Scoperte scientifiche Archivi - Business.it https://www.business.it/tag/scienza/ I segreti del potere - Notizie e retroscena Tue, 17 Jan 2023 12:24:32 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.1 https://www.business.it/wp-content/uploads/2023/01/cropped-Favicon_Business.it_-32x32.jpg Scoperte scientifiche Archivi - Business.it https://www.business.it/tag/scienza/ 32 32 Il passo indietro di Burioni: “Non parlerò più fino all’autunno” https://www.business.it/il-passo-indietro-di-burioni-non-parlero-piu-fino-allautunno/ Mon, 08 Jun 2020 07:54:01 +0000 https://www.business.it/?p=65554 Una delle voci più presenti nelle terribili settimane del lockdown, quella del virologo Roberto Burioni, ha deciso di silenziarsi. Ad annunciarlo, nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, è stato lo stesso professore, che ha parlato della volontà di tornare “alla mia vera aula, quella universitaria. Starò in silenzio stampa almeno fino all’autunno. In… Leggi tutto »Il passo indietro di Burioni: “Non parlerò più fino all’autunno”

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Una delle voci più presenti nelle terribili settimane del lockdown, quella del virologo Roberto Burioni, ha deciso di silenziarsi. Ad annunciarlo, nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, è stato lo stesso professore, che ha parlato della volontà di tornare “alla mia vera aula, quella universitaria. Starò in silenzio stampa almeno fino all’autunno. In tv e sui giornali ho detto quello che dovevo. Ora per un po’ non andrò nei media. Piuttosto vorrei scrivere un testo universitario, dedicarmi ai miei studenti: mi sono mancati”.57 anni, ordinario di Microbiologia e Virologia presso l’Università “Vita-Salute San Raffaele” di Milano, Burioni è stato tra i personaggi che più ha diviso gli italiani durante le giornate più difficili della pandemia. Lui, però, ha specificato di non essere un “presenzialista” e ha risposto alle critiche di chi lo inchioda sui social per quella frase pronunciata a inizio gennaio, “in Italia il virus non circola”: “L’ho detto in un momento in cui non c’era alcuna evidenza, come se ora lei mi chiedesse se in Italia circola la malaria. Dovrei rispondere che circola?”.Dietro la decisione di lasciare la tv, e quindi anche il programma Che Tempo che Fa, ci sono varie motivazione: “Lo faccio anche perché ho capito molte cose in questi mesi. Un’aula televisiva come quella che mi ha offerto un grande professionista come Fazio è stata una palestra importante e — sono onesto — molto gratificante. Ma il linguaggio della tv non è quello della scienza. I suoi tempi non sono quelli della scienza. Si viene travisati, esposti al rischio di dire cose mai dette. Mi hanno attribuito di tutto”.Infine una replica all’Espresso, che aveva attaccato duramente Burioni facendo i conti delle sue consulenze alle grandi aziende: “Chi dovrebbe aiutare la ripartenza di un Paese se non un esperto di queste questioni? Se la Ferrari mi chiede un aiuto, dovrei dire di no? Io ritengo che sia un dovere dare una mano. E un professionista va pagato, perché altrimenti si tratta di sfruttamento. Mi hanno accusato di speculare sulla pandemia persino quando è uscito il mio ultimo libro, Virus, anche se tutti sapevano che i proventi sarebbero andati alla ricerca”.

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Cosa succederebbe se l’Italia riaprisse tutto? I numeri degli scienziati fanno paura https://www.business.it/cosa-succederebbe-se-litalia-riaprisse-tutto-i-numeri-degli-scienziati-fanno-paura/ Tue, 28 Apr 2020 14:42:33 +0000 https://www.business.it/?p=63570 Giorni di proteste feroci, queste, dopo l’annuncio del premier Giuseppe Conte sull’inizio della cosiddetta Fase 2. Con le opposizioni, in particolare Matteo Salvini e Giorgia Meloni, a gridare rabbiose tentando di trascinare in piazza, in barba alle norme per contenere possibili contagi, i cittadini insoddisfatti. Ma cosa succederebbe davvero se, da un giorno all’altra, si… Leggi tutto »Cosa succederebbe se l’Italia riaprisse tutto? I numeri degli scienziati fanno paura

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Giorni di proteste feroci, queste, dopo l’annuncio del premier Giuseppe Conte sull’inizio della cosiddetta Fase 2. Con le opposizioni, in particolare Matteo Salvini e Giorgia Meloni, a gridare rabbiose tentando di trascinare in piazza, in barba alle norme per contenere possibili contagi, i cittadini insoddisfatti. Ma cosa succederebbe davvero se, da un giorno all’altra, si riaprisse l’intero Paese, scuole incluse, facendo anche marcia indietro sullo smart working?

