Quattordici persone, tra cui un bambino di due anni, sono morte nella tragedia della funivia Stresa-Mottarone. Una tragedia in nome del dio denaro. Già, perché il motivo per cui la cabina è venuta giù è terribilmente semplice: evitare il dramma avrebbe significato per il gestore Luigi Nerini perdere altri soldi, troppi dopo il lungo stop dovuto alla pandemia. Dal primo interrogatorio che ha portato ai tre fermi la notte scorsa, le anomalie sulla cabina 3 erano note da almeno un mese. Come ricostruisce Open, “fino all’ultimo tra sabato 22 e domenica 23 la cabina andava a ‘singhiozzo’, tanto da richiedere la sostituzione di uno dei rulli, una delle ruote che scorre lungo il cavo, che si è misteriosamente spezzato”. (Continua a leggere dopo la foto)
Un intervento tampone, che non è stato e non poteva essere risolutivo, ha spiegato la procuratrice Olimpia Bossi alla fine degli interrogatori per la strage di Stresa. “Una sfida fatalista, puntando su quanto sia raro che i freni debbano entrare in funzione. Tra le tante ammissioni, c’è stata anche quella del capo operativo del servizio, Gabriele Tedini, anche lui arrestato, che ha spiegato come stessero studiando una soluzione per risolvere il problema. Nel frattempo, la cabina 3 viaggiava senza poter frenare, per quei forchettoni lasciati fino a domenica che ne impedivano ai freni di poter funzionare”. (Continua a leggere dopo la foto)
Il terzo arrestato, l’ingegnere Enrico Perocchio, ricopre il doppio ruolo di direttore di esercizio della funivia ed è dipendente della Leitner, società responsabile della manutenzione. Finora Perocchio, attraverso il suo legale, ha negato: “categoricamente di aver autorizzato l’utilizzo della cabinovia con i ‘forchettoni’ inseriti e anche di aver avuto contezza di simile pratica, che lui definisce suicida”. Lasciare quelle pinze inserite nei freni della cabina secondo Perocchio è “un gesto da pazzi” che nessun operatore di impianti a fune avrebbe mai fatto. Eppure così è stato e anche in modo “consapevole”, come precisano gli inquirenti. (Continua a leggere dopo la foto)
I tre sono dunque accusati “di omicidio colposo e plurimo, oltre che di rimozione di sistemi finalizzati a prevenire infortuni o disastri. Resta inoltre da chiarire perché si sia spezzato il cavo traente, che aveva superato con “esito positivo” l’ultimo controllo annuale a novembre 2020 fatto dalla Leitner.
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