Notizie politica Archivi - Business.it https://www.business.it/tag/politica/ I segreti del potere - Notizie e retroscena Thu, 19 Jan 2023 11:17:12 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.1 https://www.business.it/wp-content/uploads/2023/01/cropped-Favicon_Business.it_-32x32.jpg Notizie politica Archivi - Business.it https://www.business.it/tag/politica/ 32 32 Feltri: “Un governo di uomini? In politica le donne non svettano affatto…” https://www.business.it/feltri-un-governo-di-uomini-in-politica-le-donne-non-svettano-affatto/ Fri, 19 Feb 2021 15:53:45 +0000 https://www.business.it/?p=74606 Un governo prevalentemente di uomini, con pochi ruoli di primo piano riservati alle donne? Una polemica che si è innescata nel corso delle ultime settimane, dopo la presentazione del governo Draghi. E che però non sembra toccare molto da vicino Vittorio Feltri. Che, a modo suo, è voluto entrare nella discussione attraverso le colonne della… Leggi tutto »Feltri: “Un governo di uomini? In politica le donne non svettano affatto…”

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Un governo prevalentemente di uomini, con pochi ruoli di primo piano riservati alle donne? Una polemica che si è innescata nel corso delle ultime settimane, dopo la presentazione del governo Draghi. E che però non sembra toccare molto da vicino Vittorio Feltri. Che, a modo suo, è voluto entrare nella discussione attraverso le colonne della testata Libero Quotidiano, spiegando come a suo dire non ci sarebbe poi molto da sorprendersi né da scandalizzarsi per il numero ridotto di quote rosa nel nuovo esecutivo.“Le donne del Parlamento sono molto seccate poiché nella formazione del governo sono state trascurate – si legge nell’editoriale di Feltri – Non è falso che esse sono state snobbate da Draghi e anche dai partiti, e questo dimostra che il genere è ancora una questione d’ attualità: favorisce i maschi mentre penalizza le femmine. Le quali nel mondo scientifico e della produzione in realtà eccellono e occupano giustamente posti importanti”.Feltri ha poi esaltato le donne in tanti settori, a partire dal giornalismo: “A Libero, il nostro giornale, lavorano parecchie ragazze (un tempo nelle redazioni erano eccezioni sopportate) e devo testimoniare che mediamente sono più brave (tenaci e talentuose) dei colleghi”. La politica, però, è un’altra cosa. Un mondo dover certe regole non sembrano valere. “In politica, invece, tranne alcune eccezioni lodevoli (Giorgia Meloni si segnala la migliore), non svettano affatto. Certune sono autentiche asinelle e non sono in grado di aspirare a ruoli di rilievo. Sono cretine come gli uomini. Per cui vincono costoro che sono più abituati a gestire la loro stupidità”. Parola di Vittorio Feltri.

“I neri come te portano il Covid”: umiliata e costretta a scendere dal treno

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Giletti ci pensa: “Un mio ingresso in politica? Un’ipotesi che non escludo” https://www.business.it/giletti-ci-pensa-un-mio-ingresso-in-politica-unipotesi-che-non-escludo/ Fri, 25 Sep 2020 09:45:47 +0000 https://www.business.it/?p=69714 Massimo Giletti potrebbe entrare in politica. A confermalo è lo stesso conduttore che, durante la conferenza stampa di presentazione della nuova edizione del programma Non è l’Arena, ha risposto alle domande della stampa senza escludere la possibilità di una sua discesa in campo: “Un mio impegno politico? In futuro, non escludo nulla. Sarei disonesto nel dire… Leggi tutto »Giletti ci pensa: “Un mio ingresso in politica? Un’ipotesi che non escludo”

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Massimo Giletti potrebbe entrare in politica. A confermalo è lo stesso conduttore che, durante la conferenza stampa di presentazione della nuova edizione del programma Non è l’Arena, ha risposto alle domande della stampa senza escludere la possibilità di una sua discesa in campo: “Un mio impegno politico? In futuro, non escludo nulla. Sarei disonesto nel dire di no. Fino al 30 giugno 2021, sono a La7 e le mie energie sono per La7″.Il ritorno di Giletti in tv è fissato, sul La7, per domenica 27 settembre, quando andrà in onda la prima puntata della quarta edizione del programma di approfondimento giornalistico. Al centro, come sempre, temi legati all’attualità e alla politica, con inchieste, dibattiti e interviste. Proprio nell’ultima edizione, Giletti e la sua redazione hanno portato avanti l’inchiesta sulla scarcerazione di oltre 300 boss mafiosi nel periodo di emergenza Covid.La vicenda ha portato alle dimissioni del presidente del Dipartimento dellìamministrazione penitenziaria Francesco Basentini per lo scandalo delle scarcerazioni facili dei boss. Da luglio Giletti è stato messo sotto scorta a causa delle minacce da parte del boss Filippo Graviano, parole che erano venute alla luce grazie alle intercettazioni effettuate nel pieno della pandemia da Coronavirus. 
“Sono un po’ dispiaciuto della solitudine in un cui mi sono trovato. In che Paese stiamo vivendo? Non voglio più alimentare polemiche ma è incredibile che io devo scoprire le minacce di un boss in quel modo. Questo silenzio pesa. E la solitudine pesa moltissimo. Anche non avere un messaggio da persone che pensavo mi fossero vicini. Qui non c’entra Giletti, qui c’entra il Paese. Noi abbiamo scoperchiato qualcosa che non andava scoperchiato. Questa è una battaglia civile. Questa è la dimostrazione che la tv serve. Sono stato lasciato solo in questa battaglia. Quando sei isolato, diventi pericolosamente un obiettivo. Questa è l’unica amarezza che ho”.

Ora Zingaretti bussa alla porta di Conte: vuole il ruolo di vicepremier giallorosso

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Il voto all’estrema destra, l’ennesima richiesta di una politica forte, decisa https://www.business.it/il-voto-allestrema-destra-lennesima-richiesta-di-una-politica-forte-decisa/ Mon, 28 Oct 2019 12:48:51 +0000 https://www.business.it/?p=54024 Una politica che non sa più dare risposte ai cittadini, che continuano a indignarsi ogni volta che percepiscono i loro diritti calpestati, le ingiustizie portate avanti sotto la luce del sole a loro danno. E che spinge chi un tempo votava le forze più tradizionali a rifuggire verso la facile illusione del sovranismo, della destra… Leggi tutto »Il voto all’estrema destra, l’ennesima richiesta di una politica forte, decisa

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Una politica che non sa più dare risposte ai cittadini, che continuano a indignarsi ogni volta che percepiscono i loro diritti calpestati, le ingiustizie portate avanti sotto la luce del sole a loro danno. E che spinge chi un tempo votava le forze più tradizionali a rifuggire verso la facile illusione del sovranismo, della destra estrema dallo slogan già pronto, quella delle parolacce e delle adunate di piazza.Le Regionali in Umbria sono state l’ennesima dimostrazione di una percezione distorta della realtà da parte degli italiani. Da un lato una coalizione, quella formata da Pd e Cinque Stelle, che ha dato l’impressione di essere tenuta insieme con lo sputo, senza basi concrete, veri progetti in comune. Dall’altra un centrodestra a fortissima trazione leghista e che ha ormai gettato ogni maschera. I moderati, quando ci sono ancora, si limitano al ruolo di comparsa. A comandare è la coppia Salvini-Meloni, senza contrappesi.I cittadini hanno premiato la Lega e i suoi partiti satellite, ruolo al quale si è relegata una Forza Italia senza il coraggio di ribellarsi al proprio destino. L’ennesima, disperata richiesta di una politica forte, che sappia prendere le decisione percepite come importanti senza più esitare. Come scriveva Filippo Rossi, direttore artistico di Caffeina, nel libro Dalla Parte di Jekyll, una “politica autonoma da poteri altri”.“Quando la politica abdica al proprio ruolo ecco quelli che succede, vince l’urlo, la propaganda, l’istante. È la rivolta delle barricate trasferita nelle urne” si leggeva in quel manifesto per una Buona Destra. Perché una soluzione non può che arrivare dalla politica stessa. Altrimenti, siamo arrivati al capolinea.

In una banalissima cucina, un capolavoro di Cimabue da 24 milioni

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Bibbiano, l’orrore nell’orrore: perché la politica non c’entra in questa storia https://www.business.it/bibbiano-lorrore-nellorrore-perche-la-politica-non-centra-in-questa-storia/ Tue, 23 Jul 2019 07:40:58 +0000 https://www.business.it/?p=50032 C’è una storia terribile, quella andata a scena a Bibbiano, che racconta di bambini strappati a forza da famiglie in difficoltà per essere affidati altrove, vittime di condizionamenti mentali e di vessazioni. E c’è un mondo, altrettanto terribile, che di quel racconto drammatico ha fatto del terrorismo politico, incapace di affrontare i fatti senza accostarli… Leggi tutto »Bibbiano, l’orrore nell’orrore: perché la politica non c’entra in questa storia

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C’è una storia terribile, quella andata a scena a Bibbiano, che racconta di bambini strappati a forza da famiglie in difficoltà per essere affidati altrove, vittime di condizionamenti mentali e di vessazioni. E c’è un mondo, altrettanto terribile, che di quel racconto drammatico ha fatto del terrorismo politico, incapace di affrontare i fatti senza accostarli a partiti avversari, nel tentativo di sfruttare una vicenda ignobile per i propri fini. Con teorie complottiste che alimentano un circuito disgustoso, francamente evitabile.Come racconta Giulia Belardelli sulle pagine dell’Huffington Post, ecco allora comparire post di mamme che hanno paura di vaccinare i figli perché temono che dietro le pratiche mediche si nascondano manovre occulte per sottrarre loro i bambini. “Io che già soffro quando vedo qualche mio contatto Facebook condividere il motto ‘E allora Bibbiano???’ non posso stare zitta quando a farlo è il ‘mio’ ministro dell’Interno. Perché qui – come nelle dichiarazioni del vicepremier Luigi Di Maio contro il ‘partito di Bibbiano’ – vedo tutta la malafede di chi sta compiendo un’operazione vomitevole e ne è consapevole: sfruttare una paura viscerale per danneggiare un avversario politico”.“Non ho nessun interesse a difendere il Pd, avrei lo stesso identico pensiero se il sindaco di Bibbiano fosse stato di qualsiasi altro partito politico. Trovo semplicemente scorretto non dire le cose come stanno: ossia che il nesso tra questa orribile storia (su cui la Procura di Reggio Emilia sta ancora indagando) e il Pd sta in una singola persona – l’ormai ex sindaco di Bibbiano Andrea Carletti – accusata tra l’altro non dei crimini contro i minori, ma di aver violato le norme sull’affidamento dei locali dove si svolgevano le sedute di psicoterapia”.“Quello che secondo gli inquirenti è successo a Bibbiano è di una gravità tale che merita tutta la serietà intellettuale di cui siamo capaci. Parlare di un ‘partito di Bibbiano’ o di una ‘sinistra che fa business sui bambini’ vuol dire mancare di rispetto prima di tutto a quei bambini e a quelle famiglie che, secondo l’accusa, hanno subito un torto indicibile. Si può far propaganda su tutto, ma sulla pelle degli innocenti, per favore, no”.

La sfida di Calenda: “Pronto a candidarmi alla guida del Pd”

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Il codice Carfagna: così Mara cerca di sconfiggere la politica machista italiana https://www.business.it/il-codice-carfagna-cosi-mara-cerca-di-sconfiggere-la-politica-machista-italiana/ Sun, 23 Jun 2019 09:46:49 +0000 https://www.business.it/?p=48471 C’è un machismo di governo che ama mostrare i muscoli a ogni occasione, pescando appieno da quell’immaginario prettamente in salsa azzurra che vuole l’uomo forte al comando. E c’è una donna, Mara Carfagna, che cerca di scardinare con la sua scalata politica a Forza Italia tutti questi luoghi comuni. Con la sua eleganza, la sua… Leggi tutto »Il codice Carfagna: così Mara cerca di sconfiggere la politica machista italiana

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C’è un machismo di governo che ama mostrare i muscoli a ogni occasione, pescando appieno da quell’immaginario prettamente in salsa azzurra che vuole l’uomo forte al comando. E c’è una donna, Mara Carfagna, che cerca di scardinare con la sua scalata politica a Forza Italia tutti questi luoghi comuni. Con la sua eleganza, la sua discrezione, il suo modo di approcciare senza urla e proclami, in un mondo costantemente sul piede di guerra. Un modello che viene indicato spesso come vincente a sinistra e che invece sta emergendo in quel partito che fino a pochi mesi fa era ancora considerato feudo privato di un Silvio Berlusconi finalmente deciso a fare un passo indietro. La Carfagna è silenziosa, quasi invisibile e tuttavia ha sempre saputo cogliere l’attimo per definire in modo tagliente la sua posizione alternativa all’esuberanza del circo politico italiano. “Onorevole Salvini, le regole valgono anche per lei”. “Colleghi deputati, non siamo in gita scolastica”. Guido Vitiello, sul Foglio, lo ha battezzato “il metodo anti-bulli di Mara Carfagna” ma quel che sorprende davvero è il successo dello stile che la vicepresidente della Camera ha proposto giorno dopo giorno. Molti voti, un enorme consenso dentro Forza Italia, simpatie sempre più larghe anche fuori, con tanti che dalla galassia dem la guardano ora con un mix di ammirazione e invidia.Un passo avanti verso una politica che, in Europa, esiste già. Tante le donne pragmatiche che hanno rianimato formazioni agonizzanti, come la leader dei Verdi tedeschi Katharina Schulze. Conquistato partiti enormi, come il nuovo leader della Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer. Vinto elezioni impossibili come la danese Mette Frederiksen. Costruito alternative a secessionismi che sembravano invincibili, come la stella catalana di Ciudadanos Inés Arrimadas​. Tutte tra i 30 e i 50 anni, tutte con caratteristiche simili: progressiste, liberali, attente al tema dell’ambiente e delle imprese, senza retorica e senza provocazioni. Un solco nel quale spera di inserirsi ora anche la “nostra” Mara Carfagna. 

C’è un Giappone che punta sull’Italia: “Assumiamo i talenti made in sud”

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Berlusconi, fine di un’era? I figli lo vogliono in pensione https://www.business.it/i-figli-vogliono-berlusconi-lontano-dalla-politica-preoccupati-dalla-sua-salute/ Fri, 03 May 2019 07:37:27 +0000 https://www.business.it/?p=45649 Berlusconi è già pronto per tornare a casa. O almeno, lui vorrebbe farlo subito ma per i medici dovrà restare in ospedale ancora 3 o 4 giorni. Lo spavento è ormai alle spalle e ai famigliari del Cav è tornato il sorriso. Le preoccupazioni, però, non sono svanite e anzi tanto in Marina quanto in… Leggi tutto »Berlusconi, fine di un’era? I figli lo vogliono in pensione

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Berlusconi è già pronto per tornare a casa. O almeno, lui vorrebbe farlo subito ma per i medici dovrà restare in ospedale ancora 3 o 4 giorni. Lo spavento è ormai alle spalle e ai famigliari del Cav è tornato il sorriso. Le preoccupazioni, però, non sono svanite e anzi tanto in Marina quanto in Piersilvio, due dei figli dell’ex presidente del Consiglio, è evidente la speranza che il padre inizi a rivedere sul serio il proprio stile di vita, quello che ormai ne sta seriamente minando la salute.Silvio si trincera dietro il suo solito sorriso e la voglia di scherzare, quella che l’ha spinto a commentare “l’abbiamo scampata bella anche stavolta” di fronte all’ennesimo ricovero al San Raffaele di Milano. Un’operazione d’urgenza per un’occlusione intestinale, con Berlusconi che ha trascorso qualche giorno in terapia intensiva prima di lasciare il reparto. La voglia di tornare subito in pista deve, però, fare i conti con brutto colpo inaspettato che ancora una volta lo mette alla prova.“Mi auguro che per una volta metta se stesso e la sua salute davanti a tutto e a tutti” ha ammesso Marina di fronte ai cronisti, subito fuori dall’ospedale. A farle eco, Piersilvio: “La ripresa della campagna elettorale? Starà a lui decidere, mi auguro che la faccia con un po’ di riguardo”. Difficile immaginare che Berlusconi si faccia da parte. Ma è chiaro che qualcosa dovrà cambiare.Silvio non vuole nemmeno sentir parlare di una sua uscita di scena. Non si rassegna all’età che avanza e insiste con uno stile di vita pericoloso. Il medico di fiducia Zangrillo gli chiede da 3 anni di fermarsi, soprattutto dopo lo scompenso cardiaco del giugno 2016 e l’operazione a cuore aperto per la sostituzione della valvola cardiaca. Si arriverà a una mediazione: la campagna per le europee riprenderà, ma con degli accorgimenti per preservare la salute di Berlusconi.

La sensazione, però, è che il momento di dire ‘basta’ sia sempre più vicino. Amici, parenti e fedelissimi continuano a martellare il leader di Forza Italia, anche per iniziare a ragionare sulla sua successione senza più rimandare. Una scelta dolorosa ma ormai sempre più necessaria.

Ancora paura per Berlusconi: altro ricovero al San Raffaele

 

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Le elezioni svedesi ci aiutano a capire perché Salvini non vincerà per sempre https://www.business.it/le-elezioni-svedesi-ci-aiutano-a-capire-perche-salvini-non-vincera-per-sempre/ Tue, 11 Sep 2018 11:52:12 +0000 https://www.business.it/?p=30854 Le elezioni politiche svedesi di domenica 9 settembre 2018 per il rinnovo della Riksdag, la camera unica del Parlamento, sono state molto istruttive. Innanzitutto sono state una sorpresa per chi si aspettava un risultato eclatante della destra populista e sovranista. Così non è stato e Svedesi Democratici, il partito sovranista di destra, ha ottenuto il 17,6%… Leggi tutto »Le elezioni svedesi ci aiutano a capire perché Salvini non vincerà per sempre

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Le elezioni politiche svedesi di domenica 9 settembre 2018 per il rinnovo della Riksdag, la camera unica del Parlamento, sono state molto istruttive. Innanzitutto sono state una sorpresa per chi si aspettava un risultato eclatante della destra populista e sovranista. Così non è stato e Svedesi Democratici, il partito sovranista di destra, ha ottenuto il 17,6% dei consensi, un dato molto al di sotto dei sondaggi pre-elettorali. I partiti tradizionali di centrosinistra e centrodestra hanno dunque vinto la sfida elettorale ma hanno preso molti voti in meno rispetto alle ultime elezioni. Il Partito Socialdemocratico che dal 1947 ad oggi ha sempre vinto le elezioni in Svezia ha ottenuto il 28,7% dei voti, mai così pochi nella sua storia. Così come pochi sono i voti raccolti dal Partito Moderato di centrodestra, un 19,8% pericolosamente vicino al 17,6% dei sovranisti.

Tuttavia, nonostante i risultati non brillanti, in Svezia a differenza di altri paesi europei i partiti tradizionali sono riusciti ad arginare l’onda populista. Ci sono molti perché per questo risultato. Il primo è sicuramente la solidità del Partito Socialdemocratico svedese, che nonostante viva una fase storica priva di leader carismatici riesce ancora a spendere sul piano elettorale i risultati di oltre sessant’anni di benessere nazionale. Anche se per la prima volta sarà costretto a scendere a compromessi per dare un governo al paese, il Partito Socialdemocratico svedese si è presentato il giorno dopo le elezioni come “vincitore” ed ha continuato a parlare al suo elettorato di riferimento trasmettendo sicurezza. Altrettanto ha fatto il Partito Moderato che a differenza di altre formazioni politiche che negli intenti vorrebbero esserlo ma nella pratica non lo sono state mai (in Italia abbiamo l’esempio eclatante di quello che fu il Popolo delle Libertà), ha presentato un programma elettorale davvero moderato e su questo ha limitato i danni “da destra”. «Avremmo voluto ottenere un risultato migliore, ma nonostante ciò, gli elettori hanno reso i socialdemocratici il più grande partito, chiaramente il più grande partito», ha detto il primo ministro socialdemocratico Löfven in un discorso ai sui sostenitori. Gli alleati della coalizione dei socialdemocratici, i Verdi, hanno appena superato la soglia del 4% per entrare in parlamento, con il 4,3%. 

I Democratici Svedesi sono rimasti ben al di sotto del 25% che alcuni sondaggi avevano previsto. E mentre questi stessi sondaggi prevedevano ottenessero la seconda piazza, il partito dell’ultradestra svedese è arrivato ​​al terzo posto appena dietro ai moderati del centrodestra. «So che c’erano alcuni che sognavano un risultato migliore, ma non dimentichiamo che siamo cresciuti molto», ha detto ai sostenitori lo stratega del partito Mattias Karlsson dopo l’evidenza dei risultati. Si tratta comunque di un’affermazione importante, con quasi 5 punti percentuali in più rispetto alle elezioni del 2014.

Il 17,6% ottenuto dai Democratici Svedesi è una percentuale molto vicina a quella ottenuta dalla Lega di Matteo Salvini alle elezioni politiche italiane del 4 marzo scorso (17,4%). Tuttavia, la crescita dei sovranisti italiani è stata decisamente superiore a quella degli amici svedesi, di oltre tredici punti rispetto alle elezioni del 2013. Inoltre in Italia un’altra formazione decisamente sovranista, anche se non catalogabile con le etichette classiche di destra e sinistra come il Movimento 5 Stelle, ha ottenuto oltre il 32% dei consensi. Perché dunque i sovranisti italiani hanno sfondato (e nei sondaggi continuano a volare) a differenza di quelli svedesi? Gran parte di questo successo si deve alla crisi dei partiti tradizionali.

Una crisi irreversibile che ha lasciato campo libero definitivamente a forme di comunicazione politica capaci di intercettare rapidamente il malcontento dell’elettorato italiano. Aveva iniziato Beppe Grillo e la lezione è stata ben compresa anche dal leader leghista Matteo Salvini che, inoltre, ha sapientemente abbandonato il regionalismo che limitava la sua credibilità come leader nazionale. Le responsabilità più grandi sono del Partito Democratico, che forte di un consenso elettorale superiore al 40% (Europee 2014) è riuscito a franare sotto al 20% con una politica che ha distrutto le fondamenta di un partito nato dalle ceneri del più grande partito comunista d’Europa e solidamente ancorato agli schemi politici della sinistra. La deriva leaderista di Renzi, oltre a non consacrare mai come capo carismatico l’ex sindaco di Firenze, ha frantumato il consenso interno, spingendo violentemente l’elettorato più fedele dello scenario politico italiano verso l’astensione o addirittura verso altri lidi, Movimento 5 Stelle su tutti.

Allo stesso modo, l’incapacità di costruire un partito di destra  attorno ad un leader giovane credibile ha condannato il Centrodestra italiano, reduce da 24 anni di dominio assoluto di Silvio Berlusconi, alla distruzione per opera di Matteo Salvini. Distruzione che si può dire completata con la nascita dell’alleanza sovranista oggi al governo. Il nocciolo della questione è proprio questo. Salvini non ha fatto chissà cosa per “conquistare” lo scenario politico (i sondaggi lo danno oltre il 30%). Si è affermato soprattutto per demerito degli altri, soprattutto a destra. E un movimento politico con una base ideale così debole come la Lega sarebbe destinato a perdere se in Italia esistesse un partito capace di rappresentare davvero gli interessi di una destra moderna, liberale e moderata. Se anche la destra che abbiamo conosciuto nel post-Tangentopoli non avesse fatto di tutto per indebolire la classe media, inseguendo battaglie proprie del populismo (di destra e sinistra) facilone all’italiana. Se non avesse inseguito solo le “casalinghe di Voghera” fan sfegatate del Cavaliere ma avesse fatto sue le parole d’ordine dell’efficienza, della crescita, della liberazione fiscale, del sostegno alle imprese e della difesa ad oltranza delle istituzioni.  Che non significano sostegno ai poteri forti e conservatorismo, ma capacità di leggere il futuro e facilitarlo, con moderazione, nel quadro di Istituzioni solide e mai delegittimate per fini di bottega elettorale, con decisioni prese alle feste di partito o sui Social. Sì, all’Italia serve una nuova destra borghese, moderata e liberale, per mandare in pensione anticipata Salvini e per ridare una speranza ai giovani che nascono in questo paese e non intendono abbandonarlo per realizzare i propri sogni.

Leggi anche –> Matteo Salvini: un uomo (lasciato) solo al comando

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Chi è Paolo Savona, possibile Ministro dell’economia del nuovo governo https://www.business.it/chi-e-paolo-savona-possibile-ministro-economia-nuovo-governo/ Tue, 22 May 2018 17:05:15 +0000 https://www.business.it/?p=25646 Chi è Paolo Savona, l’economista “euroscettico” possibile Ministro dell’economia del nuovo governo? Il professore classe 1936 non è certo una nuova conoscenza per la politica italiana. Per lunghi anni accademico, accettò infatti di entrare nell’esecutivo guidato da Carlo Azeglio Ciampi, tra il 1993 e il 1994. Ripercorriamo insieme la carriera di Paolo Savona e cerchiamo… Leggi tutto »Chi è Paolo Savona, possibile Ministro dell’economia del nuovo governo

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Chi è Paolo Savona, l’economista “euroscettico” possibile Ministro dell’economia del nuovo governo? Il professore classe 1936 non è certo una nuova conoscenza per la politica italiana. Per lunghi anni accademico, accettò infatti di entrare nell’esecutivo guidato da Carlo Azeglio Ciampi, tra il 1993 e il 1994. Ripercorriamo insieme la carriera di Paolo Savona e cerchiamo di capire quanto di vero ci sia nell’etichetta di “euroscettico” affibbiatagli in questi giorni da alcuni osservatori.

Chi è Paolo Savona: la carriera

Laureato cum laude in economia, Paolo Savona inizia la carriera in Banca d’Italia nel 1961 all’interno del Servizio Studi fino a diventarne direttore. Dopo aver approfondito negli anni di Bankitalia gli studi monetari, si specializza proprio in economia monetaria al MIT, il prestigioso Massachusets Institute of Technology. Nel 1976 tuttavia lascia l’Istituto di via Nazionale per l’insegnamento universitario, dapprima a Cagliari dove ottiene la cattedra di politica economica quindi a Roma alla Pro Deo, chi di lì a poco avrebbe contribuito a rifondare come LUISS. Sempre nel 1976, con l’avvento di Guido Carli alla presidenza di Confindustria, Savona diventa il direttore generale dell’associazione degli industriali italiani. Fino al 1980 alternerà l’impegno in Confindustria al lavoro di docente universitario. Dal 1980 in poi ha ricoperto numerosi incarichi pubblici, soprattutto in consigli di amministrazione di banche e aziende controllate dallo Stato. In particolare Paolo Savona è stato presidente del Credito Industriale Sardo (1980-1989), segretario generale per la Programmazione Economica al Ministero del bilancio (1980-1982), direttore generale e poi amministratore delegato della Banca Nazionale del Lavoro (1989-1990), quindi Presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (1990-1999), di Impregilo, di Gemina, degli Aeroporti di Roma e del Consorzio Venezia Nuova (2000-2010). Come detto, è stato Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, con delega al riordinamento delle partecipazioni statali nel governo Ciampi, tra l’aprile del 1993 e l’aprile 1994. Inoltre, durante il governo Berlusconi III tra il 2005 ed il 2006 ha ricoperto il ruolo di Capo del Dipartimento per le Politiche Comunitarie della Presidenza del Consiglio dei ministri e Coordinatore del Comitato Tecnico per la Strategia di Lisbona. Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal 2 giugno 1981, ha ricevuto in carriera numerosi premi e riconoscimenti per la sua attività di ricerca e studio in campo economico.

Chi è Paolo Savona, possibile Ministro dell'economia del nuovo governoChi è Paolo Savona: le (presunte) posizioni “euroscettiche”

«Cari amici italiani, temo non vi rendiate conto della gravità della situazione che spinge giorno dopo giorno l’Italia sul sentiero del sottosviluppo economico e della crisi sociale. Al contesto mondiale di crescente concorrenza, si aggiungono gli effetti della natura monetaria non ottimale dell’euro e di una ancor più rigida politica fiscale impostaci dall’Ue e da noi accettata sotto l’assillo dell’emergenza». Sono parole di Paolo Savona scritte nel 2012 nella sua “Prima lettera agli amici tedeschi”, libro cui ha fatto poi seguito la “seconda lettera agli amici tedeschi” l’anno successivo, ripresi poi da molti siti considerati “euroscettici”. Savona non ha mai nascoste le critiche alle regole economiche imposte dalla UE agli stati membri. Ma nonostante ciò, non può essere definito tout court un “euroscettico”. «Passo per uno dei pochi economisti istituzionali anti-europeisti ma non è così – ha spiegato lui stesso in una recente intervista – Io sarei per l’Europa unita, per questo non posso che dire peste e corna di quello che vedo a Bruxelles». Più che altro, come ha ricordato di recente anche il quotidiano economico Il Sole 24 Ore, Paolo Savona ha criticato i vantaggi competitivi ottenuti dalla Germania con l’avvento della moneta unica a scapito di troppi altri paesi dell’Unione. Bisogna «cambiare attitudine accondiscendente nei confronti della politica europea errata e prepararsi a un’operazione straordinaria congiunta sul debito pubblico e sul patrimonio dello Stato», ha dichiarato recentemente.
Leggi anche: Chi è Giuseppe Conte, il prossimo premier del governo italiano

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Chi è Giuseppe Conte, premier del nuovo Governo M5S-Lega https://www.business.it/chi-e-giuseppe-conte-premier-nuovo-governo-m5s-lega/ Mon, 21 May 2018 16:56:08 +0000 https://www.business.it/?p=25567 Nel pomeriggio di lunedì 21 maggio 2018, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto le delegazioni di Movimento 5 Stelle e Lega che gli hanno comunicato di aver raggiunto l’accordo sul programma di governo e anche sul nome del premier che dovrà guidarlo. Il nome è stato fatto da Luigi Di Maio, in modo un… Leggi tutto »Chi è Giuseppe Conte, premier del nuovo Governo M5S-Lega

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Nel pomeriggio di lunedì 21 maggio 2018, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto le delegazioni di Movimento 5 Stelle e Lega che gli hanno comunicato di aver raggiunto l’accordo sul programma di governo e anche sul nome del premier che dovrà guidarlo. Il nome è stato fatto da Luigi Di Maio, in modo un po’ irrituale, ai giornalisti che lo attendevano fuori dal Quirinale. Il premier del nascente governo gialloblù sarà Giuseppe Conte, giurista molto vicino al Movimento 5 Stelle. Non è una sorpresa, si tratta del “nome terzo” circolato con insistenza negli ultimi giorni come soluzione per Palazzo Chigi. L’ultima parola, naturalmente, spetterà al Presidente Mattarella che affiderà presumibilmente l’incarico a Giuseppe Conte nella giornata di martedì 22 maggio 2018.

Chi è Giuseppe Conte

Giuseppe Conte, laureato in giurisprudenza, avvocato civilista patrocinante in Cassazione e professore universitario, è nato 54 anni fa in un piccolo paese della provincia di Foggia, Volturara Appula. Si è laureato in Giurisprudenza nel 1988 a Roma e poi si è perfezionato a Yale e alla New York University. Giuseppe Conte non ha alcuna esperienza politica. Durante la scorsa campagna elettorale Conte era stato indicato dal Movimento 5 Stelle come possibile ministro di un governo pentastellato. Non ha avuto mai incarichi politici in precedenza: è dal 2013 componente del Consiglio di presidenza della Giustizia Amministrativa, scelto dal Parlamento. In questa veste ha presieduto la commissione speciale che ha “destituito” Francesco Bellomo, il Magistrato del Consiglio di Stato travolto dallo scandalo dei corsi per aspiranti magistrati conditi da minigonne e “contratto” per le borsiste. Insegna Diritto Privato all’Università di Firenze e all’università LUISS di Roma. Da avvocato ha uno studio professionale a Roma.

Giuseppe Conte, perfetto sconosciuto

Ma chi è questo “perfetto sconosciuto”, come molti l’hanno definito, che dovrebbe rappresentare il nostro paese nel Mondo? Di Giuseppe Conte, politicamente parlando, si sa davvero poco. Si sa che quando ha aderito (con entusiasmo) al Movimento 5 Stelle, ha presentato un curriculum vitae di diciotto pagine. Conte si è avvicinato ai Pentastellati nel 2013, quando fu indicato dal M5S per il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa. Durante l’evento di presentazione della squadra di governo, indicato come possibile Ministro della funzione pubblica, Conte fu elogiato da Luigi Di Maio per il suo impegno per la deburocratizzazione della pubblica amministrazione. In quell’occasione, parlando dei suoi obiettivi da possibile ministro, fece un bel discorso, parlando di semplificazione e legalità. Di lui si sa praticamente solo questo. Uscite pubbliche pochissime, un convegno alla Camera nel giugno del 2017 in cui però parlò solo di giustizia amministrativa. Si sa nulla delle sue idee politiche, a parte la recente adesione al M5S e nemmeno delle sue capacità come politico, non avendo avuto alcun incarico in precedenza, nemmeno a livello locale. Sappiamo che possiede un buon eloquio oltre che di una forte cultura giuridica che deriva dalla lunga formazione accademica.
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Contratto di governo Lega-M5S: i provvedimenti su fisco e imprese https://www.business.it/contratto-di-governo-lega-m5s-provvedimenti-fisco-imprese/ Thu, 17 May 2018 16:54:55 +0000 https://www.business.it/?p=25360 La bozza di programma del nascente governo Lega-M5S è stata diffusa ieri in serata. Si tratta di un documento politico, quindi molto generico e indicativo di linee guida più che di provvedimenti concreti. Tuttavia, in particolare nel campo economico, si individuano tracce di quelli che potranno effettivamente diventare atti del governo gialloverde. Ecco quindi, settore… Leggi tutto »Contratto di governo Lega-M5S: i provvedimenti su fisco e imprese

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La bozza di programma del nascente governo Lega-M5S è stata diffusa ieri in serata. Si tratta di un documento politico, quindi molto generico e indicativo di linee guida più che di provvedimenti concreti. Tuttavia, in particolare nel campo economico, si individuano tracce di quelli che potranno effettivamente diventare atti del governo gialloverde. Ecco quindi, settore per settore, i provvedimenti in campo economico che interessano le imprese

Fisco

Nel capitolo fisco, come premessa, il contratto di governo Lega-M5S dichiara l’intenzione di voler “sterilizzare la clausole di salvaguardia che comportano l’aumento delle aliquote IVA e accise in quanto sarebbe un colpo intollerabile per famiglie e imprese, nonché provvedere alla correzione dell’extra tassazione sulle sigarette elettroniche”. E’ anche prevista l’eliminazione delle “componenti anacronistiche delle accise sulla benzina”. Passando alla detassazione e semplificazione per famiglie, imprese e partite IVA, si individua un primo importante provvedimento, cioè quello che dovrebbe introdurre la Flat Tax, in una versione però un po’ differente da quella immaginata dal responsabile economico della Lega Armando Siri. In particolare, il nuovo regime fiscale indicato nel documento in discussione prevede:

  • due aliquote fisse al 15% e al 20% per persone fisiche, partite IVA e famiglie; per le famiglie è prevista una deduzione fissa di 3.000,00 euro sulla base del reddito familiare;
  • un’aliquota fissa al 15% per le società.

“La finalità –  scrivono gli estensori del testo –  è quella di non arrecare alcun svantaggio alle classi a basso reddito, per le quali resta confermato il principio della no tax area.” Si prevede quindi di introdurre così una maggiore equità fiscale, dunque, a favore di tutti i contribuenti: famiglie e imprese. Tuttavia, non vi è alcuna indicazione di tetto massimo di applicabilità dell’aliquota del 20%. E’ evidente che, in assenza di tale tetto, ne sarebbero fortemente avvantaggiati i titolari dei redditi più alti.

Cartelle esattoriali ed evasione: recupero bonario del credito

“Sul versante della riscossione, l’azione dell’amministrazione deve contemperare l’interesse del cittadino al pagamento di quanto dovuto con l’interesse a ricevere il minor aggravio possibile, evitando ogni forma di pressione tale da ingenerare uno “stato di paura” nei confronti delle istituzioni e dei soggetti preposti alla riscossione.”. Questa enunciazione contenuta nella bozza di programma pare aprire alla strada almeno ad una nuova rottamazione delle cartelle ex-Equitalia, oggi Agenzia Entrate Riscossione. “Le statistiche –  prosegue la bozza del programma di governo Lega-M5S – evidenziano che gli incassi della riscossione derivano quasi esclusivamente dalle rateazioni e da altre misure analoghe che mirano ad agevolare il pagamento. È evidente allora la necessità di un intervento per potenziare le procedure finalizzate al recupero bonario del credito. Il miglioramento delle procedure di riscossione passa inevitabilmente dal preventivo e definitivo smaltimento della mole di debiti iscritti a ruolo, datati e difficilmente riscuotibili per insolvenza dei contribuenti”. Quindi via libera a una nuova rottamazione, mentre lo “stralcio” vero e proprio delle cartelle di cui ha spesso parlato Matteo Salvini in campagna elettorale sarà limitato a casi particolari di difficoltà economica.

Politiche agricole

Per le imprese agricole, storicamente difese (almeno a parole) dalla Lega, per il momento ci sono solo buoni propositi. “È necessaria – scrivono i gialloverdi nella bozza di programma – una nuova presenza del Governo italiano a Bruxelles per riformare la politica agricola comune (PAC). In questo contesto è imprescindibile integrare le misure di sostegno all’agricoltura, in specie quelle di sviluppo rurale, con interventi espressamente finalizzati a realizzare obiettivi di interesse generale, quali la tutela del paesaggio, la difesa degli assetti idrogeologici, la sicurezza alimentare”.

Uscita dall’Euro

Un’eventuale uscita dall’Euro è sempre stata nei programmi di Lega e M5S. Un richiamo a questa eventualità, al momento una grande incognita per le imprese italiane e non solo, è richiamata anche nella bozza di programma in esame in questi giorni. Si parla di “specifiche procedure tecniche di natura economica e giuridica” che consentano a singoli Stati di uscire dall’euro e “recuperare la propria sovranità monetaria”, o di “restarne fuori attraverso una clausola di opt-out (rinuncia, ndr) permanente” per avviare un “percorso condiviso di uscita concordata” in caso di “chiara volontà popolare”.

ILVA

Il capitolo ILVA, invece, è destinato a sollevare un vespaio. Se fosse confermato quanto scritto in bozza, lo stabilimento chiuderebbe i battenti definitivamente. “Con riferimento all’ILVA – si legge nella bozza di contratto di governo Lega-M5S – ci impegniamo, dopo più di trent’anni, a concretizzare i criteri di salvaguardia ambientale, secondo i migliori standard mondiali a tutela della salute dei cittadini del comprensorio di Taranto, proteggendo i livelli occupazionali e promuovendo lo sviluppo industriale del Sud, attraverso un programma di riconversione economica basato sulla chiusura delle fonti inquinanti, per le quali è necessario provvedere alla bonifica, sullo sviluppo della Green Economy e delle energie rinnovabili e sull’economia circolare”. Su questo capitolo si è già espresso il Ministro dello Sviluppo Economico del governo uscente, Carlo Calenda«Il contratto M5S Lega –  ha detto – oltre a contenere il più enorme cumulo di baggianate economiche mai scritte a memoria d’uomo prevede la chiusura dell’ILVA. Vorrei che ciò fosse limpido per lavoratori e sindacati. Perché il tempo per metterla in sicurezza si sta rapidamente esaurendo».
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Chi è Armando Siri, possibile Ministro dell'economia nel nuovo governo Lega-M5S https://www.business.it/armando-siri-possibile-ministro-economia-governo-lega-m5s/ Tue, 15 May 2018 16:31:17 +0000 https://www.business.it/?p=25196 Sono giorni frenetici per la politica italiana, alle prese con la lunga trattativa per la formazione del nuovo governo. Movimento 5 Stelle e Lega stanno discutendo da alcuni giorni sul programma dell’esecutivo “gialloverde” e si parla, ovviamente, anche di nomi. Si parla in queste ore del futuro Presidente del Consiglio, che ancora non è chiaro… Leggi tutto »Chi è Armando Siri, possibile Ministro dell'economia nel nuovo governo Lega-M5S

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Sono giorni frenetici per la politica italiana, alle prese con la lunga trattativa per la formazione del nuovo governo. Movimento 5 Stelle e Lega stanno discutendo da alcuni giorni sul programma dell’esecutivo “gialloverde” e si parla, ovviamente, anche di nomi. Si parla in queste ore del futuro Presidente del Consiglio, che ancora non è chiaro se sarà una figura tecnica o un politico di uno dei due partiti che stanno per dare vita al nuovo governo. Si parla molto anche dei Ministri del nascente esecutivo, in particolare quelli dei dicasteri chiave tra cui spicca il Ministero dell’Economia. Il toto-Ministri è un gioco in cui i giornalisti italiani sono molto bravi e infatti in queste ore abbiamo letto di tutto e di più in proposito. Per il Ministero dell’Economia, a parte alcuni nomi più fantasiosi che altro, sono in lizza sia esponenti del Movimento 5 Stelle, sia uomini della Lega. Tra questi, per il ruolo chiave sulla poltrona di via XX settembre, nelle ultime ore si fa con insistenza quello di Armando Siri.

armando siri chi è il possibile nuovo ministro dell'economiaChi è Armando Siri

Ma chi è Armando Siri? 46 anni, di Genova, è Senatore della Lega eletto in Emilia Romagna nell’ultima tornata del 4 marzo 2018. Considerato molto vicino a Salvini, è un leghista di “nuova generazione”, avendo iniziato a collaborare con i Padani solo nel 2014. Ma Siri è conosciuto ai più soprattutto per il progetto della Flat Tax al 15%, per la quale nel 2015 ha presentato una proposta di legge con il gruppo della Lega Nord alla Camera dei Deputati. Sono note anche le sue vicissitudini giudiziarie, delle quali parliamo in un capitolo a parte. La formazione politica di Armando Siri è abbastanza un’incognita. Di antica militanza socialista (pare fosse amico personale di Bettino Craxi…) Pica nel 2011 fonda il Partito Italia Nuova, conosciuto anche con l’infelice acronimo PIN. E’ in questo periodo che maturano le sue posizioni su fisco ed Europa. Ma è solo con la successiva collaborazione con il leader leghista Salvini che Siri raggiunge la notorietà. Nel 2014 realizza un convegno internazionale sull’Aliquota unica, a Milano, evento che ha avuto risalto a livello nazionale e non solo. Il passo successivo è, nel 2015, il ruolo di responsabile economico della Lega. Nel 2016 ha scritto il libro “Flat Tax – La Rivoluzione Fiscale in Italia è possibile”.

Le vicissitudini giudiziarie

Armando Siri, che è giornalista pubblicista, è anche noto per aver lavorato in Mediaset. Negli anni 2000 ha fondato poi Mediaitalia, società di comunicazione di cui è stato presidente. La società, fortemente indebitata, è poi fallita e Siri per questa vicenda ha patteggiato una condanna a un anno e otto mesi per bancarotta fraudolenta. In una recente intervista alla trasmissione televisiva Report, a domanda sulla condanna per bancarotta Siri ha risposto: «Ma aver patteggiato non significa aver compiuto atti di bancarotta fraudolenta, io non ho mai compiuto atti di bancarotta fraudolenta». Tuttavia, secondo i giudici di Milano che l’hanno condannato, le cose sono andate diversamente. La ricostruzione della vicenda fatta da Giovanni Tizian e Stefano Vergine su L’Espresso fa e ha fatto discutere, ma a parlare sono soprattutto le carte giudiziarie. «No guardi glielo spiego, no, non è che siamo tutti ricchi o siamo tutti Berlusconi che possiamo pagare gli avvocati. Siamo tutti persone normali», ha risposto Siri a Paolo Mondani di Report che gli chiedeva del patteggiamento per bancarotta.