A fornire la risposta sono stati gli esperti del comitato tecnico-scientifico, che al governo hanno fornito un quadro preoccupante: 151 mila persone in terapia intensiva, con un totale di ricoveri a fine anno a 430 mila. E che cosa, invece succederebbe se a rimanere chiuse fossero solo le scuole? I ricoveri in terapia intensiva, nel momento di picco, potrebbero essere 109 mila, con un totale a fine anno di 397 mila. Dati che spaventano e fanno riflettere.I numeri sono quelli inseriti nella relazione riservata del comitato al governo datata 22 aprile, che trovate qui sopra in versione integrale:  talmente preoccupanti da spingere l’esecutivo a varare un decreto sulla fase 2 più prudente di quanto molti si aspettassero. Come scritto dal Corriere della Sera, i tecnici hanno avvertito il governo che “analizzando i dati sull’andamento del contagio appare evidente che lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto”. Sebbene, secondo i tecnici, “nella realtà attuale il valore di R0 è inferiore a 1”, persistono “nuovi casi di infezione in tutto il contesto nazionale che stanno ad indicare la necessità di mantenere elevata l’attenzione”. Essendo evidente dalle simulazioni che “se R0 fosse anche di poco superiore a 1 (ad esempio nel range 1.05-1.25) l’impatto sul sistema sanitario sarebbe notevole, è evidente che lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto”.E poi aggiungono: “Gli scenari compatibili con il mantenere R0 sotto la soglia di 1 sono quelli che considerano la riapertura — a patto che vengano adottate tutte le misure di distanziamento sociale e di igiene personale ed ambientale — dei settori Ateco manifatturiero, edilizio, commercio correlato alle precedenti attività e con le dovute limitazioni alle situazioni che generano forme di aggregazioni (es. mercati e centri commerciali) e trasporto locale correlato alle attività di cui ai punti 1, 2 e 3″.

No alla riapertura di scuole e no alle messe: sì, invece, a tre «variabili determinanti per contenere il valore di R0 sotto a 1 che sono: 1. il rispetto delle raccomandazioni dei sistemi di trasporto; 2. la raccomandazione all’uso delle mascherine per comunità in tutti i luoghi pubblici confinati (le cui caratteristiche saranno approfondite in uno specifico documento in corso di emanazione) da parte di tutta la popolazione; 3. il mantenimento del distanziamento sociale e dell’igiene frequente delle mani e ambientale in tutte le attività”.
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Altro che freddi e distaccati: i gatti hanno un cuore e a dirlo è la scienza https://www.business.it/altro-che-freddi-e-distaccati-i-gatti-hanno-un-cuore-e-a-dirlo-e-la-scienza/ Sun, 08 Dec 2019 09:21:41 +0000 https://www.business.it/?p=56009 E chi l’ha detto che i gatti debbano per forza rispondere a quei luoghi comuni che li vogliono freddi, distaccati, il totale opposto del cane festoso che accoglie il padrone non appena lo sente avvicinarsi a casa? Da sempre, i felini sono accusati di avere una sensibilità molto, molto inferiore rispetto ai loro colleghi a… Leggi tutto »Altro che freddi e distaccati: i gatti hanno un cuore e a dirlo è la scienza

