Un po’ di malumore, in queste ore, ha iniziato a serpeggiare anche all’interno della Lega. Dove, dopo lo strappo di Matteo Salvini e l’astensione sul dl restrizioni, è scattata la teorica chiamata alle armi, che però non ha trovato tutti partecipi. In particolare, tra chi non è accorso a manifestare la sua solidarietà al leader del partito, sotto attacco per la decisione, c’è Giorgetti, uno dei nomi da tempo dato in rottura di collissione con il segretario. Un silenzio che ha fatto molto rumore.
Il ministro dello Sviluppo economico ha preferito rimanere distante, nell’ombra, confermando come esistano due anime all’interno della Lega, una molto più riottosa e l’altra meno appariscente e più pragmatica. Due mondi che non è detto possano coesistere ancora a lungo. Tanto che Giorgetti ha mostrato un certo imbarazzo di fronte allo strappo di Salvini su un testo pure concordato con la delegazione governatriva della Lega e non certo piovuto dal cielo.
Eppure il leader del Carroccio ha chiamato tutti a raccolta e, di fronte a qualche silenzio di troppo, ha cercato di smorzare le polemiche: “Sono fantasie giornalistiche. Io ho appena finito una riunione di 2 ore con ministri, amministratori, esponenti della Lega che hanno convintamente sostenuto la necessità di riaprire, vaccinare e restituire vita e libertà. Ho sentito Draghi sei volte, sempre in maniera amichevole, franca e leale. La Lega è entrata nel governo: non lasceremo il timone in mano a quelli che hanno fatto affondare la nave. Se lo scordino. Quella di ieri è stata una scelta di lealtà: e nessuno di noi è imbarazzato, ve lo garantisco, la nostra è stata una scelta di fiducia nei confronti degli italiani. La Lega ha dato la sua fiducia al governo Draghi, non al governo Speranza o dei chiusuristi”.
Cosa sta succedendo davvero nel partito? Difficile dirlo con certezza. Possibile si tratti di un tentativo di reazione di Salvini di fronte a Sondaggi sempre meno positivi, con GIorgia Meloni che, alle spalle del carroccio, recupera consenso e mette in discussione giorno dopo giorno la leadership nel centrodestra dell’ex ministro degli Interni. Da qui la decisione di una scelta per andare incontro ai mal di pancia dei cittadini, cavalcando l’onda di proteste per le restrizioni. Forse, senza nemmeno condividerle fino in fondo. Mentre dall’altra parte Giorgetti lavora invece alla costruzione di una faccia responsabile per la Lega. Europeista, istituzionale, decisa e lontana dalle facili polemiche. Salvini, da quell’orecchio, non sembra sentire ancora.
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