Giuseppe Conte sta cercando in queste ore di rasserenare gli animi, smentendo le voci di una possibile rottura con Beppe Grillo e di un clamoroso addio al Movimento Cinque Stelle. Le tensioni però, nonostante i sorrisi di circostanza, restano alte. L’ex premier ha incontrato in queste ore i senatori grillini per un confronto, con l’ipotesi di uno strappo che non è però ancora definitivamente tramontata. E che è supportata, ora, anche dai numeri.
L’ipotesi che Conte possa prendere le distanze da Grillo e dar vita, piuttosto, a un proprio partito è stata analizzata da Renato Mannheimer, secondo il quale un’eventuale formazione dell’ex premier potrebbe contare su un consenso “tra il 5 e il 10%”. Numeri, quelli rivelati all’Adnkronos dal sondaggista e sociologo, che non sono però il frutto di una vera e propria rilevazione ma soltanto “di un azzardo, di un’opinione, senza alcun calcolo scientifico”.
“La cosa non è semplice perché Giuseppe Conte gode di una grande popolarità che si è guadagnato mentre era presidente del Consiglio” ha spiegato Mannheimer. Che ha poi aggiunto: “Ha avuto vertici enormi di popolarità, tanto che a suo tempo, mentre era premier, un suo partito era stato stimato da qualcuno al 20%. Non essendo più presidente, la sua popolarità diminuisce ma resta ancora alta. Certo, le elezioni sono tra molto tempo, 2 anni, e conservare senza ruoli questo livello di popolarità per due anni è un’operazione difficile. Magari Conte ci riesce, ma è difficile”.
“È molto complicato dire quale sarebbe il voto per un possibile partito di Conte nelle elezioni tra due anni, ma se devo fare un azzardo direi tra il 5 e il 10%. Ma questo è un azzardo, un’opinione, non calcolo scientifico. Bisogna vedere come si muove- ha concluso il sondaggista – Conte è piuttosto bravo a muoversi e a comunicare e potrebbe fare grandi cose. Ma ricordiamoci sempre l’esempio di Monti che sbagliò la comunicazione quando fece la sua lista e perse tutta la popolarità acquisita”.
Ti potrebbe interessare anche: Fedez contro il Vaticano per l’attacco al Ddl Zan: tra tasse e pedofilia, cosa ha risposto