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E chi l’ha detto che i gatti debbano per forza rispondere a quei luoghi comuni che li vogliono freddi, distaccati, il totale opposto del cane festoso che accoglie il padrone non appena lo sente avvicinarsi a casa? Da sempre, i felini sono accusati di avere una sensibilità molto, molto inferiore rispetto ai loro colleghi a quattro zampe. E invece la scienza ha dimostrato come tutti questi pregiudizi siano in realtà totalmente falsi.A svelarlo è la rivista Current Biology secondo la quale i gatti, come i cani e come i bambini, hanno capacità socio-cognitive e sanno affezionarsi a chi si prende cura di loro in un modo finora sottostimato. Il lavoro, svolto dai ricercatori dell’università Statale dell’Oregon, è stato coordinato da Kristyn Vitale: “Il nostro studio indica che quando i gatti vivono in uno stato di dipendenza con un essere umano il comportamento di attaccamento è flessibile e la maggior parte di loro usa l’uomo come fonte di comodità e di sicurezza in un nuovo ambiente”.Per dimostrarlo i ricercatori, come spiega il Fatto Quotidiano, hanno condotto un test sull’attaccamento: un gatto adulto o cucciolo deve passare due minuti in una stanza nuova con il suo umano, e poi rimanerci da solo per altri due minuti. Dopo di che la persona che si prende cura di lui torna dentro la stanza per due minuti. Lo stesso tipo di test è stato condotto sui bambini, sui cani e sui primati. Stando ai risultati dei test svolti con umani, il piccolo che sente un attaccamento sicuro a chi si prende cura di lui torna subito a un’esplorazione rilassata, mentre quelli insicuri si attaccano all’esemplare adulto in modo eccessivo o lo evitano.I gatti hanno dimostrato un attaccamento sorprendentemente simile a quello degli umani.”I gatti domestici, sia adulti che cuccioli, hanno dimostrato di avere anche loro un attaccamento sicuro al loro padrone nel 65 per cento dei casi” spiega Vitale: la stessa percentuale che riguarda gli umani. Gli esperimenti hanno inoltre mostrato che l’attaccamento di un gatto a un umano è stabile e dura anche quando il felino arriva all’età adulta.

Fiumicino: il passeggero chiede di attivare il tassametro, il tassista lo prende a pugni

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Quanti vaffa per Grillo: dopo il patto sulla scienza, i 5 Stelle insorgono in rete e parlano di “tradimento” https://www.business.it/tutti-contro-grillo-dopo-la-firma-del-patto-a-difesa-della-scienza/ Fri, 11 Jan 2019 07:02:29 +0000 https://www.business.it/?p=38536 Sembrava un passaggio di poco conto, la firma di Beppe Grillo che si associa a quella di altre personalità del mondo della politica (tra le quali Matteo Renzi) e non solo a un documento virtuale redatto dal noto virologo Roberto Burioni. Una sorta di patto a difesa della scienza, che prevede l’impegno delle forze politiche nello… Leggi tutto »Quanti vaffa per Grillo: dopo il patto sulla scienza, i 5 Stelle insorgono in rete e parlano di “tradimento”

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Sembrava un passaggio di poco conto, la firma di Beppe Grillo che si associa a quella di altre personalità del mondo della politica (tra le quali Matteo Renzi) e non solo a un documento virtuale redatto dal noto virologo Roberto Burioni. Una sorta di patto a difesa della scienza, che prevede l’impegno delle forze politiche nello sconfessare ogni forma di pseudoscienza e pseudomedicina, una scelta difesa dallo stesso comico genovese: “il progresso della scienza deve essere riconosciuto come un valore universale dell’umanità e non può essere negato o distorto per fini politici e/o elettorali”.Grillo ha poi aggiunto: “Trovare stupefacente che io abbia sottoscritto questo patto richiede una mentalità pari a quella dei terrapiattisti. Davvero io posso essere No-Vax?”. Una serie di affermazioni, compresa l’ultima sui vaccini, che però non sono piaciute a tutti. Il popolo dei grillini o simpatizzanti tali sui social, infatti, è un vasto agglomerato che comprende al suo interno posizioni alle volte anche molto diverse tra loro. E così, ecco che alcuni sostenitori pentastellati sono passati al contrattacco, sentendosi traditi.“Sei l’artefice del più bieco e vile comportamento umano, il tradimento, grazie per esserti rivelato questa è la fine politica tua e dei 5 stelle” scrive ad esempio Roberto P. Ma anche: “Ora so chi sei. E mi dispiace molto per te” (Andrea T.). E, proseguendo sulla stessa falsariga: “Avete tradito gli elettori del M5s. Ci avevate promesso di abolire i vaccini e invece adesso ce li volete iniettare con forza. Bel voltagabbana! Per me potete sparire dalla Storia, voterò Pd alle prossime elezioni solo per farvi un torto! (Eusebio P.)”. “Che vergogna. Prima del 4 marzo avete battagliato per la 119, accusato il Pd di aver votato una legge incostituzionale, in campagna avevate promesso di abrogare la 119 e oggi firmate il patto con Renzi e Burioni. Nessuno è anti vaccinista, esistono però concetti come la libertà di scelta e il rispetto del consenso informato che sono alla base di ogni stato moderno”. Insomma una piccola insurrezione, non condivisa da tutti i militanti, che ha lasciato il segno. Con tanto di “vaffa” rigirati verso l’autore degli ormai celebri V-Day. Che, per ora, ha scelto di non rispondere a chi lo accusa di aver voltato le spalle ai principi del Movimento.

