Hamdaniyah, una tranquilla cittadina situata nella provincia di Ninive, a breve distanza da Mosul, è stata teatro di una terribile tragedia. Durante una celebrazione nuziale cristiana, un violento incendio ha strappato la vita a 113 persone, lasciando inoltre 150 feriti. Questi numeri, tuttora provvisori, sono stati confermati dal vicegovernatore di Ninive, Hasan al-Allaq, attraverso comunicazioni all’agenzia di notizie Reuters.
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Secondo le prime ricostruzioni, l’incendio sarebbe divampato in seguito all’accensione di fuochi d’artificio all’interno di una vasta sala destinata alle celebrazioni. I media locali, citando fonti della Protezione civile, hanno rivelato questo particolare che, se confermato, potrebbe gettare ombre sulla gestione della sicurezza nell’evento. Un video diffuso da un corrispondente di Reuters mostra scene drammatiche con i vigili del fuoco intenti nelle operazioni di soccorso tra le rovine ancora fumanti.
Di fronte a tale calamità, il primo ministro iracheno, Mohammed Shia al-Sudani, non ha esitato ad ordinare un’inchiesta immediata per fare chiarezza sulla dinamica dell’incidente e individuare eventuali responsabilità.
Un dettaglio particolarmente inquietante emerge dai resoconti dei funzionari della Protezione civile: l’esterno del salone era adornato con rivestimenti altamente infiammabili, nonostante fossero dichiaratamente illegali nel Paese. Questi materiali, uniti all’uso di componenti edilizi di bassa qualità e facilmente infiammabili, hanno notevolmente accelerato la propagazione delle fiamme, portando al crollo di alcune sezioni dell’edificio in tempi estremamente brevi.
L’intera nazione è sotto shock, mentre la comunità internazionale esprime profonda solidarietà e cordoglio. La tragedia di Hamdaniyah sarà ricordata come un monito sulla necessità di adottare rigorose misure di sicurezza, specialmente in occasioni pubbliche e in luoghi densamente popolati.