Il progetto Flat Tax al 15%

Siri ha personalmente lavorato alla flat tax con Alvin Rabushka, suo ideologo insieme a Robert Hall. L’idea originaria di Flat Tax, però, oggi è mutata per via della trattativa con il Movimento 5 Stelle. Nel programma del nuovo governo gialloverde la Flat Tax prevede due aliquote, al 15% sui redditi familiari fino a 80mila euro e al 20% oltre quella soglia. Non ci saranno detrazioni ma una deduzione fissa da 3mila euro per ogni componente che guadagna meno di 35mila euro e un’altra per i famigliari a carico nella fascia tra i 35mila e i 50mila euro. Siri vorrebbe introdurre anche una clausola di salvaguardia grazie alla quale il contribuente penalizzato dal nuovo regime potrà scegliere il vecchio regime e pagare come ora.
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Salvini e Di Maio, programma Università tra intese e disaccordi https://www.business.it/salvini-e-di-maio-i-programmi-universita/ Fri, 30 Mar 2018 10:10:47 +0000 https://www.business.it/?p=21825 Il testa a testa tra i candidati Premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini continua senza sosta. Si attende un accordo che soddisfi entrambe le parti perché in caso contrario i cittadini italiani saranno nuovamente chiamati alle urne. Le elezioni dello scorso 4 marzo hanno di fatto spaccato il nostro paese in due: nel centro… Leggi tutto »Salvini e Di Maio, programma Università tra intese e disaccordi

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Il testa a testa tra i candidati Premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini continua senza sosta. Si attende un accordo che soddisfi entrambe le parti perché in caso contrario i cittadini italiani saranno nuovamente chiamati alle urne. Le elezioni dello scorso 4 marzo hanno di fatto spaccato il nostro paese in due: nel centro e nel Nord ha vinto la coalizione di centro-destra consacrando come leader indiscusso il segretario della Lega Nord, mentre il Sud ha esplicitato il suo voto di protesta confermando i 5 Stelle come primo partito. Quel “redditto di cittadinanza” è stata una mano vincente da parte dei grillini, giocata senza scrupoli sulla parte d’Italia più delusa e in difficoltà.

Le questioni da risolvere sono numerose, alcune più chiare, altre meno, ma se non altro resta ferma la volontà di costruire qualcosa che supporti il sistema-paese, al fine di superare il momento di crisi che riguarda non solo l’economia, ma anche le istituzioni e la scuola. Quest’ultima in particolare rappresenta un argomento degno di nota: sia Di Maio che Salvini ne hanno fatto un punto cruciale del programma elettorale, insieme al canto antieuropeista e ad altri punti cardine della lista, in primis l’abolizione della legge Fornero.

Il leader del carroccio, pur non rivendicando fra i Ministeri richiesti in caso di governo con i 5 Stelle proprio quello dell’Istruzione, determina obiettivi che lo accomunano con gli avversari come la cancellazione della riforma “Buona Scuola” che prevede:

  • l’abolizione della chiamata diretta
  • la riduzione a 22 alunni per classe
  • il ripristino delle compresenze
  • l’abolizione dell’obbligo alternanza scuola-lavoro
  • l’aumento del fondo d’istituto
  • il riassorbimento organico di potenziamento in quello di diritto
  • il ripristino modalità di reclutamento precedenti fino a esaurimento GaE e GM 2016
  • la riduzione del tirocinio FIT a 2 anni
  • l’abolizione finanziamenti scuole private.

Nel contesto della riforma della scuola c’è l’Università. L’Italia attraversa un momento cruciale: gli ultimi dati rilasciati da University 2Business (in collaborazione con Enel Foundation), fotografano una situazione abbastanza grave: le competenze degli studenti universitari italiani, in particolare sul digitale lasciano a desiderare. I laureati, l’eccellenza scolastica del nostro paese, rappresentano la fascia in teoria più competente, preparata e aggiornata sul mondo high tech e multimediale. La sorpresa, intrisa di profonda delusione, rivela che non è cosi. I giovani laureati italiani risultano essere tra i più impreparati d’Europa sopratutto una volta approdati nel mondo del lavoro, nel quale vengono a mancare le skills necessarie e le conoscenze di base sul digital marketing, l’industria 4.0 e il Cloud Computing.

universita-milano-bicocca

5 Stelle: il programma Università

Secondo il programma elettorale cosa prevedono in concreto i grillini e la Lega? Possiamo colmare il gap che ci separa dagli altri paesi? Partiamo dai pentastellati: attraverso una selezione del programma che riguarda la Scuola, ci focalizziamo sull’ambito universitario.

In primo luogo è prevista l’incentivazione del raccordo tra Università, centri di ricerca, scuole, enti pubblici e mondo produttivo: la novità è che tutto ciò prevede il potenziamento di incubatori universitari;

-previsto poi il coinvolgimento delle Università nella riqualificazione e riconversione professionale in itinere dei lavoratori inoccupati, anche attraverso il coordinamento con i centri per l’impiego;

-un potenziamento e sviluppo in maniera strutturale del dottorato industriale (da svolgersi direttamente all’interno delle imprese);

la revisione del sistema della formazione tecnica terziaria, anche attraverso una maggiore sinergia tra le università e gli istituti superiori tecnici e professionali;

– lo svolgimento obbligatorio di stage e attività laboratoriali nei percorsi di studio che attualmente non lo prevedono (soprattutto all’università);

– un completamento del quadro normativo sulla didattica online;

– l’incentivazione dell’offerta formativa online e telematica delle Università statali;

più borse di studio, modificando la disciplina del diritto allo studio universitario per incrementare la platea degli aventi diritto, anche introducendo criteri di reddito equivalente su base regionale e investendo maggiori risorse statali;

– l’innalzamento della soglia di reddito per ottenere l’esenzione dal pagamento della tassa di iscrizione (No Tax Area);

– la riforma del sistema del numero chiuso e dell’accesso programmato;

– il potenziamento e valorizzazione dei corsi di dottorato;

-i  meccanismi di accreditamento e di controllo più stringenti sui corsi privati online e richiesta alle università telematiche private di docenti di ruolo stabili;

e infine la valutazione della didattica dei docenti anche attraverso il diretto coinvolgimento degli studenti;

Questo è ciò che il programma ufficiale del Movimento 5 Stelle propone sulla riforma dell’Università.

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universitàLa Lega: il programma Università

La Lega segue lo stesso filone dei grillini, ma con qualche punto di discrepanza. Ecco nei dettagli, dal loro programma ufficiale, l’apporto proposto in merito al cambiamento del mondo universitario: la Lega è ferma infatti sulle proprie tradizionali posizioni, che desidera bloccare la “fuga di cervelli” all’estero e rafforzare il job placement universitario. Nel dettaglio:

– lo studio universitario deve riprendere il suo ruolo di percorso addizionale dedicato a chi vuole entrare nel mondo della ricerca oppure svolgere mansioni che richiedono un elevato grado di professionalità quali il medico, l’ingegnere, l’avvocato ecc;

Stop alla migrazione dei cervelli, mantenere in Italia i nostri migliori ricercatori, scienziati, e in generale il personale universitario qualificato;

– accrescere in modo significativo il numero dei ricercatori e dei professori, anche aumentando decisamente la dotazione organica complessiva. Investimenti sulle strumentazioni di laboratorio, libri e riviste scientifiche;

É necessaria poi una revisione delle procedure di accesso ai corsi universitari a numero programmato, che oggi avviene tramite test tutt’altro che affidabili. Garantire una chance a tutti i candidati, scremandoli dopo un certo periodo (ad esempio, un anno) in base a un adeguato numero di esami da superare. I migliori potranno scegliere il corso di laurea d’interesse, fino all’esaurimento dei posti. In altre nazioni come la Francia è già così;

– studiare soluzioni per alleggerire il peso delle tasse universitarie. Ipotesi ‘contratto con lo studente’, con cui le matricole s’impegnano a versare all’università una cifra concordata all’atto dell’iscrizione e gli atenei – grazie al “job placement” universitario – assicurano un posto di lavoro adeguato entro un anno dalla laurea;

– fondo di finanziamento distribuito, per il 70%, secondo criteri oggettivi (costi standard) e, per il 30%, secondo criteri premiali, come nei Paesi più avanzati.

Questi i programmi di Lega e 5 stelle sull’Università. Ancora in attesa della prossima mossa, c’è chi afferma che Di Maio e Salvini siano già pronti per governare insieme: “I ragazzi l’accordo ce l’hanno già e comprende tutto, compresa la lite su chi guida un governo già deciso e destinato a vedere la luce prima di quanto tutti scommettano”, parola di Gianfranco Rotondi che a Il Giorno afferma quanto i due leader siano oramai preparati a lanciarsi verso la nuova avventura di governo condiviso.

Leggi anche: Innovazione e Start-up nei programmi politici: il punto dopo gli esiti del 4 marzo

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Innovazione e Start-up nei programmi politici: il punto dopo gli esiti del 4 marzo https://www.business.it/innovazione-start-up-programmi-politici-dopo-esiti-4-marzo/ Tue, 13 Mar 2018 10:34:35 +0000 https://www.business.it/?p=20580 Raramente, durante i dibattiti politici, si parla di incentivi all’innovazione, accesso al credito e programmi di crescita per le start-up, nonostante questi argomenti rappresentino la benzina da mettere nel motore per ottenere la tanto agognata ripresa economica. Gli scontri politici vertono più su temi come immigrazione, pensioni, riduzione delle tasse e lavoro. Con le elezioni… Leggi tutto »Innovazione e Start-up nei programmi politici: il punto dopo gli esiti del 4 marzo

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Raramente, durante i dibattiti politici, si parla di incentivi all’innovazione, accesso al credito e programmi di crescita per le start-up, nonostante questi argomenti rappresentino la benzina da mettere nel motore per ottenere la tanto agognata ripresa economica.

Gli scontri politici vertono più su temi come immigrazione, pensioni, riduzione delle tasse e lavoro. Con le elezioni del 4 marzo appena concluse con risultati chiari ma traducibili in un “nulla di fatto”, è fondamentale poggiare lo sguardo su quello che i partiti hanno proposto per tornare ad un ritmo di crescita decente e soprattutto per facilitare le imprese innovative e cogliere le opportunità generate dalla cosiddetta “digital revolution”. Tutto ciò in vista di possibili coalizioni scongiuranti un nuovo, poco legittimo, governo tecnico deciso a tavolino dal Presidente della Repubblica.

Abbiamo analizzato i programmi delle varie fazioni cercando di capire come, le varie parti politiche, hanno affrontato temi caldi per la crescita economica e quali possono essere i punti d’incontro tra un’idea e le altre.

Il programma del Partito Democratico: “potenziare l’industria 4.0”

All’interno del programma del PD abbiamo trovato una sezione di oltre 40 pagine dedicata all’argomento “business” con l’obiettivo dichiarato di normalizzare il credito d’imposta per chi investe in Ricerca e Sviluppo, anche attraverso una progressiva riduzione dell’iper ammortamento.

Secondo il PD è fondamentale permettere a chi investe nell’innovazione di poter ammortizzare rapidamente i costi.

Per ciò che riguarda l’accesso al credito, il Partito Democratico promuove canali di finanziamento come la borsa, i mini-bond, l’equity crowdfunding e i prestiti “peer-to-peer”. Uno dei cavalli di battaglia del PD è sempre stato il piano individuale di risparmio che, nella visione di Matteo Renzi, dovrebbe essere applicabile ad aziende che lavorano in settori high-tech o ad elevato impatto green.

Un’ottima intenzione che però non si capisce come potrebbe essere attuata. Probabilmente attraverso la possibilità di dedicare il 3% del PIR al capitale di venture, come già proposto nel passato, ma senza attuazione.

Si parla invece poco dell’incentivazione dei venture capitalist e di altre forme di concessione del credito per aziende in fase di “start-up” e “seeding”. Solo piccoli cenni al FinTech.

Non possono mancare ampi cenni alla Smart City che il PD identifica soprattutto con la possibilità di favorire piattaforme di “sharing” di biciclette, scooter ed auto, la digitalizzazione del trasporto pubblico e l’incentivazione della cosiddetta smart grid, per migliorare il consumo di energia in rapporto alle necessità.

Presente ma meno dettagliato il piano di incentivazione al Turismo Digitale. Si osserva infatti che il 90% dei turisti stranieri effettua prenotazioni e pianifica il proprio viaggio usando mezzi digitali, per cui lo sviluppo tecnologico del settore è assolutamente da promuovere.

Per ciò che riguarda le infrastrutture, il programma affronta l’argomento con dovizia di dettagli promettendo investimenti significativi nella Banda Ultralarga, specie nelle zone che non hanno un adeguata copertura per le aziende, e nello sviluppo del 5G. Secondo il PD, mettere a disposizione reti di connessione a 1GB/sec è una priorità per le grandi aree metropolitane.

Anche la digitalizzazione del patrimonio culturale Italiano è prioritaria e secondo il PD, è necessario finanziare le imprese che investono nel settore, nonché formare obbligatoriamente gli addetti ai lavori. Il programma prevedeva di accentrare tutte le opportunità di finanziamento esistenti all’interno di un unico fondo ben controllato che abbia anche lo scopo di favorire la copertura a banda larga in tutti i musei, biblioteche e strutture culturali, entro cinque anni.

Il PD includeva nel proprio programma anche la digitalizzazione della pubblica amministrazione. In particolare si è parlato di Open Data, di carta d’identità elettronica, di Anagrafe e della creazione di PagoPa, un portafoglio elettronico per gestire i pagamenti da e per la Pubblica Amministrazione.

renzi-pd-programma-innovazioneIl programma del Movimento 5 Stelle: “trasparenza e net-neutrality”

Il M5S, grande vincitore della tornata elettorale, capeggiato da Luigi Di Maio non ha prodotto un documento specifico dedicato all’ambito digitale e della innovation. Tuttavia ci sono state molte promesse e diverse misure che parlano di industria 4.0, di fintech e di finanziamenti alle start-up.

Il Movimento 5 Stelle è pronto per governare ed in cerca di una coalizione che possa portare i “grllini” al vertice del Paese, ha stilato un programma di ben 22 capitoli in cui emerge chiaramente che l’innovazione è centrale allo sviluppo industriale del paese. Benchè non si esplicitino nel dettaglio gli strumenti di incentivazione, M5S sottolinea l’assoluta necessità di implementare misure pensate per promuovere gli investimenti in tecnologia e nuovi prodotti “high tech”.

Il movimento enfatizza la necessità di valutare un modello sociale che tenga conto sia della creazione di nuovi posti di lavoro per figure professionali dotate di “expertise” specifica, ma anche la probabile perdita di posti di lavoro causata dall’uso di soluzioni tecnologiche basate sulla robotica o sull’intelligenza artificiale.

Il M5S intende incentivare aziende che investono nella cyber-sicurezza con la formula della de-fiscalizzazione e mette enfasi sulla necessità di facilitare la collaborazione tra enti pubblici e cittadini, per stabilire regole trasparenti sullo scambio dei dati.

Il M5S riconosce che la crescita del mercato del lavoro è fortemente dipendente dallo sviluppo delle start-up ma si limita a parlare di riduzione della burocrazia e di abbattimento degli oneri fiscali. Nel programma si legge soltanto dell’abolizione del contributo minimale INPS nei primi anni di attività (ma non si dice quanti anni), che obbliga un amministratore di una società a responsabilità limitata, a pagare 3.600€ anche in assenza di fatturato.

Si suggerisce di potenziare l’insegnamento di materie scientifiche e matematiche per migliorare le competenze destinate al settore dell’innovazione e la promozione di incontri istituzionali con gli innovatori. Il punto debole del programma è la mancanza di riferimenti agli strumenti con cui finanziare le start-up. Nel passato però, il M5S ha più volte ipotizzato la creazione di una Banca d’Investimento.

Esiste un riferimento invece alla sfera del FinTech, reputato un settore interessante, che può essere sviluppato, ma solo dopo aver approfondito i meccanismi di funzionamento, con lo scopo di tutelare i consumatori.

Molto propositivo il programma che riguarda il “catasto delle reti elettroniche”, un censimento volto a stabilire i necessari ma oculati investimenti nella Banda Ultralarga. Soprattutto, recita il programma dei grillini, “è importante evitare l’esclusione di chi ha una disponibilità economica inferiore.”

Altro punto rilevante toccato dal programma riguarda gli “Open Data”. In altre parole, l’accesso ai dati per generare applicazioni utili sui servizi urbani, sulla trasparenza dei consumi di energia dei comuni, sui patrimoni immobiliari pubblici e molto altro ancora. L’idea del movimento è quella di creare un portale dedicato alla trasparenza, mettendo a disposizione gli Open Data in modo fruibile per i cittadini.


Per quanto concerne le infrastrutture, il M5S è determinata a fare di Open Fiber, l’azienda che gestisce le reti in fibra ottica, una partecipata a maggioranza pubblica. Ben dettagliata anche l’intenzione riguardante le reti 5G, con l’intenzione di liberare le frequenze a 700 Mhz per facilitare la diffusione di connessioni wireless.

Per concludere, il Movimento 5 Stelle mette molta enfasi sul concetto di neutralità della rete, in questo allineata alle direttive Europee, ma parla anche della necessità di istituire un organo di gestione delle attività digitali unificato, in contrapposizione alle tante istituzioni che oggi regolano il settore (il Mise, l’Agid o l’Agcom).

simbolo movimento 5 stelle-programma-innovazione Il programma del Centro Destra: “Più tecnologie, cultura e turismo”

Il Centro Destra si è presentato alle elezioni del 4 marzo con programma politico dedicato all’innovazione che appare più sintetico e generico.

Si parla di molte misure come quella dell’utilizzo dell’innovazione a favore dell’ottimizzazione dei consumi energetici e della diffusione di “infrastrutture immateriali”, in riferimento alla creazione di piattaforme di gestione di dati e reti pienamente accessibili. La priorità di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega è quella di digitalizzare la pubblica amministrazione e lanciare un piano di miglioramento per predisporre le risorse tecnologiche necessarie allo sviluppo delle piccole e medie imprese.

In altre parole, il Centro Destra punta a varare un piano di ristrutturazione delle tecnostrutture e a migliorare l’utilizzo delle risorse per le nuove tecnologie per tutto il sistema delle imprese, con particolare riferimento alle PMI.

Venendo al punto principale della nostra analisi che riguarda le misure di sostegno alle start-up innovative, il programma del trio Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni appare decisamente povero di contenuti. Non si menziona alcun strumento di sviluppo o di finanziamento ma solo la promozione dell’equity crowdfunding. In generale, il Centro Destra parla di incentivazioni agli investimenti attraverso le risorse procurate con la Flat Tax ma senza specifici riferimenti agli ambiti dell’innovazione tecnologica.

Sicuramente gli aspetti relativi alla crescita economica necessiterebbero di maggiore concretezza e di indicazioni più precise sulle proposte di rilancio. 

centro-destra-programma-innovazioneLiberi e Uguali: “Fondi pubblici per favorire l’innovazione tecnologica”

Al contrario del PD, che si focalizza su strumenti alternativi a quelli classici come i finanziamenti bancari e pubblici, Liberi e Uguali ha proposto l’intenzione di incrementare notevolmente la disponibilità d’investimento pubblico, a favore delle start-up che puntano sull’innovazione.

Si riconosce il fatto che, oltre alla creazione di lavoro, le start-up “High Tech” possono contribuire a migliorare la qualità del tessuto produttivo del paese e, da questo punto di vista, è giustificabile un impegno concreto dell’apparato statale.

Si tratta però di una promessa che non include metodologie d’intervento (un fondo centrale pubblico, co-investimenti, finanza agevolata o investimenti diretti).

Nel programma di Liberi e Uguali, molta enfasi ricade sullo sviluppo di imprese che tutelino l’ambiente e che siano socialmente sostenibili. Si indica il turismo digitale come campo sui cui puntare per ciò che riguarda le iniziative di giovani imprenditori, con particolare riferimento agli spazi di applicazione delle innovazioni tecnologiche.

In modo analogo al Movimento Cinque Stelle, anche Liberi Uguali evidenzia l’importanza di una rete democratica e neutrale. Il concetto di Net Neutrality è da tutelare a tutti i costi per fare in modo che privati e imprese possano avere accesso a informazioni, idee e servizi, senza discriminazione o vincoli. Questo per evitare che i colossi del settore possano imporre servizi più veloci a chi se li può permettere o selezionare i contenuti da mostrare a gruppi di utenti piuttosto che ad altri.

Largo spazio è dedicato alla protezione dei dati personali sui mezzi digitali, al ruolo del garante della Privacy ed alla libertà di accesso alla rete, quale strumento in grado di “influire in modo determinante sull’effettività dei diritti fondamentali”. Liberi e Uguali riconosce ad Internet il fatto di aver permesso lo sviluppo di una società più libera e quindi ne promuove l’accessibilità totale a prescindere dalle diseguaglianze economiche, dalle disabilità o dalle vulnerabilità personali.

Liberi-e-Uguali-programma-innovazioneIl programma di +Europa: “Digitale e Lavoro”

Il programma di +Europa è apparso allineato a quello dell’attuale governo Gentiloni e si concentra sulla messa in opera del piano Industria 4.0. Si espone infatti la necessità di coinvolgere fondi di investimento, piattaforme di equity crowdfunding e finanziatori internazionali, per supportare le start-up Italiane, con lo scopo di diminuire l’esposizione nei confronti degli Istituti di Credito, sebbene senza entrare nel dettaglio delle modalità e delle misure implementative.

+Europa evidenzia la centralità dell’innovazione per garantire nuovi posti di lavoro e parla di un impegno generico nell’eliminazione di tutti i vincoli e le restrizioni burocratiche che impediscono la crescita. Anche in questo caso, il piano appare piuttosto frammentato, con riferimenti alla formazione e all’ottimizzazione delle infrastrutture.

+Europa fa riferimento all’attuale piano Industria 4.0 e sottolinea portare a termine il lavoro del ministro Calenda relativo alla creazione di reti di innovazioni locali, attraverso la generazione di bandi per favorire i Competence Center ed i cosiddetti Digital Innovation Hub.

Sicuramente più interessante la proposta di eliminazione del monopolio della Siae sui diritti d’autore, con l’intento di permettere a società no-profit di poter entrare direttamente sul mercato.

+europa-programma-innovazioneIl programma di 10 volte meglio: “Aree Tax-Free e incentivi fiscali”

10 Volte Meglio” è composta in gran parte da personaggi provenienti dal mondo dell’innovazione e delle start-up. Si tratta di un movimento nuovo che annovera molti innovatori ed ex-startupper e, naturalmente, l’argomento si ritrova tra le priorità del suo programma politico.

Nonostante ciò, “10 Volte Meglio” non si esprime più di tanto in termini di strumenti di finanziamento ed incentivazione, ma enfatizza la cooperazione tra le grandi aziende e le start-up e tra università e centri di ricerca ed imprese. In altre parole, si concentra sulla filiera che porta l’innovazione dal laboratorio al mercato.

Formazione e piattaforme tecnologiche sono invece il focus per quanto riguarda il rafforzamento della cyber-security. La formazione di 10 Volte Meglio promuove infatti la collaborazione automatizzata tra gli enti di ricerca, l’industria e lo stato ed incoraggia tutte le iniziative che vanno nella direzione di potenziare la sicurezza informatica.

Il programma propone una continuità ai piani di incentivazione varati con l’Industria 4.0 ma non definisce come generare i fondi necessari. Esistono comunque diverse direttive non dettagliate che parlano di de-burocratizzazione e modernizzazione della macchina pubblica per evitare impatti negativi sul deficit di bilancio.

10 Volte Meglio prevede anche un’azione articolata di “digital transformation della pubblica amministrazione, in tutte le sue sfaccettature. Non solo turismo ma anche scuola, giustizia, smart city, sicurezza e sanità. Un’innovazione totale che permetta, attraverso una corretta gestione dei dati, di ottimizzare flussi e processi e portare benefici ai cittadini, un’innovazione della PA che vede anche le stesse aziende private come protagoniste.

Stop agli archivi cartacei e alle comunicazioni in formato tradizionale.

Non convenzionale e sicuramente interessante è la misura relativa alla creazione di aree “tax-free” con aliquote fiscali vantaggiose per le aziende. Nel programma di parla del 5% per dieci anni sulle imposte dirette e del 20% per gli anni successivi.

La leva fiscale per attrarre le aziende riguarderebbe anche gli sgravi fiscali per la generazione di posti di lavoro a tempo indeterminato e altre defiscalizzazioni in grado di far coincidere il “costo azienda” di un dipendente con la sua retribuzione annua lorda.

Per concludere, 10 Volte Meglio si è presentata alle elezioni politiche del 4 Marzo con argomentazioni innovative riguardo alla creazione ed alla incentivazione di microsistemi innovativi (come la blockchain o le nanotecnologie) che possano essere gestite da privati, sotto il controllo delle istituzioni statali.

In generale, i programmi politici considerano gli argomenti associati all’innovazione, alla digitalizzazione ed alla crescita delle start-up come un corollario. Molte belle parole, però poco supportate dalla definizione di progetti e implementazioni. Soprattutto manca una connessione tra la necessità di investire e promuovere l’imprenditoria giovanile e le start-up innovative e le tecniche per reperire ed ottimizzare le risorse.

10-volte-meglio-programma-innovazioneCon un risultato finale che ha chiarito quali sono le forze del Paese, ma che, a causa di una legge elettorale medievale, non può essere tradotto in realtà, è utile fare attenzione alle possibilità di convergenza tra una fazione e l’altra.

 

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ISEE 2018 per le famiglie italiane, strumento fondamentale per il reddito: ecco come funziona https://www.business.it/isee-2018-per-le-famiglie-italiane-strumento-fondamentale-per-il-reddito-ecco-come-funziona/ Thu, 01 Feb 2018 06:30:37 +0000 https://www.business.it/?p=17832 Da quando è stato istituito il nuovo ISEE si sono semplificate le procedure per ottenere dei vantaggi dallo Stato. È uno strumento che consente alla Pubblica Amministrazione di comprendere il reddito reale

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Aggiornare la DSU per l’ISEE 2018

La DSU, Dichiarazione Sostitutiva Unica, è quel documento che bisogna compilare per consentire all’INPS di dedurre il vero reddito di una famiglia. È da queste informazioni che viene calcolato l’ISEE 2018 che tanto impatta sulla vita di ogni cittadino. Tra i dati richiesti rientrano quelli anagrafici di ogni componente e la situazione economica complessiva.
Con tale documento si può accedere a delle agevolazioni o rinnovare quelle pluriennali di cui già si usufruisce. In entrambi i casi la DSU va aggiornata per evitare di perdere quelli che sono i propri diritti. I dati reddituali richiesti, il CU per esempio, fanno riferimento all’anno 2016, mentre i dati patrimoniali mobiliari, come la giacenza media sul proprio conto corrente, e immobiliari, per esempio l’appartamento di proprietà, devono essere riferiti al 2017.
La DSU va presentata presso un CAF di fiducia che verificherà la completezza delle informazioni e inserirà i dati nella banca dati della Pubblica Amministrazione tramite il sito dedicato. Si può provvedere autonomamente alla compilazione e alla trasmissione dei dati richiesti tramite i Servizi al Cittadino presenti sul sito INPS. Per accedere agevolmente e in tutta sicurezza è consigliato l’uso dello SPID, cioè l’autenticazione unica per i servizi pubblici.
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isee-2018-famiglie-italiane-1Le agevolazioni per la famiglia

L’asilo nido rappresenta una delle spese più rilevanti per le famiglie. Le rette variano in base all’ISEE che va presentato ogni anno all’ufficio comunale competente o al Protocollo Generale dell’ente. I comuni solitamente prevedono anche la possibilità dell’esenzione al pagamento della TARI, la nettezza urbana, per i soggetti pensionati con ISEE inferiore a € 8.000,00 se soli, o € 12.000,00 per i coniugi. Ogni Comune può decidere di rivedere tali limiti.
Durante gli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative dello Stato a sostegno delle locazioni. In particolare quelle agevolate, ex canone concordato, sono frutto di accordi sindacali territoriali che spesso prevedono anche dei contributi agli inquilini per pagare l’affitto. Un altro aiuto legato all’ISEE 2018 riguarda il parziale pagamento delle bollette luce, acqua e gas.
I cittadini che abbiano superato i 75 anni di età, che siano pensionati o con capofamiglia disoccupato, possono ottenere la riduzione del 50% del canone Telecom. Le persone non autosufficienti possono accedere a un contributo mensile per la cura domiciliare grazie all’ICD, l’Impegnativa di Cura Domiciliare.
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I vantaggi per i figli

L’ISEE 2018, qualora si rientrasse nei parametri previsti, permette di accedere al Bonus bebè, che va da € 960,00 a € 1.920,00 per ogni bimbo nato dal 2015 al 2017 e con validità per 3 anni. Per il 2018 è previsto al momento un solo anno. Entro 6 mesi dalla nascita del bambino è possibile richiedere l’Assegno di maternità per tutte quelle madri che sono prive di altre garanzie assicurative.
Esistono diversi contributi riguardanti i libri di testo necessari per frequentare le scuole secondarie di primo e secondo grado, statali, paritarie o non paritarie. A seconda del proprio ISEE si ha diritto a dei contributi per il loro acquisto. Si tratta di agevolazioni statali e regionali che variano in base al luogo di residenza.
Per gli studenti universitari sono previsti degli sconti sulle tasse annuali in base all’ISEE 2018 e ai risultati scolastici, come la media voto e il numero di esami superati. Inoltre si ha la possibilità di accedere alle collaborazioni studentesche, cioè a lavori part time per le stesse università, e alle borse di studio.
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Fake news e giornalismo di pace: Il messaggio del Papa https://www.business.it/fake-news-e-giornalismo-di-pace-il-messaggio-del-papa/ Fri, 26 Jan 2018 10:30:12 +0000 https://www.business.it/?p=17469 Fake news è un termine discusso e oggetto di dibattito. Generalmente riguarda la disinformazione diffusa online o nei media tradizionali. Con questa espressione ci si riferisce dunque a informazioni infondate, basate su dati inesistenti o distorti e mirate a ingannare e persino a manipolare il lettore. La loro diffusione può rispondere a obiettivi voluti, influenzare… Leggi tutto »Fake news e giornalismo di pace: Il messaggio del Papa

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Fake news è un termine discusso e oggetto di dibattito. Generalmente riguarda la disinformazione diffusa online o nei media tradizionali. Con questa espressione ci si riferisce dunque a informazioni infondate, basate su dati inesistenti o distorti e mirate a ingannare e persino a manipolare il lettore. La loro diffusione può rispondere a obiettivi voluti, influenzare le scelte politiche e favorire ricavi economici.

L’efficacia delle fake news è dovuta in primo luogo alla loro natura mimetica, cioè alla capacità di apparire plausibili. In secondo luogo, queste notizie, false ma verosimili, sono capziose, nel senso che sono abili a catturare l’attenzione dei destinatari, facendo leva su stereotipi e pregiudizi diffusi all’interno di un tessuto sociale, sfruttando emozioni facili e immediate da suscitare, quali l’ansia, il disprezzo, la rabbia e la frustrazione. 

Papa Francesco afferma: “nel progetto di Dio, la comunicazione umana è una modalità essenziale per vivere la comunione. L’essere umano, immagine e somiglianza del Creatore, è capace di esprimere e condividere il vero, il buono, il bello. E’ capace di raccontare la propria esperienza e il mondo, e di costruire così la memoria e la comprensione degli eventi”.

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La diffusione delle fake news può contare su un uso manipolatorio dei social network e delle logiche che ne garantiscono il funzionamento: in questo modo i contenuti, pur privi di fondamento, guadagnano una tale visibilità che persino le smentite autorevoli difficilmente riescono ad arginarne i danni.

”L’uomo, se segue il proprio orgoglioso egoismo, può fare un uso distorto anche della facoltà di comunicare, come mostrano fin dall’inizio gli episodi biblici di Caino e Abele e della Torre di Babele. L’alterazione della verità è il sintomo tipico di tale distorsione, sia sul piano individuale che su quello collettivo”ha detto Papa Francesco. 

La difficoltà a svelare e a sradicare le fake news è dovuta anche al fatto che le persone interagiscono spesso all’interno di ambienti digitali omogenei e impermeabili a prospettive e opinioni divergenti. L’esito di questa logica della disinformazione è che, anziché avere un sano confronto con altre fonti di informazione, per mettere positivamente in discussione i pregiudizi e aprire a un dialogo costruttivo, si rischia di diventare involontari attori nel diffondere opinioni faziose e infondate. 

Il Papa ha scelto di parlare su questo argomento istruendoci su come riconoscerlo e combatterlo: “Al contrario, nella fedeltà alla logica di Dio la comunicazione diventa luogo per esprimere la propria responsabilità nella ricerca della verità e nella costruzione del bene. Oggi, in un contesto di comunicazione sempre più veloce e all’interno di un sistema digitale, assistiamo al fenomeno delle “notizie false”, le cosiddette fake news”. Il dramma della disinformazione è lo screditamento dell’altro, la sua rappresentazione come nemico, fino a una demonizzazione che può fomentare conflitti. 

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Secondo Papa Francesco le comunicazioni sociali devono essere al servizio della verità e avere comune impegno per prevenire la diffusione delle notizie false, per riscoprire il valore della professione giornalistica e la responsabilità personale di ciascuno nella comunicazione della verità.

Le notizie false o fake news, rivelano così la presenza di atteggiamenti al tempo stesso intolleranti e ipersensibili, con il solo esito che l’arroganza e l’odio rischiano di dilagare. A ciò conduce, in ultima analisi, la falsità.

Sono perciò lodevoli le iniziative educative che permettono di apprendere come leggere e valutare il contesto comunicativo, insegnando a non essere divulgatori inconsapevoli di disinformazione, ma attori del suo svelamento. Sono altrettanto lodevoli le iniziative istituzionali e giuridiche impegnate nel definire normative volte ad arginare il fenomeno, come anche quelle, intraprese dalle tech e media company, atte a definire nuovi criteri per la verifica delle identità personali che si nascondono dietro ai milioni di profili digitali.

La continua contaminazione con un linguaggio ingannevole finisce infatti per offuscare l’interiorità della persona. Dostoevskij scrisse qualcosa di notevole in tal senso: «Chi mente a sé stesso e ascolta le proprie menzogne arriva al punto di non poter più distinguere la verità, né dentro di sé, né intorno a sé, e così comincia a non avere più stima né di sé stesso, né degli altri. Poi, siccome non ha più stima di nessuno, cessa anche di amare, e allora, in mancanza di amore, per sentirsi occupato e per distrarsi si abbandona alle passioni e ai piaceri volgari, e per colpa dei suoi vizi diventa come una bestia; e tutto questo deriva dal continuo mentire, agli altri e a sé stesso» (I fratelli Karamazov, II, 2).

Come dunque difenderci? Il più radicale antidoto al virus della falsità è lasciarsi purificare dalla verità. Perché la verità ha a che fare con la vita intera.

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La Marcia delle donne sta cambiando anche la politica https://www.business.it/la-marcia-delle-donne-sta-cambiando-anche-la-politica/ Wed, 24 Jan 2018 06:30:05 +0000 https://www.business.it/?p=17206 Un anno fa, il 21 gennaio 2017, 500mila persone partecipavano alla marcia delle donne su Washington, e altre decine di migliaia scendevano in strada nelle altre grandi città statunitensi. Non era un giorno a caso: ventiquattr’ore prima Donald Trump, che aveva sconfitto la prima candidata della storia politica statunitense con una campagna elettorale apertamente misogina,… Leggi tutto »La Marcia delle donne sta cambiando anche la politica

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Un anno fa, il 21 gennaio 2017, 500mila persone partecipavano alla marcia delle donne su Washington, e altre decine di migliaia scendevano in strada nelle altre grandi città statunitensi. Non era un giorno a caso: ventiquattr’ore prima Donald Trump, che aveva sconfitto la prima candidata della storia politica statunitense con una campagna elettorale apertamente misogina, si era insediato alla Casa Bianca. La rivista Time ha scelto il movimento #MeToo come persona dell’anno; le donne di Hollywood hanno parlato con una voce sola per dire che è arrivato il momento di cambiare tutto; e in Alabama il voto delle donne ha messo fine alla carriera politica di Roy Moore, politico di estrema destra accusato di molestie nei confronti di alcune minorenni.

Negli Stati Uniti e nel mondo centinaia di migliaia di attivisti ricorderanno l‘anniversario della Marcia delle Donne del gennaio 2017 la più grande manifestazione di dissenso nei confronti del nuovo presidente alla quale parteciparono più di due milioni di donne nel mondo. Quest’anno si marcia non più nelle grandi città, ma dovunque, solo negli Stati Uniti 250 manifestazioni sono state organizzate – segno irrefutabile della crescita delle adesioni al movimento e della delocalizzazione della protesta.

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Le donne statunitense stanno entrando in politica in numeri mai visti prima. Lo racconta un bell’articolo nell’ultimo numero della rivista Time: “È in corso un aumento senza precedenti di donne che si candidano a ricoprire incarichi di vario tipo, dal senato statunitense ai parlamenti locali fino ai consigli scolastici. Nella maggior parte dei casi fanno parte del Partito democratico e si candidano a qualcosa per la prima volta in vita loro”. Alcune statistiche includono: 79 donne stanno cercando di candidarsi per governatore nel 2018, 41 donne corrono contro i democratici nella Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, quasi il 350%, 29 donne hanno vinto seggi in Virginia’s House of Delegates nel 2017 – un record, secondo il Center for Public Integrity.

In realtà, almeno negli Stati Uniti, la Marcia delle donne sta contribuendo a cambiare il modo in cui la gente comune parla di attivismo politico e si relaziona alla politica. Fino a poco tempo fa, non si parlava di politica o dei politici, poiché si aveva la netta sensazione che non servisse a nulla. La Marcia delle donne ha scosso il paese da questo torpore ed è riuscita a sviluppare la consapevolezza che far sentire la propria voce fa la differenza. Al momento, il movimento ha gli occhi puntati sulle elezioni di medio termine, in cui i democratici sperano di riconquistare la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti.

la-marcia-delle-donne-in-politicaLa Marcia delle donne è un fenomeno moderno, ce lo dimostra la sua struttura, non rigida ma organica, profondamente diversa dai movimenti del passato. E’ anche un fenomeno che tende ad inglobare al suo interno chiunque voglia condividere non necessariamente tutte ma solo alcune battaglie. Il nemico non è l’altro sesso, al contrario, il nemico è il sistema che costantemente discrimina contro le minoranze, i deboli, i poveri, gli immigrati e così via. La donna è diventata il simbolo della lotta contro le diseguaglianze perché da sempre discriminata.

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Le donne scalano i Cda delle società quotate: sale la percentuale https://www.business.it/le-donne-scalano-i-cda-delle-societa-quotate-sale-la-percentuale/ Tue, 23 Jan 2018 06:28:45 +0000 https://www.business.it/?p=17224 Ci sono voluti cinque anni, ma alla fine l’obiettivo è stato centrato e superato: il 33,5% delle poltrone dei consigli di amministrazione delle 237 società quotate in Borsa al mercato telematico è occupato da una donna. Complice anche il maxi rinnovo dei board di ben 64 società nel 2017, oggi le quote rosa di un… Leggi tutto »Le donne scalano i Cda delle società quotate: sale la percentuale

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Ci sono voluti cinque anni, ma alla fine l’obiettivo è stato centrato e superato: il 33,5% delle poltrone dei consigli di amministrazione delle 237 società quotate in Borsa al mercato telematico è occupato da una donna. Complice anche il maxi rinnovo dei board di ben 64 società nel 2017, oggi le quote rosa di un terzo fissate dalla legge Golfo-Mosca nei Cda possono dirsi rispettate. Un traguardo che ci colloca tra i Paesi più virtuosi in Europa, insieme a Norvegia, Francia e Svezia. Le quote Italiane ,va detto subito, sono temporanee e graduali, fissate al 20% per la prima elezione successiva al 2012 e al 33% per le due seguenti.Si applicano non solo ai consigli di amministrazione, ma anche ai collegi sindacali. Non solo alle società quotate, ma anche a quelle a controllo pubblico. Infatti sono 751 le donne che a fine 2017 risultavano nei Cda delle società quotate alla Borsa di Milano, su un totale di 2244 componenti.

L’aumento è stato del 9,3% rispetto al 2016. La presenza femminile è in percentuale più alta nei collegi sindacali con 489 donne su 1215 sindaci, l’equivalente del 40,2% . In generale le donne sono più giovani rispetto ai pari grado maschi: 52 anni contro 59 nei Cda, 51 contro 54 nei collegi sindacali.

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“La legge è stata un successo e a trovato ampia applicazione -commenta Marco Nespolo, amministratore delegato di Cerved-. Per avere un risultato profondo nel tessuto economico del Paese e per promuovere una maggiore presenza femminile, c’è molto da lavorare. Le imprese ad esempio, possono utilizzare di più e meglio la tecnologia e lo smart working per favorire percorsi di carriera femminili più rapidi”.

Nel settore pubblico le quote rosa si applicano dal 2013 nelle società controllate dalla Pa. Anche in questo ambito l’effetto positivo c’è stato, con un aumento di 660 donne nei ruoli di rilievo di consigli di amministrazione (26,2%) e collegi sindacali (18,2%). Ma anche qui non mancano i margini di miglioramento, sopratutto nelle Regioni del Sud, in cui le donne al vertice occupano meno di un quinto delle cariche. Maglia nera è la Basilicata (9,7%) distante anni luce dal virtuoso Friuli Venezia Giulia (31,1%).

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“Avere più donne ai vertici significa traghettare il Paese verso un orizzonte di crescita, benessere e modernità” , commenta Lella Golfo, presidente della Fondazione Bellisario. Le quota rosa, pur in miglioramento, sono comunque a livelli più bassi, al 17,4% (rispetto al 13,8% del 2011). Si tratta di 9mila donne su 53mila amministratori di società non finanziarie italiane, che negli ultimi dieci anni, hanno realizzato un fatturato superiore a 10 milioni di euro ( circa 14mila). Un effetto traino più evidente si registra tra le società che fatturano oltre 200 milioni di euro: quelle in regola con le quote rosa risultano infatti raddoppiate dal 2012 al 2017, passando dal 12% al 21,5% del totale.

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L'account Twitter di Trump rischia il ban: ecco la risposta di Twitter in un post https://www.business.it/account-twitter-di-trump-rischia-il-ban-la-risposta-di-twitter-in-un-post/ Fri, 19 Jan 2018 06:30:55 +0000 http://www.business.it/?p=16846 L'account Twitter di Trump e i suoi "cinguettii minacciosi" hanno infuocato l'opinione pubblica americana che ha chiesto al social network di bannare in modo definitivo il profilo del tycoon

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L’account Twitter di Trump è sotto accusa per via dei suoi contenuti, giudicati da molti offensivi, bizzarri, paranoici, e poco in linea con lo stile comunicativo che una figura istituzionale come il Presidente degli Stati Uniti d’America dovrebbe avere. L’opinione pubblica ha fatto sentire la sua voce muovendo istanze a Twitter per invocare la chiusura del profilo del magnate americano.