Grillo e Renzi a braccetto: dopo tanto odio, il patto a sorpresa firmato dai due

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Stazione Spaziale Internazionale: l’equipaggio avrà 3 nuovi membri https://www.business.it/stazione-spaziale-internazionale-equipaggio-avra-3-nuovi-membri/ Mon, 03 Dec 2018 13:37:13 +0000 https://www.business.it/?p=36422 L'astronauta della NASA Anne McClain, l'astronauta canadese David Saint-Jacques e il cosmonauta russo Oleg Kononenkoof si sono lanciati poco fa nell'avamposto orbitante a bordo del razzo russo Soyuz.

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Tre nuovi membri dell’equipaggio si lanceranno nella stazione spaziale dopo il fallimento del missile russo avvenuto lo scorso ottobre. Ebbene sì, la Stazione Spaziale Internazionale vanterà tre nuovi residenti, che presto occuperanno il suo ambizioso scenario.

L’astronauta della NASA Anne McClain, l’astronauta canadese David Saint-Jacques e il cosmonauta russo Oleg Kononenkoof si sono lanciati poco fa nell’avamposto orbitante a bordo del razzo russo Soyuz.

Il lancio segna il primo volo con equipaggio della Soyuz dopo il grave fallimento dell’evento accaduto ad ottobre, quando il booster non ha funzionato correttamente, avendo già un astronauta e un cosmonauta a bordo.

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Cosa è successo

Fortunatamente l’astronauta e il cosmonauta tornarono sulla Terra in modo sicuro, dopo che il Soyuz aveva provocato l’interruzione, facendoli saltare via dal razzo guasto e permettendo loro di salvarsi la vita.

Ci hanno messo un po’ di tempo prima di dichiararlo, eppure la Russia e la NASA hanno indagato a fondo sulla causa dell’incidente. Di fatto hanno determinato che non ci sarebbero stati ulteriori problemi, soprattutto in riferimento all’imminente lancio di lunedì.

Ebbene, così è stato: per fortuna, avevano ragione e il lancio successivo non ha avuto conseguenze negative.

Se tutto continua ad andare secondo i piani i tre membri dell’equipaggio Anne McClain, David Saint-Jacques e Oleg Kononenkoof dovrebbero arrivare alla stazione spaziale in circa sei ore.

L’incidente di ottobre ha segnato un duro colpo per i russi perché di fatto ha portato davanti all’attenzione di tutti il primo malfunzionamento di Soyuz in decenni durante i quali il sistema spaziale rappresentava un cavallo di battaglia affidabile per il programma spaziale russo.

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Unico veicolo spaziale a razzo

L’evento è stato comunque particolarmente preoccupante considerando il fatto che la Soyuz è attualmente l’unico veicolo spaziale a razzo che può portare gli umani nello spazio adesso, da quando è terminato il programma dello space shuttle nel 2011.

La NASA spera che le innovative soluzioni di SpaceX e Boeing cambieranno questo quadro quando i loro sistemi di lancio spaziale umano saranno finalmente disponibili online nei prossimi anni.

