La Svezia ha completamente fallito nel contrastare l’epidemia di coronavirus. A dirlo è il re svedese Carl XVI Gustaf, che ha lanciato una durissima accusa, di fronte alla grave situazione che si è venuta a creare nel Paese scandinavo dove i contagi continuano a moltiplicarsi e la fiducia della popolazione è in caduta libera. Una presa di posizione inedita, visto che raramente il sovrano aveva attaccato in maniera diretta l’esecutivo nella storia del Paese.
“Gli svedesi hanno sofferto tremendamente in condizioni difficili. Penso che abbiamo fallito, abbiamo un gran numero di morti e questo è terribile” ha affermato nell’intervista di fine anno alla tv di Stato Svt. La Svezia fin dall’inizio dell’emergenza Covid ha adottato un approccio soft, rifiutandosi di decretare rigidi lockdown nazionali ma preferendo puntare sul distanziamento sociale e il senso di responsabilità, mantenendo scuole, negozi, uffici e ristoranti aperti.
Un tentativo di creare un’immunità di gregge che si è scontrato però con i numeri sempre crescenti dell’epidemia: rispetto ai Paesi nordici vicini, la Svezia ha registrato finora quasi 350 mila contagi e 7.800 morti; un tasso di mortalità che è circa 10 volte maggiore a quello della Norvegia e quasi 5 rispetto alla Danimarca (la Norvegia sta a poco più di 40 mila casi e 402 decessi, la Danimarca 119.779 e 975).
Come spiega l’Agi, la seconda ondata ha colpito duro e gli ospedali sono in difficoltà, tanto che le due regioni di Stoccolma e Skane sono state costrette a rinviare le operazioni non-essenziali. Secondo un sondaggio Ipsos, il sostegno pubblico alla linea decretata dal capo virologo Anders Tegnell, promotore della strategia soft, è sceso al 59% (13 punti in meno), la stima nel servizio sanitario nazionale è finita al 52% dal 68% mentre la fiducia nelle autorità è crollata al 34%. Ma Tegnell resta convinto della validità della scelta e in un’intervista tv è tornato a difenderla, sostenendo che è troppo presto per dire se è stata fallimentare.
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