Trump e Twitter

The Donald ha sempre saputo come far parlare di sé. Fin dagli albori della campagna elettorale la sua figura è sempre stata sulla cresta dell’onda con le sue “gesta” riprese dalle testate giornalistiche di tutto il mondo. Twitter ha rappresentato una costante nello stile comunicativo “Trumpiano”. Questo strumento gli ha reso possibile scavalcare i tradizionali canali di informazione per esprimere, quello che alcuni hanno definito, un ego sconfinato e antistituzionale quasi senza alcuna mediazione.
Sull’account Twitter di Trump sono ormai “celebri” i numerosi tweet compulsivi fatti di sproloqui, minacce ed errori grossolani, tanto da essere diventati in parte il suo marchio di fabbrica. Per esempio, basti ricordare le sue invettive contro l’attrice hollywoodiana Meryl Streep, o il provvedimento per escludere i transgender dall’ esercito e ancora i numerosi attacchi alla stampa accusata di diffondere fake news sul suo conto. Un altro tratto tipico e distintivo di Trump sono gli insulti infantili, come “Sloppy Steve Bannon”, “Crooked Hillary” e l’ultimo riservato al dittatore nordcoreano Kim Jong-un, definito come “Rocket Man” (uomo razzo).
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trump-twitter-2Le proteste e la risposta di Twitter

Di fronte all’account Twitter di Trump l’opinione pubblica ha cominciato ad indignarsi chiedendo a gran voce che il colosso dei social prendesse dei provvedimenti. Le proteste si sono intensificate dopo che Trump ha pubblicato dei post riguardanti la Corea del Nord che in molti hanno reputato essere equivalenti a vere e proprie minacce internazionali. Il silenzio iniziale di Twitter lo ha trascinato nel vortice delle proteste, accusato da più parti di applicare i propri termini di servizio in modo non egualitario tra i suoi utenti.
Ma il 5 gennaio la risposta dell’azienda è finalmente arrivata attraverso un post, pubblicato sul blog ufficiale del social network, intitolato “World Leaders on Twitter”. In apertura il post fa presente che Twitter ha una “mission”, ovvero quella di permettere la comunicazione e il dibattito pubblico tra i suoi utenti a livello mondiale. Dal momento che i leader politici hanno una vasta ed estesa influenza sulle masse, bloccare i loro account equivarrebbe a celare delle informazioni importanti che tutta la collettività dovrebbe avere modo di conoscere.

tweet-di-trumpL’intervento di Bruce Daisley

Il post di Twitter, anche se ha chiarito alcuni aspetti della questione, per alcuni versi si è rivelato un po’ troppo retorico e ufficioso, affrontando la vicenda indirettamente. Il testo, infatti, non si è mai riferito in modo diretto al presidente Trump, ma ha parlato più in generale del ruolo dei “leader mondiali”. Ad integrare il comunicato di Twitter ci ha pensato Bruce Daisley, il vicepresidente di Twitter per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa, che qualche giorno dopo ha partecipato ad un intervento radiofonico con BBC Radio 5 dal vivo.
Daisley, sollecitato dalla conduttrice Emma Barnett, ha definito l’espulsione dalla piattaforma come “l’estrema ratio” possibile solamente in caso di gravi violazioni. Il Manager ha poi dichiarato che ci sono forme di infrazione su cui Twitter è particolarmente accorta e non transige, come il caso in cui un profilo pubblichi informazioni private di altre persone senza consenso.
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Uso dei social: monito di Obama a non farne un utilizzo distorto https://www.business.it/uso-dei-social-monito-di-obama-a-non-farne-un-utilizzo-distorto/ Mon, 08 Jan 2018 06:30:38 +0000 http://www.business.it/?p=16334 Uso dei social: in una suggestiva intervista all'ex Presidente degli Stati Uniti di America condotta dal principe Harry, Obama avverte sul pericolo che ne potrebbe derivare

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Attenti ai social: il monito di Barack Obama

L’uso dei social è ormai diffusissimo a livello globale, a parte alcuni paesi che vietano ai propri residenti di connettersi. Che si tratti di facebook, twitter, instagram sono un potente mezzo con cui comunicare e spesso anche distorcere la realtà. Ogni giorno arrivano moniti ad un uso dei social consapevole, vengono proposte leggi contro le fake news, ma purtroppo se anche a lanciare l’allarme sono forze dell’ordine, come la Polizia di Stato, o altre autorità, spesso restano inascoltati.
L’ultimo, in ordine di tempo, ad aver lanciato l’allarme è l’ex presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama, ora sostituito da Donald Trump. La cornice insolita di tali dichiarazioni è un’intervista condotta dal principe Harry, quinto nella successione al trono d’Inghilterra e tra poco sposo.

L’incontro tra Barack Obama e il principe Harry

L’intervista a tutto tondo a Obama è stata realizzata a Toronto in occasione della celebrazione degli Invictus Games, cioè di particolari giochi sportivi che hanno come protagonisti i veterani di guerra feriti. L’evento è sponsorizzato dal principe Harry che, come risaputo, ha partecipato anche a diverse missioni. L’incontrro è avvenuto nel mese di settembre ma solo ora ne sono stati resi noti i contenuti.
Il particolare dialogo tra i due è stato mandato in onda dalla BBC nel programma Today. Questo nella versione natalizia mette in onda dialoghi avvenuti tra personaggi di spicco e Obama ed Harry sono sicuramente una coppia di primo ordine. Nell’intervista i due sono apparsi in armonia.
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uso-dei-social-obama-2Il contenuto dell’intervista

Ritornando agli importanti contenuti di questo insolito dialogo, Barack Obama avverte della pericolosità dell’uso dei social in quanto hanno la capacità di manomettere la corretta interpretazione della realtà che li circonda. Ciò avviene soprattutto sulle faccende che hanno una particolare complessità e quindi rendono più facile manipolare il pensiero delle persone diffondendo notizie false.
Ora tutti potrebbero pensare che Obama abbia fatto riferimento esplicito a Trump che lo ha sostituito nella guida agli Stati Uniti d’America battendo la signora Clinton, sua avversaria nell’ultima competizione per la presidenza. In realtà l’ex presidente si astiene dal nominare il tycoon.
Obama sottolinea come internet possa essere abilmente utilizzato per generare pregiudizi nell’opinione pubblica. È bene però sottolineare che non demonizza la rete, ma il suo cattivo uso, infatti proprio lui sottolinea che potrebbe essere un ottimo mezzo per consentire la molteplicità di voci e quindi per garantire pluralismo. Questa molteplicità di voci dovrebbe poi essere ridotta in sintesi trovando punti comuni.

Cosa si sono detti Obama ed Harry?

Durante la particolare intervista Obama non parla solo del pericolo derivante dall’uso dei social distorto, ma anche del lavoro che non ha portato a compimento alla Casa Bianca. È apparso preoccupato per come gli USA stanno conducendo la loro politica, anche se non ha sottolineato se si riferiva a quella interna, con lo smantellamento dell’Obama Care, che assicurava un ampliamento dell’accesso alle cure, o alla politica estera caratterizzata da nuovi venti di guerra.
Al termine dell’intervista non è mancata qualche nota leggera, come la dichiarazione del principe Harry che ha sottolineato come quella fosse stata la sua prima intervista e che la stessa era stata abbastanza divertente.
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Novità sulle pensioni: ecco cosa cambia nel 2018 https://www.business.it/novita-sulle-pensioni-ecco-cosa-cambia-nel-2018/ Sun, 07 Jan 2018 06:30:01 +0000 http://www.business.it/?p=16330 Le novità sulle pensioni contenute nella legge di stabilità recentemente approvata ha portato a cambiamenti sul cumulo contributivo, l'età pensionistica e tanto altro

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Tutte le novità sulle pensioni per il 2018

Le principali novità sulle pensioni per il 2018 riguardano l’aumento dell’età pensionabile, una piccola crescita dell’importo mensile, la restituzione dello 0.1% ricevuto in più sull’inflazione del 2014 e le date di accredito delle pensioni. Nel nuovo anno si passa ad un eguagliamento dell’età minima per richiedere la pensione, tra uomini e donne, novità che porta ad allungamenti lavorativi per le lavoratrici sia del settore pubblico che di quello privato, a livello imprenditoriale o in qualità di dipendenti aziendali. Nello specifico nel 2018 per richiedere le pensioni si deve aver maturato un’anzianità contributiva minima ventennale ed avere un’età non inferiore a 66 anni e sette mesi. Le più svantaggiate sono le donne lavoratrici, del settore privato, nate nel 1953 che non possono inoltrare richiesta di pensione prima del 2020. Inoltre l’aumento dell’età minima a 66 anni e sette mesi è destinato a continuare a salire portando il requisito a 67 anni con l’inizio del 2019. Dal 2018 entra in vigore anche il cumulo contributivo per i professionisti che permette di riunire i contributi corrisposti nel corso degli anni a diversi enti previdenziali.
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Le ultime novità sulle pensioni riportano un aumento dell’importo mensile

Dal nuovo anno le pensioni corrisposte sono di importo leggermente superiore rispetto al 2017 grazie al ritorno in positivo dell’inflazione. A beneficiare dell’ adeguamento pensionistico per intero saranno le pensioni minime e quelle fino a tre volte il minimo, diminuendo sui trattamenti pensionistici superiori a questa soglia. Nel dettaglio gli assegni sociali aumentano di circa 5 euro al mese, le pensioni minime di circa 6 euro e quelle più alte registrano un aumento di circa 15 euro mensili.
Gli aumenti vengono applicati a tutte le mensilità, tredicesima inclusa, portando un incremento totale tra i 72 euro e i 260 euro nell’intero anno.
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novita-sulle-pensioni-3Le novità sulle pensioni portano anche cattive notizie

Dopo vari rinvii sul recupero dell’importo riguardante l’aumento pensionistico legato all’inflazione del 2014 nella legge di bilancio sono state definite le modalità con cui i pensionati devono restituire l’importo dello 0.1% ricevuto in più nel 2015 nel nuovo anno. In pratica il recupero dell’importo si riferisce ad un adeguamento stimato dello 0.3% che in realtà è stato registrato ad un + 0.2%. Anche se si tratta di importi minimi la somma ricevuta in eccedenza deve essere rimborsata in un’unica rata, nel mese di gennaio, per gli importi inferiori a 6 euro, mentre viene suddivisa in due rateazioni per quelli superiori.
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Nuove date per i pagamenti delle pensioni nel 2018

Dal mese di gennaio del nuovo anno i pensionati possono beneficiare dell’accredito della pensione dal primo giorno bancabile di ogni mese o in quello successivo in caso di festività. Nello specifico dal mese di gennaio 2018 le pensioni vengono erogate mercoledì tre gennaio, giovedì primo febbraio, giovedì primo marzo, martedì tre aprile, mercoledì due maggio, venerdì primo giugno, lunedì due luglio, mercoledì primo agosto, sabato primo settembre, lunedì primo ottobre, venerdì due novembre e sabato primo dicembre. Le date di accredito sono le stesse sia per i correntisti di poste italiane che per quelli di istituti di credito bancari, ad eccezione dei mesi di settembre e di dicembre in cui per tutti i rapporti con altri istituti creditizi la pensione sarà accreditata il giorno tre.
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Tanti bonus e agevolazioni con la nuova legge di bilancio 2018 https://www.business.it/tanti-bonus-e-agevolazioni-con-la-nuova-legge-di-bilancio-2018/ Wed, 03 Jan 2018 06:30:40 +0000 http://www.business.it/?p=16253 Aiuti alle famiglie e alle imprese con i bonus e le agevolazioni approvate dal governo Gentiloni per il 2018, dalla conferma del bonus bebè all'aumento delle detrazioni per i figli a carico

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Bonus e agevolazioni previsti per il 2018

Poco prima della chiusura dell’anno è stata approvata la legge di bilancio 2018 contenente importanti misure di aiuto con bonus e agevolazioni rivolte a famiglie e imprese. Tra i bonus confermati e le nuove agevolazioni ci sono il bonus bebè, il bonus mamme domani, il reddito d’inclusione, le detrazioni per i figli a carico, le agevolazioni per nuove assunzioni e i bonus per la casa.

Bonus e agevolazioni: il reddito d’inclusione per le famiglie in difficoltà

Il reddito d’inclusione è una delle misure più importanti contenute nella legge di bilancio 2018, fondamentale per sostenere la fascia della popolazione più debole e favorire un reinserimento nel mondo del lavoro con progetti d’inclusione sociali e lavorativi. La carta REI consente ai beneficiari di ottenere un assegno mensile variabile da un minimo di 187 euro a un massimo di 485 euro mensili, in base al numero di componenti del nucleo familiare. La domanda per il reddito d’inclusione può essere presentata dal primo dicembre 2017 da tutti i cittadini con un reddito complessivo inferiore a 6 mila euro e la presenza di un minore, un disabile, una donna in stato di gravidanza o un disoccupato, con età superiore a 55 anni, in famiglia.
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bonus-e-agevolazioni-fiscali-3Tra le agevolazioni per la famiglia confermati il bonus bebè e il bonus mamme domani

Nella nuova legge di bilancio trova spazio anche la discussa conferma del bonus bebè pari ad 80 euro al mese per tutte le famiglie con reddito isee inferiore a 25 mila euro annui e a 160 euro per i nuclei familiari con reddito inferiore a 7 mila euro annui. A differenza degli anni precedenti per i nuovi nati il bonus non verrà più corrisposto per i primi 36 mesi ma solo per un anno. Inoltre per tutte le mamme in dolce attesa che hanno raggiunto l’ottavo mese di gestazione dal primo gennaio 2018 è possibile richiedere il bonus mamme domani, 800 euro erogati in un’unica soluzione per aiutare a sostenere le spese durante la gravidanza.

Aumento delle detrazioni per i figli a carico

L’approvazione della nuova legge di bilancio ha portato ad aumenti nelle detrazioni per i figli a carico, una misura nata per favorire la ripresa ed aiutare principalmente le famiglie a basso reddito. In particolare dal 2019 tutti i giovani con un’età inferiore a 24 anni e un reddito non superiore a 4 mila euro annui possono essere considerati a carico delle famiglie, mentre per ogni figlio con età superiore a 25 anni il limite massimo di reddito non deve essere superiore a 2 mila ottocento quaranta/51 euro.

Bonus e agevolazioni per assunzioni under 35

Nel 2018 tutti gli imprenditori che assumono giovani disoccupati possono beneficiare di un bonus under 35 pari al 50%. Nello specifico le aziende che nel nuovo anno assumono a tempo indeterminato giovani fino ai 35 anni di età hanno diritto ad una riduzione del 50% sui contributi inps per i primi tre anni ed un importo massimo annuale pari a 3 mila duecento cinquanta euro, misura che nel 2019 interesserà solo gli under 30. Inoltre per il nuovo anno sono previsti anche bonus assunzioni per il sud con sgravi contributivi per un anno, totali per contratti a tempo indeterminato e parziali per quelli a tempo determinato, destinati a tutte le imprese con sede nelle regioni in cui è presente una maggiore percentuale di disoccupazione come la Campania, la Calabria, la Puglia, la Basilicata e la Sicilia, e in quelle di transizione come l’Abruzzo, il Molise e la Sardegna.
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Contratto degli statali: dopo 10 anni arriva la proposta di rinnovo, che contiene alcune novità. https://www.business.it/contratto-degli-statali-dopo-10-anni-arriva-la-proposta-di-rinnovo-che-contiene-alcune-novita/ Mon, 01 Jan 2018 06:30:24 +0000 http://www.business.it/?p=16214 Contratto degli statali: prime riunioni tra l'Aran ed i sindacati per discutere della bozza di rinnovo. Tra le novità una pausa pranzo ridotta e buoni pasto del valore di 7 euro

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Contratto degli statali al rush finale

Il rinnovo del contratto degli statali sembra essere ormai in prossimità della linea di arrivo. Il confronto che è iniziato da qualche giorno tra l’Aran, l’agenzia che rappresenta l’esecutivo e le varie sigle sindacali sta andando avanti ad oltranza e l’accordo potrebbe arrivare proprio prima di Natale come tutti auspicavano.
Molti i temi che erano in ballo nel corso delle trattative: si andava dal tetto per gli straordinari alla durata della pausa pranzo, attualmente di 30 minuti e che si vorrebbe ridurre fino a 10 minuti. Dal punto di vista degli aumenti, si parla di una cifra media di 85 euro mensili, mentre il valore del buono pasto sarà di 7 euro.
Il nuovo contratto arriva dopo 10 anni dall’ultimo rinnovo, è valido per il triennio 2016 – 2018 ed interessa una platea di 250mila dipendenti, suddivisi tra ministeriali, parastatali ed agenzie fiscali. Oltre all’aumento in busta paga, alla firma del contratto dovrebbe scattare l’una tantum che compensa i mancati adeguamenti arretrati, che dovrebbe andare in pagamento nel prossimo marzo.
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Nella contrattazione emerse posizioni diverse

La stretta finale è vicina, ma ci sono anche posizioni diverse su alcuni punti in discussione. Quello che riveste maggiore importanza è relativo alle “politiche sull’orario di lavoro”; la bozza presentata ai sindacati prevede che siano risolte in un confronto tra l’amministrazione ed i sindacati, mentre da parte dei rappresentanti dei lavoratori si vorrebbe inserirla nell’ambito della contrattazione integrativa.
Nel corso delle trattative, che si tengono in Via del Corso, nella sede dell’Aran, c’è stata anche la presenza di Marianna Madia, ministra della P.a, che ha voluto salutare le parti ed esprimere apprezzamento per lo sforzo ed augurare a tutti un proficuo lavoro.
La conclusione del contratto degli statali, per i 250mila statali in “senso stretto”, consentirebbe anche di dare il via a quella dei 3 milioni di dipendenti della P.a, tra i quali i dipendenti della scuola, i corpi di polizia e vigili del fuoco, della sanità, degli enti locali e delle forze armate.
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Novità anche per quanto riguarda la disciplina

Nel nuovo contratto degli statali saranno incluse anche alcune novità per quanto riguarda le norme della disciplina. Ci sarà una stretta sicura contro le “assenze strategiche”, andando a colpire anche l’ufficio del quale fa parte il dipendente assenteista.
Una stretta arriva anche per le molestie sessuali che saranno punite con la sospensione dal servizio e dallo stipendio, con la possibilità di comminare anche il licenziamento qualora il dipendente sia recidivo. Questo tipo di pena sarà applicata anche nei casi di corruzione, con il ricevimento di regali con un valore che supera i 150 euro.
Estesa anche al settore pubblico la norma che prevede una durata massima di 4 anni per il contratto “a tempo determinato”. In effetti si parla di un periodo di 3 anni, più il possibile prolungamento per un ulteriore anno, ma solo in casi eccezionali. A questo si aggiunge una maggiore “flessibilità” per quanto riguarda l’orario di lavoro.
Una modifica interessante riguarda la possibilità di optare per il part-time, che sarà potenziata. Nello stesso tempo i dipendenti statali potranno suddividere in ore, con un massimo di 3 giorni in totale, i permessi per motivi familiari, che adesso sono usufruiti “a giornata”.
Il nuovo testo del contratto degli statali garantisce anche la possibilità di richiedere permessi e congedi anche per le unioni civili, equiparate a quelle delle nozze. Sarà imposta una stretta contro gli abusi relativi ai permessi concessi in applicazione della legge 104, con una programmazione mensile, mentre i permessi per urgenze saranno concessi solo in casi eccezionali.
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Virus Wannacry: gli Stati Uniti accusano esplicitamente la Corea del Nord per l'attacco https://www.business.it/virus-wannacry-gli-stati-uniti-accusano-esplicitamente-la-corea-del-nord-per-lattacco/ Sat, 30 Dec 2017 06:30:37 +0000 http://www.business.it/?p=16216 Virus Wannacry, secondo il Wall Street Journal il governo statunitense accusa la Corea del Nord di aver diretto l'attacco informatico e ne avrebbe raccolto le prove

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Sembra proprio destinata a non calare la tensione tra Stati Uniti e Corea del Nord, ormai da mesi attestata su livelli estremamente elevati. Dopo l’effettuazione dei test nucleari che hanno permesso al Paese orientale di entrare nel club dell’atomica, ora ad avvelenare i rapporti tra i due governi sono le accuse rivolte da quello di Washington alla Corea del Nord in merito al virus Wannacry (di cui abbiamo parlato qui), l’attacco informatico che ha messo fuori uso un gran numero di computer in ogni parte del mondo, nello scorso maggio. L’incursione degli hacker ha in particolare procurato danni per miliardi di dollari e ha visto come obiettivi anche banche e ospedali.

Le accuse del governo statunitense

Ad accusare esplicitamente Pyongyang è stato Tom Bossert, il nuovo Consigliere per la Sicurezza Nazionale, affermando come il suo governo detenga le prove di quanto successo.
In particolare, responsabile diretto dell’attacco portato tramite il virus Wannacry sarebbe Lazarus, un gruppo di pirati informatici le cui prime attività risalgono al 2009, la cui maggiore impresa è considerata il furto di oltre 80 milioni di dollari ai danni della Banca Centrale del Bangladesh, risalente allo scorso anno.
Lazarus deve la sua notorietà anche all’attacco scatenato contro la Sony nel 2014, quando la compagnia avrebbe dovuto far uscire un film in cui si attaccava in maniera molto diretta e pesante Kim Jong-un, il dittatore nord-coreano. A seguito di quell’attacco la Sony decise di tornare sui suoi passi.
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wannacry-virusUna tensione destinata a permanere

Se nel 2014 Barack Obama aveva accusato Pyongyang minacciando ritorsioni poi non avvenute, stavolta Donald Trump potrebbe decidere in maniera diversa ed elevare notevolmente il livello della polemica con il Paese asiatico, con il quale la tensione permane ormai da mesi.
L’attuale inquilino della Casa Bianca, infatti, si trova in una posizione molto delicata dopo le accuse mosse a Michael Flynn di aver mentito a proposito dei rapporti intrattenuti con la Russia. A detta di molti osservatori, il suo ex Consigliere potrebbe aver stretto un accordo con gli investigatori il quale potrebbe infine portare ai piani alti dell’amministrazione.
Proprio per questo motivo sono in molti a prevedere come la tensione con la Corea del Nord sia destinata a permanere ancora per molto tempo, in modo da distrarre l’opinione pubblica e impedirle di concentrarsi su vicende che potrebbero procurare non pochi imbarazzi allo stesso Trump. Dal canto suo Kim Jong-un non sembra assolutamente intenzionato a piegare il capo e questo atteggiamento non può che alimentare lo stato di evidente crisi nelle relazioni tra i due Paesi.
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Il parere di Symantec

Va però sottolineato come in precedenza anche Symantec si fosse interessata del virus Wannacry, arrivando però a conclusioni abbastanza diverse da quelle cui è immediatamente saltato Bossert. Secondo la compagnia, infatti, l’attacco informatico non avrebbe le caratteristiche di un attacco portato avanti su input di un governo, assomigliando invece ad uno dei tanti blitz online eseguiti da semplici hackers nel corso degli ultimi anni.
Proprio le conclusioni di Symantec fanno capire, in fondo, come le accuse di Washington, del resto liquidate in maniera sprezzante dalla Corea del Nord, facciano parte di una sorta di recita ad uso e consumo dell’opinione pubblica statunitense, tesa a distoglierne l’attenzione da questioni più pericolose per l’amministrazione.
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La Brexit c'è ma non si vede: 18 mesi e nessun provvedimento per l'uscita dall'UE https://www.business.it/la-brexit-ce-ma-non-si-vede-18-mesi-e-nessun-provvedimento-per-luscita-dallue/ Mon, 25 Dec 2017 06:30:09 +0000 http://www.business.it/?p=16023 Brexit: doveva essere un addio, invece quello del Regno Unito non è stato nemmeno un arrivederci. E il Governo inglese è costretto ad ammettere la débâcle.

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Promesse e minacce non mantenute

”Brexit means Brexit”, tuonava Theresa May in corsa per la carica di Primo Ministro inglese, ma ad oggi, dell’exit non si vede nemmeno l’ombra. I suoi elettori ci hanno creduto, la UE l’ha temuto e alla fine il risultato referendario ha consacrato la volontà dei conservatori inglesi, ma il governo d’oltremanica non si è rivelato all’altezza di una manovra di simile portata.
Ed è proprio l’errata valutazione in merito alla portata della Brexit la causa dell’ingiustificabile ritardo della sua messa in atto. Londra continua ad accogliere stranieri e a far promesse “da marinaio” agli unionisti nordirlandesi, mantiene inalterate le relazioni commerciali con Bruxelles e versa soldi (euro, per la precisione) nelle casse della UE.
Dal ”I want my money back” della Thatcher alla promessa di uscire dalla UE senza rimetterci un penny, si è arrivati all’offerta iniziale di 20 miliardi di euro, proposta dalla May per chiudere i rapporti con l’Europa, fino agli oltre 50 miliardi di euro che ora Londra sarebbe disposta a Bruxelles. Una marcia indietro al limite del farsesco. Insomma, la Brexit non è ancora iniziata ma sembra già solo un brutto ricordo.
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Un Governo nel pallone

La Brexit ha anche un suo ministro, David Davis, che poco tempo fa ha ammesso la superficialità con la quale il Governo inglese ha valutato l’impatto dell’uscita dalla UE. Davis ha candidamente rivelato come non sia stata fatta una valutazione d’impatto generale ma solamente un’analisi settoriale che, alla fin fine, si è rivelata decisamente poco utile.
Peccato però che proprio Davis, prima di quest’ammissione di colpa, si fosse profuso in sincere rassicurazioni sul work in progress della Brexit, e questo potrebbe causargli ulteriori guai. Infatti, Chuka Umunna, parlamentare laburista, ha chiesto di aprire una procedura per oltraggio, in quanto Davis viene ritenuto colpevole di aver mentito in Parlamento.
Nel frattempo, il Ministro delle Finanze inglese, Philipp Hammond, rivela che il Governo non ha ancora un’idea precisa sul da farsi nel post-Brexit, mentre i due esponenti del Partito Conservatore Michael Gove e Boris Johnson, i leader della campagna per il ”Leave”, sembrano sul punto di scalzare definitivamente Theresa May.
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brexitUscita dal mercato unico: nulla di fatto

La Brexit va a smuovere equilibri delicatissimi come quello tra indipendentisti e unionisti nordirlandesi. Se Theresa May è il Primo Ministro inglese il merito va al sostegno, ricevuto in extremis, del Dup, il partito unionista democratico dell’Irlanda del Nord, favorevole all’uscita dalla UE a patto di avere lo stesso regime di scambi adottato dal Regno Unito.
Invece, noncurante di questo, la May ha ceduto all’ennesima richiesta di Bruxelles, firmando un negoziato secondo il quale Belfast resterebbe all’interno del mercato unico. Tutto questo si traduce essenzialmente in una serie di controlli alla dogana su tutti gli scambi futuri tra Belfast e Liverpool, con rallentamenti, dazi e altre restrizioni che rischierebbero di strozzare l’economia nordirlandese.
Come se non bastasse, a seguito della firma di questo negoziato, anche Londra, la Scozia e il Galles hanno espresso la volontà di avere lo stesso trattamento riservato all’Irlanda del Nord, restando quindi all’interno del mercato unico. Di conseguenza, la tanto decantata Brexit interesserebbe solo il resto dell’Inghilterra, con un impatto economico tutt’ora non quantificato nonché difficilmente quantificabile.
Leggi anche: Le conseguenze della Brexit dopo un anno dal referendum che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dalla Unione Europea
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Tesori dell'Africa: Macron promette la restituzione ai Paesi straziati dal colonialismo https://www.business.it/tesori-dellafrica-macron-ne-promette-la-restituzione-ai-paesi-cui-sono-stati-sottratti-durante-il-colonialismo/ Mon, 25 Dec 2017 06:30:04 +0000 http://www.business.it/?p=16014 Tesori dell'Africa: Macron vuole scacciare anche le ultime ombre del colonialismo francese e promette di restituire ai Paesi africani il patrimonio artistico che è stato loro sottratto

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La promessa di Macron

Restituire i tesori dell’Africa ai loro legittimi proprietari nel corso dei prossimi cinque anni: è stato questo uno dei punti salienti di un discorso che Emmanuel Macron ha tenuto di recente a Ouagadougou (Burkina Faso), una delle tappe del suo lungo viaggio nel Continente Nero.
Il Presidente della Repubblica francese, infatti, ha annunciato che una delle priorità del suo mandato sarà quella di far sì che una parte dell’immenso patrimonio artistico sottratto nel corso dei secoli a diversi Paesi africani non venga più custodito in musei e collezioni private transalpine, andando di fatto contro quella che era stata la politica adottata dai precedenti inquilini dell’Eliseo.
Il riferimento agli inestimabili tesori dell’Africa e alla speranza di una futura rinascita di un continente così martoriato da guerre e povertà negli ultimi decenni sono stati i due cardini principali del discorso (da alcuni osservatori definito “memorabile”) che Emmanuel Macron ha pronunciato di fronte a una vasta platea presente presso l’Università di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso.

tesori-dell-africa-macronL’appello del Presidente del Benin

La restituzione dei tesori dell’Africa era stata chiesta ufficialmente, per la prima volta, nel 2016, quando Patrice Talon, appena eletto Presidente del Benin, si era rivolto al mondo occidentale spiegando che l’eredità artistica sottratta al Continente Nero durante le varie fasi del colonialismo di fine Ottocento servirà in futuro a far conoscere alle popolazioni locali il valore della storia e della loro cultura, oltre a dare un forte impulso al settore turistico.
E il discorso di Emmanuel Macron è stato visto da molti come una risposta diretta all’appello di Talon che aveva spiegato come fossero quasi 6000 gli artefatti del suo Paese che si trovavano ancora conservati in Francia: addirittura, secondo Irénée Zevounou, ambasciatrice del Benin presso l’Unesco, il 99% delle opere d’arte africane si trovano in Europa o in America.
Confermando questo dato, Macron ha promesso che, in discontinuità con gli altri Presidenti della Repubblica, gli oggetti d’arte che fanno bella mostra di sé nei musei dell’Esagono verranno restituiti ai vari Paesi africani, spesso depauperati di questo patrimonio che è parte fondante della loro cultura. Inoltre, il Presidente francese ha anche affermato come l’Africa, come qualunque civiltà, non possa progredire se privata della sua stessa memoria.

tesori-dell-africa-macron-vuole-restituirliContro le istituzioni francesi

Insomma, attorno ai tesori dell’Africa potrebbe giocarsi nei prossimi anni una fetta importante della rivoluzione che Emmanuel Macron aveva annunciato sin dall’avvio della sua campagna elettorale. Il neo-presidente francese è stato infatti protagonista di un viaggio diplomatico che, proseguito tra Costa d’Avorio e Ghana, aveva come scopo quello di aprire “una nuova pagina nelle relazioni franco-africane” e porre idealmente fine alla politica post-coloniale perpetrata in passato.
E la sua promessa di restituire ai legittimi proprietari il maltolto potrebbe finalmente porre fine agli ultimi retaggi di quella politica colonialista che a lungo ha visto la Francia in prima fila. Il Presidente ha così deciso di andare apertamente contro varie istituzioni transalpine che fino ad ora avevano negato la restituzione delle opere adducendo il “principio dell’inalienabilità del patrimonio pubblico”.
Anticipando le obiezioni di coloro che temono per la sicurezza degli artefatti una volta riconsegnati all’Africa, Macron ha anche spiegato che verranno intraprese azioni di partenariato per garantirne la conservazione, formando operatori culturali capaci di gestire questa importante eredità.
Leggi anche: Curiosità sull’Africa che non vengono (quasi) mai dette

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Pena di morte: Trump la ritiene necessaria per punire chiunque commetta atti terroristici https://www.business.it/pena-di-morte-trump-la-ritiene-necessaria-per-punire-chiunque-commetta-atti-terroristici/ Thu, 21 Dec 2017 06:30:55 +0000 http://www.business.it/?p=15998 Pena di morte: il Presidente Donald Trump scatena l'ennesimo putiferio, dichiarandosi del tutto favorevole alla condanna a morte di chi compie azioni terroristiche sul suolo americano

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Trump richiede la pena di morte per i terroristi

Pena di morte per coloro che si rendono responsabili di atti di terrorismo contro gli Stati Uniti d’America: questa è la risposta di Donald Trump all’attentato compiuto da un cittadino bengalese nel sottopassaggio della metropolitana di New York e che, tuttavia, non ha causato vittime.
Il Presidente americano, rinunciando per una volta alle esternazioni tramite il suo account su Twitter, ha consegnato a una nota ufficiale le riflessioni dopo l’ennesimo attacco da parte di un ”lupo solitario” non affiliato all’ISIS, ma comunque ispirato dalla retorica jihadista del sedicente Califfato Islamico: e, nel giro di poche ore, le sue parole hanno acceso un nuovo dibattito nell’opinione pubblica.
A rinfocolare tale dibattito sono state le prime dichiarazioni di Akayed Ullah a seguito dell’arresto: il ragazzo, rimasto ferito dalla deflagrazione del suo stesso ordigno, ha spiegato di avere agito per vendetta contro chi ha bombardato il Bangladesh, pur non riferendosi a nessun episodio conclamato.

Le precedenti dichiarazioni di Trump

È la pena di morte la soluzione ai ”malvagi atti di terrore” che, sempre con più frequenza, vengono perpetrati ai danni della democrazia americana: è questo, in estrema sintesi, il fulcro del comunicato che l’entourage di Donald Trump ha emanato a sole poche ore di distanza dall’attentato compiuto dal 27enne bengalese Akayed Ullah in uno dei sottopassaggi della metropolitana della Grande Mela che collegano le stazioni di Times Square e Port Authority.
Il riferimento di ”The Donald” alla pena di morte ha sollevato un piccolo caso politico, subito dopo che la suddetta nota era stata diramata ai principali media. Il Presidente degli Stati Uniti aveva spiegato che la soluzione andava applicata in quelli che lui ha chiamato i casi appropriati” e, di fatto, riprendendo quanto aveva detto in due precedenti occasioni, ovvero nel dicembre 2015 (quando era ancora lontana la sua elezione alla Casa Bianca) e poi ancora lo scorso novembre.
Nella prima circostanza, l’allora candidato repubblicano aveva avanzato la proposta di condannare a morte chiunque, terrorista o semplice delinquente, uccidesse un poliziotto mentre nella seconda si era rivolto espressamente a Sayfullo Saipov, l’attentatore di origine uzbeka che, con un furgone, aveva travolto e ucciso otto passanti su una pista ciclabile a New York.
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trump-pena-di-morte-2L’opinione pubblica americana si divide

Il dibattito sulla pena di morte, riaccesosi in questi giorni sui media e social network, divide l’opinione pubblica tra sostenitori della proposta di Trump e coloro che, invece, ne criticano la spregiudicatezza. Il 71enne magnate originario proprio di New York ha infatti spiegato che l’America deve rimanere ben salda contro il terrorismo e gli estremismi di qualsiasi matrice, auspicando che le istituzioni possano fare fronte a questi atti malvagi.
Non solo: a detta dell’inquilino della Casa Bianca, chiunque venga condannato per essere stato coinvolto in azioni terroristiche dovrebbe essere sanzionato con “le sentenze più severe” previste dalla legge, inclusa la pena capitale.
“Una dichiarazione pubblica di una persona così potente come il Presidente influenzerebbe di certo qualsiasi giuria”, aveva sostenuto già in passato Anna Cominsky, avvocato ed esperta di Diritto presso la New York Law School: a suo dire la legge americana, per quanto orribile sia un delitto, non funziona in questo modo e i messaggi come quelli di Trump potrebbero avere, al contrario, un effetto allarmante.
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Età pensionabile per i giovani e aspettativa di vita: ecco il futuro delle nuove generazioni https://www.business.it/eta-pensionabile-per-i-giovani-e-aspettativa-di-vita-ecco-il-futuro-delle-nuove-generazioni/ Sat, 16 Dec 2017 06:29:20 +0000 http://www.business.it/?p=15874 Aumento dell'età pensionabile per i giovani italiani e aspettativa di vita: quali misure attuare, secondo l'OCSE, per garantire un futuro in cui la sostenibilità dei conti pubblici sposi coesione ed equità sociale

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Ocse: l’età pensionabile dei giovani italiani sarà tra le più alte fra i Paesi industrializzati
Insieme alla prospettiva di vita aumenta l’età pensionabile per i giovani che entrano nel mondo del lavoro. È l’altra faccia di una medaglia che vede l’Italia tra i Paesi con la migliore aspettativa di vita. Alla base del calcolo dell’OCSE secondo cui un ventenne entrato nel mondo del lavoro nel 2016 non potrebbe andare in pensione prima di avere compiuto 71,2 anni è il meccanismo di aumento progressivo ed automatico dell’età pensionabile.
Un espediente introdotto dalla cosiddetta “riforma Fornero” per contenere in modo incisivo i costi legati alla spesa previdenziale. La valutazione dell’OCSE considera una carriera priva di interruzioni e per questo è indicativa e suscettibile di variazioni.

Pensioni e sostenibilità dei conti italiani

Non è un mistero che ormai da diversi anni la UE tenga i conti Italiani sotto la lente d’ingrandimento e proprio la spesa previdenziale rappresenta una delle più impegnative voci di bilancio, costituendo circa il 15% del Pil. Una cifra imponente che registra, però, un netto calo rispetto al 16% del 2013 proprio grazie alle riforme avviate negli anni scorsi.
L’OCSE conferma che tale riduzione sarà ancora più incisiva nei prossimi anni, per scendere fino al 13,8% nel 2060. L’Italia, infatti, insieme a Danimarca e Olanda, fa parte del ristretto numero di Paesi europei che porterà l’età pensionabile oltre i 68 anni.
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eta-pensionabile-giovani-italianiPensioni: il terreno di scontro fra generazioni

Quella dell’aumento dell’età pensionabile per i giovani non è semplicemente una questione di conti da far quadrare. È invece un vero e proprio terreno di conflitto fra generazioni. Se in passato era possibile andare in pensione dopo soltanto 20 anni di lavoro, i nostri giovani hanno oggi prospettive assai più difficili e incerte, dovendo scontare le conseguenze di politiche davvero poco lungimiranti.
Tutto ciò tenendo conto che che l’età effettiva di pensionamento è oggi di 63 anni, ben 4 anni e 4 mesi inferiore all’età legale fissata a 66,7 anni. Un divario rilevante, il maggiore dell’area OCSE, che vede in media una differenza molto più contenuta: 0,2 anni per le donne e 0,8 per gli uomini.

L’Italia nel contesto OCSE: le misure per un migliore equilibrio sociale

Tra i 35 Paesi dell’area OCSE non è solo l’Italia a fare i conti con l’esigenza di aumentare l’età pensionabile per i giovani lavoratori. Longevità e bassa natalità costringono anche la Danimarca, l’Olanda, la Finlandia, la Slovacchia e il Portogallo a considerare l’aspettativa di vita nei calcoli per la spesa previdenziale.
Soltanto in Danimarca, però, l’età pensionabile sarà superiore a quella dei lavoratori italiani e salirà a 74 anni.
Nonostante ciò il tasso di dipendenza degli anziani dalle giovani generazioni raddoppierà: significa che la percentuale di over 65 rispetto agli individui di età compresa tra 15 e 64 anni salirà oltre il 72%. Per questo l’OCSE mette l’accento sulla necessità di intervenire per riformare l’intero assetto sociale italiano, affinché i nostri giovani possano godere dei frutti del proprio lavoro.
Occorrono dunque politiche che prevedano migliori investimenti nel mondo del lavoro e concrete agevolazioni fiscali e finanziamenti per le aziende che assumono giovani. Garantire un’occupazione più diffusa e un ingresso tempestivo nel mondo del lavoro è l’obiettivo che il nostro Paese deve imporsi per vincere la sfida della sostenibilità e dell’equità del nostro sistema pensionistico.
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Bufera tweet di Trump, il presidente condivide un video dell'ultradestra https://www.business.it/bufera-tweet-di-trump-il-presidente-condivide-un-video-dellultradestra/ Tue, 12 Dec 2017 06:30:35 +0000 http://www.business.it/?p=15722 Tweet di Trump: il presidente degli Stati Uniti è tornato al centro delle polemiche dopo un video retwittato. Il contenuto era contro l'Islam ed era stato pubblicato da un gruppo di estrema destra britannico

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Tweet di Trump, ancora polemiche per il presidente degli Stati Uniti

Ancora una polemica, di nuovo un problema di comunicazione. L’ennesimo tweet di Trump fa scatenare i detrattori del presidente USA, spesso sotto attacco per delle azioni poco ortodosse perpetrate durante il suo primo anno di mandato. Il numero uno della Casa Bianca è tornato alla ribalta per via di un video contro l’Islam condiviso dal suo profilo Twitter ufficiale.
Il contenuto ha sicuramente fatto discutere l’opinione pubblica. A quanto pare i video sono ben tre e sono stati pubblicati da Jayda Fransen, numero due del gruppo Britain First. Questo partito raccoglie tutti i simpatizzanti del nazionalismo. I membri del gruppo accusano i governanti di aver permesso un processo di islamizzazione di tutta la Gran Bretagna, una denuncia per quanto riguarda il processo sociale dell’immigrazione.
Il presidente statunitense è stato accusato da Theresa May: il premier britannico ha definito un vero e proprio errore il gesto di Trump, che non dovrebbe schierarsi in questa maniera. Stando alle parole del portavoce della May, il gruppo antislamico tende a dividere l’opinione pubblica con la diffusione di video costruiti ad arte e spesso contenenti informazioni non veritiere.
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trump-internet-a-due-velocitaTweet di Trump, immediata la risposta del presidente

La risposta al tweet di Trump da parte della May non si è fatta attendere, ma la contro risposta di Donald Trump è arrivata immediatamente tramite lo stesso social network. Infatti lo staff ha scritto un messaggio inequivocabile, in cui Trump invitava la May ad occuparsi dell’islamizzazione del suo paese anziché pensare a lui.
Una risposta e una reazione poco consone per uno dei leader mondiali, ma il presidente degli Stati Uniti continua sulla sua linea di pensiero.
Le accuse piovute dalle controparti rimangono comunque notevoli, anche perché molti esponenti della politica si sono schierati contro la posizione di Donald Trump. Un segnale forte, ma che rischia di diventare un vero e proprio scontro tra titani su una questione molto delicata. La presenza dell’Islam in Europa ha portato ad una serie di conseguenze e di dibattiti che possono continuare ad accendersi giorno dopo giorno, soprattutto dopo le numerose prese di posizione del presidente USA.