McClain, Saint-Jacques e Kononenkoof dovrebbero vivere e lavorare alla stazione per più di sei mesi, e fare rientro ad estate inoltrata.

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Tecnologia: congelare gli organi per eliminare le liste di attesa https://www.business.it/tecnologia-congelare-organi-eliminare-liste-attesa/ Thu, 23 Aug 2018 09:00:26 +0000 https://www.business.it/?p=30703 Abbattere le lunghe liste di attesa per i trapianti potrebbe non essere più un sogno così irraggiungibile. Un gruppo di ricercatori medici, criobiologi, ingegneri e i fisici della società

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Abbattere le lunghe liste di attesa per i trapianti potrebbe non essere più un sogno così irraggiungibile. Un gruppo di ricercatori medici, criobiologi, ingegneri e i fisici della società biotech Arigos Biomedical potrebbero aver escogitato un modo per congelare e conservare gli organi per tutto il tempo necessario. Sin da quando Joseph Murray fece il primo trapianto di reni tra gemelli monozigoti a Boston, nel 1964, i trapianti di organi hanno salvato la vita a molte persone. Molte più vite sarebbero state salvate se non avessimo dovuto confrontarci con una grande sfida ad ogni trapianto: trovare un donatore di organi compatibile. La difficoltà di trovare organi compatibili da trapiantare e la crescente domanda di trapianti ha creato lunghissime liste di attesa.

Molti pazienti si trovano a dover aspettare mesi o anni per trovare un donatore compatibile per un trapianto e, sfortunatamente, alcuni non lo troveranno mai. Una gran parte di organi potenzialmente utilizzabili per un trapianto vengono ogni giorno scartati, per il semplice motivo che possono essere preservati in modo sicuro solo tra le 4 e le 36 ore. La società, ha recentemente raccolto poco meno di $ 1 milione in un round di seed (i partecipanti includevano una società di venture capital, un angelo investitore e una fondazione di famiglia, notano).  Il co-fondatore e CEO di Arigos Tanya Jones dice che sperano di iniziare esperimenti sull’uomo già nel 2020; se ciò andasse bene, la tecnica potrebbe essere utilizzata nelle cliniche da cinque a sette anni dopo. Se la loro tecnologia funziona, potrebbe abbreviare o addirittura eliminare alcune delle liste di attesa per il trapianto di organi in America e in tutto il mondo.

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Una possibile rivoluzione

Questi avanzamenti nel campo della crioconservazione potrebbero rivoluzionare la pratica dei trapianti, ma non facciamoci trasportare troppo da sogni (o incubi) fantascientifici: siamo ancora molto lontani dalla possibilità di crioconservare e scongelare un intero essere umano. Anche se il modo più semplice per ottenere più organi per le persone che ne hanno bisogno, sembrerebbe, quello di congelare gli organi donati finché non sono necessari. È un’idea talmente semplice che scienziati e medici hanno ideato decenni fa, ma hanno incontrato due importanti ostacoli che sembravano insormontabili, almeno fino a poco tempo fa. Per comprendere la scienza che rende questo possibile, dobbiamo guardare perché la crioconservazione non ha funzionato nel passato.

Il primo ostacolo che i criobiologi devono superare avviene mentre l’organo sta arrivando a -120 gradi Celsius, la temperatura alla quale l’attività molecolare si ferma e gli organi possono essere immagazzinati indefinitamente. Le persone, si potrebbe ricordare, sono per lo più acqua, e quando l’acqua si ghiaccia si espande in ghiaccio solido. Questo fatto può causare problemi come congelare gli organi, dal momento che il  ghiaccio congestionato attira l’acqua dalle cellule vicine che ne hanno bisogno e può rompere i vasi sanguigni mentre si espande. Questo è specialmente un problema poiché l’espansione e il congelamento avvengono in tempi diversi, mentre gli organi si congelano dall’esterno. Il secondo ostacolo arriva durante il processo di riscaldamento: proprio come un cubetto di ghiaccio gettato in un bicchiere di acqua tiepida, gli organi tendono a fratturarsi e scoppiare mentre si scongelano. Non troppo utile se stai cercando di sostituire un polmone o un cuore che perde con uno non-leaky.

