sulla Nomentana
Leonardo Chiapparelli, 22 anni, era nella stessa Fiat 500 con i suoi coetanei, Valerio Di Paolo, Alessio Guerrieri e Simone Ramazzotti con le due diciassettenni Flavia Troisi e Giulia Sclavo. L’auto si è schiantata contro un palo sulla Nomentana, forse a causa della forte velocità. I cinque amici di Leonardo sono morti. Anche Flavia, che compiva gli anni proprio quel giorno maledetto. Gli amici rientravano dai festeggiamenti.
Strage di ragazzi, parla l’unico sopravvissuto
Leonardo Chiapparelli ha lottato tra la vita e la morte, trasportato d’urgenza in ospedale dopo il terribile schianto. Gli esami di controllo sono rassicuranti e adesso si trova nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale “Sant’Andrea” di Roma.
Il papà di Leo, Giuseppe Chiapparelli, racconta ai giornali che hanno provato a lasciare spenti e nascondere televisione e smartphone, ma al suo risveglio è stato impossibile nascondergli l’accaduto. I suoi ricordi sono vivi, come le urla e lo schianto. Ha detto al padre e alla madre, Simona: “Sono sopravvissuto, non so come. Ero al centro sul sedile posteriore: i corpi dei miei amici mi hanno protetto”.
Un’amica di famiglia, che ha atteso in ospedale nelle prime ore, accanto ai genitori, dichiara: “Le notizie che arrivavano su di lui erano terribili, per fortuna il nostro cucciolo è salvo. Ci hanno detto che presto potrà uscire”. Poi scoppia in lacrime: “I suoi amici sono morti, è una tragedia”.
Strage a Nomentana, il padre del sopravvissuto: “Ho perso cinque figli”
Papà Giuseppe, 60 anni, non si capacita dell’accaduto. Avvicinato dai giornalisti dopo le notizie sul risveglio del figlio Leonardo Chiapparelli, dichiara: “Sono contento che lui sia sopravvissuto, ma questa notte ho perso cinque figli e sono vicino ai loro genitori“. Leonardo è il secondogenito di tre figli, Aurora e Filippo. Frequenta l’Università Pegaso di Scienze motorie, e lavora anche nell’enoteca di famiglia, a Fonte Nuova.
Lo zio Giovanni, rimasto a casa a badare ai fratelli e al resto della famiglia, testimonia: “Giuseppe mi ha detto di non andare in ospedale, che Leo stava bene e lo avevano già trasferito di reparto. Mi ha chiesto di restare qui e di occuparmi dei nonni, che sono stati svegliati dai carabinieri alle sette di mattina. Quei ragazzi li conoscevamo tutti. Questo è un piccolo paese. Erano di famiglia e il dolore è enorme”.