I messaggi di stima dopo il Tweet di Trump

Non solo accuse o prese di posizione contrarie. Infatti il presidente degli Stati Uniti ha ricevuto anche numerosi attestati di stima. Si schiera dalla parte del tweet di Trump David Duke, ex capo del Ku Klux Klan. che tramite lo stesso mezzo elogia il leader della Casa Bianca.
L’ex gran maestro dell’organizzazione razzista Ku Klux Klan spiega il motivo per cui Trump è molto amato. A quanto pare molti media oscurerebbero volontariamente i diversi crimini di razzismo contro gli uomini bianchi. Queste dichiarazioni porteranno sicuramente a nuove polemiche.
I contenuti dei tre video sono molti forti e presentano delle situazioni in cui dei presunti islamici riversano il loro odio su simboli del cristianesimo o su persone di razza bianca. Dei filmati che fanno discutere e porteranno ad un ennesimo scontro. Intanto Donald Trump continua sulla sua linea di pensiero: condannare la religione islamica e le persone che la professano senza nessuna possibilità di appello. Il presidente USA, dopo il Muslim Ban, si conferma saldo sulle sue posizioni di condanna per una delle tre più grandi religioni monoteiste del pianeta.
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Di Maio, le fake news e le accuse di Berlusconi: le elezioni per il M5S si avvicinano https://www.business.it/di-maio-le-fake-news-e-le-accuse-di-berlusconi-le-elezioni-per-il-m5s-si-avvicinano/ Thu, 07 Dec 2017 06:30:04 +0000 http://www.business.it/?p=15600 Il candidato Premier per il M5S alle prossime elezioni è intervenuto sulla vicenda Fake News e sulle parole di Silvio Berlusconi nella sua ultima intervista. Ecco la controffensiva del leader pentastellato

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Di Maio, le fake news e le accuse di Berlusconi

Periodi difficili per Luigi Di Maio e il M5S, che concorreranno alle prossime elezioni politiche. Il leader del Movimento è intervenuto su diversi temi, proprio per poter rispondere alle accuse che arrivano da tutte le forze politiche antagoniste.
Dito puntato sulle fake news, visto che negli ultimi giorni sono state diffuse liste di siti che farebbero capo al Movimento. Siti che generano delle notizie false o comunque fuorvianti, create ad hoc per schernire la figura e il lavoro delle attuali forze politiche del Governo.
Nel mirino delle dichiarazioni di Di Maio anche le parole dell’ex Premier Silvio Berlusconi, pronto a scendere nuovamente in campo per le politiche 2018. Attacchi comprensibili, visto che il Movimento è diventato negli anni una vera forza politica, grazie anche alla gestione di città importanti come Roma e Torino. La risposta del candidato Premier non si è fatta attendere: Di Maio ha affermato che le dichiarazioni di Berlusconi sono solo delle reazioni per quanto riguarda la forza del movimento.
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Le accuse di Berlusconi e la risposta di Di Maio

Silvio Berlusconi è tornato in campo e lo ha fatto in uno dei programmi più noti di Rai 3, ovvero Che tempo che fa. Tra le tante proposte e tra i vari programmi elettorali, Berlusconi ha citato più volte il M5S.
Una delle frasi più significative è sicuramente quella rivolta alla figura di Di Maio, accusato di aver fatto lo steward allo Stadio San Paolo soltanto per vedere gratis le partite della sua squadra del cuore, il Napoli. Un’accusa mossa per evidenziare la poca esperienza nel campo della politica di tutto il movimento.
Ovviamente le risposte non sono mancate. Lo stesso Di Maio è intervenuto nelle scorse ore sulla vicenda, sentendosi accusato dall’ex Premier. Stando alle parole del leader pentastellato, Berlusconi continua ad attaccare il movimento perché impaurito. Non mancano ovviamente le frecciate nei confronti dell’ex patron del Milan: Di Maio lo accusa di pensare troppo alle forze antagoniste anziché pensare ai problemi del paese.
Sotto accusa le promesse fatte da Berlusconi, troppo utopistiche visti i tempi e i bilanci dello stato. Dunque Di Maio risponde in questo modo alle accuse, preferendo i fatti alle chiacchiere della vecchia politica.
Di-maio-berlusconi-fake-news-2Leggi anche: Google in campo contro le fake news: ai bot affianca ora gli umani

La discussione sulle fake news

Non mancano attacchi nemmeno da parte dell’altro partito antagonista, ovvero il PD. Il Partito Democratico avrebbe accusato implicitamente il Movimento di un coinvolgimento nella costruzione delle fake news. Molti siti, a quanto pare, sembrano ricollegarsi ad un sistema ben architettato per svilire il lavoro del Governo.
Secca la risposta di Di Maio, che ha dichiarato folle il pensiero riguardo ad un coinvolgimento del M5S. Lo stesso leader pentastellato ha chiesto trasparenza a Matteo Renzi e allo stesso PD, spingendosi addirittura oltre: stando alle sue ultime dichiarazioni, il tutto sembra essere architettato proprio dal partito antagonista per poter gettare fango sull’operato del M5S.
Nel frattempo Luigi Di Maio ha lanciato la sua campagna elettorale a Milano, per poter convincere un elettorato alquanto diffidente nei confronti del Movimento. La nuova avventura è partita, ora lo stesso candidato dovrà fare molta attenzione ai continui attacchi. Prima delle elezioni ci sarà sicuramente un confronto acceso, che potrebbe determinare in maniera chiara e netta l’andamento del voto alle prossime elezioni politiche.
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Pensioni, ancora nessun accordo tra Gentiloni e i sindacati https://www.business.it/pensioni-ancora-nessun-accordo-tra-gentiloni-e-i-sindacati/ Thu, 07 Dec 2017 06:29:24 +0000 http://www.business.it/?p=15602 Gentiloni prova a chiudere con i Sindacati. La CGIL storce il naso, le altre sigle sembrano essere d'accordo. E l'intesa non è stata raggiunta

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Pensioni, Gentiloni lancia un segnale ai sindacati

Doveva essere un confronto risolutivo, invece ha portato altro caos. L’incontro tra Sindacati e Governo ha portato ad un nuovo scossone sul tema pensioni: infatti attualmente c’è ancora una spaccatura tra le proposte avanzate in merito dalle autorità e le richieste da parte dei sindacati.
Nell’ultimo incontro il Premier Gentiloni ha rilanciato ancora una volta sul tema pensioni, proponendo 300 milioni di stanziamento per il sistema previdenziale. Ma a quanto pare la partita si gioca tutta sulla questione pensioni delle donne. È proprio su questo argomento che non sembrano esserci delle idee congrue da parte del Governo.
La leader della CGIL Susanna Camusso continua a non voler accettare la Riforma delle Pensioni, parlando addirittura di Grande insufficienza. Tutto lo sforzo compiuto dal Governo fino a questo momento sembra essere inutile: ricominciare da capo e prolungare ancora i tempi oppure trattare ancora per cercare di diminuire le distanze? I dubbi a quanto pare sono ancora molti.
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gentiloni-annuncio-su-laurea-in-scienze-gastronomichePensioni: mossa politica della CGIL?

Questo stallo sempre più frequente da parte dei sindacati sembra essere dovuto alle richieste sempre più esigenti, ma c’è chi parla di un’astuta mossa politica. A quanto pare i movimenti della stessa Camusso sembrano essere delle mosse politiche per poter facilitare la corsa del Movimento Democratico e Progressista, ma la stessa leader del Sindacato ha respinto le accuse al mittente.
A quanto pare la CGIL è un organo troppo grande per poter essere affiancato ad un partito. C’è distacco dalla politica, ma i continui rifiuti potrebbero insospettire gli addetti ai lavori, che stanno cercando di presentare una Riforma sempre migliore per poter ottenere un sì definitivo.
A quanto pare la contestazione arriverebbe sulle cifre: i lavoratori a quota 76 non sono 20.000, ma soltanto 4.000. Anche le risorse hanno ricevuto una critica: i 63 milioni sono troppi pochi, ne servono dei più. Al momento lo sforzo del Governo sarebbe comunque troppo ampio per poter raggiungere tutte le cifre richieste: i prossimi incontri divetteranno decisivi ai fini di una risoluzione positiva, ma stando alle ultime parole della Camusso, le parti sono molto lontane.
Leggi anche: Pensioni donne: proposte dei partiti sulle possibilità di anticipare l’età pensionabile

Il pacchetto di provvedimenti sulle pensioni proposto dal Governo

Ma quali sono i provvedimenti proposti dal Governo su questa Riforma pensioni? Sono ben dodici i punti, con l’esenzione di 15 categorie per quanto riguarda i lavori usuranti, l’allargamento all’Ape Social, un anno di sconto per ogni figlio riguardo alle lavoratrici e impegno sugli incontri per giovani e donne.
Al momento la Camusso non vuole ancora accettare nessun provvedimento, mentre Anna Maria Furlan, segretario della Cisl, ha accettato questo pacchetto proposto. Qualche dubbio per Carmelo Barbagallo, che non è pienamente d’accordo sulla questione.
Gentiloni lo ha definito un provvedimento molto buono, ma a quanto pare la CIGL rimane la sigla dei sindacati più difficile da affrontare. Nei prossimi giorni si giocheranno partite fondamentali, ma se la distanza con alcune sigle è minima, con quella della Camusso potrebbe creare uno strappo notevole. Bisogna assolutamente chiudere, altrimenti si rischieranno anche eventuali sanzioni da parte dell’Unione Europea. Nei prossimi giorni capiremo come agirà il Governo su uno dei temi più delicati.

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Start up: la Francia di Macron guida la svolta tech europea https://www.business.it/start-up-la-francia-di-macron-guida-la-svolta-tech-europea/ Tue, 05 Dec 2017 06:30:55 +0000 http://www.business.it/?p=15531 Start up tecnologiche, leggi ad hoc, incentivi e accordi con i colossi tech d'oltreoceano: ecco la strategia con cui Macron intende fare di Parigi la Silicon Valley europea

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La Silicon Valley europea sarà Parigi

Il piano di investimenti in start up per il rilancio tech voluto da Macron fa parte di un progetto per far diventare Parigi la capitale europea della tecnologia, il luogo da cui usciranno i futuri colossi digitali. Per il presidente francese i prossimi Google, Apple e Facebook dovranno sorgere lungo la Senna che, pur non essendo in altura, si candida a diventare la nuova Silicon Valley europea.
Le ambizioni del “presidente startupper” erano già state chiarite nei primi giorni di governo, quando l’inquilino dell’Eliseo aveva affermato “Voglio che la Francia diventi la terra degli unicorni“, come vengono chiamate le società valutate più di un miliardo. Ed infatti, tra l’hub di start up tecnologiche Station F, leggi ad hoc, la campagna per attirare capitali dall’estero e l’accordo con i giganti d’oltreoceano, la strategia per trasformare la Francia in una “start up nation” comincia a dare i suoi frutti.
Leggi anche: Startup Nation: la Francia impara dalla Silicon Valley e apre a Parigi l’hub più grande d’Europa

start-up-francia-station-f-macronLeggi e capitali esteri

Oltre ad aver lanciato Station F, il più grande campus per start up del mondo, ideato da Xavier Niel, uno degli imprenditori più ricchi d’Oltralpe, Macron sta mettendo mano alle rigide leggi sul lavoro per semplificare l’avvio e la gestione di un’impresa, intervenendo sull’alta tassazione, che costituisce un enorme disincentivo alle imprese, e introducendo incentivi fiscali anche per i venture capital in modo da attirare investitori dall’estero.
Macron è finora riuscito ad attirare fondi di venture capital pronti ad essere investiti nelle startup tecnologiche per 2 miliardi di euro, superando Gran Bretagna e Germania. All’interno del Paese transalpino, il piano di rilancio tech si basa sull’intervento pubblico: negli ultimi 5 anni, la banca Bpifrance ha portato i fondi da investire in nuove imprese da 200 milioni a 2 miliardi.

Il clima favorevole

Nella sua missione di trasformare Parigi nella capitale europea dell’innovazione, Macron è facilitato da un clima favorevole, tanto che tempo fa si prevedeva che, dopo la Brexit, la capitale francese avrebbe strappato a Londra lo scettro di polo finanziario d’Europa. Gli investitori stanno lentamente ma costantemente fuggendo dalla city britannica, preferendogli Parigi o Berlino.
La svolta digitale che punta a svecchiare l’immagine della Francia è in crescita. Gli investimenti hanno subito un’accelerazione rispetto allo scorso anno e la tendenza è proseguita anche quest’anno. All’interno del settore tecnologico, il vantaggio della Francia risiede in aree quali software, assistenza sanitaria, deep tech e intelligenza artificiale, che riflettono la forza delle sue scuole di ingegneria transalpine.

start-up-francia-station-fAccordi con i giganti tech

Il fondo di investimento pubblico in start up da 10 miliardi di euro lanciato da Macron sta dando i suoi frutti, e anche i colossi dell’informatica d’oltreoceano se ne sono accorti. Infatti Facebook e Cisco, nonostante i problemi con le autorità europee, stanno investendo su centri di ricerca locale nei settori dell’Internet of Things e dell’intelligenza artificiale.
Macron deve però chiarire la sua posizione in merito alla web tax europea che Bruxelles vorrebbe applicare alle attività dei vari Facebook, Google e Apple, accusati di evadere le tasse arricchendosi ai danni degli Stati Ue. E proprio il CEO della Mela, Tim Cook, ha incontrato il presidente francese lo scorso ottobre, per parlare di tasse e trovare un accordo che migliori le relazioni economiche tra l’azienda di Cupertino e le società locali.
Leggi anche: Il nuovo incubatore Station F per una Francia che pensa come una start-up

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Green Economy, Gentiloni: un pilastro della competitività e una fonte di nuovo lavoro https://www.business.it/green-economy-gentiloni-un-pilastro-della-competitivita-e-una-fonte-di-nuovo-lavoro/ Tue, 05 Dec 2017 06:30:50 +0000 http://www.business.it/?p=15443 Green Economy: questo il tema del discorso di Paolo Gentiloni in occasione del commento del dossier "Green Italy 2017". Per il nostro Premier, investire nell'economia green è necessario e proficuo

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Il Premier Gentiloni fa il punto sulla green economy

“Mai come adesso la green economy è uno dei pilastri della competitività italiana, oltre che della sostenibilità del nostro sistema”: con queste parole il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, è intervenuto durante l’evento di presentazione, tenutosi presso Palazzo Chigi, dell’ottavo rapporto compilato sul tema da Fondazione Symbola e UnionCamere. Il dossier, chiamato programmaticamente “Green Italy 2017”, come ogni anno si propone di fare il punto sullo stato dell’economia verde nel Paese.
Nel rapporto vengono suggerite prospettive di sviluppo non solo sul terreno dell’innovazione e della ricerca, ma anche delle energie rinnovabili e della possibilità di creare o riqualificare nuovi posti di lavoro a partire dai comparti tradizionali. E l’intervento del Premier, presente assieme a Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, è stato volto a mettere in risalto i numeri di un comparto “sempre più strategico per le nostre imprese”.
Leggi anche: Politica italiana e green economy: i nostri esponenti non la considerano quanto dovrebbero

Coniugare ambiente e lavoro

La green economy coniuga le buone pratiche volte a rendere più sostenibile l’economia italiana e il tentativo di dare una scossa a livello occupazionale, rendendo il Paese più competitivo sui mercati internazionali. Paolo Gentiloni ha sottolineato quest’aspetto e ha spiegato come, se prima ambiente e lavoro sembravano due valori contrapposti, “oggi abbiamo chiaro che l’economia verde è uno dei pilastri della competitività e questa è la migliore risposta alla crisi economica”.
Il Presidente del Consiglio ha anche sottolineato che le sfide ambientali sono oramai rilevanti, in positivo come in negativo, ma ricordando che dalle minacce spesso nascondono grandi opportunità: secondo il Premier, grazie alla Strategia Economica Nazionale (SEN) intrapresa dal Governo, si è cercato di incoraggiare delle tendenze naturali già in atto, stimolando dunque le imprese a investire maggiormente.
Leggi anche: Green economy, l’Italia si pone con decisione nel gruppo di testa dei Paesi europei

Investire sull’economia verde

Parlando del decisivo impulso che può dare la green economy, Paolo Gentiloni ha citato a margine della presentazione del rapporto di Fondazione Symbola e UnionCamere tutti gli interventi compiuti dall’esecutivo per dare un nuovo quadro normativo nel settore ambientale. Oltre ai provvedimenti relativi alla cosiddetta Industria 4.0, il premier ha speso parole di elogio per gli ecobonus contenuti nell’ultima Legge di Bilancio.
Gli ha fatto eco Ermete Realacci: “Le imprese verdi sono quelle più efficienti” ha ricordato il Presidente della Commissione Ambiente, aggiungendo anche che l’innovazione green rappresenta un’opportunità da non perdere: a suo dire, è innegabile la convenienza a investire in questo settore, ma anche la tendenza a creare posti di lavoro e a ridefinire “l’estetica delle città” grazie ai suddetti bonus fiscali riproposti nel 2018.

green-ecoonomy-la-posizione-di-Gentilonigreen-ecoonomy-la-posizione-di-GentiloniAlcuni dati dal rapporto “Green Italy 2017”

Ma quali sono i numeri della green economy in Italia? Dal rapporto presentato lo scorso 22 novembre nella sede del Governo si apprende che, negli ultimi sei anni, sono circa 355 mila le imprese operanti nel settore dei servizi (il 27,1% del totale) che hanno deciso di investire nelle “tecnologie verdi”, contribuendo ad abbattere le emissioni di CO2 e a risparmiare un notevole quantitativo di energia. Non solo: il comparto manifatturiero fa registrare dati se possibile più incoraggianti (33,8%) ma, in generale, sono interessanti le prospettive di sviluppo.
Infatti, complice la parziale ripresa economica, sono 209 mila le aziende che hanno investito, o intendono farlo entro dicembre 2017, sulla sostenibilità e sull’innovazione ambientale. Infine, il rapporto stilato dalla Fondazione Symbola fa luce anche sulla situazione dei green jobs (tra cui, gli installatori di impianti termici a basso impatto, gli ingegneri energetici e gli agricoltori biologici): in questo caso si parla di ben 3 milioni di occupati, pari al 13,1% del dato nazionale, ai quali andranno poi aggiunti i nuovi 320mila lavoratori stimati per quest’anno.

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Resistenza green, la California contro le politiche ambientali di Trump https://www.business.it/resistenza-green-la-california-contro-le-politiche-ambientali-di-trump/ Tue, 05 Dec 2017 06:30:12 +0000 http://www.business.it/?p=15535 Resistenza green nella culla dell'ecologismo. Il governatore della California Jerry Brown ha dichiarato: "La posizione anti-scienza ed anti-realtà" di Trump è intollerabile. A che punto è la battaglia degli ecologisti californiani

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La California sta vivendo un’importante fase di resistenza green contro le politiche ambientali attuate dal presidente Donald Trump. Le nuove nomine e soprattutto la nuova Epa (Environmental Protection Agency) scontentano gli attivisti di una delle patrie dell’ecologismo.

La patria dell’ecologismo

La California può essere considerata la vera e propria culla dell’ecologismo moderno. Più di un secolo fa, già l’ingegnere e naturalista John Muir si batteva per la conservazione del primo parco nazionale dello Yosemite, istituito dal presidente Abraham Lincoln.
Da queste lontane battaglie derivano i moderni Greenpeace, Earth First e gli altri movimenti che si battono per la difesa dell’ambiente.
Per questo parlare di politiche ambientali in California rappresenta un tasto molto delicato da toccare.
In questo Stato, già negli anni Sessanta, il governatore Ronald Ronald decise di istituire il California Air Resources Board, l’organo che, in grande autonomia, si occupa di monitorare le condizioni dell’aria. Basti pensare che il suo scopo principale, entro il 2030, è ridurre l’inquinamento fino al 40% sotto i livelli del 1990.
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trump-resistenza-green-della-CaliforniaEcologia e mercato delle auto

La resistenza green in California va però a toccare sfere molto importanti dell’economia statale. Il riferimento principale è all’industria automobilistica.
Tra i vari provvedimenti a tutela delle condizioni ambientali, l’Air Resources Board ha anche imposto l’obbligo di vendere una percentuale di veicoli ad emissione zero. In questo modo si tende ad incrementare il mercato delle auto elettriche e a ridurre le emissioni (mossa non gradita a molti industriali del settore, oltre che al presidente Trump).

L’ascesa di Trump

L’ecologismo californiano sembrava andare a braccetto con le politiche ambientali di Obama, come dimostrano anche gli accordi di Parigi firmati dall’ex presidente. Con l’insediamento di Trump a Washington le cose sono cambiate aumentando così l’acredine di una resistenza green molto forte in tutto lo stato. Il presidente repubblicano ha più volte detto di reputare il cambiamento climatico una grossa “bufala” e lo sta dimostrando anche nei fatti con decisioni che non piacciono agli ecologisti di tutto il pianeta.
Trump ha dato seguito alle sue idee sul cambiamento climatico anche attraverso le nomine. A partire da Scott Pruitt, ex avvocato di un’industria petrolifera, ora capo dell’Epa (Environmental protection agency), l’agenzia per la protezione dell’ambiente creata da Nixon nel 1970. In linea col pensiero di Trump, la nuova Epa ha annunciato la fine dei limiti di emissioni industriali che erano stati varati da Obama negli accordi di Parigi.
Inoltre, da quando Trump è alla Casa Bianca ci sono stati cambiamenti importanti all’interno dell’organico dell’Epa. A partire dal trasferimento all’ufficio contabilità dello scienziato Joel Clement, esperto degli effetti del cambiamento climatico sulle comunità indigene dell’Alaska.

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Il governatore Brown contro Trump

Il governatore Jerry Brown si sta opponendo alle nuove politiche ambientali di Trump restando coerente con la sua formazione politica ed ambientalista: “La California farà tutto ciò che è in suo potere per mantenere la rotta e incrementare il progresso ambientale in ogni stato, provincia e paese”, ha dichiarato Brown. Il governatore ha inoltre dichiarato di trovare intollerabile la “posizione anti-scienza e anti-realtà” di Trump.
Ma il presidente Usa minaccia di revocare al suo Stato il waiver, ovvero il permesso di stabilire le norme sulla qualità atmosferica in autonomia.
Intanto, anche Arnold Schwarzenegger ha detto la sua sulla questione precisando che “non si può tornare indietro, dobbiamo andare avanti e possiamo farcela. La California è la sesta economia mondiale pur essendo del 40% più efficiente nei consumi del resto degli Usa”.
Si tratta di una partita molto importante che, dai confini californiani, si sposta in tutto il resto del mondo.

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Cambiamenti climatici: appello all'azione di Merkel da Bonn https://www.business.it/cambiamenti-climatici-appello-allazione-di-merkel-da-bonn/ Mon, 04 Dec 2017 06:33:57 +0000 http://www.business.it/?p=15435 I cambiamenti climatici al centro del vertice sul clima Cop23. Per Merkel c'è in gioco il destino dell'umanità e chiede ai leader mondiali di rispettare gli obiettivi dell'accordo di Parigi

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Appello della Merkel a Bonn: il clima “una sfida centrale per il mondo”

Il cammino per combattere efficacemente i cambiamenti climatici è ancora in salita, ma dalla conferenza internazionale delle Nazioni Unite sul clima di Bonn (Cop23) sembrano emergere segnali positivi. La cancelliera Angela Merkel è tornata a vestire i panni di paladina dell’ambiente, definendo quella del climauna sfida centrale per il mondo“, una questione che “determinerà il destino di tutti noi“, sottolineando la necessità di proteggere il pianeta dai danni devastanti del riscaldamento globale.
Merkel ha poi esortato i leader mondiali presenti al vertice sul clima a “fare di più“, ricordando che l’accordo di Parigi del 2015, respinto dal presidente Donald Trump, è stato solo “un punto di partenza” e che quello che è stato fatto finora non è sufficiente a raggiungere gli obiettivi climatici prefissati. La cancelliera tedesca ha condiviso il palco con il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, e con il presidente francese, Emmanuel Macron.
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Merkel prova a rilanciare l’accordo di Parigi

A due anni dalle decisioni prese nel corso del vertice climatico di Parigi, le delegazioni di oltre 190 Paesi si sono riunite a Bonn per rafforzare i negoziati, indeboliti dall’uscita degli Usa per volontà del presidente Trump. In occasione della Cop23 (23esima Conferenza delle parti), Merkel ha sottolineato il ruolo centrale del clima per le sorti dell’umanità e ha spronato i vari rappresentanti mondiali ad “unirsi per realizzare l’accordo di Parigi.
L’obiettivo prefissato di contenere i cambiamenti climatici, mantenendo l’aumento della temperatura globale al di sotto di 2 gradi o di un grado e mezzo, è lontano dall’essere raggiunto, ha dichiarato la cancelliera, che ha poi ricordato come sia compito dei Paesi industrializzati, responsabili dell’aumento delle emissioni di CO2, garantire un apporto maggiore al raggiungimento degli obiettivi dell’accordo anche in virtù delle risorse tecnologiche a disposizione.

merkel-su-cambiamenti-climatic-accordi-di-parigiGuterres e Macron sulla stessa lunghezza d’onda

L’appello di Merkel non è isolato: Guterres ha definito i cambiamenti climatici “la minaccia che definisce il nostro tempo” e ha messo in guardia contro gli investimenti in energie fossili: “Dobbiamo smettere di scommettere su un futuro insostenibile“, ha detto inveendo contro gli 825 miliardi di dollari investiti nel 2016 in combustibili fossili. Macron, che è stato uno dei critici più accesi della decisione di Trump, si è unito al coro descrivendo i cambiamenti climatici come “la più significativa lotta del nostro tempo“.
Il presidente francese ha ricevuto l’applauso più scrosciante quando ha chiesto alla Francia ed ai partner europei di colmare il gap finanziario per il panel Onu sul clima IPCC che, dopo il ritiro di Trump, ha riscontrato problemi di budget. Davanti ai numerosi responsabili politici presenti al Summit, Macron ha garantito che “la Francia farà la sua parte” e ha auspicato una collaborazione da parte delle amministrazioni locali degli Stati Uniti a dispetto di Washington.

Nuova coalizione per la Merkel

Sui cambiamenti climatici si sta giocando, oltre al destino del mondo, anche quello del prossimo governo tedesco. L’appello di Merkel avviene infatti mentre la cancelliera è alle prese con un difficile negoziato su una nuova coalizione di governo, detta “Giamaica“, che includerà, oltre al suo partito Cdu-Csu, i “gruenen“, ossia i Verdi tedeschi, e i liberali, che hanno posizioni diametralmente opposte.
Utilizziamo ancora molto carbone, in particolare lignite“, ha dichiarato la cancelliera sottoposta a pressioni per un’uscita dal carbone entro il 2030, riconoscendo che il problema è controverso e aggiungendo che i lavori devono essere presi in considerazione. Ma Greenpeace, il cui giudizio è ascoltatissimo dalla base del partito, ha accusato i gruenen di accettare compromessi al ribasso sulla decarbonizzazione del Paese. I progressi sono attesi nei prossimi giorni, mentre Merkel risolve i termini della nuova coalizione di governo.
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Laurea in scienze gastronomiche, corsi riconosciuti dal Miur: l'annuncio di Gentiloni https://www.business.it/laurea-in-scienze-gastronomiche-corsi-riconosciuti-dal-miur-lannuncio-di-gentiloni/ Mon, 04 Dec 2017 06:30:10 +0000 http://www.business.it/?p=15445 Dall'Università del Gusto di Pollenzo al resto d'Italia: i corsi di laurea in scienze gastronomiche annunciati dal premier. La novità riguarda triennali e magistrali

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Nasce ufficialmente la laurea in scienze gastronomiche. La notizia testimonia ancora una volta quanto sia cresciuta l’importanza della gastronomia anche a livello accademico.

L’annuncio di Gentiloni

In questo processo di crescita che appare sempre più inarrestabile, l’Università delle scienze gastronomiche e la Scuola di Pollenza rappresentano veri e propri precursori nel nostro Paese.
La consacrazione definitiva è arrivata lo scorso 20 novembre, direttamente dalle parole del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. In occasione dell’inizio del quattordicesimo anno accademico dell’università, il premier ha annunciato la nascita della laurea in scienze gastronomiche, finalmente riconosciuta ufficialmente dal Miur.
L’evento, secondo quanto dichiarato dallo stesso Gentiloni, rappresenta “una grande conquista” per l’Italia. Nonostante ammetta il “ritardo” con cui il Paese ha raggiunto questo traguardo, il premier si è mostrato entusiasta e positivo.
Gentiloni ha detto di sentirsi come a casa, in quella struttura tanto voluta dal gastronomo, attivista e scrittore Carlo Petrini all’inizio del nuovo millennio. Nato dall’associazione Slow Food, il progetto di Petrini è arrivato a costituire un nuovo punto di partenza per l’insegnamento della gastronomia in Italia.
Gentiloni confessa di aver imparato da Petrini “che una spinta a difesa della biodiversità è possibile”. Proprio dai progetti di Pollenzo parte un messaggio che interessa tutto il territorio nazionale. La laurea in scienze gastronomiche rappresenta un’importante novità per l’intero sistema universitario.
Nonostante i tanti aspetti positivi, però, il premier Gentiloni è attento a mettere in guardia da un particolare. Il “recupero della tradizione” non deve portare infatti all’esclusione dell’altro. Il progetto nato dall’idea di Petrini, a parere del presidente del Consiglio, deve essere una difesa dell’identità che tenda a connettere individui e culture diverse tra loro.
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gentiloni-annuncio-su-laurea-in-scienze-gastronomicheI corsi nati da Slow Food

Slow Food, la creatura nata da un’idea di Carlo Petrini, ha quindi portato una grande innovazione nel sistema accademico italiano. In seguito all’annuncio di Paolo Gentiloni, nascono due corsi di laurea in scienze gastronomiche.
Nella fattispecie, si tratta di un corso di laurea triennale in Scienze, Culture e Politiche della Gastronomia, e un corso di laurea magistrale in Scienze Economiche e Sociali della Gastronomia.
La disposizione arriva direttamente dal Miur, con il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli che ne ha fissato anche il periodo di inizio. La stessa Fedeli, proprio in occasione dell’incontro di Pollenzo, ha dichiarato che i primi corsi di laurea in scienze gastronomiche prenderanno il via dal prossimo settembre.
Evidente anche la soddisfazione di Carlo Petrini. Il presidente di Slow Food ha definito “storico” il nuovo corso di studi appena annunciato. Da Pollenzo parte un progetto innovativo che interesserà tutta Italia, apportando una notevole novità all’istituzione accademica nazionale.
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L’arte della gastronomia

L’obiettivo dichiarato di Petrini è quello di offrire un nuovo modello delle scienze gastronomiche.
Per l’occasione e il traguardo raggiunto, il fondatore di Slow Food ringrazia il ministro Fedeli perché ha davvero “creduto in quest’impresa”, che riempie di orgoglio il gastronomo piemontese.
Come Carlo Petrini, anche Andrea Pieroni, rettore dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, sono d’accordo nell’individuare soprattutto due componenti principali nel loro settore di competenza. Si tratta della valorizzazione delle conoscenze tradizionali e della proprietà multisciplinare tipica della gastronomia.
Per Pieroni l’istituzione della laurea in scienze gastronomiche è “l’inizio dell’età adulta” per l’università e per gli addetti ai lavori del settore. In Italia, e non solo.

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Pensioni, ecco quale sarà il nuovo piano di Macron https://www.business.it/pensioni-ecco-quale-sara-il-nuovo-piano-di-macron/ Mon, 04 Dec 2017 06:30:00 +0000 http://www.business.it/?p=15450 Pensioni, il Premier Macron cerca una nuova svolta. Ecco quali saranno le mosse per il prossimo futuro e per poter evitare le critiche

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La riforma pensionistica di Macron passa attraverso i cervelli dell’informatica

I giovani non pensano alla pensione, soprattutto in un mondo come quello moderno, dove il lavoro è sempre più poliedrico. Nonostante questo, è proprio a un gruppo di giovani che il presidente francese Macron ha affidato la progettazione del nuovo sistema pensionistico francese. Si tratta degli studenti di informatica della prestigiosa scuola parigina Ecole 42. I tecnici informatici specializzati che si formano in questa scuola possono, secondo Macron, dar vita a un modo rivoluzionario e 2.0 per concepire il sistema delle pensioni d’oltralpe.
A metà del mese di novembre Macron ha promosso un hackaton, cioè un evento di 2 giorni in cui tutti gli informatici selezionati hanno dovuto lavorare in modo comune su questo progetto di riforma. Le idee emerse in questo brainstorming andranno a comporre il nuovo regolamento di corresponsione delle pensioni della CNAIV, la Cassa nazionale di assicurazione per la vecchiaia.
La Francia ha poco meno di 20 milioni di contribuenti, e circa 14 milioni di pensionati che potranno beneficiare di queste modalità innovative. Insieme agli studenti si sono adoperate anche diverse decine di volontari della Cassa nazionale per la creazione del progetto.
L’idea pensionistica di Macron, nemmeno a dirlo, punta tutto sulla digitalizzazione. Gli informatici dell’Ecole 42, infatti, sono stati contattati proprio per pensare a un nuovo sito e a nuovi applicativi per la gestione delle pensioni online.Macron-su-riforme-pensionistiche

Il progetto di alcuni studenti

Alcuni studenti hanno iniziato progettando una home page altamente responsiva, cioè in grado di andare il più possibile incontro all’utente facilitando l’utilizzo del sito. Molto tempo durante l’hackaton è stato dedicato anche a pensare ad applicazioni e a community di socializzazione.
In questo modo l’utente si sente parte di un mondo in cui ha la sua area riservata per l’accredito della pensione e il controllo della contribuzione, ma in cui ci sono tante altre persone simili a lui con cui confrontarsi.
Uno sforzo ancora maggiore è stato compiuto nella direzione della semplificazione burocratica. Tutti i moduli e i questionari, secondo i nerd della scuola di informatica più prestigiosa di Francia, dovranno essere di tipo virtuale. Grazie ad essi, il pensionato potrà compilare tutte le domande da casa propria ed eviterà lunghe ed estenuanti code agli sportelli.
Il confronto tra gli informatici non è solo ai fini della proposizione di idee: in esso è contenuta anche una dimensione agonistica. Le migliori idee e progetti, infatti, verranno giudicati da un’apposita commissione che selezionerà alcune figure professionali.
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La collaborazione con il CNAIV

I tecnici avranno così l’opportunità di collaborare con il CNAIV direttamente, andando a lavorare proprio sui loro sistemi informatici. Questo permetterà alla Cassa di far partire il nuovo sistema pensionistico completamente informatizzato già dalla primavera 2018.
La riforma delle pensioni è sempre un tasto dolente, che rischia di mettere in crisi il consenso popolare nei confronti del presidente Macron. Quest’ultimo, nei primi sei mesi del suo mandato, ha avuto alterni rovesci di fortuna: proprio nelle ultime settimane, centinaia di migliaia di cittadini francesi si sono riversati nelle piazze di Parigi per protestare contro le sue idee proprio in materia di pensioni e di sussidio di disoccupazione.
Per questo il presidente ha scelto di rinnovare la collaborazione tra istituzioni francesi ed Ecole 42. Già nei mesi e negli anni precedenti, infatti, i cervelloni informatici si erano riuniti in diversi meeting per progetti di primaria importanza, come la lotta al terrorismo. Questo segnale forte di incentivo ai giovani per progetti di sicurezza e di welfare nazionale è la strategia di Macron per riacquisire consenso popolare.
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Declino delle PMI: ecco la terapia d'urto del Primo Ministro francese Édouard Philippe https://www.business.it/declino-delle-pmi-ecco-la-terapia-durto-del-primo-ministro-francese-edouard-philippe/ Sun, 03 Dec 2017 06:30:31 +0000 http://www.business.it/?p=15440 Il declino delle PMI francesi verrà affrontato con una task force di manager, una stretta sulle OPA, un fondo statale di 10 miliardi di euro e una spinta all'innovazione

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Come porre fine al costante declino delle PMI e dare vita a un ambizioso piano industriale che favorisca l’innovazione? È questa una delle sfide che, sin dalla scorsa primavera, si è posto il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, per invertire un trend negativo che pare inarrestabile: infatti, Oltralpe si cerca da tempo di fare fronte al problema della deindustrializzazione, tanto che alcuni giorni fa l’economista Patrick Artus ha parlato di una “situazione orrenda”.
Tuttavia, di recente, il Primo Ministro Édouard Philippe ha annunciato il varo di un imponente progetto che, stando anche a quanto aveva promesso lo stesso Macron durante la campagna elettorale, intende rilanciare l’intero comparto e sostenere le cosiddette industrie “di rottura”.

declino-delle-pmi-francesiI numeri di una crisi

Il declino delle PMI è da quasi quindici anni una delle spine nel fianco dei diversi esecutivi che si sono succeduti in Francia: stando ad alcuni dati, dal 2002 a oggi l’incidenza del settore industriale sul PIL dello Stato è passata da un soddisfacente 16,5% (il dato tocca vette del 23% in Germania) a un 12,5% che fotografa bene lo scenario delineato da Artus.
Per questo motivo, nel corso del Consiglio Nazionale per l’Industria svoltosi presso la sede della Valeo, una multinazionale specializzata nella fornitura di componenti per auto, Philippe ha reso note le coordinate di questo piano che stanzierà 10 miliardi di euro a favore delle industrie rivoluzionarie. Non solo: il Governo ha intenzione di istituire un pool di manager per definirne le linee-guida, rendendo anche più stringente la vigilanza sulle Offerte Pubbliche di Acquisto (OPA).
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I dettagli del piano industriale

Insomma, per invertire quel trend che vede il declino delle PMI come un fenomeno inarrestabile, l’esecutivo guidato da Philippe ha deciso di puntare sull’innovazione e sul miglioramento della qualità dei prodotti, specialmente in un mercato sempre più globalizzato. A seguito dell’annuncio, i quotidiani francesi hanno svelato qualche dettaglio in più, spiegando come saranno reperiti i 10 miliardi di euro: la parte più consistente (8,4 miliardi) verrà da titoli “corporate” pubblici, mentre i restanti 1,6 costituiranno il ricavato della vendita delle azioni di Renault ed Engie.
Per quanto riguarda il pool di “veterani” che si occuperà di individuare gli assegnatari più meritevoli dei fondi stanziati, la stampa ha già svelato alcuni nomi di prestigio: tra questi spiccano soprattutto Julien Dubertret, attuale Ispettore Generale delle Finanze, Ronan Stephan (direttore generale di Plastic Omnium) e Jacques Lewiner (fisico e scienziato di acclarata fama).

Il ruolo strategico di Philippe Varin

La sfida che si propone questo piano contro il declino delle PMI è, come detto, quella di stimolare l’innovazione dell’industria e di rilanciarne la competitività sui mercati internazionali: tra le figure cardine individuate da Philippe e Macron, un ruolo centrale l’avranno Jean-Pierre Floris e Philippe Varin (ex numero uno di Peugeot Société Anonyme), i quali porranno un’attenzione particolare alle piccole e medie imprese e cercheranno di arginare le chiusure di impianti che interessano tutto l’Esagono.
Inoltre, pare che proprio Varin sarà chiamato a rivestire un’altra importante carica: da gennaio infatti sarà a capo di France Industrie, organizzazione a cui aderiscono tutti gli imprenditori francesi. Non va infine dimenticato, come accennato in precedenza, che questa task force dovrà vigilare pure su eventuali OPA e difendere le aziende pubbliche: “Controlleremo non solo il settore della difesa e della sicurezza, ma anche quello dei cosmetici e dell’agroalimentare per via della loro appartenenza simbolica al marchio-Francia” ha spiegato a tal proposito Varin.
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Caso Merkel, la mancanza di coalizione mette a dura prova la cancelliera tedesca https://www.business.it/caso-merkel-la-mancanza-di-coalizione-mette-a-dura-prova-la-cancelliera-tedesca/ Sat, 02 Dec 2017 06:30:45 +0000 http://www.business.it/?p=15438 Il mancato accordo con i liberali rischia di far saltare il governo della Cancelliera. Steinmeier è contrario a ricorrere allo stratagemma del voto anticipato, Merkel disposta a salvare il paese a tutti i costi

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Il caso Merkel, ecco i nuovi scenari

La Germania e la Merkel sembravano due nomi inscindibili. La cancelliera di ferro, ovvero colei che ha portato la Germania federale sul tetto d’Europa, sembrava davvero impossibile da spodestare. I Liberali, però, non hanno rinnovato il loro appoggio ad Angela Merkel, mettendo in una difficile situazione il suo partito.
La coalizione che sarebbe dovuta scattare avrebbe dovuto riguardare FDP, liberali e partito dei verdi, prendendo il nome di Coalizione Giamaica. Il no secco, invece, è stato pronunciato da Christian Lindner, leader di FDP.
La coalizione fortemente voluta dalla Merkel aveva trovato già i primi impedimenti all’inizio dell’autunno, quando Lindner non aveva fatto mistero alla stampa di avere dei rapporti tesi con la Merkel dal punto di vista politico. In particolare, i due schieramenti la vedono in maniera molto diversa per quanto riguarda l’Unione Europea e il ruolo della Germania in essa. Merkel, probabilmente, sperava di portare dalla sua parte i membri di FDP, ma alla fine le trattative si sono risolte in un nulla di fatto.
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Il mancato accordo tra le forze dal punto di vista politico

Dal punto di vista politico, il mancato accordo tra le forze della stessa area rischia di mettere in crisi il Governo. Caso Merkel: la Cancelliera  ha già dichiarato ai giornali che farà di tutto per guidare il paese attraverso la crisi. I problemi per Angela Merkel possono provenire, tra l’altro, anche da Martin Schulz, leader della SDP.
Schulz si era già detto inamovibile sulla possibilità di ripristinare la Grosse Koalitionen, ovvero la grande coalizione di partiti che aveva sostenuto Merkel nella scorsa legislatura, se la coalizione Giamaica non fosse andata in porto.
Ciò che c’era in ballo con la Coalizione Giamaica era principalmente la governance della Germania. Negli anni del cancellierato targato Angela Merkel, infatti, il costante messaggio dato ai cittadini è stato quello che la Germania era il paese che fungeva da traino per l’Europa.
Inevitabilmente questo ha significato, per i cittadini, associare l’Europa a un giogo da cui sarebbe stato utile liberarsi al più presto, visto che la Germania era colei che portava il fardello economico più importante.

La mancanza dei consensi popolari

Secondo i liberali di Lindner, questo populismo ha creato una spaccatura insanabile tra Europa e cittadini tedeschi, rendendo praticamente impossibile una modernizzazione concordata tra i diversi partiti. Per questo non è stata realizzabile la coalizione di governo.
A settembre il caso Merkel aveva già avuto i primi sviluppi: un problema di consenso popolare, perdendo moltissimi voti alle elezioni. Nonostante la sua leadership personale e il suo modo di fare sempre carismatico, Merkel non è riuscita a imporsi a livello numerico.
Secondo il presidente tedesco Steinmeier, andare al voto anticipato non può assolutamente essere una strategia. Gli elettori, infatti, non riuscirebbero a esprimere una preferenza coerente e logica, considerando che il paese verte in un momento di crisi.
Sul futuro della Cancelliera e della stessa Germania ci sono ipotesi contrastanti. Secondo molti sondaggi, nel cuore dei cittadini la Merkel è ancora il cancelliere desiderato da quasi il 60% di popolazione. Tuttavia, se dovesse passare alla minoranza per la perdita di alleati politici, sarebbe stata lei stessa a ritenere l’ipotesi di un governo di minoranza poco praticabile.
In questa prospettiva, nonostante le ritrosie del presidente, il ritorno alle urne sembra un’ipotesi molto più plausibile del previsto. In mancanza di una grande coalizione tra i partiti ex alleati della Merkel, e nell’impossibilità di creare una coalizione di minoranza, ecco che il voto anticipato potrebbe imporsi come l’unica chance.