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Gli scienziati hanno risolto il primo problema

Negli anni ’70 quando scoprirono un processo chiamato vitrificazione: pompare un cocktail di composti organici negli organi estrasse gran parte dell’acqua. La soluzione rimanente – l’acqua mescolata con le molecole organiche aggiunte – era così piena di cose  da non formare ghiaccio. Invece, si bloccò in un tipo di vetro solido  che non danneggiava gli organi come faceva il ghiaccio. Di conseguenza, gli organi potrebbero essere congelati senza preoccuparsi di accumuli di ghiaccio dannosi. Ma molte soluzioni utilizzate per la vetrificazione finirono per essere tossiche. E il secondo problema, il problema della frattura, ha ancora eluso gli scienziati. Nei decenni successivi, la maggior parte perse la speranza e rinunciò.

Jones dice che lei e il co-fondatore di Arigos Stephen Van Sickle hanno trovato una nuova soluzione quando Van Sickle ha fatto un viaggio in biblioteca e si è reso conto di quanti vecchi documenti di ricerca hanno documentato i tentativi di impedire la frattura. Hanno trovato un modo per scovare tutte le arterie e le vene dell’organo e sostituirlo con il gas. In passato, gli scienziati avevano provato a sostituire il sangue e il liquido che si trovavano in un cuore donato con l’ossigeno gassoso, il che conferiva agli organi un po ‘di supporto e imbottitura extra mentre si irrigidivano. Il campo poi si è spostato verso i liquidi. Queste perfusioni liquide tendevano a funzionare un po ‘meglio, ma lasciavano il regno dei cuscini a gas come una fine libera inesplorata. Jones e Van Sickle decisero che il gas valesse la pena di sparare – gas elio in particolare, perché non sarebbe tossico per gli organi donati.

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Nell’elio, hanno trovato un modo per raffreddare uniformemente un organo e anche fornire al suo sistema vascolare un certo ammortizzamento in modo che qualsiasi stress accumulato durante il processo di raffreddamento non causasse una frattura. Con l’elio nelle vene e nelle arterie, un organo è libero di spostarsi mentre si congela senza frantumarsi, proprio come i grattacieli sono progettati per oscillare piuttosto che rovesciarsi nel vento. Quando si resero conto che nessun altro aveva provato l’elio, nacque Arigos. E ha funzionato davvero bene. Ben presto i loro metodi divennero l’unico modo per congelare e scongelare con successo organi di qualsiasi animale più grande di un coniglio. “Abbiamo recuperato i reni di maiale da temperature di -120 gradi Celsius, che è fondamentalmente la temperatura di transizione vetrosa”, afferma Jones. “Abbiamo testato su cuori di maiale, e ha funzionato così bene e così rapidamente che eravamo impreparati inaspettatamente a testare la ripresa.” Per essere più preparati in futuro, il team sta lavorando per automatizzare i suoi processi.

Una banca di organi congelati potrebbe aiutare a risolvere alcuni degli ostacoli più banali (ma molto reali) al trapianto. Ad esempio, donatori e riceventi a volte hanno diversi sistemi immunitari. È molto più che i loro gruppi sanguigni – prima di un trapianto, i medici devono vedere quanti dei sei antigeni rilevanti (le molecole che possono far scattare il sistema immunitario nel rigetto di un organo) si combinano bene. Con una banca di organi congelati pronti, i medici sarebbero in grado non solo di salvare più vite con trapianti di organi, ma potrebbero anche confrontare più attentamente gli organi e i riceventi donati per evitare il rigetto perché una migliore corrispondenza potrebbe essere prontamente disponibile nel congelatore. La società prevede di condurre il suo primo trapianto di suino nel 2019, che spera possa andare abbastanza bene per convincere la FDA ad autorizzare un processo umano nel 2020. Da lì, ci vorranno cinque o sette anni per l’approvazione federale.

