La recente declassificazione di documenti del ministero della Difesa sulla strage di Ustica ha portato alla luce nuove domande e suscitato ulteriori polemiche. Sebbene la maggior parte dei documenti sia stata versata all’Archivio di Stato, rimangono ancora 18 documenti sottoposti a restrizioni. La domanda ora è: cosa contengono questi documenti e perché non sono ancora stati resi pubblici?
L’ammissione dell’esistenza di questi documenti riservati arriva dopo una serie di rivelazioni e inchieste. L’intervista al maresciallo Dioguardi, che ha dichiarato: “ho visto il dossier del Sismi”, ha alimentato il dibattito pubblico, così come l’inchiesta giornalistica condotta da Repubblica. Anche le parole di Giuliano Amato, ex primo ministro italiano, hanno riacceso l’interesse sulla vicenda.
Secondo le informazioni rilasciate, 11 dei documenti sono stati consegnati dalla Difesa alla procura di Roma il 28 settembre 2020. Il trasferimento è avvenuto “onde riceverne il nulla osta di competenza, a premessa del versamento” all’Archivio di Stato. Per quanto riguarda i restanti 7, la loro declassificazione è ancora pendente. Dal 2015, il ministero ha fatto più richieste agli enti originatori dei documenti per ottenere l’autorizzazione alla loro declassificazione e al successivo versamento.
La strage di Ustica rimane uno dei misteri irrisolti della storia italiana, con teorie e speculazioni che hanno circolato per decenni. La recente declassificazione ha riportato la questione sotto i riflettori, con la speranza che questi documenti possano finalmente fornire risposte definitive sul tragico evento. Nel frattempo, l’Italia e il mondo attendono con ansia ulteriori sviluppi sulla vicenda.