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Sussidio di disoccupazione anche per i dimissionari: la proposta ''choc'' di Macron https://www.business.it/sussidio-di-disoccupazione-anche-per-i-dimissionari-la-proposta-choc-di-macron/ Thu, 30 Nov 2017 06:30:21 +0000 http://www.business.it/?p=15392 Un sussidio di disoccupazione per chi si licenzia: una promessa fatta in campagna elettorale che Macron intende rispettare e che si inserisce in un ambizioso progetto di riforma del sistema contributivo salariale

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Macron sfida imprese e sindacati

L’aveva promesso: verrà elargito un sussidio di disoccupazione anche a chi darà le dimissioni e non solo ai dipendenti che perderanno il lavoro per eventi non volontari, ossia per licenziamenti (collettivi o individuali). Ed ecco che il giovane Presidente francese si appresta a mantenere la promessa, proponendo questa novità al tavolo delle trattative tra Governo e parti sociali.
Imprenditori e sindacati sono rimasti spiazzati dalla proposta del leader francese che, da parte sua, sembra non preoccuparsi troppo delle critiche e appare quanto mai intenzionato a rispettare le promesse fatte ai suoi elettori. Se, sulla carta, la manovra di Macron si dimostra in linea con le condizioni attuali del mercato del lavoro, in pratica potrebbe rivelarsi rischiosa e costosa, perché questo sussidio di disoccupazione graverebbe molto sulle casse dello Stato.
Le critiche più aspre a questo nuovo sostegno economico per i lavoratori fanno leva sulla già eccessiva generosità del sistema francese in termini di sussidi. Ad oggi, sono 2,5milioni le persone che in Francia ricevono un sussidio di disoccupazione che è pari, in media, al 72% dell’ultimo salario percepito e in alcuni casi arriva a cifre da record per un disoccupato (quasi 6.500 euro netti al mese).
Leggi anche: Startup Nation: la Francia impara dalla Silicon Valley e apre a Parigi l’hub più grande d’Europa

macron-sussidio-di-disoccupazione-per-chi-si-licenziaIncentivo a mettersi in proprio

Secondo Macron, il sussidio di disoccupazione pensato per chi intende licenziarsi sua sponte andrebbe ad aumentare le transizioni verso l’apertura di un’attività in proprio, imprenditoriale o di lavoro autonomo. Questo renderebbe più agile e fluido il mercato del lavoro, diminuirebbe la percentuale di inoccupati nell’impiego subordinato e avrebbe anche un impatto economico positivo per l’erario.
Le partite IVA pagano più tasse anche oltralpe, ma il peso monetario del nuovo sussidio di disoccupazione sulle casse dello Stato sembra superare di gran lunga i vantaggi in termini di tributi delineati dal Presidente francese. Senza contare che tale nuova, generosa misura di sostegno economico per gli inoccupati potrebbe far gola a molti e, di conseguenza, ci sarebbero discreti rischi di abusi.
Macron tranquillizza i sostenitori, e cerca di zittire i suoi detrattori, garantendo un sistema di controlli rigidissimi affinché il nuovo sussidio di disoccupazione venga erogato solo a chi ne ha diritto (e bisogno) ma i sindacati, gli imprenditori e i vertici di Unédic (l’organismo associativo che gestisce le assicurazioni e i sussidi per i lavoratori) non sembrano per nulla convinti della validità di questa manovra.
Leggi anche: Il nuovo incubatore Station F per una Francia che pensa come una start-up

macron-sussidio-di-disoccupazione-per-chi-si-licenzia-2I costi della riforma

L’Unédic ha stimato l’impatto del sussidio di disoccupazione “allargato” voluto da Macron in termini economici: il costo si aggirerebbe tra gli 8 e i 14 miliardi di euro per il primo anno, e tra i 3 e 5 per quelli successivi. In tal modo, il bilancio di Unédic potrebbe registrare un deficit di 3,8 miliardi ma sarebbe pronta una soluzione anche per questo: la soppressione dei contributi di disoccupazione e di malattia in favore di una contribuzione generale (“contribution social générsalisée”).
Anche l’OCSE ha esaminato da vicino quest’intervento “a gamba tesa” sulle misure di sostegno ai lavoratori e ne sono emersi degli aspetti poco rassicuranti; infatti, la crescita del PIL indotta da tali manovre sarebbe pari allo 0,4%, un aumento che però non troverebbe giustificazione se paragonato al caro prezzo che dovrebbero pagare lavoratori e famiglie.
Ma il Presidente sembra non voler sentir ragioni. Sostenuto dal Medef (l’associazione che rappresenta i datori di lavoro francesi) e da economisti che vedono nel capitalismo l’unica possibilità di risveglio dell’economia, Macron tira dritto e continua con i suoi rivoluzionari progetti di riforma.

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Pensioni: incontro tra sindacati e governo, ancora proteste e malcontento https://www.business.it/pensioni-incontro-tra-sindacati-e-governo-ancora-proteste-e-malcontento/ Tue, 28 Nov 2017 06:30:34 +0000 http://www.business.it/?p=15258 Il tema pensioni è tra i più dibattuti in questi mesi e, in vista delle elezioni del prossimo anno, cittadini e sindacati richiedono una revisione delle normative attualmente in vigore, ma il quadro non è affatto roseo

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La situazione attuale

Il tema delle pensioni è da anni al centro del dibattito politico ma, con l’avvicinarsi delle elezioni, i cittadini, alcuni sindacati e i partiti più scaltri che cercano di guadagnare voti, hanno riaperto questioni spinose. Le proposte avanzate sono varie e si è reso noto un incontro tra sindacati e governo, per cercare di trovare un compromesso soddisfacente per tutte le parti.
Le richieste presentate prevedono un abbassamento dell’età pensionabile che, in seguito all’approvazione della legge Fornero, risulta troppo alta. Il problema è che per varare nuove manovre servirebbero dei fondi in grado di coprire la pensione anticipata. Sindacati e autorità competenti si sono subito messe al lavoro, per cercare di capire dove trovare i capitali necessari.
Purtroppo i risultati delle ricerche non hanno dato grandi frutti e le parti sociali interessate hanno trovato solamente 61 milioni di euro da investire nel progetto. La cifra sarebbe sufficiente a coprire appena il 2% dei pensionamenti. Cgil, Cisl e Uil, nonostante gli evidenti disaccordi sul tema pensioni, si sono dichiarati pronti a mobilitarsi. Nonostante questo impegno, al momento le distanze da colmare sembrano davvero eccessive.
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Le dichiarazioni di Cgil

In queste ore il sindacato Cgil ha fatto sapere la propria posizione sul problema pensioni attraverso uno dei suoi esponenti di spicco, Susanna Camusso. La rappresentante ha ufficializzato un comunicato particolarmente aspro e critico verso il governo, sperando in una reazione del parlamento e in una maggiore applicazione da parte dei suoi vertici.
La Camusso boccia senza mezzi termini la proposta del governo sulle pensioni, sia per quanto riguarda le misure presentate che per quanto concerne i lavoratori idealmente coinvolti dalle manovre. I numeri sono troppo bassi e non consentirebbero un’effettiva evoluzione della situazione, perché andrebbero a garantire maggiori diritti solo a una strettissima cerchi di privilegiati.
L’esenzione dall’ulteriore aumento dell’età pensionabile sarebbe applicabile soltanto a circa 4300 persone, che rappresentano appena il 2,2% delle uscite per pensionamento attualmente richieste. In un primo momento il governo aveva parlato di sforzi per arrivare a coprire il 10% delle pensioni per vecchiaia, ma evidentemente c’è stato un grosso passo indietro e le condizioni sono visibilmente cambiate.
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pensioni-ultime-novità-sulla-situazioneIl commento dei lavoratori

Moltissimi lavoratori di età ormai avanzata stanno seguendo con attenzioni le controversie in merito al tema delle pensioni e non sono mancate le proteste o le dichiarazioni velenose da parte di esponenti più o meno conosciuti e influenti. Per la maggior parte è ridicolo pensare che solo 4000 persone possano andare in pensione prima dei 67 anni e, dopo l’innalzamento delle categorie a quindici, tutti si sentono presi in giro.
Roberto Ghiselli ha affermato che la situazione è inaccettabile e le conseguenze potrebbero essere pesanti. L’augurio è che il consiglio esecutivo sfrutti queste ultime ore per trovare soluzioni più sensate e che i documenti presentati all’incontro abbiano contenuti ben diversi dai precedenti per quanto riguarda pensioni, giovani e donne, previdenza complementare e aspettative di vita.
Se i cambiamenti auspicati non dovessero avvenire, i sindacati si troverebbero con le mani legate e non avrebbero più la possibilità di assicurare ai lavoratori e ai pensionati un servizio coerente, venendo meno agli impegni presi. La mobilitazione può essere intensa e continua, ma se dall’altra parte non si ascolta ogni sforzo è vano.
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Pensioni donne: proposte dei partiti sulle possibilità di anticipare l'età pensionabile https://www.business.it/pensioni-donne-proposte-dei-partiti-sulle-possibilita-di-anticipare-leta-pensionabile/ Fri, 24 Nov 2017 06:30:36 +0000 http://www.business.it/?p=15140 L'argomento delle pensioni donne è da anni dibattuto in parlamento e ancora non si è trovata una linea comune da seguire, ma in occasione delle imminenti elezioni sono emerse proposte interessanti

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La situazione sul tema pensioni

Il problema dell’età pensionabile è ormai da diversi anni al centro del dibattito politico. In più occasioni partiti del centro destra hanno provato ad abbassare i paletti imposti dalla legge e ad offrire ai già pensionati dei benefit che garantissero una qualità della vita migliore, soprattutto per chi può contare solo sulla pensione minima. Di fatto però nessuna di queste proposte è andata a buon fine e, al contrario, negli ultimi tempi le normative sulle pensioni donne si sono fatte ancora più severe.
La situazione attuale è indubbiamente motivo di indignazione e sfiducia da parte dei cittadini, che hanno organizzato numerose proteste. La legge Fornero ha costretto migliaia di cittadini in età ormai avanzata a rimanere ancora al lavoro e maturare altri contributi per potersi garantire una vecchiaia un po’ più agiata e, alla luce del malcontento generale, appare molto probabile che questo decreto sarà il primo a cadere dopo le elezioni del 2018. Naturalmente i principali partiti si sono mossi subito, esprimendo il proprio parere e muovendo nuove proposte che possano portare dalla loro parte il maggior numero possibile di voti.
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Le proposte dei partiti

Matteo Salvini, leader affermato della Lega, ha dichiarato senza mezzi termini che il suo primo impegno al governo sarà rivedere completamente e correggere tutte le riforme volute da Monti sul tema delle pensioni donne. Il Movimento Cinquestelle ha cercato di mantenere maggiore cautela, spiegando che è necessario mantenere l’impianto attuale.
Anche per i grillini è comunque necessaria qualche modifica e servirebbe allargare le maglie per l’uscita anticipata soprattutto per le categorie più delicate. Tra gli esperimenti da recuperare ci sarebbe ad esempio l’Opzione Donna della Fornero, per cui le donne di 57 o 58 anni con 35 anni di contributi potrebbero andare subito in quiescenza con perdite secche del 35 o del 30%.
Il governo dovrebbe prorogare queste misure sperimentali, magari usando quelle risorse ancora non sfruttate. In alternativa si possono trovare anche altri fondi, non solo perché sarebbe più giusto. Questi sistemi permettono di risparmiare molto denaro e i capitali non usati nel 2016 ammontano a 58 milioni, stando a quanto dichiarato dall’Istituto di Previdenza. Il rischio è che questi fondi vengano impiegati per altri progetti, ma è intenzione dei Cinquestelle battersi per evitare che ciò succeda.
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pensioni donne partiti proposte

L’opinione dei sindacati

Accanto a numerosi partiti politici, anche i sindacati sono scesi in campo per protestare e richiedere qualche modifica per quanto riguarda le pensioni donne. L’intervento sui dossier attualmente disponibili dovrebbe avvenire il prima possibile e, nonostante le dichiarazioni contrarie del premier Gentiloni, le voci che si uniscono agli appelli continuano a crescere.
Il segretario generale della UIL Carmelo Barbagallo ha recentemente affermato che andare in pensione a settant’anni è un male impensabile contro cui bisogna battersi con tutte le forze. Il sindacato sta sottoponendo all’attenzione del governo delle richieste circa la flessibilità in uscita, domandando anche il congelamento dello scatto automatico dell’aspettativa di vita.
Sempre Salvini ha insistito con la sua linea dura condannando apertamente l’Ape, l’Anticipo Pensionistico sulla bocca di tutti in questi ultimi mesi. Il leader della Lega ha affermato senza peli sulla lingua che si tratta di una fregatura di carattere colossale e che è sua ferma intenzione contrapporsi a tutto ciò.

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Il nuovo premier del Giappone rieletto per contrastare la Corea del Nord: addio alla Costituzione pacifista https://www.business.it/il-nuovo-premier-del-giappone-rieletto-per-contrastare-la-corea-del-nord-addio-alla-costituzione-pacifista/ Fri, 17 Nov 2017 06:30:33 +0000 http://www.business.it/?p=14299 Shinzo-Abe ha intenzione di eliminare l'articolo che impedisce al Giappone di dichiarare guerra fin dal 1947. Forte di una larga maggioranza, conta di rilanciare economia e politica estera

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La rielezione di Shinzo-Abe

Shinzo-Abe è stato rieletto premier del Giappone in una corsa che lo ha visto determinato verso l’obiettivo di contrastare la minaccia di attacchi da parte della vicina Corea del Nord.
La sua campagna elettorale ha incontrato non poche difficoltà, ma il paese teme di non essere abbastanza tutelato dalle attuali leggi che impediscono al Paese di dichiarare guerra.
Per questo il programma di Shinzo-Abe ha aumentato i consensi, tanto da portare ad elezioni anticipate di più di un anno.
Le stesse dovevano svolgersi nel dicembre 2018 e, nonostante gli scandali che hanno colpito il premier, è riuscito a risollevare la sua popolarità e a guadagnare l’ampia maggioranza che gli serviva per gli importanti cambiamenti costituzionali in vista.
La sua rielezione è un record nel Giappone, che lo vede al potere da ben 9 anni. Vi rimarrà fino al 2021.

La maggioranza di Shinzo-Abe e l’opposizione

La maggioranza conquistata dal premier del Giappone Shinzo-Abe riguarda i 2/3 del totale dei seggi. Si tratta di un traguardo ragguardevole, che è stato possibile grazie alla sua campagna e all’appoggio del partito liberal democratico di ispirazione nazionalista di cui fa parte.
In totale dal partito ha ottenuto 283 seggi, a fronte dei 465 disponibili della Camera Bassa della Dieta. Con gli alleati se ne sono aggiunti altri 29, per un totale di 312.
All’opposizione si trova il Partito Democratico di centro-sinistra con a capo Yukio Edano, mentre per il centro-destra c’è il Partito della Speranza di Yuriko Koike.
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premier giappone programma contro corea del nord

Yuriko Koike, leader della minoranza

Yuriko Koike è ex giornalista televisiva di 65 anni che nel 2016 è diventata la governatrice della città di Tokio. La creazione del Partito della Speranza è relativamente recente e ha comportato una campagna elettorale molto veloce. All’inizio sembrava avere tutti i requisiti per diventare un antagonista molto competitivo del Partito liberal democratico, che era stato sconfitto proprio nella corsa al governo di Tokio.
La carica del partito della Speranza è andata scemando, anche a causa di un programma poco definito sia per quanto riguarda l’economia che l’aspetto prettamente politico.
Un segnale rivelatore della vittoria di Shinzo Abe è stato il viaggio della Koike a Parigi, che non si è neppure candidata in prima persona.
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Il programma di Shinzo-Abe

La campagna elettorale del premier del Giappone si è rivelata vincente per diversi aspetti. Il primo è certamente l’obiettivo dichiarato di cambiare l’articolo 9 della costituzione, che si riferisce al rifiuto della guerra da parte del Giappone in qualsiasi circostanza. L’articolo 9 della costituzione giapponese fu imposto dagli stessi americani, all’indomani della sconfitta dopo la fine della II guerra mondiale. L’azione del premier è indirizzata a contrastare le minacce dei missili a testata nucleare di Kim Jong-un, che in 2 occasioni hanno sorvolato l’isola di Hokkaido.
A questo si aggiungono le minacce dello stesso leader nord coreano, che più volte ha usato l’espressione “affondare il Giappone”. Shinzo Abe ha l’intenzione di creare un esercito efficiente, non solo che difenda i confini nazionali, ma che possa appoggiare gli alleati americani in un’eventuale azione bellica contro la Corea del Nord.
A tal proposito Shinzo Abe è riuscito a creare un rapporto stabile con il presidente degli Stati Uniti recandosi alla Casa Bianca. Trump ricambierà con una visita a Tokio il prossimo 5 novembre.

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Le conseguenze della Brexit dopo un anno dal referendum che ha sancito l'uscita della Gran Bretagna dalla Unione Europea https://www.business.it/le-conseguenze-della-brexit-dopo-un-anno-dal-referendum-che-ha-sancito-luscita-della-gran-bretagna-dalla-unione-europea/ Tue, 24 Oct 2017 05:30:12 +0000 http://www.business.it/?p=13676 Le conseguenze della Brexit per quanto riguarda l'economia dei paesi che fanno parte dell'Unione Europea

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La Brexit ad un anno di distanza dal referendum

Dopo il referendum che si è tenuto 12 mesi fa ed il risultato che ha sancito l’uscita dall’Unione Europea da parte del Regno Unito, su questo argomento si sono succedute molte discussioni, ma il processo di attuazione di questa decisione è ancora lungo, dato che si devono rispettare i punti previsti dal trattato della UE al suo articolo 50.
Ecco quindi che a distanza di 12 mesi si può fare un primo punto della situazione, cercando di chiarire quali dono le implicazioni riguardanti l’economia della Gran Bretagna. Le prime indicazioni mostrano un percorso “a due velocità”.
I giornali inglesi scrivono che dopo il referendum e l’uscita dalla UE, il loro Paese si è svegliato con una perdita secca di 490 miliardi di sterline, pari a circa 550 miliardi di Euro. Questa cifra è emersa dal ricalcolo che è stato effettuato dall’Ons, l’Ufficio nazionale di statistica, nel quale si è scoperto che gli “asset internazionali” della Gran Bretagna erano sovrastimati.
Il quotidiano Daily Telegraph, le cui posizioni sono vicine a quelle della premier Theresa May e del Partito Conservatore, ha sottolineato infatti che dopo la Gran Bretagna non ha una sufficiente riserva di “asset stranieri” che possano proteggere l’economia inglese dai rischi causati dalla Brexit.
Andando maggiormente nel dettaglio, sempre secondo l’Ons, la “posizione patrimoniale netta” del Regno Unito nei confronti dei paesi esteri, che vedeva un surplus di 469 miliardi di sterline, si trova ora con un deficit di 22 miliardi di sterline. Questa differenza è uguale a circa un quarto del Pil del Regno Unito.
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le conseguenze della brexit 3Le previsioni dell’Fmi

Il Fondo Monetario Internazionale ha effettuato una revisione “al rialzo” delle sue stime per quanto riguarda la crescita dell’economia mondiale. Una revisione che l’Fmi ha effettuato per la prima volta da quando, nel decennio scorso, era iniziata la crisi globale che tanti danni ha arrecato all’economia nel suo complesso.
Questa revisione è stata causata dal miglioramento complessivo che si è avuto nei primi sei mesi del 2017, nel complesso dei Paesi industriali e l’aumento nei confronti della stima emessa nello scorso mese di luglio è pari allo 0,1% sia per l’anno in corso che per il 2018.
L’espansione globale avrà quindi come risultato un +3,6% in questo anno, per salire ad un +3,7% nell’anno prossimo. Per quanto riguarda l’Eurozona la crescita in questi due periodi sarà rispettivamente del 2,1% e dell’1,9%, con un miglioramento, rispetto alle stime precedenti, dello 0,2% per entrambe le percentuali.
Maurice Obstfeld, capo economista del Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato che si può sfruttare questo momento positivo nell’economia per mettere sul tavolo una serie di riforme. Lo stesso Obstfeld ha anche ammonito di fare presto perché “È una finestra che non resterà aperta per sempre”.
Il momento favorevole dovrebbe anche indurre i Governi dei Paesi che hanno un cospicuo debito pubblico a mettere in campo tutte le azioni possibili per la sua riduzione. Negli Stati Uniti in questo momento prevale l’incertezza economica e questo ha portato l’Fmi a “tagliare” le sue stime per questo colosso dell’economia mondiale.
La stessa cosa vale per il Regno Unito, ma qui le cause per il taglio delle stime sono dovute quasi completamente all’impatto che sta avendo sull’economia britannica il risultato del referendum sulla Brexit.
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La fotografia del momento secondo i dati Ocse

Nel periodo precedente al Natale 2016 è stata registrato un aumento di spesa da parte dei consumatori, ma l’aumento dei prezzi, che ha superato quello dei salari, ha portato delle difficoltà a partire dai primi mesi del 2017, con un conseguente rallentamento della crescita della spesa.
In Gran Bretagna nell’ultimo trimestre preso in esame si è registrata una crescita del “Q2” maggiore del trimestre precedente, (+0.3% contro +0.21%), ma nonostante questo fatto la Gran Bretagna non riesce a lasciare l’ultimo posto in classifica.
L’avvio dei negoziati che si tengono tra l’Unione Europea e la Gran Bretagna non ha provocato modifiche nette per il trend, ed il Pil ha registrato, dopo la Brexit, un rallentamento deciso. Tra i paesi del G7 il Pil britannico, nonostante la crescita resta ancorato all’ultimo posto, una posizione che è una novità rispetto alle classifiche degli ultimi tre anni.
Trarre conclusioni definitive dopo un anno dalla Brexit è forse affrettato, ma certamente il presentarsi del secondo trimestre deludente fa aumentare, anche negli esperti economici, le preoccupazioni per i prossimi anni.

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Il ritorno delle auto elettriche per un Europa green: incontro al vertice per abbattere le emissioni di CO2 https://www.business.it/il-ritorno-delle-auto-elettriche-per-un-europa-green-incontro-al-vertice-per-abbattere-le-emissioni-di-co2/ Sun, 22 Oct 2017 05:30:18 +0000 https://www.business.it/?p=13551 Europa green: le industrie che ruotano intorno alle auto elettriche

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Auto elettriche: un nuovo investimento per l’Europa

Il mercato delle auto elettriche e a consumo zero di CO2 è in crescita e tuttavia l’Europa sembra essere rimasta indietro in questo settore. Sempre più spesso di parla di Europa green e di come gli investimenti nel settore delle energie alternative siano in crescita, grazie anche ai continui incentivi offerti dagli Stati europei. Cosa è successo nel settore automobilistico? La risposta probabilmente si avrà a breve. Nei prossimi giorni, infatti, è previsto un incontro al vertice tra i più grossi nomi dell’industria elettrica e automobilistica e il Commissario europeo per l’Unione Energetica, Maroš Šefčovič.
Il motivo è che la Commissione ha intenzione di puntare maggiormente sulla produzione di auto elettriche per diventare nuovamente concorrenziali sul mercato. Al momento, infatti, l’Europa non è in grado di competere con le produzioni extra-comunitarie, sempre più all’avanguardia non solo nella progettazione, ma anche nella produzione di auto a emissioni zero di CO2. Sicuramente questa notizia è di grande importanza non solo dal punto di vista ambientale, ma anche perché si pone come nuova fonte di occupazione per un gran numero di operai, tecnici e professionisti europei.
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auto elettriche per europa green

Rincorrere la concorrenza o trovare alternative?

Sicuramente, uno dei principali problemi in cui si verrà a trovare questo progetto di veicoli per un’Europa green è quello legato alla concorrenza americana, cinese e coreana. Tuttavia, la particolarità della situazione è data dal fatto che è stata proprio l’Europa a suggerire i primi modelli di tecnologie e auto per la riduzione dell’anidride carbonica. Ci si chiede allora come sia possibile che, nonostante il brillante inizio, i progetti e le competenze, l’Europa green si trovi ora a dover rincorrere la concorrenza nel campo delle auto elettriche. In realtà le motivazioni vanno ben oltre la ricerca e le applicazioni tecnologiche e derivano da una più complessa interazione tra politica e mercati.
Le auto elettriche permettono infatti di ridurre le emissioni di CO2, mostrandosi come probabile mezzo di trasporto del futuro. Tuttavia la principale problematica che si crea nella realizzazione dei veicoli green è che la fabbricazione delle batterie è molto meno ecologica di quello che ci si aspetta. La necessità di particolari materiali di importazione, lo stoccaggio e lo smaltimento rappresentano importanti punti su cui lavorare per dare vita a un processo completamente ecologico e a basso impatto ambientale. Naturalmente, questo non significa che le auto a zero emissione di CO2 non siano ecologiche. Vuol dire che bisogna valutare la produzione nel complesso, non fermandosi solo al prodotto finito.
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Non solo auto elettriche: l’Europa e le tecnologie verdi

Parlare di Europa green rivolgendosi esclusivamente alle produzioni di auto elettriche è comunque molto limitativo. Se infatti, questo tipo di industria non è ancora pronta per essere considerata realmente ecologica, va comunque detto che la Comunità Europea può vantare un gran numero di progetti e invenzioni altamente tecnologici e innovativi e, soprattutto, a basso impatto ambientale. Da questo punto di vista, quindi, si può dire senza dubbio che i progetti che prevedono l’utilizzo di energia alternativa e rinnovabile sono veramente molti, e soprattutto che un gran numero di essi è in grado di competere a livello mondiale.
Questo è sicuramente uno dei motivi per cui la Commissione Europea vuole puntare nuovamente anche sulle auto elettriche, cercando di trovare nuove soluzioni non alla progettazione delle stesse, quanto piuttosto alla loro realizzazione, per avere una catena di produzione che rispetti gli standard green dell’Europa.
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europa green la soluzione sono le auto elettriche

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Gli Emirati Arabi Uniti annunciano il primo ministro dell'intelligenza artificiale https://www.business.it/gli-emirati-arabi-uniti-annunciano-primo-ministro-dellintelligenza-artificiale/ Fri, 20 Oct 2017 10:24:07 +0000 http://www.business.it/?p=13635 Gli Emirati Arabi Uniti guardano al futuro. Nominato il nuovo ‘ministro dell’intelligenza artificiale’, una carica decisamente insolita per i canonici organi di governo, ma che dimostra una grande lungimiranza. Si chiama Omar Bin Sultan Al Olama, ha soli 27 anni ed è il primo uomo a ricoprire questo speciale incarico. Gli studi scientifici si stanno… Leggi tutto »Gli Emirati Arabi Uniti annunciano il primo ministro dell'intelligenza artificiale

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Gli Emirati Arabi Uniti guardano al futuro. Nominato il nuovo ‘ministro dell’intelligenza artificiale’, una carica decisamente insolita per i canonici organi di governo, ma che dimostra una grande lungimiranza.

Si chiama Omar Bin Sultan Al Olama, ha soli 27 anni ed è il primo uomo a ricoprire questo speciale incarico.

Gli studi scientifici si stanno indirizzando sempre più in questo ambito di ricerca e sviluppo, che porterà ad un’inevitabile cambiamento della vita e del lavoro umano.

L’ambizione dell’UAE (Emirati Arabi Uniti) è impressionante, il governo ha annunciato obiettivi altisonanti, come quello di costruire abitazioni sul pianeta Marte entro il 2127.

È stato lo Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum ad annunciare la nomina del nuovo ministro e lo ha fatto in una maniera decisamente ‘attuale’, ovvero con un ‘tweet’. Il primo ministro dell’UAE e governatore di Dubai ha dichiarato la volontà delle istituzioni di foraggiare ed incoraggiare un settore in forte espansione sostenendo scienza e ricerca.

L’iniziativa mira ad elevare il prestigio nazionale creando un ambiente innovativo e altamente produttivo, con ingenti ma oculati investimenti nel campo dell’Intelligenza Artificiale.

Proprio per questo è stato nominato Omar Bin Sultan Al Olama come ministro dell’intelligenza artificiale, sarà incentivatole, supervisore, responsabile di un processo destinato a grandi risultati, secondo i vertici.

Sono previsti anche nuovi innovativi incarichi all’interno dell’amministrazione governativa, come il ministro delle scienze avanzate e della sicurezza alimentare.

Queste le dichiarazioni dello Sceicco Mohammed: “Il nuovo governo si propone innanzitutto di sviluppare la conoscenza, sostenere la scienza e la ricerca”. Parole chiare e decise, che testimoniano una grande capacità di innovare, caratteristica che troppo spesso viene trascurata all’interno degli organi governativi tradizionali del tanto proclamato ‘occidente avanzato’.

Nel suo ‘tweet’ lo Sceicco ha annunciato anche che la riorganizzazione rappresenta un grande rinnovamento, un catalizzatore del cambiamento e una preparazione per la prossima tappa del Paese.

Le manovre del governo UAE non hanno previsto soltanto l’istituzione di nuovi innovativi ministeri, ma anche il taglio di alcune di quelle cariche che non avevano più senso di esistere. Mosse all’insegna di uno sguardo impresso nel futuro, che testimoniano grande fervore intellettuale ed un livello di consapevolezza importante.

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Il piano fiscale Trump: tra lo scetticismo di Wall Street e un abbassamento delle imposte conveniente per tanti https://www.business.it/il-piano-fiscale-trump-tra-lo-scetticismo-di-wall-street-e-un-abbassamento-delle-imposte-conveniente-per-tanti/ Fri, 20 Oct 2017 05:30:36 +0000 https://www.business.it/?p=13541 Il piano fiscale Trump per rilanciarsi dopo la mancata revoca dell'Obamacare

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La proposta del piano fiscale Trump

A poche settimane di distanza dal fallimentare tentativo di abrogare l’Affordable Care Act, passato alla storia come Obamacare, il Tycoon e i suoi sostenitori repubblicani cercano di far dimenticare velocemente il proprio insuccesso, cominciando a diffondere la proposta di un nuovo piano fiscale Trump, già da tempo anticipato durante la propaganda per le elezioni presidenziali.
Il team del presidente americano cerca di riguadagnare credibilità e, non avendo rispettato le importanti promesse sulla lotta all’Obamacare, cerca ora di ottenere consensi riproponendo quella riforma fiscale tanto pubblicizzata nelle campagne elettorali alla fine dello scorso anno. Il chiaro obiettivo di Trump è arrivare alla fine dei primi dodici mesi del proprio mandato potendo dire che qualcosa è veramente cambiato.
La proposta di riforma non è stata presa molto sul serio, vista la mancanza di indicazioni logistiche dettagliate per compensare il calo delle entrate e le probabili lotte lobbiste per far passare leggi vantaggiose per una parte piuttosto che un’altra. Nonostante l’entusiasmo per il possibile abbassamento delle imposte societarie, Wall Street sta sottovalutando la situazione, non dando molte speranze ad un piano fiscale che invece potrebbe riservare qualche sorpresa.
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Perché il piano fiscale Trump potrebbe avere successo

In una recente intervista Evan Brown, responsabile degli asset di UBS Asset Management, ha spiegato che, analizzando l’andamento e gli attuali livelli dei mercati, Wall Street dà già per spacciato il piano fiscale Trump. Questo scetticismo sarebbe dovuto al recente insuccesso incassato dalla nuova legge sanitaria, segno che l’attuale amministrazione non è capace di convincere e ottenere successi concreti. In verità proprio questa sconfitta ha già messo Trump e il suo staff con le spalle al muro, quindi è evidente che con questa nuova proposta fiscale farà di tutto per non fallire per la seconda volta.
Pur non chiarendo come sarebbe possibile alleggerire la pressione fiscale sulle aziende, il piano fiscale Trump offrirebbe grandi vantaggi alle grandi imprese e multinazionali, che vedrebbero scendere le imposte societarie dal 35% attuale ad almeno il 20%. Per questo motivo la proposta sta riscuotendo un notevole entusiasmo da parte degli imprenditori più facoltosi, che hanno indubbiamente influenza sul Consiglio e potrebbero spingere per l’approvazione del piano.
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piano fiscale trump come funzionerà 4

I principali vantaggi del taglio delle imposte

Appare evidente che le aziende che trarrebbero maggiore vantaggio dal piano fiscale Trump sono quelle che pagano più tasse, ovvero le imprese tecnologiche. L’andamento in borsa di queste società è apparso strettamente legato all’operato del Tycoon e già la sola proposta di un abbassamento delle aliquote ha fatto aumentare il valore delle azioni di tali aziende.
Se da un lato la riforma porterebbe alle imprese i guadagni legati all’aumento delle loro quotazioni in borsa, dall’altra parte il risparmio sulle tasse libererebbe fondi da poter mettere da parte o reinvestire in profitti generati all’estero. Per alleggerire la pressione fiscale, molte aziende hanno preferito finora investire in altri Paesi, con imposte più convenienti; riportare in patria almeno una parte di quei capitali potrebbe favorire l’economia statunitense. Non bisogna dimenticare poi che i fondi risparmiati potrebbero servire a riacquistare azioni proprie, spingendo al rialzo i titoli e favorendo sia gli azionisti che il mercato interno.
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L'avvocato Marco Conca è il Nuovo Console Onorario per le Repubbliche Unite di Tanzania https://www.business.it/lavvocato-marco-conca-console-onorario-le-repubbliche-unite-tanzania/ Thu, 19 Oct 2017 05:29:22 +0000 http://www.business.it/?p=13600 A Milano, il 28 settembre 2017, l’avvocato Marco Conca, noto e stimato professionista di Luino, in provincia di Varese, dopo i prestigiosi incarichi ricoperti presso Expo Milano 2015 e la XXI° Triennale di Milano 2016, è stato nominato, dal Ministro degli Affari Esteri, Console Onorario per le Repubbliche Unite di Tanzania. Il neo diplomatico Conca… Leggi tutto »L'avvocato Marco Conca è il Nuovo Console Onorario per le Repubbliche Unite di Tanzania

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A Milano, il 28 settembre 2017, l’avvocato Marco Conca, noto e stimato professionista di Luino, in provincia di Varese, dopo i prestigiosi incarichi ricoperti presso Expo Milano 2015 e la XXI° Triennale di Milano 2016, è stato nominato, dal Ministro degli Affari Esteri, Console Onorario per le Repubbliche Unite di Tanzania.

Il neo diplomatico Conca sarà, per i prossimi 5 anni, il Titolare del Consolato di V.le Piceno a Milano, anche se la sua giurisdizione si allargherà, come si legge nella Nota Verbale della Farnesina. Oltre alla Lombardia, il suo operato si estende al Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria e Emilia Romagna.

Il Console Conca sarà il punto di riferimento, e la porta di ingresso privilegiata, per tutta l’imprenditoria del Nord Italia intenzionata ad investire e fare business nel ricco Paese dell’Africa Orientale e sarà, al contempo, l’unico rappresentante di Governo autorizzato al rilascio dei visti turistici per tutti coloro che desiderano scoprire le meraviglie del Kilimangiaro (la vetta più elevata d’Africa), del Lago Vittoria (il più grande d’Africa), dei parchi Nazionali del Serengeti e del Ngorongoro piuttosto che della riserva di caccia del Selous e, ovviamente, delle magnifiche e paradisiache spiagge di Zanzibar.

A conferma degli incantevoli posti sopra citati proprio quest’anno, nel 2017, i safari della Tanzania sono stati eletti quali i migliori di tutto il continente africano.

Il Console ha già intrapreso la propria attività di diffusione della cultura e di sviluppo del business italo-tanzanese in occasione di due importanti incontri che hanno avuto luogo a Milano e a Varese, alla presenza dell’Ambasciatore Sua Eccellenza Dr. Geroge Madafa.

L’Ambasciatore, accreditato presso il Quirinale non più di pochi mesi fa, ha manifestato il desiderio di effettuare la sua prima visita ufficiale proprio in Lombardia: “…ho saputo che qui c’è il cuore dell’economia italiana e non solo...” ha sottolineato più volte.

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Kim Jong-Un, un "dittatore bambino" che rischia di causare un conflitto nucleare https://www.business.it/kim-jong-un-un-dittatore-bambino-che-rischia-di-causare-un-conflitto-nucleare/ Fri, 06 Oct 2017 05:30:22 +0000 https://www.business.it/?p=13189 Kim Jong-Un scopriamo le sue passioni nella vita privata: dallo sport al lusso sfrenato

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Il giovane dittatore nordcoreano e la sua vita privata

Oggi Kim Jong Un è un personaggio conosciuto da tutti, a causa della escalation militare della Corea del Nord e del suo scontro con Trump, con minacce di lanci di missili e sviluppo della bomba atomica. Sei anni fa era quasi uno sconosciuto, quando subentrò al padre al comando dello stato asiatico, assumendo tutte le cariche più alte della “Repubblica Popolare Democratica della Corea del Nord”, compresa quella di capo dell’esercito.
Kim Jong Un è il più giovane al mondo tra i capi di stato, e questo gli ha valso il soprannome di “dittatore bambino”. Da ragazzo ha studiato in Europa, in una scuola internazionale di Gumlingen, in Svizzera, ed in seguito ha frequentato l’università nel suo paese, insieme al fratello Kim Jong-nam, maggiore di lui, terzogenito della famiglia.
Il dittatore coreano è sposato, con Ri Sol Ju, una ex cantante e cheerleader, e stando a quanto reso noto dai servizi segreti del suo paese, la coppia avrebbe due figli. La sua vita privata è stata spesso analizzata, e sono stati portati alla luce vari aspetti, e le due maggiori passioni di Kim Jong Un sono risultate il lusso e gli sport.
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Kim Jong Un e la passione per il lusso

Un primo segnale della passione del dittatore nordcoreano per il lusso è dato dal numero delle sue residenze; si dice che siano ben 12, tutte molto accoglienti e arredate con grande cura. Tra queste la preferenza di Kim Jong Un sembra essere per Riongsong, la cui ristrutturazione è terminata da poco ed all’interno della quale si trova anche una sala cinematografica con 1000 posti per vedere i film preferiti.
Anche le auto di lusso ed i cibi raffinati rientrano tra le passioni di Kim Jong Un, oltre che gli alcolici di prestigio. Secondo fonti ben informate solo nello scorso anno il dittatore nordcoreano ha speso 1 milione di dollari per importare questi alcolici, tutti molto costosi.
Una scelta che cozza violentemente con la situazione generale del suo paese, nel quale oltre il 70% delle persone vive in condizioni di malnutrizione, secondo i dati diffusi dalla associazione World Food Program.
Nelle scelte della vita di lusso Kim Jong Un sembra ricalcare in pieno quelle del padre, e nel primo anno della sua dittatura il costo dei beni di lusso è più che raddoppiato, arrivando a 645 milioni di dollari dai 300 dell’anno precedente.
Secondo quanto ha raccontato l’ex chef del padre, Kim Jong Un è molto esigente anche in fatto di alimentazione e, ad esempio, a pranzo ed a cena vuole avere a sua disposizione una grande varietà di bottiglie di vino, oltre che diversi tipi di formaggi, in entrambi i casi pregiati e costosi.
Per quanto riguarda le automobili, la marca preferita di Kim Jong Un è la Mercedes, della quale possiede vari modelli. Il dittatore nordcoreano è inoltre proprietario di un yacht da 30 metri, con il quale ama muoversi, e con un valore che si aggira sui 6 milioni di dollari.
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kim jon un

Kim Jong Un e lo sport

Il dittatore coreano è un appassionato sportivo ed ama particolarmente il basket. La sua squadra preferita sono i Chicago Bulls della NBA, ed il suo eroe in assoluto il celeberrimo Michael Jordan, di cui si dice avesse un centinaio di poster nella propria camera quando era ragazzo.
Kim Jong Un ha incontrato personalmente l’ex cestista Dennis Rodman, compagno di squadra di Michael Jordan nella conquista degli anelli NBA, ed il cestista americano ha dichiarato di essere suo amico. Lo stesso Rodman ha reso noto che Kim Jong Un possiede un’isola privata che a lui ricorda Ibiza o isole delle Hawaii, nella quale si reca periodicamente.
Kim Jong Un ha fatto costruire un impianto sciistico nel suo paese con l’intento di attirare turisti stranieri. Il complesso si trova a Masikryong e la sua costruzione è costata allo stato nordcoreano circa 35 milioni di dollari, ma secondo quanto riferisce la NBC risulta largamente inutilizzato.

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Google accusata da Alternative für Deutschland di boicottaggio in vista delle politiche tedesche https://www.business.it/google-accusata-da-alternative-fur-deutschland-di-boicottaggio-in-vista-delle-politiche-tedesche/ Tue, 26 Sep 2017 05:30:42 +0000 https://www.business.it/?p=12964 Google ha rifiutato di ospitare campagne social di Alternative für Deutschland

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Nei giorni dalle elezioni tedesche, anche Google viene tirata in ballo nella contesa elettorale che dovrebbe incoronerà nuovamente Angela Merkel a danno di una SPD sempre più in affanno.
Secondo Thor Kunkel, cui è affidato il settore comunicazione di AFP (Alternative für Deutschland), il partito di estrema destra che è atteso ad un ottimo risultato in questa tornata elettorale, l’azienda di Mountain View sarebbe responsabile di boicottaggio nei suoi confronti. A provarlo sarebbero in particolare delle comunicazioni di posta elettronica acquisite da Der Spiegel.

Un partito in grande ascesa

Le accuse a Google sembrano aver procurato ulteriori vantaggi al partito guidato da Alice Wiedel e Alexander Gauland, che è dato in ulteriore avanzata nelle ultime ore. AFP, infatti, dovrebbe addirittura superare il 12% e portare quindi una pattuglia di deputati al Bundestag che potrebbero rivelarsi una vera e propria spina nel fianco della Merkel, con la loro incessante propaganda euroscettica e una contrarietà all’immigrazione che sembra trovare terreno sempre più fertile nell’opinione pubblica teutonica.
Proprio per approfittare del vento favorevole, i leader del partito avevano affidato la cura della propria immagine a Harris Media, l’agenzia pubblicitaria che aveva spianato la strada della Casa Bianca a Donald Trump. La strategia di comunicazione adottata prevedeva in particolare la messa in campo di una serie di campagne sui social media, considerati ormai uno strumento chiave dal punto di vista della propaganda. Mentre però Twitter e Facebook non hanno avuto problemi nell’accettare di intrattenere rapporti con AFD, Google ha deciso diversamente, aprendo la strada alle accuse di Kunkel.

google accusata di boicottaggio elettorale 2Sempre più a destra

AFP sta facendo sempre più parlare di sé in queste ultime settimane, non solo per la querelle con Google. I toni assunti dal partito e dai suoi leader sono infatti sempre più radicali, destando non poche preoccupazioni non solo in Germania, ma anche nel resto del vecchio continente. Basterebbe ricordare al riguardo le ultime dichiarazioni di Gauland, il quale ha affermato di essere orgoglioso di quanto fatto dai soldati tedeschi nel corso delle due guerre mondiali perse dalla Germania per capire la deriva sempre più radicale di AFP. Considerate le imprese delle SS e il recente orientamento della storiografia, che non opera praticamente più grandi distinzioni tra queste e la Wehrmacht, tali dichiarazioni sembrano preludere ad una vera e propria riabilitazione del nazismo. Proprio Gauland, che vanta un passato nella Cdu, ha peraltro preso le difese di Bjoern Hoecke, leader del partito in Turingia, quando questi aveva affermato come non tutto l’operato di Hitler fosse da buttare.

Una strategia vincente?

La svolta radicale impressa da Gauland al partito non sembra però una mossa in grado di pagare nel lungo termine, in un Paese ove si è sempre cercato di fare i conti con il passato. Inoltre nel resto dell’Europa si potrebbero risvegliare i sentimenti non proprio favorevoli al nazismo, ove la nazione che si propone di guidare l’Unione dovesse mostrare cedimenti di fronte ad un revival di questo genere. Proprio per questo motivo alcuni analisti si interrogano sulla giustezza delle mosse di Gauland, che potrebbero portare ad un isolamento sempre più pronunciato dell’AFP, rendendo di fatto del tutto inutili i voti dati al partito. A tutto vantaggio della Merkel, che potrebbe presentarsi come un argine al montante nazismo, diventando ancora più centrale negli scenari politici post voto, quando presumibilmente la cancelliera dovrà scegliere con chi allearsi per la formazione del nuovo governo da lei diretto.

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Kim-jong-un continua a guidare la Corea del Nord con il pugno di ferro https://www.business.it/kim-jong-un-continua-a-guidare-la-corea-del-nord-con-il-pugno-di-ferro/ Thu, 14 Sep 2017 05:30:28 +0000 https://www.business.it/?p=12610 Kim-jong-un sta diventando un ostacolo per un Paese ricco come la Corea del Nord

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Kim-jong-un sembra essere diventato il bersaglio preferito da Donald Trump. Dopo i recenti esperimenti nucleari che hanno destato un certo timore nel resto del mondo, il presidente degli Stati Uniti, in vistoso calo di consensi all’interno, ha iniziato a minacciare con sempre maggiore forza il dittatore nord-coreano. Se però si sapeva che il Paese asiatico è armato a livelli da grande potenza, va però smentito quanto detto a lungo dagli osservatori esterni, ovvero che sia estremamente povero. La realtà è infatti diametralmente opposta.