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Smartphone: ecco come riduce la capacità cognitiva anche se è spento https://www.business.it/smartphone-come-riduce-capacita-cognitiva-anche-spento/ Tue, 21 Aug 2018 07:00:31 +0000 https://www.business.it/?p=30610 Uno studio dell’università di Austin, in Texas, ha rivelato che la semplice presenza dello smartphone vicino a noi riduce la nostra capacità cognitiva anche del 20%

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Uno studio dell’università di Austin, in Texas, ha rivelato che la semplice presenza dello smartphone vicino a noi riduce la nostra capacità cognitiva anche del 20%. Persino se è spento, o rivolto con lo schermo verso il basso, oppure in tasca o in borsa. In pratica, si tratta di un altro studio che conferma l’influenza tangibile di questi dispositivi sulla nostra vita, sempre connessa e disponibile. La dipendenza da smartphone può avere serie conseguenze sui soggetti più sensibili, dalla bassa autostima all’isolamento sociale, passando persino per la depressione. L’avvento della telefonia mobile è stato senz’altro fonte di nuove risorse comunicative, di connessioni più facili da realizzare, di un più rapido flusso di informazioni e di una maggiore produttività lavorativa ed economica, ma allo stesso tempo può essere in grado di causare conseguenze negative sulle principali abilità cognitive

La sola presenza del cellulare, spento o acceso che sia, è sufficiente a ridurre le nostre abilità e performance cognitive. Il team di ricerca dell’Università del Texas di Austin (USA), guidato da Adrian Ward, ha indagato sui possibili effetti deleteri, sulle funzioni cognitive, derivanti non solo dall’uso eccessivo dei cellulari ma anche dalla loro mera presenza nelle vicinanze dei soggetti esaminati. I ricercatori parlano di “fuga del cervello” facendo riferimento alla netta riduzione della performance cognitiva e della capacità di concentrazione associata alla sola presenza del cellulare.

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Lo smartphone è una presenza costante

Qualcuno mette il silenzioso. Qualcun altro lo spegne Molti altri lo nascondono nella borsa o nello zaino. Oppure lo mettono a faccia in giù, in modo da non poter visualizzare le notifiche in arrivo pur tenendolo, a seconda delle proprie fissazioni e del contesto in cui ci si trova, squillante o meno. Lo smartphone è una presenza costante, anche in ufficio, mentre studiamo, in riunione, sulla scrivania dello studio, mentre lavoriamo tenendolo in tasca. Altrettanto costante è la distrazione che ci procura.

Nel nuovo studio, coordinato dal professor Adrian F. Ward, i ricercatori hanno condotto due distinti esperimenti, coinvolgendo in tutto circa 800 partecipanti. Nel primo sono stati sottoposti questionari con test cognitivi a 520 volontari, ma prima della compilazione è stato chiesto loro di lasciare lo smartphone in un’altra stanza, tenerlo in tasca, in borsa o con lo schermo capovolto sulla scrivania. Dai risultati dei test, che richiedevano intensa concentrazione, è emerso che chi aveva lasciato lo smartphone in un’altra stanza ha ottenuto risultati nettamente superiori rispetto a chi lo aveva sulla scrivania, e superiori rispetto a chi lo aveva tenuto in borsa o in tasca. Curiosamente, nessuno dei partecipanti dopo il test ha detto di essersi sentito influenzato dalla presenza o meno dello smartphone.

Nel secondo esperimento i ricercatori hanno coinvolto altri 275 volontari, ma in questo caso, prima di eseguire il test con le stesse modalità, è stato chiesto il loro quale fosse “livello di dipendenza” rispetto al dispositivo. Chi si è dichiarato dipendente e ha tenuto il cellulare (spento) sulla scrivania, in tasca o i borsa, dunque nelle immediate vicinanze, ha ottenuto i risultati peggiori in assoluto, mentre i ‘dipendenti’ che lo hanno lasciato in un’altra stanza non hanno accusato lo stesso effetto negativo. “I partecipanti non erano distratti dal telefono perché ossessionati dalle notifiche, ma la sua sola presenza è stata sufficiente a ridurre le capacità cognitive”, ha sottolineato il professor Ward. Per quanto questi dispositivi possano migliorare il benessere sotto molteplici punti di vista, è indubbio che avere “il mondo a portata di mano” abbia un costo sensibile dal punto di vista cognitivo. 

