E alla fine anche Giggino sbottò. Un vero braccio di ferro fra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che intanto blinda il decreto sicurezza con la fiducia. I due vicepremier tenteranno di trovare ancora una volta un compromesso, ma stavolta Di Maio è davvero “arrabbiato”, e chiede “lealtà” agli alleati di governo. Poi si sfoga: “Adesso mi sto stancando”. Ed è giallo sul ministro Tria che, a Bruxelles, lascia Ecofin evitando i giornalisti. Proprio mentre Moscovici avvisa di nuovo Roma. “Sì al dialogo, ma se la manovra non cambia, via alle sanzioni”. C’è tensione, dunque, molta tensione.
E per la prima volta nel Movimento qualcun evoca la spaccatura. Il ritorno dei due vicepremier in Italia non scaccia i malumori che da giorni covano nell’esecutivo. Anzi. Per ore i leader si misurano in una prova di forza che a fine giornata lascia tutti logori. Luigi Di Maio si sfoga con i suoi. “Io al tavolo con Berlusconi non mi ci sono mai seduto proprio perché volevo andare al governo per riformare la giustizia”, dice.
Poi si lascia scappare un “sono buono e caro ma adesso mi sto stancando”: parole che fanno scattare il livello di guardia all’interno del Movimento e che segnalano quanto sia surriscaldato il clima nella maggioranza di governo. Tra i parlamentari c’è anche chi si pone una deadline: “Vediamo cosa accade nelle prossime quarantotto ore, il filo del dialogo non si è spezzato, ma se c’è chi pensa solo ad incassare senza venire incontro alle nostre posizioni si sbaglia”. Il capo politico dei Cinque Stelle comunque si prepara all’incontro decisivo con Matteo Salvini.
Dall’America Alessandro Di Battista intuisce quanto sia tesa la situazione e si prepara a dire la sua, annunciando una diretta Facebook per oggi. In serata si diffondono voci (non confermate) di incontri già nella mattinata di oggi per scongiurare un ulteriore deterioramento dopo dodici ore complesse. Ma il film della giornata è un copione ad alta tensione fino dalla prima mattina. Con diversi colpi di scena.
L’intesa nella maggioranza pare lontana e il capo politico del Movimento serra i ranghi, chiedendo anche un intervento diretto al ministro Fraccaro per frenare le iniziative dell’esecutivo al vaglio dell’Aula, a partire dal dl sicurezza. Il clima tra i vertici Cinque Stelle è pesante, perché oltre al nodo della prescrizione, a far infuriare il leader pentastellato e la sua cerchia ristretta è stata la rimozione di Roberto Battiston dall’Agenzia spaziale italiana, una mossa della quale Di Maio, secondo quanto riferiscono fonti governative, era all’oscuro e che sarebbe arrivata alla sua attenzione per vie traverse da fonti interne al Miur e non dall’alleato di governo.Le posizioni leghiste rimangono inalterate, Salvini gioca la sua partita a scacchi per incassare prima la fiducia sul dl sicurezza al Senato. “Siamo ancora distanti», dice un pentastellato. Intanto nei Cinque Stelle si apre un nuovo caso, quello dell’eurodeputato Marco Valli: il Sole 240re ha messo in dubbio la sua laurea e il suo curriculum. Dal Movimento filtra preoccupazione. Intanto la Lega parla di elezioni a marzo.