Le immagini non dicono tutto

La ricchezza della Corea del Nord va a smontare la narrazione che pure continua ad andare per la maggiore in Occidente, ove le immagini che trapelano dalla capitale Pyongyang e dagli altri grandi centri urbani del Paese sembrano delineare una vita grama e stentata. Forse le privazioni possono essere vere, ove rapportate allo stile di vita dell’opulento Occidente, ma certo non possono essere prese come base per una tesi, quella della povertà della Corea del Nord, che non si regge assolutamente in piedi. Il Paese diretto con pugno d’acciaio da Kim-jong-un è infatti una tra le regioni più ricche di minerali in assoluto, a livello globale. Il territorio statale detiene al suo interno ricche scorte di oro, argento, zinco, tungsteno e vanadio, sino ad oggi letteralmente inaccessibili. Scorte che sarebbero state quantificate dagli istituti mineralogici della Corea del Sud in una forbice tra sei e dieci trilioni (seimila miliardi di dollari nel primo caso, diecimila nel secondo).

Kim Jong Un sta portando il paese nel baratroUn Paese contraddittorio

Proprio il contrasto creato dalla presenza di ricchezze così ingenti e da un tenore di vita ancora molto lontano da quello che distingue i Paesi più ricchi dell’Occidente, ha quindi spinto gli osservatori esterni a presentare il Paese guidato da Kim-jong-un alla stregua di una clamorosa contraddizione.
Per capire meglio il livello della ricchezza nord-coreana, la cosa migliore è prendere in prestito quanto affermato dall’Economist, i cui analisti non hanno avuto difficoltà ad affermare che in caso di riunificazione delle due parti del Paese divise alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ne nascerebbe una vera e propria superpotenza. Uno status cui contribuirebbero da un lato la tecnologia estremamente avanzata detenuta dalla Corea del Sud e dall’altro proprio le risorse minerarie della parte settentrionale.

Kim Jong Un sta portando il paese alla rovina

La deleteria corsa agli armamenti

Un’ipotesi, quella della riunificazione, che ad oggi non è assolutamente proponibile, considerato il perenne stato di tensione tra le due Coree.
La Corea del Nord, quindi, rimane un Paese ricchissimo sulla carta, che però non riesce a procurare una vita più agiata ai suoi cittadini, proprio a causa della mancanza di livelli tecnologici adeguati.
In tal modo le ricchezze minerarie non possono essere estratte rimanendo quindi nel sottosuolo, mentre il governo sembra molto più attratto da una insana passione per gli armamenti. Una passione che ha spinto a dirigere anche la ricerca scientifica in direzione di una continua escalation militare, soprattutto nei decenni a cavallo del nuovo millennio.
Una escalation che del resto rende del tutto inutile pensare all’estrazione delle risorse minerarie, in quanto proprio a causa della rincorsa verso la bomba atomica, Kim-jong-un si è praticamente inimicato il mondo. La Corea del Nord è infatti sanzionata ormai dal 2006 e ha in pratica un solo partner commerciale, ovvero la Cina, l’unico Paese che ha deciso di sfidare l’embargo e le risoluzioni dell’ONU.
Proprio Pechino assorbe i nove decimi delle esportazioni di Pyongyang, tanto da aver deciso di spendere una cifra ingente per dare vita ad una ferrovia nei pressi del confine tra i due Stati. Ove la Corea del Nord decidesse di aprire allo sfruttamento delle proprie risorse minerarie, la Cina partirebbe quindi da una posizione praticamente inattaccabile.
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Wannacry Nord Corea: c’è un legame tra il virus ed il pericoloso dittatore?
Kim Jong Un dittatore che conduce una vita da nababbo

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Macron si muove con estrema forza contro i colossi del web https://www.business.it/macron-si-muove-con-estrema-forza-contro-i-colossi-del-web/ Sat, 09 Sep 2017 05:30:00 +0000 https://www.business.it/?p=12487 Macron e la Francia vanno all'offensiva contro i giganti di Internet, a partire da Microsoft

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Macron sembra assolutamente deciso a dichiarare guerra ai giganti del web, facendo loro pagare le tasse sui ricchi proventi accumulati online. Il primo a farne le spese potrebbe essere Microsoft, cui la Francia chiede 600 milioni di euro.

L’assalto dell’UE contro i colossi del web

Dopo le tante polemiche sollevate da un atteggiamento visto come troppo tollerante, l’Unione Europea sembra stavolta decisa a portare l’affondo decisivo contro le grandi compagnie che dominano Internet, collezionando profitti spaventosi, pagando al contempo tasse bassissime.
La battaglia decisiva potrebbe partire dalla Francia, ove le autorità fiscali hanno avanzato una richiesta di 600 milioni di euro nei confronti di Microsoft, in qualità di risarcimento delle tasse sinora non versate. Macron si pone quindi come capofila di una coalizione che comprende anche gli altri grandi del continente, ovvero la Germania, l’Italia e la Spagna.
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Il Consiglio Europeo di Tallinn

Il problema fiscale rappresentato da Microsoft, Google e dalle altre compagnie tecnologiche che dominano la rete collezionando profitti elevatissimi, senza che ciò si traduca in tasse versate agli Stati interessati, sarà al centro del Consiglio Europeo programmato per il 15 settembre a Tallinn, in Estonia. In quella occasione sarà infatti oggetto di discussione il documento sulla tassazione digitale che dovrebbe fare da base all’offensiva dell’Unione Europea.
In quella occasione, il governo Gentiloni porterà sul tavolo della trattativa una proposta, che è stata redatta dal Med, la quale prevede l’imposizione di una tassa standard che andrebbe a colpire gli utili prodotti sul web. Una mossa che sicuramente non farà piacere alle grandi compagnie del web, che ormai da tempo si muovono anche all’interno delle aule di tribunale per impedire di dover pagare in tal senso.
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La Web Tax transitoria

Il governo italiano, peraltro, aveva già mosso i primi passi in tal senso con la Web Tax transitoria, che era diventata realtà in primavera. Una tassa che però era viziata dal fatto che l’adesione delle compagnie era del tutto facoltativa. In pratica l’esecutivo aveva concesso alle web company la possibilità di emergere da una situazione ritenuta illegale, senza dover procedere per via giudiziaria. La risposta si era tramutata in accordi con Apple e Google, rimanendo però allo stadio di un primo passo per una definitiva regolamentazione dei rapporti coi big di Internet.

La Google Tax britannica

Con la dichiarazione di guerra di Macron, la questione segna una palese fuga in avanti. A livello europeo, l’impostazione data dal governo italiano non poteva certo reggere, proprio in considerazione delle grandi resistenze opposte dalle compagnie interessate. Proprio per questo i grandi continentali hanno infine deciso di prendere spunto dalla cosiddetta “Google Tax” elaborata dal Regno Unito, che prevede una aliquota del 25% sui fatturati che vadano ad oltrepassare quota 10 milioni di sterline.
Se questa è la base di discussione in vista di Tallinn, Francia e Germania hanno però già provveduto a trovare un terreno comune, teso ad impedire alle web companies l’utilizzo di vie di fuga fiscali in modo da versare meno tasse sul continente europeo.
In particolare, Macron intende arrivare ad armonizzare i sistemi fiscali europei, impedendo la discrepanza tra il 25% cui dovrebbe essere portata la tassa in vigore in Francia e il 12,5% cui si attestano i livelli fiscali di Cipro e Irlanda, giudicati del tutto inadeguati. Nel frattempo Bruno Le Maire, responsabile dell’economia nel governo di Parigi, si lamenta della lentezza con cui procede la discussione.
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Anche il governo cinese verso l'ecosostenibilità, niente più spazzatura dall'estero https://www.business.it/anche-governo-cinese-verso-lecosostenibilita-niente-piu-spazzatura-dallestero/ Mon, 21 Aug 2017 06:00:14 +0000 https://www.business.it/?p=12120 Il tema dell’ecosostenibilità continua ad assumere un’importanza sempre più strategica presso l’opinione pubblica mondiale. Se l’Italia è stata a lungo sotto la lente di ingrandimento a causa della questione di Napoli, con le strade del capoluogo campano invase dai rifiuti, ora anche altri Paesi iniziano ad avere grandi problemi da questo punto di vista. A partire… Leggi tutto »Anche il governo cinese verso l'ecosostenibilità, niente più spazzatura dall'estero

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Il tema dell’ecosostenibilità continua ad assumere un’importanza sempre più strategica presso l’opinione pubblica mondiale. Se l’Italia è stata a lungo sotto la lente di ingrandimento a causa della questione di Napoli, con le strade del capoluogo campano invase dai rifiuti, ora anche altri Paesi iniziano ad avere grandi problemi da questo punto di vista.

A partire dalla Cina, che di recente ha deciso di notificare all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) la sua decisione di non accettare più eventuali spedizioni di ben 24 tipi di rifiuti. Il tutto in contemporanea con il varo di una vera e propria campagna contro la spazzatura proveniente dall’estero.

I motivi della scelta di Pechino

Il divieto di importare spazzatura proveniente da fuori scatterà entro la fine dell’anno e andrà a colpire anche il commercio di scorie derivanti dalla lavorazione dell’acciaio e provenienti dal settore tessile, come il cotone, i filati o la lana.

Da un punto di vista dell’ecosostenibilità la scelta di Pechino è facilmente comprensibile: insieme alla carta, alla plastica e alle altre materie prime che dovrebbero essere trattate, in Cina arrivano mischiati ad esse rifiuti estremamente pericolosi e tali da impedirne un nuovo utilizzo.

Il risultato è che spetta proprio al gigante asiatico lo smaltimento di spazzatura che contiene sostanze potenzialmente nocive per il proprio ecosistema. Una operazione che un Paese come la Cina, ove il rapido sviluppo industriale ha avuto gravi conseguenze sull’ambiente, non può più permettersi.

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La Cina non vuole più essere la discarica del mondo

L’ecosostenibilità è un termine che comincia ad andare di moda anche dalle parti di Pechino. Con la mossa comunicata all’Organizzazione mondiale del commercio, il governo cinese cerca con tutta evidenza di sganciarsi da un ruolo scomodo, quello che ne ha fatto una sorta di discarica a livello mondiale.

Un business estremamente fiorente, se si pensa come la Cina abbia acquistato oltre frontiera poco meno di 7 milioni e mezzo di tonnellate di materie plastiche, per un controvalore di 3,7 miliardi di dollari. Una mole di rifiuti che le ha consegnato la leadership globale, con il 56% delle importazioni complessive.

I maggiori partner di Pechino sono Stati Uniti, Hong Kong e Giappone, stando ai dati forniti dall’ITC (International Trade Center).

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ecosostenibilità la cina blocca l'importazione di rifiuti problema per il mondo intero

Anche la Germania vuole uscire dal commercio di rifiuti

Oltre alla Cina, c’è però un’altro Paese che sembra essere intenzionato a lasciare un business fiorente, ma non proprio pulito. Si tratta della Germania e in questo caso le maggiori preoccupazioni sono proprio per l’Italia, considerato che Berlino si è sino a questo momento sobbarcata la gestione della spazzatura prodotta dal nostro Paese e tenente amianto. Una decisione molto pericolosa per noi in tema di ecosostenibilità, considerato che il nostro Paese è letteralmente disseminato di rifiuti contenenti asbesto che non si riesce a smaltire.

Un problema di non poco conto

Il vero problema che sta emergendo in tema di ecosostenibilità, è quello derivante dalla qualità dei rifiuti che occorre smaltire. Chi ha saputo dare vita ad una politica tesa ad avere selezioni di buon livello, puntando con grande forza sulla raccolta differenziata, riuscirà comunque a vendere la spazzatura, sia pure a prezzi più bassi che nel passato. Mentre chi non lo ha fatto, come appunto l’Italia, potrebbe ora trovare porte chiuse, senza peraltro avere capacità di smaltimento. Un problema di non poco conto per un Paese che ancora oggi vede le proprie città mandate in crisi dalla mancata o deficitaria raccolta dei rifiuti.

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Investire sulla Grecia: i mercati sembrano puntare sulla ripresa di Atene https://www.business.it/investire-sulla-grecia-mercati-sembrano-puntare-sulla-ripresa-atene/ Thu, 17 Aug 2017 06:00:24 +0000 https://www.business.it/?p=12057 I mercati finanziari hanno deciso di investire sulla Grecia. Dopo anni in cui il Paese è stato sottoposto ad una drastica cura, a seguito del vero e proprio tracollo del 2014, per Atene arriva finalmente una buona notizia. Nonostante le grandi polemiche che hanno fatto seguito alla decisione di Alexis Tsipras di onorare i debiti,… Leggi tutto »Investire sulla Grecia: i mercati sembrano puntare sulla ripresa di Atene

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I mercati finanziari hanno deciso di investire sulla Grecia. Dopo anni in cui il Paese è stato sottoposto ad una drastica cura, a seguito del vero e proprio tracollo del 2014, per Atene arriva finalmente una buona notizia.

Nonostante le grandi polemiche che hanno fatto seguito alla decisione di Alexis Tsipras di onorare i debiti, invece di uscire dall’Unione Europea come gli era stato chiesto da più parti, il governo ellenico sembra essere riuscito a superare una prova che ha messo il Paese a dura prova. Tanto da poter tornare a chiedere credito alle istituzioni internazionali a distanza di tre anni.

Atene torna ad emettere obbligazioni

Non erano in molti a riporre fiducia nella cura da cavallo imposta dal leader di Syriza, dopo il vero e proprio crollo che Atene aveva fatto registrare nel corso del 2014. La realtà dei fatti testimonia invece come Tsipras ce l’abbia fatta almeno ad invertire una rotta che sembrava segnata e a spingere i mercati a investire sulla Grecia.

A testimoniare le rinnovate velleità del Paese è l’emissione di bond a cinque anni per un totale di 3 miliardi di euro, che sono andati esauriti ad un tasso di interesse inferiore a quello previsto in partenza. Se infatti il tasso di partenza era stato collocato a 4,8%, alla fine è sceso al 4,62%, fornendo l’ennesimo segnale sulla ripresa di credibilità del Paese.

Molti osservatori hanno anche voluto porre un particolare accento sul fatto che circa la metà dei bond in questione sia stata sottoscritta dagli investitori che avevano acquistato l’ultimo bond emesso nel 2014. In pratica essi hanno deciso di accettare di scambiare i vecchi titoli con i nuovi, ritardando in tal modo la richiesta di rientrare del capitale investito all’epoca.

Va peraltro sottolineato come per lo stesso Tsipras il calo del tasso di interesse all’atto della collocazione dei bond rappresenti una buona notizia, in quanto consentirà al Premier ellenico di destinare le risorse avanzate al ripianamento del deficit a finanziare magari programmi sociali da parte dello Stato, in attesa che arrivi a concludersi il terzo programma degli aiuti internazionali, ad agosto del prossimo anno.

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investire sulla grecia tutti i particolariUna situazione sociale esplosiva

Se i mercati finanziari tornano a investire sulla Grecia, va però segnalato come il fronte interno continui ad essere in ebollizione. Proprio la drastica cura imposta dalla Trojka ad Atene ha infatti provocato una crisi sociale di grande rilievo che ha eroso almeno parzialmente le basi politiche su cui si reggevano le fortune elettorali di Syriza.

Basterebbe al proposito ricordare come l’approvazione delle misure di austerity da parte del Parlamento ellenico, a metà maggio di quest’anno, sia stata caratterizzata dal vero e proprio assedio di piazza, da parte di una lunga serie di categorie che hanno visto compromesso il proprio tenore di vita nel corso degli ultimi anni.

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Il PIL continua ad arretrare

Basta del resto vedere le statistiche relative al Prodotto Interno Lordo (PIL), per capire come la Grecia sia un Paese ormai allo stremo delle forze. Se infatti nel corso del 2016 il PIL era rimasto sostanzialmente fermo, nel primo trimestre di quest’anno è tornato a flettere dello 0,1% nei confronti del trimestre precedente e di mezzo punto percentuale se il confronto avviene con il primo trimestre dello scorso anno. Dati che non depongono a favore della ricetta imposta dalla comunità internazionale ad Atene e che sono il segnale di un malessere sempre più profondo.

Senza correzioni alla rotta, a Tsipras non potrà bastare che i mercati tornino ad investire sulla Grecia.

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Trump: tutto quello che c'è da sapere sull'uomo più potente del mondo https://www.business.it/trump-quello-ce-sapere-sul-uomo-piu-potente-del-mondo/ Sat, 12 Aug 2017 06:00:10 +0000 https://www.business.it/?p=11995 Trump, il presidente businessman Trump, come ogni presidente statunitense, viene studiato, seguito, osservato. In questo caso in particolare, poi, essendo anche un personaggio davvero unico e originale, ci si sofferma sugli aspetti più astrusi e bizzarri. Certo è che si tratta di un presidente che ha già fatto parlare tantissimo di sè: ogni suo intervento… Leggi tutto »Trump: tutto quello che c'è da sapere sull'uomo più potente del mondo

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Trump, il presidente businessman

Trump, come ogni presidente statunitense, viene studiato, seguito, osservato. In questo caso in particolare, poi, essendo anche un personaggio davvero unico e originale, ci si sofferma sugli aspetti più astrusi e bizzarri. Certo è che si tratta di un presidente che ha già fatto parlare tantissimo di sè: ogni suo intervento politico, ogni sua partecipazione in video, ogni sua affermazione, reca con sè strascichi di commenti e polemiche.

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Ricco e famoso prima di essere presidente

Alcuni aspetti di Donald Trump sono noti a tutti. Si tratta sempre di caratteristiche che riguardano comunque non il presidente da un punto di vista politico, quanto da un punto di vista umano. Innanzitutto si sa che il 45esimo presidente americano è ultramiliardario, al punto tale che si è detto che la Casa Bianca, famosa dimora presidenziale, è più piccola della sua abitazione. Il suo patrimonio lo ha accumulato grazie al suo business: si è sempre occupato di real estate. Attualmente, vista la sua carica istituzionale, ha passato il testimone ai suoi figli. È un personaggio famoso, non solo per il suo immenso patrimonio: ha avuto anche clamore televisivo avendo partecipato in prima persona, e poi anche come produttore al programma “The Apprentice”. Per chi non lo conoscesse, in Italia il medesimo programma ha visto come protagonista l’imprenditore nostrano Briatore.

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trump il presidente milionarioUna delle residenze più grandi al mondo: la Trump Tower

Esistono però alcuni aspetti della vita del Presidente Trump che non tutti conoscono, ma di cui si inizia a parlare, e che potrebbero essere davvero utili per inquadrare ancora meglio il personaggio. Per 20 lunghi anni, la Trump Tower, che sarebbe la sua residenza newyorkese, ha mantenuto il primato per l’edificio residenziale più grande del mondo. Questo fino al 2003, quando il primato è passato ad un edificio arabo, la Century Tower di Dubai. Peraltro la Trump Tower è stata utilizzata come scenografia di uno dei film della saga di Batman. Si tratta del film dal titolo “Il cavaliere oscuro – Il ritorno”, nel quale il protagonista utilizza la cd. Wayne Enterprise, come edificio di sua proprietà (Wayne è in realtà Batman in versione borghese): le scene sono state girate proprio nella Trump Tower.

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Una star televisiva fonte di ispirazione

Ma l’attuale presidente statunitense è famoso non solo per la sua abitazione: si è già detto che è stato produttore per il programma “The Apprentice“. Questo ruolo gli è valso una stella sulla Walk of Fame di Hollywood. Quando invece di questo programma televisivo era proprio il protagonista, la sua frase “you’re fired!” (“sei licenziato!”, che in Italia per bocca di Briatore è diventato “sei fuori!”), è diventata così famosa, che egli stesso ha tentato di ottenerne un marchio registrato. Inoltre ha pure interpretato una parte nel sequel della celebre pellicola “Mamma, ho perso l’aereo”. Si tratta del film dal titolo “Mamma, ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York”. E anche senza volerlo la sua figura è stata utilizzata come fonte di ispirazione in un altro film. Il cattivo della serie “Ritorno al Futuro”, Biff Tannen, è stato creato ispirandosi proprio a Donald Trump: lo ha ammesso lo stesso regista Bob Gale.

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trump tutte le cose da sapere sul presidente

A debita distanza da alcool e … germi

Se poi si vuole cercare qualcosa che in qualche modo possa rendere Trump più “umano”, basta sapere che, per esempio, ha frequentato una severa scuola militare. Inoltre ha vissuto una tragedia familiare che lo ha segnato: ha perso un fratello a causa del suo vizio di alcoolismo. Questo lo ha reso assolutamente astemio. Infine, le sue difficoltà, evidenti in pubblico, di avere un contatto fisico o di stringere la mano, dipendono da un serio problema psicologico: è germofobico, ha cioè paura di poter entrare in contatto con i germi altrui.

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Giulio Cesare come Donald Trump: una tragedia firmata William Shakespeare https://www.business.it/giulio-cesare-donald-trump-tragedia-firmata-william-shakespeare/ Fri, 16 Jun 2017 10:08:41 +0000 https://www.business.it/?p=9525 In scena a Central Park la tragedia più famosa del mondo. Ma il protagonista somiglia troppo al Presidente Trump e la stampa si scatena tra difensori dell’arte come espressione di critica al potere e sostenitori del politically correct. Donald Trump continua a far parlare di sé. Il 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America è oggetto… Leggi tutto »Giulio Cesare come Donald Trump: una tragedia firmata William Shakespeare

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In scena a Central Park la tragedia più famosa del mondo. Ma il protagonista somiglia troppo al Presidente Trump e la stampa si scatena tra difensori dell’arte come espressione di critica al potere e sostenitori del politically correct.

Donald Trump continua a far parlare di sé. Il 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America è oggetto dell’attenzione mediatica ormai quotidiana da quando, circa sei mesi fa, si è insediato ufficialmente alla Casa Bianca. Le sue scelte in materia politica, interna e internazionale, spaccano l’America tra sostenitori e dissidenti. Ma spesso e volentieri il tycoon attira i riflettori su questioni che con la politica hanno molto poco a che fare.

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In scena il Giulio Cesare di Shakespeare a New York: il dittatore somiglia a Trump

Ogni estate a Central Park (New York) il Public Theatre allestisce spettacoli all’aperto producendo testi innovativi molto apprezzati da pubblico e critica. Dal 1992 va in scenata una rassegna  dal titolo “Shakespeare in the Park”, dove il Bardo viene divulgato al grande pubblico con immutato successo, vista l’attualità e l’immortalità dei suoi testi teatrali. Qual’è dunque la novità di quest’anno? Il 23 maggio ha debuttato il “Giulio Cesare”, per la regia di Oskar Eustis, che del Public Theatre è Direttore Artistico dal 2005. E pare che tutto il mondo abbia notato una fortissima somiglianza tra il console romano e il Presidente Trump. Rivisitato in chiave contemporanea, tutti gli interpreti vestono costumi moderni, compreso il protagonista, che non manca di indossare un completo scuro, camicia bianca, cravatta rossa e ciuffo biondastro tirato all’insù.

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Le polemiche sui soldi dei contribuenti

Fra i primi a commentare il caso è stato Donald Trump Jr., figlio del Presidente: “ecco come vengono spesi i soldi dei contribuenti. Può questa rappresentazione definirsi arte?”

Che il protagonista, interpretato dall’attore Gregg Henry, sia palesemente somigliante al tycoon con c’è alcun dubbio. Inoltre, l’attrice che interpreta il ruolo della moglie di Cesare, veste tacchi alti e parla in accento slavo. Infine la scena dell’assassinio è stata da molti criticata per la sua brutalità. Il New York Times ha addirittura scritto che molti spettatori non hanno applaudito, sconvolti per aver assistito sulla scena all’omicidio simulato del Presidente.

Le reazioni della stampa non si sono fatte attendere. Il sito Breitbart.com e Fox News hanno strenuamente difeso l’attacco al Presidente definendo lo spettacolo un’istigazione all’assassinio del Presidente degli Stati Uniti. Ma il regista Eustis esprime il suo parere sullo spettacolo come di “un testo che parla della fragilità della democrazia, e di come può essere distrutta in un istante”. Eustis può contare sull’appoggio dell’intera Hollywood che invita la produzione a non farsi intimorire. The show must go on.

Biglietti introvabili e gli sponsor che decidono di ritirare il proprio contributo economico

I biglietti della rassegna “Shakespeare in the park” sono gratuiti eppure, adesso, praticamente introvabili. Il grande clamore suscitato dal Giulio Cesare ha inoltre fatto fare marcia indietro a due dei più importanti sponsor: la compagnia aerea Delta e la Bank of America. Hanno entrambe ritirato il proprio contributo economico e asserito che lo spettacolo non riflette i valori in cui credono. “La direzione artistica ha oltrepassato il limite del buon gusto”. Ma senza questi cospicui fondi lo show rischia di avere vita breve. Sono infatti più di dieci anni che il Public Theatre conta anche su promotori esterni, riuscendo ad mettere in scena produzioni che possano permettersi allestimenti scenici all’avanguardia e celebri attori sul palcoscenico. Senza Delta e Bank of America, la compagnia rischia dunque un notevole abbassamento di qualità.

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Trump alla ribalta tra fake news e il “blocco” a Stephen King

Polemiche su polemiche, critiche, commenti al vetriolo. La popolarità del Presidente Trump non gode certo di vita facile, soprattutto sui social. Se da un lato può vantare una enorme e positiva fama, dall’altro viene quotidianamente attaccato in maniera plateale, soprattuto da intellettuali e artisti di sinistra che proprio non riescono a tollerare la sua poltrona. L’ultimo caso è quello del romanziere Stephen King. Con un post su twitter dove chiedeva se era possibile riavere indietro Obama all Casa Bianca, due giorni fa Donald Trump in persona gli ha risposto “bloccandolo”. Il commento di King alla reazione del Presidente è stata: “forse dovrei uccidermi”. E non sono mancati i consigli dei fan a proposito di un possibile nuovo lavoro con protagonista un Presidente Malvagio. Sembra insomma che Donald Trump non abbia tregua e, a prescindere dalla posizione politica o ideologica, tutti lo vedono come il protagonista di una tragedia.

fonti: ilfattoquotidiano, larepubblica, america24

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Melania Trump torna alla Casa Bianca: è di nuovo di famiglia https://www.business.it/melania-trump-torna-alla-casa-bianca-famiglia/ Tue, 13 Jun 2017 08:08:02 +0000 https://www.business.it/?p=9459 Dopo alcuni mesi di separazione, Melania Trump ha deciso di tornare a vivere sotto lo stesso tetto del marito, il Presidente americano Donald. Grazie al figlio Barron. La coppia presidenziale degli Stati Uniti d’America continua ad essere la più chiacchierata di sempre. Dopo appena sei mesi dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, il Presidente… Leggi tutto »Melania Trump torna alla Casa Bianca: è di nuovo di famiglia

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Dopo alcuni mesi di separazione, Melania Trump ha deciso di tornare a vivere sotto lo stesso tetto del marito, il Presidente americano Donald. Grazie al figlio Barron.

La coppia presidenziale degli Stati Uniti d’America continua ad essere la più chiacchierata di sempre. Dopo appena sei mesi dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, il Presidente e la consorte hanno trascorso, secondo la stampa, un periodo a dir poco burrascoso. Lei è andata a vivere e New York con il figlio Barron, lui è rimasto da solo a districarsi tra le fitte trame della politica americana, soprattutto dopo l’ultima controversa uscita dagli accordi di Parigi sul clima.

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Il No degli Usa: Trump si ritira dagli accordi di Parigi sul cambiamento climatico

Il mondo intero è rimasto con il fiato sospeso, sperando in un ripensamento del Presidente Trump, che alla fine non è arrivato. Gli accordi di Parigi sul clima prevedono un agenda da rispettare fino al 2025: tutti i paesi partecipanti devono infatti collaborare con una serie di norme per ridurre l’inquinamento ambientale attraverso le emissioni di Co2. L’America, che insieme alla Cina, risulta essere il paese più inquinante del mondo, aveva stipulato il patto secondo il quale s’impegnava a ridurre del 28% le emissioni inquinanti entro 8 anni. Ma Trump si è tirato indietro. Ha proposto una rinegoziazione dell’accordo, che gli è stato negato sia da Macron, neo eletto premier francese, sia dal Commissario Europeo per l’energia Miguel Arias Canete, che ha commentato: “questa decisione distruggerà gli Stati Uniti e il pianeta”.

Anche la figlia prediletta, Ivanka, si è pronunciata contro il padre. Ivanka, eletta consigliera e da molti definita la vera “first lady” americana, è riuscita  in passato ad influenzare il tycoon su diverse questioni. Stavolta però ha fallito, ed ha voluto quindi rilasciare una lunga intervista a Us Weekly nella quale dichiara di non essere in sintonia  col padre su numerosi temi sociali riguardanti l’intero paese.

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Melania e Donald Trump: un matrimonio apparente?

Circa un mese fa il web era impazzito per un “like” che l’account di Melania Trump aveva dato al tweet del giornalista Andy Ostroy, blogger democratico: “sembra che l’unico muro costruito da Donald Trump sia quello fra lui e Melania”. L’account era davvero quello privato della first lady? Pare proprio di sì. Magari la ex modella slovena è più ironica di quanto vuole apparire. O forse desiderava lasciar intendere che quel commento aveva colpito nel segno. Sta di fatto che da mesi  i due coniugi non vivevano più insieme. Melania aveva lasciato la Casa Bianca per raggiungere il figlio nell’Upper East Side. Barron, 11 anni, stava concludendo l’anno scolastico alla Columbia Grammar and Preparatory School col benestare dei genitori.

Ma il “like” di Melania non è l’unica fonte dalla quale prendono spunto i media. Sul web esistono numerosi video che riprendono i due coniugi in atteggiamenti sprezzanti e a dir poco astiosi. Melania ha il portamento di una consorte beneducata, ma poco affabile e incline ad atteggiamenti affettuosi verso il marito. E’ apparsa impacciata al suo fianco, sopratutto durante eventi ufficiali. E spesso si è tenuta in disparte, lontano dalla luci della ribalta che l’hanno invece rilanciata grazie alla vittoria delle elezioni presidenziali di Trump.

Adesso la scuola è finita.  E sull’account twitter ufficiale della first Lady è apparsa una foto nella quale intravede l’obelisco da una delle sontuose finestre della White House. Il commento recita: “In attesa di avere ricordi nella nostra nuova casa”.

Melania e il figlio Barron sono infatti tornati alla White House domenica sera, con un volo dell’Air Force One. Ora si preparano a vivere da “famiglia”, fino al prossimo scoop.

Fonti: adnkronos, quotidiano.net, usweekly

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Mario Draghi: “La crisi è alle nostre spalle, ora riforme per l’Europa” https://www.business.it/mario-draghi-la-crisi-e-alle-nostre-spalle-ora-riforme-per-leuropa/ Wed, 24 May 2017 05:29:44 +0000 https://www.business.it/?p=8925 “La crisi è ora alle nostre spalle”. Mai così ottimista, seppur in un contesto accademico, il presidente della Bce Mario Draghi, che ha voluto lanciare un messaggio politico chiaro durante il suo discorso per il conferimento del dottorato honoris causa all’Università di Tel Aviv. “La ripresa dell’Eurozona è solida e sempre più ampia fra i… Leggi tutto »Mario Draghi: “La crisi è alle nostre spalle, ora riforme per l’Europa”

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“La crisi è ora alle nostre spalle”. Mai così ottimista, seppur in un contesto accademico, il presidente della Bce Mario Draghi, che ha voluto lanciare un messaggio politico chiaro durante il suo discorso per il conferimento del dottorato honoris causa all’Università di Tel Aviv.
“La ripresa dell’Eurozona è solida e sempre più ampia fra i Paesi e i settori. Una ripresa sostenuta dalla politica monetaria della Bce”, ha detto, definendola “il principale motore della ripresa. Cinque milioni di persone hanno trovato lavoro dal 2013 e la disoccupazione, anche se ancora elevata, è a un nuovo minimo da otto anni”.

“La maggioranza silenziosa degli europei ha ritrovato voce”

Il numero uno della Bce ha quindi affrontato i diversi temi dell’agenda europea, dall’economia alla sicurezza, alle migrazioni. Un discorso dai toni inattesi, in cui ha parlato di ripresa resistente e ampia, specie alla luce dei risultati politici di Francia e Olanda, dove la maggioranza degli europeisti ha fatto sentire la propria voce: “LUnione europea e l’euro hanno sempre avuto il sostegno della maggioranza dei cittadini europei – ha detto – ma spesso è stata solo l’opposizione ad alta voce che è stata ascoltata”. Ma ora questa maggioranza silenziosa ha riacquistato la sua voce, il suo orgoglio e la fiducia in se stessa”.
Mario Draghi - bandiere europa
Ha poi esplicitamente addebitato alla crisi l’aver creato “condizioni fertili per dare voce alla retorica nazionalista e populista”. Una crisi che ha messo anche in evidenza le lacune del sistema politico ed economico della Ue, ma ha aggiunto, che ha portato anche a migliorare prassi e conoscenze, nonché a procedere con correttivi, in un moto che Mario Draghi ha definito “una ‘distruzione creativa’ che alla fine ha dato forma alla nostra risposta politica”.
Una risposta anche alla sfida interna tra i vertici della Bce, tra rigoristi e i sostenitori di una politica monetaria espansiva, di cui Mario Draghi è primo esponente. Rivendica infatti i risultati di quelle politiche: cinque milioni di occupati in più e la disoccupazione ai minimi dal 2008. All’ottimismo europeo il presidente della Bce ha affiancato un respiro globale: “Il sistema finanziario è più resiliente – ha detto – Le prospettive economiche mondiali stanno a loro volta migliorando e i rischi di indebolimento stanno diminuendo“.
Mario Draghi - mercato
Ha quindi insistito sul rilancio del progetto dell’Unione Europea, e sull’esigenza di mettere in comune parte delle sovranità nazionali: “Quel che ci serve in Europa – ha detto – per assicurare che la crescita economica e la maggiore prosperità siano sostenute nel corso del tempo, sono le riforme strutturali e un rinnovato senso di scopo dell’Unione europea”. Nel sessantesimo anniversario dei trattati di Roma “servono ulteriori progressi”. “Le sfide vanno oltre l’Unione economica e monetaria. Riguardano la sicurezza, le migrazioni, la difesa e in generale tutte quelle sfide che possono essere affrontate solo accorpando la sovranità” dei paesi membri.

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Trump licenzia Comey, ancora uno scandalo, silurato il direttore dell'FBI https://www.business.it/trump-licenzia-comey-ancora-uno-scandalo-silurato-direttore-dellfbi/ Thu, 11 May 2017 09:50:10 +0000 https://www.business.it/?p=8732 Trump licenzia Comey: altro colpo di scena alla Casa Bianca, questa volta il Tycoon pare davvero che abbia esagerato. Un vero e proprio colpo di mano, quello che ha escluso dai giochi l’ormai ex direttore dell’FBI James Comey, una mossa che ha scatenato un inferno mediatico che stenta a placarsi. Pare che il numero uno… Leggi tutto »Trump licenzia Comey, ancora uno scandalo, silurato il direttore dell'FBI

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Trump licenzia Comey: altro colpo di scena alla Casa Bianca, questa volta il Tycoon pare davvero che abbia esagerato.

Un vero e proprio colpo di mano, quello che ha escluso dai giochi l’ormai ex direttore dell’FBI James Comey, una mossa che ha scatenato un inferno mediatico che stenta a placarsi.

Pare che il numero uno della polizia statunitense stesse indagando sullo scandalo elettorale che ha coinvolto Donald Trump, favorito da strane mosse di hacker russi assoldati dal Cremlino.

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Tutto ciò ha dato il via ad una profonda crisi istituzionale, l’agenzia investigativa e di sicurezza più famosa al mondo, sta attraversando un momento d’incredulità, i vertici sono scossi e molto turbati.

Il gesto del presidente Trump potrebbe avere conseguenze devastanti, sia in termini di opinione pubblica, sia all’interno degli organi federali americani.

5 i possibili successori, 5 candidati alla sostituzione di James Comey, una scelta che potrebbe protrarsi per diverso tempo, visto che servirà l’assenso del Congresso, i cui componenti non riescono a vedere ben chiaro dietro a tutta questa spiacevole vicenda.

Il rapporto tra l’ex direttore dell’FBI ed il presidente degli Stati Uniti, era ai ferri corti già da diverso tempo, l’abitudine del Tycoon, di circondarsi di ‘yes man’, fin dai suoi albori imprenditoriali, non ha permesso la digestione del rapporto con un personaggio con cui, più volte, si è arrivati ad uno scontro irruento.

Ultima e decisiva goccia che fa traboccare il vaso della sopportazione presidenziale, pare sia stata una dichiarazione abbastanza scottante dell’ex capo dei servizi di sicurezza a stelle e strisce.

Accusato da tempo, di aver indirizzato l’esito delle elezioni di novembre verso la vittoria di Trump, a causa della famosa indagine sulle mail private di Hilary Clinton, che avrebbe messo la rivale dell’attuale presidente, in cattiva luce, Comey ha risposto di essere “leggermente nauseato” da questa affermazione.

In sintesi, l’ex direttore dell’FBI, non ha voluto, per nessuna ragione, passare come colui che ha condizionato l’esito delle elezioni americane, probabilmente affermando qualcosa di sacrosanto.

Non per Donald Trump, che dopo vari dissapori, ha considerato le dichiarazioni di Comey, come l’ennesimo guanto di sfida in faccia, ed ha deciso di procedere con un provvedimento che sta facendo parlare il mondo intero: Trump licenzia Comey

Non si erano risparmiati ‘insulti reciproci’ già da tempo, Comey, senza nascondersi troppo, considerava Trump un “folle anormale”, ritenendo incoscienti e senza senso, molte azioni del presidente dal momento della sua elezione in poi.
Dal canto suo, Donald Trump, parlava del capo della polizia americana, come di un personaggio sleale, scorretto ed inaffidabile.

Un fuoco che ardeva da mesi, la benzina per l’incendio finale l’ha gettata lo scandalo elettorale su cui Comey stava indagando.

Proprio negli ultimi giorni, aveva chiesto ulteriori fondi e strumenti per poter andare a fondo in una questione, che pareva riportare alle grida scandalistiche del famoso caso ‘Watergate’. In molti, infatti, sostengono che ci sia stato un decisivo intervento di alcuni pirati del web, sostenuti dal governo russo, a favore dell’elezione del presidente Donald Trump, una manovra tanto oscura da aggirare, inizialmente, ogni tipo di sospetto. Ultimamente, però, troppe questioni bollenti erano venute a galla e Comey era decisamente intenzionato a fare chiarezza.

Un rischio troppo alto per il presidentissimo che non ha fatto attendere il suo ennesimo colpo di mano rischiatutto.

Trump licenzia Comey: sembra davvero che Donald Trump si stia giocando la presidenza della nazione americana, come una grande partita a poker, con mosse ai limiti del credibile, dando vita a colpi di scena che fanno esplodere l’imbarazzo delle istituzioni e l’interesse di tutti i media.

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100 giorni di Trump, Stati Uniti meno green https://www.business.it/100-giorni-di-trump-stati-uniti-meno-green/ Wed, 03 May 2017 10:23:35 +0000 https://www.business.it/?p=8556 Stati Uniti meno green dopo i primi 100 giorni del presidente Donald Trump. Dopo aver cancellato alcune delle più importanti misure per lo sviluppo sostenibile approvate, non senza difficoltà e opposizioni, da Barak Obama, Trump ha annunciato ‘una grande decisione’ sull’accordo di Parigi sul clima, negoziato proprio dal precedente inquilino della Casa Bianca. L’accordo internazionale… Leggi tutto »100 giorni di Trump, Stati Uniti meno green

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Stati Uniti meno green dopo i primi 100 giorni del presidente Donald Trump. Dopo aver cancellato alcune delle più importanti misure per lo sviluppo sostenibile approvate, non senza difficoltà e opposizioni, da Barak Obama, Trump ha annunciato ‘una grande decisione’ sull’accordo di Parigi sul clima, negoziato proprio dal precedente inquilino della Casa Bianca. L’accordo internazionale di Parigi, come si ricorderà, è lo storico patto sottoscritto, fra gli altri, da Europa, Usa, Cina e India, per la riduzione della produzione di Co2. Donald Trump ha fatto sapere che ‘non possiamo accettarlo così com’è’, perchè, a suo dire, rappresenta un ostacolo alla crescita economica degli Stati Uniti.
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Accordo di Parigi. Cosa intende fare Donald Trump

Stati Uniti meno greenSiglato nel dicembre 2015, l’accordo di Parigi impegna tutti i sottoscrittori a limitare l’aumento delle temperature medie del pianeta a 2 gradi centigradi, attraverso una progressiva riduzione della Co2 prodotta, a partire dal 2020. Insomma, meno inquinamento da industrie, meno anidride carbonica, meno riscaldamento globale. A tale proposito, Trump già in campagna elettorale aveva espresso la propria contrarietà, preannunciando Stati Uniti meno green e più sostegno all’industria tradizionale statunitense.
Ma la riduzione della Co2 è solo uno dei punti qualificanti dell’accordo di Parigi su cui Trump aveva storto il naso. A Parigi, i Paesi sottoscrittori si sono impegnati anche a sostenere il Green Climate Fund, un fondo internazionale per sostenere gli investimenti nelle rinnovabili in aree del mondo poco industrializzate. A detta di Trump, gli Usa sarebbero costretti a versare troppo, in questo fondo, mentre Cina, India e Russia troppo poco. Ecco perché, secondo gli analisti politici, la ‘grande decisione’ che ha annunciato Trump in merito all’accordo di Parigi non è un rifiuto completo dello stesso, quanto piuttosto una revisione in merito agli investimenti sulle rinnovabili in altre aree del pianeta.
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Non solo Parigi. Usa meno green

Stati Uniti meno greenLa revisione dell’accordo di Parigi, ormai sempre più imminente, è solo una delle decisioni di Trump che stanno rendendo gli Stati Uniti meno green. Il presidente ha già espresso la volontà di cancellare le norme previste dal Clean Power Plan, il Piano per l’Energia Pulita, approvato sempre da Obama nel 2015, con il quale gli Stati Uniti si impegnavano a ridurre le emissioni di gas a effetto serra nelle centrali a combustibili fossili. In particolare, la norma green prevedeva una riduzione delle emissioni delle centrali elettriche a carbone del 32% rispetto al 2005, da raggiungere entro il 2030. Nella liste delle norme da cancellare, anche la direttiva dell’agosto 2016 sul «costo sociale del carbone», così come il divieto temporaneo di rilasciare nuove concessioni per l’apertura di miniere di carbone, valido da quasi 14 mesi.
Gli Stati Uniti meno green a sostengo, invece, dell’industria tradizionale, ritenuta un vettore potentissimo per la crescita economica del Paese ma anche un miniera, è proprio il caso di dire,  di posti di lavoro.
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Trump vs magistrati federali: la battaglia continua https://www.business.it/trump-vs-magistrati-federali-la-battaglia-continua/ Fri, 28 Apr 2017 10:25:08 +0000 https://www.business.it/?p=8516 Prosegue il tenzone in armatura da guerra tra i potenti magistrati statunitensi ed il presidente Donald Trump: battaglie di proposte bocciate e di provvedimenti bloccati, uno scontro tra l’idea e la legge, tra la volontà e la dottrina, tra la missione ed il credo. Dal primo giorno d’insediamento del Tycoon alla Casa bianca, molti giudici… Leggi tutto »Trump vs magistrati federali: la battaglia continua

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Prosegue il tenzone in armatura da guerra tra i potenti magistrati statunitensi ed il presidente Donald Trump: battaglie di proposte bocciate e di provvedimenti bloccati, uno scontro tra l’idea e la legge, tra la volontà e la dottrina, tra la missione ed il credo.

