Ricoverata in gravi condizioni a causa del coronavirus, dal quale è stata contagiata. Con poche speranze, purtroppo, di sopravvivere. Eppure dimessa dalla struttura dove si trovava perché “guarita”. È la storia di Alessandra, 87 anni, oggi ricoverata all’ospedale di Garbagnate, a Milano, dopo essere stata al Pio Albergo Trivulzio, struttura finita nel mirino del ministero della Sanità che ha annunciato l’apertura di un’indagine interna. A raccontare cosa è successo alla donna è la figlia Katia, 55 anni, che attraverso le pagine di Repubblica ha ricostruito le ultime, drammatiche settimane.
“Mia mamma è entrata sana al Trivulzio il 24 febbraio – ha ricordato Katia – stava facendo riabilitazione perché a casa non riuscivamo a farla camminare bene. Aveva avuto un intervento a un carcinoma al seno un anno e mezzo fa, ma si era ripresa bene. Era tornata a casa ma i medici avevano suggerito un ciclo di riabilitazione. È entrata al Trivulzio e stava bene, io andavo sempre a trovarla. Poi il 10 marzo è scoppiata l’epidemia e non sono più potuta entrate. Quando l’ho rivista in video mi è presa un colpo: denutrita, magra, disorientata. Era devastata”.
“Ho chiesto spiegazioni, ma non ne ho avute. In compenso mi hanno detto che l’avrebbero dimessa. Io nel frattempo però avevo iniziato a stare male: tosse, febbre. Ho chiesto di fare un tampone, ma come successo a molti ho dovuto aspettare. Ho chiesto di non dimettere mia madre, di lasciarla a casa per evitare che potesse essere contagiata. Il 24 marzo avevo dissenteria e vomito, anche se il medico mi diceva di stare a casa e aspettare perché la febbre non superava i 38. Mia madre però me l’hanno rimandata a casa, nonostante le mie insistenze. Lei però è arrivata già disorientata, si era lasciata andare, aveva difficoltà nel respiro”.
“Mi hanno mandato a casa mia madre in gravi condizioni nonostante non fossero state accertate. Ho dovuto chiamare un amico per aiutarmi nell’assistenza, da sola non riuscivo. Respirava malissimo. Probabilmente era positiva. Alla fine mi sono arresa, ho telefonato a un’ambulanza per farla portare in ospedale. Le hanno fatto un tampone ed era positiva: mi hanno detto di prepararmi perché era questione di poco. L’ho salutata ma lei non ha capito, probabilmente era già altrove”.
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