– “Evidenziate solo che siete animali più di quelli”. Con queste parole, la giovane vittima dello stupro di Palermo si è confidata ai suoi follower su Instagram, nella notte tra il 25 e il 26 agosto. Il suo sfogo arriva dopo la creazione di decine di account fake all’indomani della notizia dell’aggressione. Sebbene in molti l’abbiano cercata per esprimere la propria solidarietà, non sono mancati attacchi, minacce e parole pesanti.
La ragazza ha sollevato temi delicati, come quello del consenso, dello slut shaming e della colpevolizzazione secondaria, una prassi purtroppo ancora presente nel nostro Paese. “Mettiamo anche caso avessi avuto diverse relazioni, questo giustifica persone con cui non volevo farlo ad abusarmi e a lasciarmi agonizzante?”. E chiude, “complimenti per la mentalità”.
Il suo messaggio diventa ancora più forte quando affronta il tema delle critiche ricevute: “Sinceramente sono stanca di essere educata, quindi ve lo dico in francese, mi avete rotto” e poi prosegue, denunciando l’atteggiamento di chi giustifica l’aggressione sulla base dei suoi video su TikTok o del suo modo di vestire. La 19enne mette in guardia sulle potenziali conseguenze di tali parole su altre vittime: “Sapete che significa suicidio?”.
La sua dichiarazione termina in modo deciso, ribadendo la sua determinazione a non lasciarsi abbattere dalle critiche e a restare fedele a se stessa: “già sapevo che qualcuno avrebbe fatto lo scaltro, ma io rimango me stessa e manco se mi pagate cambio, perciò chiudetevi la boccuccia”. Un invito forte alla riflessione, in un mondo dove le parole possono fare tanto male quanto gli atti.