Dal primo giorno d’insediamento del Tycoon alla Casa bianca, molti giudici federali, già apertamente schierati contro la sua elezione, hanno cercato di ostacolare i decreti del neo-presidente.

Secondo molti magistrati federali c’è una distinzione netta tra lo spazio di manovra di un presidente che governa e l’applicazione della legge americana, certe procedure, principi, articoli, non possono essere violati, pena: la deriva della democrazia.

James Robart, magistrato federale dello stato di Washington, fu il primo a sfidare Donald Trump, esattamente pochi giorni dopo l’insediamento alla Casa Bianca.

27 gennaio, Florida, il presidente atterra col suo jet privato ed immediatamente apprende che la sua decisione di bloccare i visti per i cittadini di 7 paesi mediorientali, è stata bocciata, congelata dai magistrati federali che dimostrano, da subito, che il potere di Trump non sarà certo illimitato.

I giudici della Virginia, del Massachusetts e di New York si uniscono alla truppa capitanata da Washington, emettendo provvedimenti contro il bando ai visti proposto dal Tycoon.

Da subito, il presidente si scaglia contro Robart, usando la sua arma letale preferita: il tweet

I giudici insorti avevano denunciato il decreto come anticostituzionale e discriminante, nonché un grave danno per le centinaia di migliaia di residenti negli Stati Uniti, provenienti dai 7 paesi in questione.

Donald Trump attacca la magistratura affermando che sia ridicolo dover sottostare alle opinioni di un semplice giudice federale, quando la volontà del popolo americano ha parlato chiaro, eleggendo il suo presidente. Definisce molto grave il fatto che una Nazione non possa decidere chi può andare e venire al suo interno.

Una polemica che ha spezzato l’opinione pubblica, da una parte i sostenitori del nuovo inquilino della Casa Bianca, dall’altra, coloro che si sono schierati dalla parte di un uomo retto, profondo conoscitore della legge a stelle e strisce.

James Robart, settantenne di Seattle, fu nominato giudice federale da George W. Bush, si è dedicato una vita al volontariato, finanziatore della Seattle Children’s Home, associazione che si prende cura dei bambini con disagi mentali, prendendo parte ad altre numerose iniziative di assistenza ai più deboli.

Due facce opposte di un paese che, nel suo profilo, ha sempre avuto queste due distinte anime: una spregiudicata e volta al sogno di una vita perfetta, l’altra dedita ai più deboli ed agli sfortunati.

Due colossi che si scontrano a colpi di atti e decreti.

Ma Robart non è stato sul solo a lanciare il guanto di sfida al presidentissimo: Derrick Watson, magistrato federale delle Hawaii, si è opposto anche alla versione seguente, quella un po’ più leggera, del bando ai visti di Trump.

A marzo Derrick Watson affermò che il decreto del presidente danneggiava fortemente il business del turismo delle isole Hawaiane, bloccando ulteriormente il provvedimento.

Anche in questa occasione Donald Trump non la prende affatto bene: definisce l’azione del giudice un vero e proprio ‘abuso di potere’, atto a far sembrare debole l’amministrazione americana, a ritrarla come semplice ‘schiava’ della magistratura.

Il ‘Travel Ban’ proposto da Trump ed applicato nell’immediato, prima di essere bloccato e molto ridimensionato dai giudici, aveva già creato grande scompiglio negli aeroporti del Paese e provocato pericolose proteste di massa.

Adesso siamo di fronte ad un nuovo episodio simile: il giudice federale di San Francisco ha bloccato la decisione del presidente di tagliare i fondi alle cosiddette ‘città santuario’, ovvero le città che proteggono gli immigrati illegali.

Scontri d’ideologie e di ideali, è davvero complicato riuscire ad entrare nel meccanismo, per potersi schierare.

I magistrati chiedono a Trump di agire e portare avanti il suo operato, rispettando le leggi americane, il presidente, dal canto suo, vuole mettere in atto i provvedimenti per seguire la linea promessa ai suoi elettori.

Si tratta di uno scontro appena iniziato e che dovrà durare ancora molti anni: secondo voi i magistrati che ostacolano questi provvedimenti operano nell’interesse della legge, oppure in quello degli avversari di Donald Trump?

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Trump: arrestato hacker russo che avrebbe truccato le elezioni americane https://www.business.it/trump-arrestato-hacker-russo-che-avrebbe-truccato-le-elezioni-americane/ Tue, 11 Apr 2017 07:10:04 +0000 https://www.business.it/?p=8187 Trump: un’altra bufera? Per adesso sono soltanto silenziosi rumors assordanti, bombe ad orologeria che se, per caso esplodessero, manderebbero in pezzi un intero ecosistema, frantumandolo irrimediabilmente. Si tratta di una notizia battuta quasi in sordina dalle agenzie internazionali, parla di un arresto avvenuto venerdì scorso all’aeroporto di Barcellona. Nessun fuggiasco armato, nessun terrorista pronto a… Leggi tutto »Trump: arrestato hacker russo che avrebbe truccato le elezioni americane

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Trump: un’altra bufera?

Per adesso sono soltanto silenziosi rumors assordanti, bombe ad orologeria che se, per caso esplodessero, manderebbero in pezzi un intero ecosistema, frantumandolo irrimediabilmente.

Si tratta di una notizia battuta quasi in sordina dalle agenzie internazionali, parla di un arresto avvenuto venerdì scorso all’aeroporto di Barcellona.

Nessun fuggiasco armato, nessun terrorista pronto a farsi saltare in aria in nome di qualche divinità, si tratta di un mago, un mago dei computer.

Si chiama Pyotr Levashov, è un informatico russo ed è accusato di essere un hacker.

Ma che crimini cibernetici avrebbe commesso quest’uomo, tanto gravi da guadagnarsi addirittura una richiesta di estradizione dagli Stati Uniti d’America?

Una storia che si tinge di giallo intenso quando si cerca di capire il reale capo d’accusa: Levashov avrebbe giocato un ruolo decisivo nell’hackeraggio della campagna elettorale degli USA in novembre.

hackerrussi

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In spicciole ma roboanti parole, avrebbe truccato i risultati delle urne, consegnando una vittoria macchiata di menzogna all’attuale uomo più potente del mondo: Donald Trump.

La moglie, Maria Levashova, avrebbe dichiarato al canale televisivo Russia Today, che il marito è stato arrestato per un cyber crimine, riguardante questioni decisamente scottanti.

Sembra che la donna abbia espressamente affermato che un virus creato dal compagno, sia stata la causa di un’enorme frode delle elezioni americane.

Un episodio tutt’altro che isolato, sempre a Barcellona, lo scorso gennaio, era stato fermato un altro informatico russo, di nome Stanislav Lisov, sospettato di essere implicato nella truffa elettorale che ha condotto il Tycoon alla Casa Bianca.

elezioniamericaneUn altro scandalo che travolge il presidente Trump e la bandiera a stelle e strisce: i servizi di intelligence statunitensi, infatti, sono fermamente convinti di un’anomala ingerenza russa nel percorso che ha portato il miliardario alla vittoria.

Uno scandalo, questo, che se confermato e provato, supererebbe tutti gli altri intrighi in cui è stato coinvolto Donald Trump, provocando una scossa di dodicesimo grado della scala Mercalli, un terremoto assoluto, con l’epicentro a Washington e danni in ogni anglo del mondo.

Ma abbiamo anche imparato a diffidare delle notizie che rimbalzano per il pianeta come palline in un campetto da squash, in molti, troppi, sarebbero pronti a tutto pur di far crollare il trono di spade su cui si è seduto Trump.

Illazioni e falsità giungono da ogni parte del globo alla velocità della luce e non ci sarebbe da stupirsi se tutto questo fosse l’impalcatura di una trappola.

Esattamente come non potremmo cadere dalle nuvole se, effettivamente, una cibernetica, segreta regia russa, avesse orchestrato l’inganno del secolo.

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Brexit, via alle trattative. Le preocupazioni delle imprese https://www.business.it/brexit-via-alle-trattative-le-preocupazioni-delle-imprese/ Thu, 06 Apr 2017 07:01:29 +0000 https://www.business.it/?p=8067 Il primo grande strappo nella storia dell’Unione Europea, la Brexit, è ormai realtà. Con la firma della premier britannica Theresa May la Gran Bretagna ha formalizzato la richiesta di uscita dall’UE, in base all’articolo 50 del Trattato di Lisbona. Con la firma prendono il via le trattative, la cui durata prevista è di almeno 2… Leggi tutto »Brexit, via alle trattative. Le preocupazioni delle imprese

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Il primo grande strappo nella storia dell’Unione Europea, la Brexit, è ormai realtà. Con la firma della premier britannica Theresa May la Gran Bretagna ha formalizzato la richiesta di uscita dall’UE, in base all’articolo 50 del Trattato di Lisbona.
Con la firma prendono il via le trattative, la cui durata prevista è di almeno 2 anni, per stabilire le condizioni di uscita. Trattative che si preannunciano complesse vista la posta in gioco. In ballo ci sono temi come l’immigrazione e la libera circolazione delle persone, ma anche delle cose, con gli accordi commerciali e finanziari.
Intanto fra i primi effetti del processo Brexit c’è il nuovo referendum per l’indipendenza indetto dalla Scozia. Nella precedente consultazione, gli Scozzesi avevano detto no a una separazione dall’Inghilterra, anche in virtù della volontà di non rischiare un’uscita dall’Europa. Il voto del dopo Brexit rischia dunque di ribaltare il precedente risultato: gli scozzesi si erano espressi in maggioranza a sfavore dell’uscita dall’Europa.
Accanto a questo l’avvio formale del percorso di uscita della Gran Bretagna della UE ha provocato, nel giorno della firma della premier britannica, una calo della sterlina rispetto alle principali valute, cedendo lo 0,3% a 1,2407 dollari, dopo essere scesa da1,24 dollari a 1,2380. Perde invece con l’euro lo 0,1%, portando il tasso di cambio a 86,9 pence per euro.
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Gli effetti economici della Brexit

Per gli economisti saranno necessari ancora alcuni trimestri perché si manifestino gli effetti della Brexit. Quel che sembra certo è che le imprese dovranno nei prossimi 2 anni valutare i cambiamenti da apportare ai loro piani industriali e finanziari.
Fra le prime imprese che stanno facendo sentire la loro voce sulle implicazioni della Brexit, in prima linea c’è Rayanair. La compagnia per eccellenza di voi low cost ha invitato il governo inglese a mettere in cima alla sua agenda l’apertura di un dialogo con le autorità europee, per coprire il vuoto normativo che l’uscita dalla UE creerà nel sistema di regolamentazione dei voli da e per la Gran Bretagna.
Un vuoto che potrebbe spingere Ryanair ha rivedere i consistenti investimenti effettuati negli ultimi anni nel Regno Unito: già per il 2017 la compagna a previsto che la crescita prevista del 15% scenderà al 6%.
Fra i rischi che la Brexit porta con sé c’è anche una possibile diminuzione degli occupati nel campo dei servizi, che  rappresentano il 41% degli occupati inglesi. In mancanza di un accordo che garantisca l’accesso ai mercati esteri alle società di questo settore, ad esempio quelle attive in campo digitale e tecnologico, l’unica alternativa che potrebbero avere è quella di traslocare altrove.

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Guerra dei dazi. Ecco i prodotti Ue bannati da Trump https://www.business.it/guerra-dei-dazi-ecco-i-prodotti-ue-bannati-da-trump/ Wed, 05 Apr 2017 07:00:14 +0000 https://www.business.it/?p=8032 Sempre più vicina la guerra dei dazi fra Usa e Ue. Dopo gli annunci e le indiscrezioni, rese note dalle più importanti redazioni giornalistiche americane, il presidente Donald Trump ha firmato nei giorni scorsi due decreti che, di fatto, avviano una stretta sulle importazioni e che sono pertanto destinate ad avere importanti ricadute sull’economia europea… Leggi tutto »Guerra dei dazi. Ecco i prodotti Ue bannati da Trump

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Sempre più vicina la guerra dei dazi fra Usa e Ue. Dopo gli annunci e le indiscrezioni, rese note dalle più importanti redazioni giornalistiche americane, il presidente Donald Trump ha firmato nei giorni scorsi due decreti che, di fatto, avviano una stretta sulle importazioni e che sono pertanto destinate ad avere importanti ricadute sull’economia europea e mondiale.

Al via la guerra commerciale

La guerra dei dazi è di fatto già cominciata. Due i decreti, siglati da Donald Trump, finalizzati a «punire gli abusi commerciali», secondo le dichiarazioni dello stesso Trump. Il primo decreto avvierà la revisione del deficit commerciale degli Usa, ovvero il riequilibrio del saldo fra importazioni ed esportazioni delle merci. Si tratta, evidentemente, di una revisione in chiave protezionistica, a tutto vantaggio delle esportazioni e con una stretta sulle importazioni. L’altro decreto sottoscritto è ancora più esplicito. Si tratta infatti di rafforzare le regole antidumping, cioè quelle regole introdotte per limitare l’arrivo nel mercato interno di merci a prezzi molto più bassi, o addirittura sottocosto rispetto alla produzione interna. La misura è pensata, in particolare, per Paesi come la Cina e il Messico. Le misure rientrano nella revisione del libero scambio, uno dei capisaldi del suo programma elettorale.

La guerra dei dazi arriva anche in Europa

Nuove misure restrittive sono allo studio anche contro l’Europa. Così come anticipato da alcuni giornalisti statunitensi, Trump sta valutando l’ipotesi di applicare a circa 90 prodotti made in Ue dei «superdazi punitivi», fino al 100% del valore del singolo prodotto. La «punizione» commerciale sarebbe la risposta degli Usa alle restrizioni dell’Ue sull’importazione della carne americana agli ormoni. La vicenda risale a più di 10 anni fa, dal divieto europeo di importare carne di marzo trattata con gli ormoni. Nel 2008, il Wto, l’organizzazione del commercio mondiale, dichiarò illegale il divieto europeo, perché troppo esteso e formulato male. L’anno successivo, Ue e Usa si accordarono per una revisione del divieto che ammetteva nei supermercati europei la carne di manzo americana purché allevata senza ormoni. Secondo gli Stati Uniti, questo accordo non è stato rispettato dagli stati europei che continuano a comprare ancora troppa poca carne americana. Di qui, l’ipotesi di una guerra dei dazi di tipo punitivo. Si tratta, è bene precisarlo, solo di un’ipotesi e, anche qualora dovesse diventare realtà, saranno necessari almeno 6 mesi.

La guerra dei dazi: ecco i prodotti che Trump vuole bannare

guerra dei daziLeggi sul commercio internazionale alla mano, il Wto potrebbe autorizzare dazi punitivi in modo proporzionale al valore perso per la carne bovina invenduta. Si tratta, dunque, di circa 100 milioni per prodotti selezionati. Le indiscrezioni di stampa parlano di alcuni prodotti-icona del made Ue che potrebbero essere utilizzati nella guerra dei dazi. Nella black list sono finite la Vespa della Piaggio, alcuni prosciutti italiani, l’acqua San Pellegrino, ora proprietà della svizzera Nestlé, l’acqua francese Perrier, il formaggio francese Roquefort, gli scooter svedesi KTM e decine di prodotti agroalimentare “di nicchia”.

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Trump cancella le misure green di Obama https://www.business.it/trump-cancella-le-misure-green-di-obama/ Tue, 04 Apr 2017 07:02:55 +0000 https://www.business.it/?p=8029 Trump cancella le misure green di Obama. Con la firma dell’ultimo ordine esecutivo, l’attuale presidente degli Stati Uniti ha revocato buona parte delle norme, indicazioni e direttive del suo predecessore alla Casa Bianca, Barak Obama in tema di energie pulite, clima e ambiente, continuando così, passo dopo passo, la demolizione delle linee di governo approvate… Leggi tutto »Trump cancella le misure green di Obama

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Trump cancella le misure green di Obama. Con la firma dell’ultimo ordine esecutivo, l’attuale presidente degli Stati Uniti ha revocato buona parte delle norme, indicazioni e direttive del suo predecessore alla Casa Bianca, Barak Obama in tema di energie pulite, clima e ambiente, continuando così, passo dopo passo, la demolizione delle linee di governo approvate negli anni dell’amministrazione Obama.

Clima e ambiente. Ecco le novità introdotte da Trump

Nei giorni scorsi, il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo con cui demanda all’Epa, l’agenzia per la protezione ambientale, e ad altre agenzie che si occupano di ambiente e tutela del territorio, una revisione dei regolamenti vigenti, in particolare quelli approvati da Barak Obama che contengono misure restrittive sulle emissioni di anidride carbonica. In questo modo, Trump intende potenziare la produzione interna di energia, rilanciare l’industria del carbone e ottenere, così, nuovi posti di lavoro. Le aziende statunitensi, secondo l’attuale inquilino della Casa Bianca, devono essere libere di produrre energia, anche a danno dell’ambiente, anche in barba agli accordi nazionali e internazionali sul clima. La scelta, pertanto, è perfettamente in linea con la richiesta di revisione delle norme sul libero scambio e, finanche, sulla guerra dei dazi in corso con l’Unione europea.

Trump cancella le misure green di Obama: ecco quali

Obama cancella le misure greenLe prime norme da cancellare sono quelle previste dal Clean Power Plan, il Piano per l’Energia Pulita, approvato da Obama nel 2015, con il quale gli Stati Uniti si impegnavano a ridurre le emissioni di gas a effetto serra nelle centrali a combustibili fossili. Il particolare, la norma green prevedeva una riduzione delle emissioni delle centrali elettriche a carbone del 32% rispetto al 2005, entro il 2030. La norma, in realtà, non è mai stata applicata perché diverse aziende statunitensi e molti stati governati dai repubblicani hanno fatto opposizione in tribunale. La norma, con cui Trump cancella le misure green di Obama, è strettamente legata all’accordo di Parigi, firmato sempre da Obama nel 2015, storico patto internazionale finalizzato proprio alla riduzione della produzione di CO2. Trump ha già annunciato, in campagna elettorale, l’intento di sfilarsi dall’accordo di Parigi. Al momento, però, nessuna decisione è stata ancora presa sull’argomento. Potrebbe presto essere cancellata la direttiva dell’agosto 2016 sul «costo sociale del carbone», così come il divieto temporaneo di rilasciare nuove concessioni per l’apertura di miniere di carbone, valido da quasi 14 mesi.

Moore: “È cominciata l’estinzione della vita umana sulla terra”

Se Trump cancella le misure green di Obama, le reazioni non potevano mancare. Da segnalare, le dichiarazioni di Michael Moore, registra, fra gli altri, di ‘The Big One’ e ‘Fahrenheit 9/11’: ‘Ha inizio l’estinzione della vita umana sulla terra. Trump ha dichiarato guerra al pianeta e ai suoi abitanti”.
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Trump: la presidenza è un business di famiglia https://www.business.it/trump-la-presidenza-un-business-famiglia/ Mon, 03 Apr 2017 07:00:48 +0000 https://www.business.it/?p=8010 Diventare presidente degli Stati Uniti d’America è un vero e proprio business di famiglia, Donald Trump continua a mettere succulenta carne al fuoco e la parte poco “vegetariana” della critica mondiale se la mangia in un sol boccone. Negli ultimi giorni sono arrivate altre decisioni quantomeno curiose, da parte del Tycoon, che in barba ai… Leggi tutto »Trump: la presidenza è un business di famiglia

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Diventare presidente degli Stati Uniti d’America è un vero e proprio business di famiglia, Donald Trump continua a mettere succulenta carne al fuoco e la parte poco “vegetariana” della critica mondiale se la mangia in un sol boccone.

Negli ultimi giorni sono arrivate altre decisioni quantomeno curiose, da parte del Tycoon, che in barba ai protocolli sulle raccomandazioni, rende il suo avvento alla Casa Bianca un business di famiglia.

Nasce una nuova figura, inedita nei quadri del governo, “assistente speciale del presidente”: a ricoprire questa carica sarà nientemeno che la figlia del presidentissimo: Ivanka Trump.

Sarà dunque una sorta di “first daughter” e farà le veci della “first lady”, che di raggiungere Donald a Washington, pare non volerne sapere.

Melania, infatti, finge di non sentire quando il marito le chiede di raggiungerlo nella capitale, lasciando la Trump Tower sulla Fifth Avenue a New York, dove vive con il figlio Barron. 

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Quindi, al fianco dell’uomo più potente del mondo, non ci sarà la moglie, ma un’altra donna; l’unico precedente che siamo riusciti a scovare nei meandri della storia riguarda una figura tanto speciale quanto controversa.

Si chiamava Jeanne Antoinette Poisson, ma il mondo la conobbe come “Madame de Pompadour”, la reginetta, o, come dicevano i francesi dell’epoca “la Reine a gouche”, (la regina che sedeva alla sinistra del Re, a destra stava la regina vera, per diritto matrimoniale).

Madame de Pompadour fu l’amante di uno dei più potenti sovrani della storia, il Re di Francia Luigi XV, bisnipote del Re Sole, fu anche lei un’assistente speciale, in quanto svolgeva effettive funzioni di governo, avendo accesso anche agli archivi segreti della Corona.

Un pò come succederà ad Ivanka: nel suo ufficio personale alla Casa Bianca, disporrà di tutte le informazioni classificate del governo USA, anche quelle Top Secret.

“Proprio per questo -spiega Ivanka in una dichiarazione diffusa alla stampa- è stata presa la decisione di rendermi dipendente federale a tutti gli effetti. La mia presenza qui a Washington aveva sollevato diverse preoccupazioni di tipo etico.”

Così il presidente-Sole ha deciso: la presidenza sarà un business di famiglia.

Sua figlia, però, avrà a disposizione telefoni e computer, ma non percepirà neppure un dollaro, (si vocifera stia già cercando un secondo lavoro in un fast-food nei pressi della Casa Bianca) proprio come un altro familiare nel quadro presidenziale, il marito di Ivanka stessa, il discussissimo Jared Kushner, consigliere esperto, vicinissimo al presidente (anche lui non retribuito, quindi costretto ad una seconda occupazione part-time in un supermercato!).

La bellissima figlia di Trump sarà addirittura “gli occhi e le orecchie del padre”, ha affermato la legale Jamie Gorelick, che giura anche che il ruolo della first daughter sarà soggetto alle regole standard che valgono per tutti i dipendenti federali.

Se state pensando che quest’ultima affermazione non sia veritiera ricredetevi subito perché è stato anche lo stesso Donald Trump a garantirlo!

Ma non finisce qui! Il business di famiglia si allarga a macchia d’olio e arriva un altro tassello del Trump puzzle: si chiama Lara ed è la moglie del figlio Eric.

Lara è stata assunta come consulente dalla Giles-Parscale, un marchio web texano coinvolto  nella campagna elettorale del presidente.

34 anni, ex producer tv, in attesa del primo figlio, Lara Yunaska Trump farà da collegamento tra la società, che ha sede a San Antonio, e la campagna che il presidente continua a promuovere con diversi mezzi.

Un altro controverso episodio, che rende, ormai, le vicende della Casa Bianca, vicinissime ad una serie comedy della Fox.

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Dal Parlamento Europeo nuove misure per la produzione alimentare https://www.business.it/dal-parlamento-europeo-nuove-misure-per-la-produzione-alimentare/ Wed, 22 Mar 2017 08:00:45 +0000 https://www.business.it/?p=4807 Il Parlamento Europeo ha approvato nuove misure per inasprire i controlli sulla catena di produzione alimentare. La nuova direttiva, frutto di un accordo informale fra deputati e ministri UE, punta a migliorare la tracciabilità del cibo, a combattere le frodi e a ristabilire la fiducia nell’integrità della filiera alimentare. La normativa intende garantire un sistema… Leggi tutto »Dal Parlamento Europeo nuove misure per la produzione alimentare

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Il Parlamento Europeo ha approvato nuove misure per inasprire i controlli sulla catena di produzione alimentare. La nuova direttiva, frutto di un accordo informale fra deputati e ministri UE, punta a migliorare la tracciabilità del cibo, a combattere le frodi e a ristabilire la fiducia nell’integrità della filiera alimentare.
La normativa intende garantire un sistema di controllo completo, integrato e più efficiente nei seguenti campi: quello delle regole di sicurezza del cibo e delle sementi, quello dei requisiti di sanità per piante e animali, e quello della produzione organica e della denominazione di origine controllata.
produzione alimentare
La relatrice del testo è l’eurodeputata Karin Kadenbach (S&D, AT), che ha spiegato così l’origine di questo provvedimento: “Dopo lo scandalo della carne di cavallo – ha detto – i consumatori hanno seri dubbi sulla tracciabilità degli alimenti e sull’integrità della filiera della carne. Il Parlamento europeo si è sforzato per affrontare queste preoccupazioni e per redigere un testo che consenta alle autorità competenti di combattere efficacemente le frodi“. “Sono anche orgogliosa – ha aggiunto – che il Parlamento sia riuscito a rafforzare il capitolo sulle misure d’esecuzione, in particolare per quanto riguarda le sanzioni da applicare in caso di violazione intenzionale delle regole”. Quanto alle sanzioni previste commenta: “Confido che sanzioni davvero dissuasive saranno uno strumento chiave per combattere la frode in tutti i settori”.

L’accordo sulla produzione alimentare

L’accordo sulle norme per la produzione alimentare, raggiunto tra i deputati e il Consiglio dei ministri include:

  • un approccio globale, a copertura di tutta la filiera agroalimentare: dai controlli su cibo, alle sementi, alla sanità della piante, ai pesticidi, e ancora benessere degli animali, indicazioni geografiche, agricoltura biologica;
  • controlli a sorpresa basati sul rischio in tutti i settori;
  • un impegno più diffuso contro pratiche fraudolente o ingannevoli;
  • accordi di importazione su animali e prodotti importati da Paesi terzi;
  •  controlli da parte della Commissione europea negli Stati membri e nei paesi terzi.

Lo scandalo della carne di cavallo degli anni passati – cibi che dichiaravano di contenere manzo e invece era carne equina – ha evidenziato la necessità di controlli più serrati,  per proteggere sia i consumatori sia le aziende oneste e quindi tutta la produzione alimentare.
produzione alimentare
Le nuove regole seguiranno quindi un approccio basato sul rischio, rendendo dunque possibile alle autorità competenti di focalizzare le proprie risorse sui problemi più gravi. Per poter stabilire una struttura generale coerente – spiega una nota del Parlamento Europeo –  la proposta di regolamentazione contiene, in un singolo testo, controlli ufficiali su tutti i settori della filiera agro-alimentare. La proposta di norma prevede inoltre la revisione delle disposizioni esistenti, con l’obiettivo di eliminare sovrapposizioni, mantenendo un approccio proporzionato e flessibile, in modo da essere in grado di reagire più prontamente alle situazioni di emergenza.

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Addio Stabilità. Arriva la legge di Bilancio. Ecco che cosa cambia… https://www.business.it/arriva-nuova-legge-bilancio-addio-stabilita-cosa-cambia/ Fri, 29 Jul 2016 10:51:45 +0000 https://www.business.it/?p=5271 Il Senato dà il via libera al disegno di legge che mira a riformare la legge di contabilità. Il voto favorevole sul testo era già stato dato dalla Camera, per cui con l’approvazione del Senato il cambiamento può dirsi ora ufficiale. Ma esattamente che cosa cambia? Con l’approvazione del testo si fondono in un unico… Leggi tutto »Addio Stabilità. Arriva la legge di Bilancio. Ecco che cosa cambia…

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Il Senato dà il via libera al disegno di legge che mira a riformare la legge di contabilità. Il voto favorevole sul testo era già stato dato dalla Camera, per cui con l’approvazione del Senato il cambiamento può dirsi ora ufficiale.

Ma esattamente che cosa cambia?

approvata la nuova legge di bilancio

Con l’approvazione del testo si fondono in un unico provvedimento quelle che erano le leggi di Bilancio e di Stabilità e vengono eliminate una volta per tutte le clausole di salvaguardia (sostituite a loro volta da una disciplina mirata nel caso in cui le entrate attese non dovessero risultare in linea con le previsioni del governo). Cambiano anche i tempi con cui si era soliti presentare i testi finanziari. Tutte queste modifiche, in sostanza, rispondono al principio del nuovo articolo 81 della Costituzione Italiana* che nel 2012 ha introdotto il pareggio di bilancio.

La nuova disciplina

Il segretario del Pd Matteo Renzi

Il cambiamento più importante riguarda però la nuova legge di Bilancio che d’ora in avanti si spalmerà su due sessioni: da una parte assorbirà i contenuti della Stabilità e dall’altra riporterà le previsioni di entrate e di uscite espresse sia in termini di competenza che in termini di cassa. Il fatto stesso che saltino le clausole di salvaguardia, invece, porta pensare che ci sarà sicuramente una nuova disciplina, ma è già stato messo nero su bianco che tale disciplina non potrà in alcun modo ricorrere ai proventi dell’8×1000 o del 5×1000 per far fronte a degli oneri non in linea con le previsioni.

Brunello Colli

Art.81 Costituzione italiana

Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.

Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali.
Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte.
Le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.
L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.
Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l’equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, nel rispetto dei princìpi definiti con legge costituzionale.

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Incontro May-Renzi: quali conseguenze per i cittadini italiani residenti in Gran Bretagna? https://www.business.it/incontro-may-renzi-quali-conseguenze-per-i-cittadini-italiani-residenti-in-gran-bretagna/ Thu, 28 Jul 2016 13:00:09 +0000 https://www.business.it/?p=5252 Ieri mattina la premier britannica Theresa May è giunta a Villa Doria Pamphili, a Roma, per partecipare a un incontro privato con il presidente del Consiglio Matteo Renzi sulle prospettive che seguiranno al terremoto della Brexit. L’incontro segue quello di pochi giorni prima con il cancelliere tedesco Angela Merkel sulle stesse questioni. Quali conseguenze avrà… Leggi tutto »Incontro May-Renzi: quali conseguenze per i cittadini italiani residenti in Gran Bretagna?

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Ieri mattina la premier britannica Theresa May è giunta a Villa Doria Pamphili, a Roma, per partecipare a un incontro privato con il presidente del Consiglio Matteo Renzi sulle prospettive che seguiranno al terremoto della Brexit. L’incontro segue quello di pochi giorni prima con il cancelliere tedesco Angela Merkel sulle stesse questioni.

Quali conseguenze avrà la Brexit per gli italiani?

renzi e theresa may

May ha rassicurato Renzi che «per gli italiani che risiedono in Gran Bretagna continueranno a valere gli stessi diritti che hanno già, ma non potrò continuare a farlo se i cittadini britannici non verranno garantiti alla stessa maniera».

Collaborare contro il terrorismo, ma tempi certi sull’uscita

Collaborazione Italia e Gran Bretagna sempre solida

I due, però, hanno affrontato anche l’arduo tema del terrorismo che, mai come in questi mesi, sta tenendo sull’attenti la comunità europea. Theresa May ha affermato che Gran Bretagna ed Europa devono continuare a lavorare a stretto contatto e, se necessario, a condividere le informazioni di intelligence .

Sulla stessa lunghezza d’onda il primo ministro italiano. «Condivido le riflessioni di Theresa – ha commentato Renzi dopo l’incontro – siamo in linea per lavorare insieme e continueremo a farlo per sconfiggere il terrorismo». Ma ha poi aggiunto: «Tuttavia chiediamo che ci sia certezza dei tempi per rendere definitivamente attuata la Brexit», anche perché su questo elemento si gioca l’amicizia tra Italia e Gran Bretagna. E questo la May lo sa molto bene.

Viviana Bottalico

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Che cos'è la ricongiunzione pensionistica? https://www.business.it/cose-la-ricongiunzione-pensionistica/ Tue, 26 Jul 2016 11:15:07 +0000 https://www.business.it/?p=5197 In questi giorni si è parlato molto di pensioni e di ricongiunzione pensionistica gratuita come di una delle possibili misure che il governo sarebbe pronto ad adottare. Ma che cosa si intende esattamente? Cos’è la ricongiunzione pensionistica La ricongiunzione dei contributi è nient’altro che una possibilità di cui il lavoratore può scegliere di avvalersi che… Leggi tutto »Che cos'è la ricongiunzione pensionistica?

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In questi giorni si è parlato molto di pensioni e di ricongiunzione pensionistica gratuita come di una delle possibili misure che il governo sarebbe pronto ad adottare. Ma che cosa si intende esattamente?

Cos’è la ricongiunzione pensionistica

Ricongiunzione pensionistica gratuita
La ricongiunzione dei contributi è nient’altro che una possibilità di cui il lavoratore può scegliere di avvalersi che riguarda tutti coloro che hanno versato i contributi da lavoro in gestioni differenti. I contributi vengono trasferiti in un’unica gestione, affinché il lavoratore possa ricevere un solo trattamento pensionistico.

La ricongiunzione dei contributi può essere chiesta sia dal diretto interessato che dai suoi eredi, ma perché l’istanza possa dirsi valida nei termini di legge è necessario che si sia in grado di soddisfare determinati requisiti e che si sia disposti ad affrontare una spesa (che in taluni casi può diventare anche cospicua). L’oggetto in discussione vuole rendere gratuito questo trasferimento dei contributi.

Attualmente l’onere da pagare per ricongiungere i contributi viene notificato dall’Inps non appena approvata la domanda di ricongiunzione, e l’importo varia «al variare della collocazione temporale dei periodi ricongiunti e alla loro valutazione ai fini pensionistici».

Antonio Osso

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Renzi: «Entro l'anno addio a Equitalia» https://www.business.it/renzi-entro-lanno-addio-equitalia/ Thu, 14 Jul 2016 15:00:21 +0000 https://www.business.it/?p=5033 La promessa era stata lanciata già a maggio scorso, ma il presidente del Consiglio Matteo Renzi è tornato sulla questione e in un’intervista concessa ai microfoni di Rtl 102.5 ha ribadito: «Entro l’anno arriverà il decreto che sopprimerà Equitalia. Ciò non vuol dire che non si pagheranno più le tasse, ma che cambierà il modo… Leggi tutto »Renzi: «Entro l'anno addio a Equitalia»

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La promessa era stata lanciata già a maggio scorso, ma il presidente del Consiglio Matteo Renzi è tornato sulla questione e in un’intervista concessa ai microfoni di Rtl 102.5 ha ribadito: «Entro l’anno arriverà il decreto che sopprimerà Equitalia. Ciò non vuol dire che non si pagheranno più le tasse, ma che cambierà il modo con cui ci si confronterà con il Fisco».

Equitalia: che cosa cambia?

Ma in cosa consiste il piano del governo? Più che di un’abolizione vera e propria, ci sarà semmai un trasferimento delle competenze da Equitalia all’Agenzia delle Entrate. Con la riforma voluta da Renzi, in poche parole, il Fisco non si occuperà soltanto di stanare le illegalità (come accaduto finora) ma dovrà anche occuparsi della parte operativa relativa alla determinazione del tributo dovuto e alla richiesta di rientro da parte del contribuente. Il Fisco, dunque, si occuperà di gestire tutta la fase che riguarda l’accertamento dell’imposta, esattamente come accade nel resto d’Europa.

Equitalia: tanti dubbi

Ci sono però dei nodi da sciogliere. Per esempio, non c’è  chiarezza sulla gestione del personale attualmente impiegata presso Equitalia. Al momento questi lavoratori hanno un un contratto privato, mentre nel caso in cui dovessero passare sotto l’egidia del Fisco diverrebbero teoricamente dei dipendenti pubblici a tutti gli effetti. Peccato però che per diventare dipendenti pubblici occorra superare un concorso: chi attualmente lavora per Equitalia potrebbe quindi rischiare di dover passare da un concorso per conservare il suo posto.

Viviana Bottalico

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UK, Theresa May verso Downing Street: sarà la nuova premier https://www.business.it/uk-theresa-may-verso-downing-street-sara-la-nuova-premier/ Tue, 12 Jul 2016 05:42:17 +0000 https://www.business.it/?p=4987 La conservatrice Andrea Leadsom lascia la corsa per la guida dei Tories. E ora Theresa May, attuale ministro dell’Interno britannico, ha praticamente campo libero: sarà lei la nuova rappresentante dei Tories, nonché il primo ministro che entrerà in carica non appena David Cameron renderà attuative le sue già annunciate dimissioni. Una delle donne più popolari tra… Leggi tutto »UK, Theresa May verso Downing Street: sarà la nuova premier

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La conservatrice Andrea Leadsom lascia la corsa per la guida dei Tories. E ora Theresa May, attuale ministro dell’Interno britannico, ha praticamente campo libero: sarà lei la nuova rappresentante dei Tories, nonché il primo ministro che entrerà in carica non appena David Cameron renderà attuative le sue già annunciate dimissioni.

Una delle donne più popolari tra i conservatori…

UK, Theresa May verso Downing Street: sarà la nuova premier
Theresa May è sempre stata una delle donne più popolari tra l’elettorato conservatore, nonché colei che sin dagli inizi ha giocato la sua partita su una spinta di «riunificazione» tra chi al referendum sulla Brexit aveva votato per il Leave e chi aveva invece scelto il Remain. Donna colta, forte, visionaria, la May è stata definita a più riprese come la Margaret Thatcher del nuovo millennio.
Ma cos’è dietro il ritiro della Leadsom? A quanto pare le dichiarazioni fuori luogo circa il fatto che essere madre avrebbe fatto di lei un miglior premier, ma anche una presa d’atto dei numeri che circolano in parlamento. I dati, infatti, parlano molto chiaro sotto questo punto di vista e descrivono uno scenario in cui la Leadsom può (poteva) contare su un appoggio di una piccola parte dei deputati Tories, a fronte di una May che invece ha sempre avuto dalla sua più del 60% dei parlamentari.
Brunello Colli

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Brexit, Parlamento Ue approva: l'uscita di Londra sarà rapida https://www.business.it/brexit-parlamento-ue-approva-luscita-di-londra-sara-rapida/ Wed, 29 Jun 2016 08:30:08 +0000 https://www.business.it/?p=4609 Brexit. Il Parlamento ha chiesto che venga implementata una «procedura rapida e coerente» per la fuoriuscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. L’assemblea che si è riunita ieri ha votato a larghissima maggioranza: 395 voti a favore, 200 contrari e 71 astenuti. Con questo voto, quindi, passa il progetto di far uscire Londra dal gruppo Ue quanto… Leggi tutto »Brexit, Parlamento Ue approva: l'uscita di Londra sarà rapida

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Brexit. Il Parlamento ha chiesto che venga implementata una «procedura rapida e coerente» per la fuoriuscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. L’assemblea che si è riunita ieri ha votato a larghissima maggioranza: 395 voti a favore, 200 contrari e 71 astenuti. Con questo voto, quindi, passa il progetto di far uscire Londra dal gruppo Ue quanto più velocemente possibile.

A votare contro questa accelerazione dei tempi sono stati i 17 europarlamentari del Movimento 5 Stelle, l’Indipendence Party di Nigel Farage, la Lega Nord di Matteo Salvini, il Front National di Marine Le Pen e naturalmente euroscettici e destra neofascista.

Entrando al vertice Ue sulla Brexit, il primo ministro inglese David Cameron ha dichiarato: «Voglio che si avvii un processo costruttivo e con un risultato altrettanto costruttivo, perché lasciamo la Ue ma non voltiamo le spalle alla Ue, con questi Paesi siamo partner, amici, alleati. Vogliamo un rapporto stretto in termini di cooperazione, commercio e sicurezza».

Ma le intenzioni non sembrano effettivamente queste, quanto meno da parte dell’asse Renzi, Merkel e Hollande dal cui vertice di ieri è emersa una posizione unanime: l’uscita della Gran Bretagna dovrà avvenire velocemente e non dovrà dar modo di pensare che possano esserci sconti, ripensamenti, o toni morbidi. In sostanza, l’Europa non può affatto permettersi di far credere agli altri stati membri che ci sia la possibilità di uscire dalla Ue e intanto di continuare a tessere affari e a godere di certe “comodità” anche rimanendosene fuori.

Viviana Bottalico

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Brexit: Londra temporeggia, ma l'Ue accelera https://www.business.it/brexit-londra-temporeggia-ma-lue-accelera/ Tue, 28 Jun 2016 11:00:26 +0000 https://www.business.it/?p=4536 «Usciremo dall’Unione Europea solo quando saremo effettivamente pronti». Queste le parole del ministro dell’Economia britannico pronunciate proprio nella giornata in cui Merkel, Hollande e Renzi si sono incontrati in un vertice. Un incontro, quello organizzato dalla cancelliera tedesca, messo su proprio per definire il piano di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea e per ridare… Leggi tutto »Brexit: Londra temporeggia, ma l'Ue accelera

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«Usciremo dall’Unione Europea solo quando saremo effettivamente pronti». Queste le parole del ministro dell’Economia britannico pronunciate proprio nella giornata in cui Merkel, Hollande e Renzi si sono incontrati in un vertice. Un incontro, quello organizzato dalla cancelliera tedesca, messo su proprio per definire il piano di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea e per ridare “un nuovo volto” a una Ue che oramai piace sempre meno all’opinione pubblica.
brexit
Ma Osborne, 45 anni, braccio destro del primo ministro inglese David Cameron, ribadisce che non v’è alcun bisogno di mettere fretta e che Londra «attiverà l’articolo 50 del trattato di Lisbona solo quando saremo pronti». Resta tuttavia da capire solo se gli altri Paesi saranno disposti a concedere questa uscita “lenta”, ma il clima che si sta creando è tutt’altro che propositivo per Londra: la Merkel temporeggia, ma Renzi e Hollande sono per un’accelerazione dei tempi.
Il motivo, banale ma importante al tempo stesso: evitare di far credere agli altri Paesi che l’uscita di uno stato membro dall’Ue sia un processo lungo e indolore. Un segnale, insomma, alle varie Francia e Olanda i cui partiti euroscettici stanno premendo per organizzare un referendum Brexit anche nei loro rispettivi Paesi.
A ribadire questa linea è il ministro francese delle Finanze: «La Gran Bretagna deve andare di fretta? Sì. Londra ha votato per l’uscita, e allora il Brexit si deve mettere in atto fin da subito». Anche il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker aveva ribadito solo venerdì scorso che «ci aspettiamo che l’articolo 50 venga notificato al più presto». Del resto, o dentro o fuori. E qualcuno la sua scelta l’ha già compiuta.
Viviana Bottalico

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Pensione anticipata, l'Europa frena: le condizioni per la riforma https://www.business.it/pensione-anticipata-leuropa-frena-le-condizioni-per-la-riforma/ Wed, 22 Jun 2016 11:52:08 +0000 https://www.business.it/?p=4234 La pensione anticipata è una riforma che si preannuncia sempre più in salita: se il governo sembrava pronto a raggiungere un’intesa con i maggiori sindacati dei lavoratori a quello che è stato ribattezzato come il “prestito pensionistico”, ecco che dall’Europa arriva un brusco stop al progetto di riforma. Con la pubblicazione di un documento dell’Eurogruppo,… Leggi tutto »Pensione anticipata, l'Europa frena: le condizioni per la riforma

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La pensione anticipata è una riforma che si preannuncia sempre più in salita: se il governo sembrava pronto a raggiungere un’intesa con i maggiori sindacati dei lavoratori a quello che è stato ribattezzato come il “prestito pensionistico”, ecco che dall’Europa arriva un brusco stop al progetto di riforma.

Con la pubblicazione di un documento dell’Eurogruppo, l’Ue si dice molto critica sulle forme di flessibilità in uscita a cui i governi nazionali stanno lavorando, ma il ministro del Lavoro Giuliano Poletti rassicura gli italiani: «La critica dell’Eurogruppo non riguarda soltanto l’Italia ma tutti i Paesi che in qualche modo stanno pensando di concedere la pensione anticipata».

L’Europa, in sostanza, tramite questo documento chiede ai governi di lavorare con più energia sulle politiche occupazionali dei lavoratori anziani anziché concentrarsi sulla loro uscita anticipata dal mercato del lavoro. Per quanto riguarda le Riforme delle Pensioni, quindi, i paesi Ue farebbero bene ad attenersi a quattro linee guida.

Ministro del Lavoro Giuliano Paoletti - riforma delle pensioni

  1. In primo luogo i paesi membri dovrebbero tener conto dell’aumento delle aspettative di vita prevedendo un adeguamento automatico dell’età di accesso alla pensione;
  2. In secondo luogo dovrebbero tenere sotto controllo la spesa aggregata anche facendo sì che i lavoratori più anziani, trovando lavoro anche a tarda età, non pesino sulle casse pubbliche.
  3. E poi, altri due parametri: da una parte l’Ue chiede che ci si sforzi di più sul fronte della produttività;
  4. dall’altra si dice conscia del fatto che i modelli pensionistici nazionali dovrebbero godere di un consenso sociale e politico diffuso considerato l’impatto che queste regole hanno nella vita di ogni singolo cittadino.

La domanda è d’obbligo. Come si muoverà ora il governo Renzi sul fronte della pensione anticipata?

Brunello Colli

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Gaffe dei politici italiani: forse meglio dimenticare https://www.business.it/gaffe-dei-politici-italiani-forse-meglio-dimenticare/ Fri, 17 Jun 2016 10:00:38 +0000 https://www.business.it/?p=4097 Negli ultimi decenni la politica italiana si è fatta riconoscere per le molte gaffe fatte dai suoi principali esponenti. Nonostante quasi ogni leader si affidi a dei consulenti di immagine e a degli esperti di comunicazione, di tanto in tanto è aspetto umano e meno istituzionale dei nostri “condottieri” a prevalere.   Maria Stella Gelmini,… Leggi tutto »Gaffe dei politici italiani: forse meglio dimenticare

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Negli ultimi decenni la politica italiana si è fatta riconoscere per le molte gaffe fatte dai suoi principali esponenti. Nonostante quasi ogni leader si affidi a dei consulenti di immagine e a degli esperti di comunicazione, di tanto in tanto è aspetto umano e meno istituzionale dei nostri “condottieri” a prevalere.

 

Maria Stella Gelmini, il tunnel tra Italia e Svizzera

Mariastella Gelmini

Uno degli strafalcioni più clamorosi è stato quello pronunciato da Maria Stella Gelmini, Forza Italia. Nel settembre 2011, quando la Gelmini era ministro dell’Istruzione e della Ricerca, il CERN di Ginevra era impegnato in un esperimento nell’ambito del quale venivano fatti lanciare dei neutrini a una velocità prossima a quella della luce. La Gelmini in quell’occasione parlò di un tunnel che collegava Italia a Svizzera, peccato però che non esistesse alcun tunnel (quanto semmai un acceleratore).

Claudio Scajola, vista Colosseo

Sempre sul fronte Forza Italia, un’altra clamorosa gaffe fu quella dell’allora ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola e il appartamento vista Colosseo. Dichiarò a mezzo stampa che «quella casa non è mia, ma mi è stata pagata a mia insaputa»! Come non crederci!

Silvio Berlusconi tra “culone” e “abbronzati”

berlusconi

E poi c’è il leader di sempre del centrodestra, Silvio Berlusconi, le cui gaffe non si contano sulle dita di quattro paia di mani. Diede della  «culona» la cancelliera Merkel, «abbronzato» il presidente USA Barack Obama o quando dichiarò di aver «pagato 200 milioni di euro per consulenti e giudici» sollevando non poche ombre sul sospetto che corrompesse i magistrati.

(continua a leggere)

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Bonus 80 euro, è panico sulla restituzione in unica soluzione https://www.business.it/bonus-80-euro-e-panico-sulla-restituzione-in-unica-soluzione/ Tue, 14 Jun 2016 14:00:00 +0000 https://www.business.it/?p=4018 Nei giorni scorsi si è parlato molto della restituzione del bonus da 80 euro che riguarderà, si stima, circa 1 milione e mezzo di italiani. Sono quindi molti i contribuenti che hanno ricevuto il bonus pur non avendone diritto, e nelle ultime ore il focus dell’attenzione si è spostato in particolar modo su come si… Leggi tutto »Bonus 80 euro, è panico sulla restituzione in unica soluzione

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Nei giorni scorsi si è parlato molto della restituzione del bonus da 80 euro che riguarderà, si stima, circa 1 milione e mezzo di italiani. Sono quindi molti i contribuenti che hanno ricevuto il bonus pur non avendone diritto, e nelle ultime ore il focus dell’attenzione si è spostato in particolar modo su come si dovranno restituire questi soldi: a gettare nel panico l’opinione pubblica è il fatto che la restituzione dei soldi possa avvenire in un’unica soluzione tramite trattenuta diretta in busta paga o tramite il pagamento del modulo F24.

Diversi italiani, infatti, si sono già ritrovati con una busta paga davvero irrisoria perché hanno dovuto rimborsare in un colpo solo tutti i 960 euro annui ricevuti a titolo di bonus. Ma il governo, tramite il ministro Padoan, ha annunciato che il Ministero dell’Economia e delle Finanze sta progettando soluzioni alternative per permettere che il rimborso del bonus 80 euro possa aver luogo su basi un po’ più indolori.

La possibilità di rateizzare il tutto insomma potrebbe persino esserci, anche se Padoan ha lasciato intendere che non si tratta certo di una questione che verrà risolta nell’arco di breve: ciò significa che quanto meno per quest’anno, la restituzione dovrà avvenire quasi sicuramente per tutti in un’unica soluzione.

Come ha spiegato la Cgil di Modena, «il rischio che si prospetta per i contribuenti è che molti di loro, soprattutto quelli che hanno avuto redditi inferiori agli 8000 euro annui, neanche sanno di dover restituire il denaro. Chi ha questi redditi, infatti, normalmente non è tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi e quindi non restituisce neppure il bonus. Tuttavia se l’Agenzia delle Entrate dovesse effettuare l’accertamento, il contribuente si ritroverebbe a dover restituire il bonus con tanto di sanzioni e interessi».

Insomma, tantissima confusione e improvvisazione, come sul canone Rai.

Matteo D’Apolito

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Brexit, Cameron avverte: «Se passa, buco da 40 miliardi» https://www.business.it/brexit-cameron-avverte-se-passa-buco-da-40-miliardi/ Tue, 14 Jun 2016 11:14:00 +0000 https://www.business.it/?p=4014 L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europa imporrebbe alla Nazione di ritornare a percorrere la strada dell’austerità. E’ questo l’allarme lanciato dal primo ministro inglese David Cameron, che a pochi giorni di distanza dal referendum prova a sferrare un altro duro attacco al fronte pro Brexit (ultimamente dato sempre più avanti nei sondaggi). Intervenendo sulla carta… Leggi tutto »Brexit, Cameron avverte: «Se passa, buco da 40 miliardi»

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L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europa imporrebbe alla Nazione di ritornare a percorrere la strada dell’austerità. E’ questo l’allarme lanciato dal primo ministro inglese David Cameron, che a pochi giorni di distanza dal referendum prova a sferrare un altro duro attacco al fronte pro Brexit (ultimamente dato sempre più avanti nei sondaggi).

Intervenendo sulla carta stampata e anche in un talk show della Bbc, Cameron prova a far capire agli inglesi gli scenari che si aprirebbero nel caso in cui dovesse passare la Brexit: «Uscire dall’Ue significherebbe creare un buco fino a 40miliardi di sterline nelle nostre finanze, così da non riuscire nemmeno più a pagare le pensioni». «Se gli inglesi voteranno per uscire, molti dei nostri progetti salteranno in aria – avverte il premier inglese – per cui dovremo rinegoziare un trattato con l’Europa e potrebbero volerci dieci anni. Dieci anni letteralmente persi per il nostro Paese».

Decidendo di rimanere nell’Unione Europea, invece, gli inglesi avranno un Paese più stabile e più certezze anche nella loro stessa vita. david cameron«Vi garantisco che se resteremo nell’Ue avremo le risorse finanziarie per non toccare le pensioni e potremo proiettarci verso più lavoro, più case e più opportunità per i vostri bambini», conclude infine David Cameron.

Solo pochi giorni fa anche la Germania, per voce del suo ministro dell’Economia, era intervenuta direttamente nella questione augurandosi un risultato pro Europa. E intanto il 23 giugno si avvicina inesorabile, con l’apprensione non solo di Cameron, non solo dell’Europa, ma soprattutto dei mercati finanziari che già in diverse occasioni hanno mostrato primi segni di insofferenza verso una eventuale Brexit.

Viviana Bottalico

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Agenda Politica in 10 punti (23-27 maggio) https://www.business.it/agenda-politico-economica-in-10-punti-23-27-maggio/ Mon, 30 May 2016 10:30:20 +0000 https://www.business.it/?p=3862 La settimana che si è appena conclusa ha visto il susseguirsi di molti eventi cruciali per la vita politica ed economica italiana. #1 E’ di nuovo scontro sull’Italicum La minoranza dem del Partito Democratico torna ad attaccare la legge elettorale Italicum approvata negli ultimi mesi. Secondo la minoranza dem questa legge, combinata con una eventuale… Leggi tutto »Agenda Politica in 10 punti (23-27 maggio)

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La settimana che si è appena conclusa ha visto il susseguirsi di molti eventi cruciali per la vita politica ed economica italiana.

#1 E’ di nuovo scontro sull’Italicum

il governo di matteo renzi
La minoranza dem del Partito Democratico torna ad attaccare la legge elettorale Italicum approvata negli ultimi mesi. Secondo la minoranza dem questa legge, combinata con una eventuale vittoria del Sì al referendum del prossimo ottobre, potrebbe dare troppo potere ai governi che si susseguiranno. Ma Renzi difende l’Italicum e afferma che la legge elettorale ‹‹non è più in discussione›› perché ‹‹elimina finalmente gli inciucio››.
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Agenda Politica in 10 punti (16-20 maggio) https://www.business.it/agenda-politico-economica-in-10-punti-16-20-maggio/ Mon, 23 May 2016 05:45:30 +0000 https://www.business.it/?p=3809 Agenda politico-economica: La settimana che si è appena conclusa ha visto il susseguirsi di molti eventi cruciali per la vita politica ed economica italiana. #1 Morte di Marco Pannella Nello sconcerto generale e con il rammarico di molti è venuto a mancare il leader radicale Marco Pannella, pioniere delle battaglie civili in Italia. Personalità integra… Leggi tutto »Agenda Politica in 10 punti (16-20 maggio)

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Agenda politico-economica: La settimana che si è appena conclusa ha visto il susseguirsi di molti eventi cruciali per la vita politica ed economica italiana.

#1 Morte di Marco Pannella

marco pannela, radicali

Nello sconcerto generale e con il rammarico di molti è venuto a mancare il leader radicale Marco Pannella, pioniere delle battaglie civili in Italia. Personalità integra e carisma da vendere, Pannella è stato non tanto un politico, ma uno degli attivisti più celebri e passionali della storia italiana: a lui dobbiamo, tra le altre cose, le leggi sul divorzio e l’aborto. Ci lascia all’età di 86 anni, a causa di una salute che già da tempo lo costringeva a un via vai dagli ospedali.

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La Grecia dice sì a nuova austerità tra nuove proteste https://www.business.it/la-grecia-dice-si-a-nuova-austerita-ma-il-fmi-non-e-convinto/ Tue, 10 May 2016 14:00:27 +0000 https://www.business.it/?p=3736 In Grecia è ancora caos. Il parlamento greco ha approvato un ulteriore pacchetto di misure volte all’austerità, un pacchetto che mira a sbloccare la seconda tranche di aiuti internazionali per un controvalore di 86 miliardi di euro. Ma quali norme sono state approvate in Grecia da aver riportato in strada i manifestanti? TASSE E PENSIONE… Leggi tutto »La Grecia dice sì a nuova austerità tra nuove proteste

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In Grecia è ancora caos. Il parlamento greco ha approvato un ulteriore pacchetto di misure volte all’austerità, un pacchetto che mira a sbloccare la seconda tranche di aiuti internazionali per un controvalore di 86 miliardi di euro. Ma quali norme sono state approvate in Grecia da aver riportato in strada i manifestanti?

TASSE E PENSIONE

Il via libera del parlamento riguarda in particolar modo la stabilizzazione del sistema pensionistico e l’aumento delle tasse per un valore di 3.6 miliardi di euro (che fanno parte di un disegno più ampio da 5.4 miliardi concordato con l’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale). Ma ai greci queste misure non piacciono affatto, tanto che nelle scorse ore sono scesi in migliaia nelle strade di Atene per protestare contro l’austerity: anarchici e dissidenti sono stati ripresi più volte in una serie di scontri contro le forze dell’ordine.

Dall’altra parte della barricata, a gettare ulteriore benzina sul fuoco, c’è stata la lettera della direttrice del Fmi Christine Lagarde. Il Fondo fa sapere di non credere del tutto nella ripresa greca e con cui richiede per l’appunto una nuova discussione sulla ristrutturazione del debito greco.

Da un lato la Grecia e la Commissione Europea sono convinte del fatto che questo piano possa riportare il Paese sulla retta via, e dall’altro un Fmi è poco convinto del raggiungimento di un avanzo primario del 3.5% fissato per il 2018.

Viviano Bottalico

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Perché la piccola procura di Trani indaga sulla Deutsche Bank? https://www.business.it/deutsche-bank-la-procura-di-trani-indaga-per-manipolazione-di-mercato/ Mon, 09 May 2016 09:18:49 +0000 https://www.business.it/?p=3727 La piccola procura di Trani ha aperto un fascicolo di inchiesta a carico della Deutsche Bank di Francoforte con l’accusa di manipolazione di mercato. Il gruppo bancario tedesco è accusato di aver manipolato l’andamento dei mercati nel primo semestre 2011, quando cioè vendette una massiccia quantità di titoli di Stato italiani per un controvalore di… Leggi tutto »Perché la piccola procura di Trani indaga sulla Deutsche Bank?

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La piccola procura di Trani ha aperto un fascicolo di inchiesta a carico della Deutsche Bank di Francoforte con l’accusa di manipolazione di mercato.

Il gruppo bancario tedesco è accusato di aver manipolato l’andamento dei mercati nel primo semestre 2011, quando cioè vendette una massiccia quantità di titoli di Stato italiani per un controvalore di 7 miliardi di euro. Ancora oggi si ritiene infatti che fu proprio quella vendita a gettare l’Italia nel caos economico e politico che, proprio a misura di “salvataggio”, l’ha poi portata nelle mani del Governo Monti.

La Deutsche Bank avrebbe nascosto l’intenzione di ridurre drasticamente e repentinamente il possesso di titoli del debito italiano che aveva in portafoglio: una scelta che avrebbe dovuto essere comunicata tanto ai mercati quanto al Ministero dell’Economia italiano proprio per evitare che si potesse generare un’alterazione del valore di mercato dei titoli stessi.

In particolare sono cinque gli indagati: Josef Ackermann come ex presidente di Deutsche Bank, e i co-amministratori delegati Anshuman Jain e Jurgen Fitschen; nell’ambito dell’inchiesta spuntano anche i nomi dell’ex capo dell’ufficio rischi Hugo Banziger e dell’ex direttore finanziario Stefan Krause.

Lo stesso gruppo ha comunque fatto sapere che ‹‹stiamo collaborando con le Autorità in questa inchiesta. Nel 2011 la Banca aveva risposto a una richiesta avanzata dalla Consob in relazione a questa vicenda e non si era tirata indietro dal fornire le informazioni e i documenti del caso››.

Alberto Mengora

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Marò, vittoria dell'Italia: Salvatore Girone rientrerà a casa https://www.business.it/maro-vittoria-dellitalia-salvatore-girone-rientrera-a-casa/ Wed, 04 May 2016 08:29:41 +0000 https://www.business.it/?p=3694 Il marò Salvatore Girone potrà rientrare in Italia durante l’arbitrato chiesto dal governo italiano al Tribunale Internazionale dell’Aja. E’ questa la svolta arrivata poche ore fa a favore dell’Italia nell’ambito della battaglia con l’India sul famoso caso marò. Ricordiamo infatti che Girone, insieme al collega Massimiliano Latorre, è stato accusato dall’India di aver ucciso due… Leggi tutto »Marò, vittoria dell'Italia: Salvatore Girone rientrerà a casa

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Il marò Salvatore Girone potrà rientrare in Italia durante l’arbitrato chiesto dal governo italiano al Tribunale Internazionale dell’Aja. E’ questa la svolta arrivata poche ore fa a favore dell’Italia nell’ambito della battaglia con l’India sul famoso caso marò.

Ricordiamo infatti che Girone, insieme al collega Massimiliano Latorre, è stato accusato dall’India di aver ucciso due pescatori al largo delle coste nazionali. Da quel fatidico momento in poi, è stato tutto un susseguirsi di accuse e di battaglie internazionali che hanno visto uno scontro duro tra il nostro Paese e l’India (con, in ballo, anche motivi di politica-economica che vanno ben oltre il caso in giudizio).

E dopo quattro lunghi anni che hanno costretto i marò a rimanere in India in attesa di una sentenza che li assolvesse o li condannasse per omicidio, finalmente anche Girone, così come Latorre (che è in Italia già da un po’ per via di motivi di salute), potrà starsene nel suo Paese durante tutto il periodo dell’arbitrato.   

‹‹E’ una notizia meravigliosa. Adesso devo sentire mio figlio e mia nuora per confermare che sia vera››, ha commentato Michele Girone, papà del marò. Soddisfatta dell’operazione anche il presidente della Camera Laura Boldrini che confessa di essere ‹‹particolarmente contenta anche per le famiglie, visto che da molto vivono con ansia questa lontananza››.

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni è convinto che dopo questa vittoria, l’Italia potrà puntare a vincere l’arbitrato: ‹‹Faremo valere le nostre ragioni durante l’arbitrato e confido che verranno riconosciute››. Il premier Matteo Renzi nel frattempo ha già telefonato al Sergente Girone dandogli il bentornato in madre patria.

Viviana Bottalico

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Riforma costituzionale, Renzi dà il via alla campagna per il ‹‹Sì›› https://www.business.it/riforma-costituzionale-renzi-da-il-via-alla-campagna-per-il-si/ Tue, 03 May 2016 11:00:03 +0000 https://www.business.it/?p=3689 Il prossimo ottobre ci sarà il referendum confermativo sulla riforma costituzionale voluta dal Governo Renzi I e regolarmente approvata da entrambe le Camere del Parlamento. Si tratta di una riforma epocale che mette mano a parecchi articoli della Carta Costituzionale, abolendo le province, abolendo il Senato (sostituendolo con una sorta di “Camera delle Regioni”), eliminando… Leggi tutto »Riforma costituzionale, Renzi dà il via alla campagna per il ‹‹Sì››

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Il prossimo ottobre ci sarà il referendum confermativo sulla riforma costituzionale voluta dal Governo Renzi I e regolarmente approvata da entrambe le Camere del Parlamento. Si tratta di una riforma epocale che mette mano a parecchi articoli della Carta Costituzionale, abolendo le province, abolendo il Senato (sostituendolo con una sorta di “Camera delle Regioni”), eliminando il bicameralismo perfetto e ridefinendo i compiti che spettano allo Stato e quelli che rimangono di competenza regionale.
Ma si tratta al tempo stesso di una riforma che le opposizioni del Governo – e anche la minoranza del Partito Democratico – osteggiano ormai da diversi mesi a questa parte. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi è però convinto della legittimità del testo e annunciato l’inizio della campagna per il Sì.
Renzi ha annunciato che di qui a breve verranno istituiti 10mila comitati a sostegno del Sì, comitati che saranno composti da un minimo di 10 persone fino anche a 50 persone per quanto riguarda le realtà più grandi.
‹‹L’Italia che dice sì ed è più forte di tutto il resto: è per questa Italia che ci impegniamo a vincere il referendum››, ha dichiarato Renzi precisando che ‹‹la riforma non è contro chi ha combattuto per la libertà››. Il premier ha perciò annunciato che ‹‹dal 15 maggio faremo sapere agli italiani come potranno sostenerci in questa battaglia, perchè abbiamo bisogno di tutti per attivare una gigantesca campagna casa per casa, porta per porta, per vedere se gli italiani vogliono entrare nel futuro a testa alta››.
Viviana Bottalico

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Austria al voto: è trionfo dell'estrema destra. Una minaccia per l'Ue? https://www.business.it/austria-al-voto-e-trionfo-dellestrema-destra-una-minaccia-per-lue/ Wed, 27 Apr 2016 08:04:58 +0000 https://www.business.it/?p=3654 AUSTRIA AL VOTO: Il primo turno delle elezioni presidenziali austriache segna il trionfo dell’estrema destra: Norbert Hofer, candidato del Partito della Libertà (Fpo), raggiunge il 36.4% nel primo turno della consultazione elettorale staccando non di poco il verde Alexander van der Bellen. Eliminati, invece, i due candidati dei partiti classici: popolari e socialisti sono definitivamente… Leggi tutto »Austria al voto: è trionfo dell'estrema destra. Una minaccia per l'Ue?

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AUSTRIA AL VOTO: Il primo turno delle elezioni presidenziali austriache segna il trionfo dell’estrema destra: Norbert Hofer, candidato del Partito della Libertà (Fpo), raggiunge il 36.4% nel primo turno della consultazione elettorale staccando non di poco il verde Alexander van der Bellen. Eliminati, invece, i due candidati dei partiti classici: popolari e socialisti sono definitivamente fuori dai giochi con l’11% dei voti ottenuti.

Il ballottaggio si terrà il 22 maggio prossimo e la destra anti-migranti di Hofer comincia già a scaldare i muscoli. ‹‹Sono grato e pieno di umiltà – confida soddisfatto Hofer – non mi aspettavo un risultato talmente grande››. E in effetti il suo non è propriamente un partito convenzionale, poiché nell’arco politico è collocato in un’estrema destra ultraconservatrice, anti-immigrazione e dai tratti xenofobi. E di questo straordinario risultato esultano inevitabilmente Le Pen, Salvini e Wilders, a loro volta leader di partiti (rispettivamente per la Francia, l’Italia e l’Olanda) considerati vicini alle idee di Hofer.

Le conseguenze per l’Ue

Il voto austriaco avrà sicuramente un pesante riflesso sulle sorti dell’Unione Europea, le cui impalcature basate sulla libera circolazione rischiano ora di crollare sotto il peso dell’onda anti-immigrazione portata avanti, in questo caso, dal probabile nuovo presidente austriaco. In realtà questa linea è già stata inaugurata dall’attuale governo socialista Werner Faymann che di recente ha provveduto ad alzare i muri sul confine del Brennero per frenare i migranti provenienti dall’Italia, suscitando nervosismo tanto in Italia quanto tra i vertici Ue.

Hofer, tuttavia, nel caso in cui diventasse presidente seguirebbe una linea sicuramente ancor più oltranzista in fatto di libera circolazione delle persone. La chiusura delle frontiere potrebbe, infatti, costringere l’Ue a rivedere i propri trattati e potrebbe in qualche modo minare anche i rapporti economici che i vari paesi membri hanno tuttora con l’Austria.

Brunello Colli

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Def, il ministro Padoan rassicura: c'è aria di crescita https://www.business.it/def-il-ministro-padoan-rassicura-ce-aria-di-crescita/ Wed, 20 Apr 2016 07:59:39 +0000 https://www.business.it/?p=3625 In audizione alla Camera dei Deputati, il ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan ha parlato di una Italia ‹‹che ha finalmente ripreso lo slancio››. Presentando il Documento di economia e finanza (Def) per il 2016, Padoan ha parlato ai deputati in merito all’azione del Governo in carica. ‹‹La ripresa continuerà e si consoliderà… Leggi tutto »Def, il ministro Padoan rassicura: c'è aria di crescita

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In audizione alla Camera dei Deputati, il ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan ha parlato di una Italia ‹‹che ha finalmente ripreso lo slancio››. Presentando il Documento di economia e finanza (Def) per il 2016, Padoan ha parlato ai deputati in merito all’azione del Governo in carica. ‹‹La ripresa continuerà e si consoliderà – ha rassicurato il ministro – e l’esecutivo in tutto ciò manterrà una politica fiscale incentrata sul rigore e focalizzata sulla ripresa>>.
Il Governo Renzi ha intrapreso uno sforzo ‹‹ambizioso, ampio e profondo››, chiarisce il ministro, ma c’è ancora molta strada da fare perché tutti i risultati dello sforzo intrapreso possano manifestarsi. ‹‹D’altra parte – ha aggiunto – le riforme hanno bisogno di tempo per produrre gli effetti che ci si aspetta da loro››.
Per quanto riguarda il delicato tema del debito pubblico (che continua inesorabile a crescere), il ministro rassicura  che la riduzione del debito rimarrà ‹‹un obiettivo prioritario del governo›› anche perché ‹‹fondamentale per la fiducia dei mercati››.
Sembra poi improbabile che le clausole di salvaguardia di aumento dell’Iva e delle accise sulla benzina possano scattare, poiché ‹‹la sterilizzazione delle clausole avverrà per mezzo di una manovra alternativa in via di definizione››. Manovra, che con ogni probabilità dovrebbe basarsi sulla revisione della spesa pubblica e sugli interventi mirati alla lotta all’evasione e all’elusione fiscale.
Andrea Sangó

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Crescita economica, è scontro tra Padona e Fmi https://www.business.it/crescita-economica-e-scontro-tra-padona-e-fmi/ Fri, 15 Apr 2016 09:24:35 +0000 https://www.business.it/?p=3605 Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) rivede al ribasso le stime di crescita dell’Italia, mentre il Governo italiano, per voce del suo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, parla di una crescita che invece c’è. ‹‹Noi vantiamo un tasso di errore molto basso sulle previsioni che elaboriamo››  chiosa il ministro Padoan, affermando tra l’altro che ‹‹l’Italia è… Leggi tutto »Crescita economica, è scontro tra Padona e Fmi

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Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) rivede al ribasso le stime di crescita dell’Italia, mentre il Governo italiano, per voce del suo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, parla di una crescita che invece c’è. ‹‹Noi vantiamo un tasso di errore molto basso sulle previsioni che elaboriamo››  chiosa il ministro Padoan, affermando tra l’altro che ‹‹l’Italia è tornata a crescere, la disoccupazione è ora in calo e anche quella giovanile si sta riducendo. Vedremo chi tra noi e il Fmi avrà ragione››.
Nel corso della sua visita a New York, Padoan ha poi chiarito che il Governo italiano continuerà ad attuare le riforme necessarie per il Paese e affermato che tra le tante approvate ‹‹quelle istituzionali rappresentano un passaggio epocale, non solo perchè cambiano il modo di governare l’Italia, ma anche perchè produrranno un impatto sull’attività economica stessa, rendendo i processi legislativi più semplici e la durata dei governi più credibile e lunga nel tempo››.
Per quel che riguarda lo scenario europeo, il ministro ritiene siano tre le questioni più calde in agenda: immigrazione, terrorismo e Brexit. Ed è a questo proposito che si mostra convinto del fatto che un crollo di Schengen si tradurrà ‹‹in una minaccia per l’Europa e per le sue stesse radici››. A proposito della possibile uscita del Regno Unito dall’Ue, invece, Padoan è convinto che ‹‹sarebbe una tragedia tanto per la Gran Bretagna quanto per l’Europa. Ma anche se questa tragedia dovesse essere evitata, bisognerà comunque vedere come gli europei intenderanno interagire fra di loro››.
Manuela Malizia

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Fondo Atlante per le banche: l'Ue chiede chiarezza all'Italia https://www.business.it/fondo-atlante-per-le-banche-lue-chiede-chiarezza-allitalia/ Thu, 14 Apr 2016 12:42:16 +0000 https://www.business.it/?p=3598 La Commissione Europea ha affermato di non poter fare alcuna valutazione su Atlante, il fondo creato dall’Italia per la gestione dei crediti deteriorati delle banche. Il motivo? Il governo italiano non ha fornito le informazioni necessarie per spingersi, tant’è che la Commissione sarebbe in contatto con le autorità italiane proprio per accelerare i tempi e… Leggi tutto »Fondo Atlante per le banche: l'Ue chiede chiarezza all'Italia

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La Commissione Europea ha affermato di non poter fare alcuna valutazione su Atlante, il fondo creato dall’Italia per la gestione dei crediti deteriorati delle banche. Il motivo? Il governo italiano non ha fornito le informazioni necessarie per spingersi, tant’è che la Commissione sarebbe in contatto con le autorità italiane proprio per accelerare i tempi e capire quale sarà l’effettiva destinazione di questo progetto.

Il motivo per cui il fondo Atlante non piace all’Europa è molto semplice: a detta dei vertici comunitari rischierebbe di trasformarsi in una sorta di aiuto di Stato per le banche, anche se il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha provveduto a placare gli animi parlando di Atlante come di un’idea ‹‹promossa dal governo ma tenuta in piedi da risorse assolutamente private››.

Il fondo Atlante è stato istituito per raccogliere le adesioni dei principali istituti di credito come Intesa SanPaolo e Unicredit (che dovrebbero intervenire con 1 miliardo circa a testa), ma anche per trovare l’adesione di Ubi (con un contributo di 250 milioni), di Bpm-Banco (200 milioni), Bper (150 milioni) e di tutta un’altra serie di istituti medi che dovrebbero contribuire con circa 75 milioni di euro ciascuno.

Ma l’Ue continua a non vederci chiaro ritenendo che dietro questo progetto il governo italiano stia in realtà confabulando degli aiuti di Stato alle banche (che di fatto sono imprese private). A sollevare dubbi e criticità anche il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta, che parla di un governo e di un ministro ‹‹costretti a rilasciare una versione buona della questione che però è del tutto falsa e infondata››. Anche l’agenzia di rating Fith ha sottolineato che la creazione di Atlante ‹‹potrebbe trovare sul suo cammino qualche rischio di esecuzione››.

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Boom di nuove partite Iva a febbraio: tutte le novità https://www.business.it/boom-di-nuove-partite-iva-a-febbraio/ Wed, 13 Apr 2016 10:26:09 +0000 https://www.business.it/?p=3582 Il 2016 si è aperto con una nuova impennata del numero delle partite Iva: nel mese di febbraio sono state avviate 51.141 nuove attività, ossia il 18% in più rispetto allo stesso mese del 2015. Un vero e proprio balzo in avanti arrivato grazie alle adesioni al forfettario, il nuovo regime agevolato che è stato… Leggi tutto »Boom di nuove partite Iva a febbraio: tutte le novità

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Il 2016 si è aperto con una nuova impennata del numero delle partite Iva: nel mese di febbraio sono state avviate 51.141 nuove attività, ossia il 18% in più rispetto allo stesso mese del 2015.
Un vero e proprio balzo in avanti arrivato grazie alle adesioni al forfettario, il nuovo regime agevolato che è stato reso un po’ più conveniente dall’ultima Legge di Stabilità la quale ha alzato di 10mila euro tanto le soglie di ricavi quanto quelle dei compensi per le varie attività (fatta eccezione per i professionisti che hanno visto raddoppiare le loro soglie dai precedenti 15mila agli attuali 30mila euro).
Le start up che nascono nel nuovo regime agevolato usufruiranno di una imposta sostitutiva del 5% anziché del 15% così come pensato inizialmente, e in effetti queste modifiche qualche risultato sul fronte delle nuove partite Iva l’hanno apportato eccome: il 35% delle aperture ha infatti optato per l’adesione al forfettario.
Giovani e donne
Tra l’altro il lavoro autonomo sta conquistando le attenzioni di un numero sempre maggiore di donne: a febbraio le aperture “rosa” sono state poco più del 36% del totale (in valore assoluto si tratta di 13.148 posizioni aperte), che rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si traduce in un +30.6%.
Per quel che riguarda l’analisi anagrafica, circa la metà delle nuove partite Iva è rappresentata dagli under 35, mentre il 35.4% dei nuovi imprenditori ha un’età compresa tra i 36 e i 50 anni. A livello territoriale, infine, abbiamo un 43.5% di nuove aperture al Nord, un 22.2% al Centro e un 34.1% sparso tra Sud e Isole: a capitanare la classifica sono la Provincia autonoma di Trento (+44.2%), le Marche (+39.5%), la Sardegna (+8.1%) e la Sicilia (+9.8%).
Brunello Colli

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Dimissione Guidi: è scontro tra Renzi e minoranza dem https://www.business.it/dimissione-guidi-e-scontro-la-renzi-e-minoranza-dem/ Tue, 05 Apr 2016 08:55:40 +0000 https://www.business.it/?p=3433 Il 31 marzo scorso sono state accolte le dimissioni dell'(ex) ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi. Le dimissioni sono giunte in seguito ad una intercettazione nell’ambito della quale la Guidi rassicurava il suo compagno Gianluca Gemelli (già indagato per un’inchiesta sulle estrazioni di petrolio) per la sicura approvazione di un emendamento del governo. Il presunto… Leggi tutto »Dimissione Guidi: è scontro tra Renzi e minoranza dem

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Il 31 marzo scorso sono state accolte le dimissioni dell'(ex) ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi. Le dimissioni sono giunte in seguito ad una intercettazione nell’ambito della quale la Guidi rassicurava il suo compagno Gianluca Gemelli (già indagato per un’inchiesta sulle estrazioni di petrolio) per la sicura approvazione di un emendamento del governo.
Il presunto conflitto di interessi 
Dopo l’avvio delle indagini, le dimissioni dell’ex ministro sono arrivate immediatamente. L’emendamento, infatti, avrebbe favorito proprio il partner dell’ex ministro a causa di un conflitto di interessi. L’appalto riguarda la costruzione dell’impianto petrolifero Tempa Rossa, gestito dalla società francese Total. Il compagno della Guidi aveva in subappalto due e aveva tutto l’interesse di far passare il provvedimento  sblocca-fondi.
La Guidi, come il ministro per il Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi (citata durante un telefonata da Gemelli), non sono indagate, anche se sono state sentite dai magistrati come persone informate sui fatti. Indagato, invece, l’ex compagno per millantato credito: in sostanza non si accusa lei di aver abusato della sua posizioni di ministro, ma lui per aver approfittato di lei.
La reazione di Renzi
Poche ore fa anche il presidente del consiglio Matteo Renzi ha deciso di spendere qualche parola sulla questione, ribadendo la paternità dell’emendamento incriminato. Le dimissioni della ministra Guidi, ha poi precisato, sono da interpretare come una mossa di responsabilità del governo da lui presieduto: ‹‹Guidi si è dimessa, Cancellieri no›› – ha chiosato il premier affermando tra le altre cose che ‹‹noi agiamo in maniera diversa: qui qualcosa è cambiato e l’Italia non è più quella di una volta››.
Ha poi specificando che la chiamata tra Guidi e il compagno sia da considerare inopportuna. Il premier ha voluto comunque difendere la norma che mira a sbloccare Tempa Rossa. Il presidente del Consiglio ha infatti affermato che ‹‹il progetto che stiamo tirando in causa dà posti di lavoro e anche solo per questo è da portare avanti. E’ una cosa sacrosanta aver consentito a delle persone di venire in Italia e fare degli investimenti, io del resto lavoro perchè si crei occupazione››.
Lo schiaffo di Cuperlo
Dure le critiche della sinistradem. Dai microfoni dell’assemblea Pd, Gianni Cuperlo ha attaccato duramente il premier e la sua gestione di partito. ‹‹Penso – ha dichiarato Cuperlo – che tu sia una persona profondamente onesta e appassionata alla politica. Ma io penso che non ti stai mostrando all’altezza del ruolo che ricopri. Non stai dimostrando in questi passaggi la statura di un leader, anche se a volte coltivi l’arroganza dei capi. Questo può fare il danno del PD, evitarlo non dipende solo da te, ma moltissimo anche da te». Tempo Rossa, afferma Cuperlo, è una questione nazionale e non può passare solo per la decisione di una persona, senza la possibilità di un dibattito serio.
Brunello Colli
 

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Renzi negli Usa: ‹‹L'Italia riparte›› https://www.business.it/renzi-negli-usa-litalia-riparte/ Fri, 01 Apr 2016 09:00:27 +0000 https://www.business.it/?p=3395 Prosegue la visita negli Stati Uniti da parte del presidente del consiglio Matteo Renzi. In queste ore il leader Pd ha incontrato il sindaco di Chicago Rahm Emanuel e l’amministratore delegato di Fiat Chrysler Sergio Marchionne in occasione dell’incontro Italia-Usa sul manifatturiero, e ad entrambi ha ribadito l’intenzione di voler riportare l’Italia a correre sul… Leggi tutto »Renzi negli Usa: ‹‹L'Italia riparte››

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Prosegue la visita negli Stati Uniti da parte del presidente del consiglio Matteo Renzi. In queste ore il leader Pd ha incontrato il sindaco di Chicago Rahm Emanuel e l’amministratore delegato di Fiat Chrysler Sergio Marchionne in occasione dell’incontro Italia-Usa sul manifatturiero, e ad entrambi ha ribadito l’intenzione di voler riportare l’Italia a correre sul mercato.
Secondo Renzi il nostro Paese poggia ora su delle buone basi, soprattutto dopo dell’approvazione del Job Act e della riforma elettorale.
A dargli manforte il sindaco di Chicago –  ex braccio destro di Barack Obama – , Rahm Emanuel, che per l’occasione non ha mancato di sottolineare l’onore di ospitare il premier italiano.
Un’alleanza, quella tessuta con il mondo imprenditoriale americano, che è destinata ad espandersi sempre più e a far nascere tanti nuovi posti di lavoro nel settore aerospaziale,  automobilistico, nel campo della robotica e dell’energia.
Un forte appoggio a Renzi è arrivato anche da parte di Sergio Marchionne, numero uno di Fiat Chrysler, che non ha nascosto la sua simpatia per il segretario del Pd, auspicando la sua vittoria anche per le prossime elezioni nazionali. Secondo Marchionne, infatti, a Renzi andrebbe dato il merito di aver ‹‹parlato di stabilità, di una stabilità politica che per un Paese è importante se non quasi fondamentale. Oltre 60 presidenti del consiglio in 70 anni di Repubblica è un fenomeno inconcepibile››.
Matteo Renzi coglie poi l’occasione per ribadire che occorrerà metter mano a una visione di lunga durata che possa rilanciare ulteriormente l’Italia nel campo della competitività, senza però aumentare le tasse.

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Aumento dell'Iva nel 2016? https://www.business.it/aumento-delliva-il-si-della/ Wed, 23 Mar 2016 11:16:12 +0000 https://www.business.it/?p=3299 L’aumento dell’Iva è ‹‹preferibile ad altre forme di imposizione indiretta››. A dirlo è la Corte dei Conti nel rapporto 2016 sul coordinamento della finanza pubblica. Un intervento che la magistratura contabile segnala come il ‹‹meno distorsivo quanto a impatto sull’economia››. La manovra resterebbe nell’area della clausola di salvaguardia 2016 e – continua la Corte – ‹‹sarebbe giustificata… Leggi tutto »Aumento dell'Iva nel 2016?

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L’aumento dell’Iva è ‹‹preferibile ad altre forme di imposizione indiretta››. A dirlo è la Corte dei Conti nel rapporto 2016 sul coordinamento della finanza pubblica. Un intervento che la magistratura contabile segnala come il ‹‹meno distorsivo quanto a impatto sull’economia››.
La manovra resterebbe nell’area della clausola di salvaguardia 2016 e – continua la Corte – ‹‹sarebbe giustificata dalla posizione di fanalino di coda che il nostro Paese occupa nella graduatoria europea sul rendimento dell’imposta; sarebbe preferibile ad altre forme di imposizione indiretta, sia per l’ampiezza della base imponibile su cui si distribuirebbe sia in considerazione di ripetuti stress cui sono stati finora soggetti altri comparti (le accise innanzitutto)››.

Di quanto potrebbe aumentare l’Iva? 

La Corte indica una forbice che potrebbe passare per l’aliquota del 10% al 13%; mentre per quella del 22% ad un massimo del 25,5%. L’obiettivo della legge di stabilità 2015 è il saldo di bilancio previsto entro il 2017. Ma se non si riuscisse a centrale  questo obiettivo, già dal primo gennaio 2017 scatteranno gli aumenti. 

Reazione del governo

Dopo la pubblicazione del report della Corte dei Conti, il governo ha subito precisato che non aumenterà l’Iva. Ad affermarlo con forza è Yoram Gutgeld, consigliere economico del premier Matteo Renzi, che ha subito voluto precisare che il problema non è l’Iva, ma la forte evasione. 

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L’importanza dell’analisi di bilancio https://www.business.it/analisi-di-bilancio/ Thu, 10 Mar 2016 10:48:55 +0000 https://www.business.it/?p=3165 L’analisi di bilancio ha una funzione decisiva nel comprendere l’andamento economico, reddituale, finanziario e patrimoniale della gestione aziendale. La sua importanza risiede nella possibilità di analizzare il divenire dell’impresa in base a un’osservazione quantitativa, attribuendo un significato ai differenti fenomeni che hanno caratterizzato l’andamento della gestione stessa. Quando presentare il bilancio? Alla fine di ogni… Leggi tutto »L’importanza dell’analisi di bilancio

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L’analisi di bilancio ha una funzione decisiva nel comprendere l’andamento economico, reddituale, finanziario e patrimoniale della gestione aziendale. La sua importanza risiede nella possibilità di analizzare il divenire dell’impresa in base a un’osservazione quantitativa, attribuendo un significato ai differenti fenomeni che hanno caratterizzato l’andamento della gestione stessa.
Quando presentare il bilancio?
Alla fine di ogni periodo amministrativo entro 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio a cui si riferisce, quindi entro il 30 aprile di ogni anno!
Chi se ne occupa?
Gli amministratori dell’azienda o coloro che sono stati incaricati
Come si fa?
I documenti che devono essere redatti secondo le norme del codice civile e del TUIR sono:

  • lo Stato patrimoniale: è composto da due sezioni, a sinistra vi è l’attivo e a destra il passivo
  • il Conto economico: si analizzano i costi ed i ricavi di competenza del periodo amministrativo (esempio i ricavi da quanto prodotto, i costi del personale e dei materiali, i proventi e gli oneri finaziari, ecc…)
  • la Nota integrativa: fornisce ulteriori informazioni quantitative e descrittive e motiva determinati comportamenti

Indicatori di bilancio
Per valutare la situazione economico-patrimoniale di un’impresa si utilizzano gli indicatori di bilancio: essi rappresentano la redditività di una grandezza rispetto ad un’altra.
I principali indici di bilancio sono:

  • (ROI) Return on investment: rappresenta la redditività del capitale investito.
  • (ROE) Return on Return on equity: rappresenta la redditività della gestione aziendale rispetto al capitale investito dai soci, vale a dire la redditività del capitale netto.
  • (ROS) Return on sales: margine di profitto sulle vendite.
  • (ROA) Return on assets: è un indicatore di redditività degli investimenti, che a differenza del ROI amplia il campo di analisi al totale dell’attivo, permettendo una misura delle redditività del capitale complessivo dell’azienda.
  • Leverage: si tratta di un indicatore finanziario che misura il grado di indebitamento dell’azienda.

 

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