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Implicazioni e prospettive future

Il dato in base al quale i punteggi restano uguali a prescindere che il cellulare sia acceso o spento, con il display rivolto verso l’alto o verso il basso, suggerisce che la capacità di concentrazione non dipende dall’arrivo di notifiche, messaggi o chiamateLa presenza del dispositivo nel proprio campo visivo va ad inficiare le performance cognitive in quanto fornisce al soggetto una distrazione: i partecipanti allo studio, anche se consapevolmente impegnati nell’esecuzione dei compiti assegnati, hanno dimostrato, in base ai punteggi ottenuti, di essere inconsciamente “attratti” dalla vicinanza del cellulare e dalle ampie possibilità di connessione che esso fornisce. “La mente cosciente non sta pensando allo smartphone, ma il processo che richiede a se stessi di non pensare a qualcosa utilizza alcune delle proprie limitate risorse cognitive” – Adrian Ward, leader del team di ricerca.

Si stima che ogni individuo utilizzi il proprio cellulare in media 85 volte al giorno, anche nei momenti più impensabili: al risveglio, prima di andare a dormire e persino durante la notte. L’ampia disponibilità dei cellulari ha introdotto la nostra esistenza in un vortice di connessioni virtuali attraverso le quali ci si ritrova magicamente, e con disarmante facilità,  catapultati da un angolo all’altro del mondo. Si tratta di un livello di connettività inconcepibile fino ad un decennio fa, ma ormai considerato da tutti indispensabile. Tant’è che il 91% della popolazione riferisce di non uscire di casa senza il proprio cellulare. Non solo. Ben il 46% afferma di non poter vivere senza questo inseparabile mezzo di comunicazione. Ricerche future potrebbero focalizzarsi su come bambini, adolescenti e giovani adulti possano essere inficiati dalla presenza di strumenti tecnologici nell’ambiente scolastico o lavorativo.

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Startup: Blade Runners gli arti artificiali ad alte prestazioni https://www.business.it/startup-blade-runners-arti-artificiali-alte-prestazioni/ Thu, 09 Aug 2018 07:00:51 +0000 https://www.business.it/?p=30453 La tecnologia è uno strumento cruciale per il futuro delle persone affette da disabilità. Ma c’è bisogno dell’impegno di tutti, dalla politica alla società civile. Gli arti artificiali sono

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La tecnologia è uno strumento cruciale per il futuro delle persone affette da disabilità. Ma c’è bisogno dell’impegno di tutti, dalla politica alla società civile. Gli arti artificiali sono dispositivi medici atti a sopperire alla mancanza fisica di una o più parti del corpo. Hanno rappresentato, per la medicina, uno dei traguardi più importanti e soddisfacenti e, ad oggi, solo in Italia, si stima che abbiano cambiato in meglio la vita di più di due milioni di persone disabili. Keita Sato, quando aveva 15 anni, dovette tagliare la gamba destra malata di cancro. “Non mi sentivo triste quando ho sentito di perdere una gamba”, ha detto Sato, ora 27enne e nella staffetta in corsa per l’oro alle Paralimpiadi di Tokyo del 2020. “C’erano opzioni.”

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La tecnologia è il futuro delle persone affette da disabilità

La sua opzione ora è una lama protesica fatta da Xiborg Inc., una startup in Giappone che sviluppa arti di ricambio per gli atleti. Oscar Pistorius, l’atleta sudafricano del doppio-amputato conosciuto come “il corridore della lama”, è diventato famoso per la sua velocità in pista (prima di diventare famoso per il suo processo per omicidio). Ora, altri hanno raccolto il testimone, gareggiando a livelli che uguagliano o addirittura superano i professionisti sportivi disinibiti. Le nuove metodologie di produzione ed applicazione degli arti artificiali, però, stanno dando buoni risultati anche in queste circostanze, grazie ai migliori materiali impiegati, che non inficiano le condizioni del soggetto con patologia oggettiva a carico dell’arto, ed alla capacità di adattamento al moncone sul quale vanno agganciati.  La tecnologia è uno strumento cruciale per il futuro di queste persone. Perché può migliorare la qualità della loro vita e favorirne il processo di inclusione sociale. Regalare loro dunque una vita il più possibile autonoma, in cui sia “normale” camminare, leggere e comunicare con gli altri.

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Le lame in fibra di carbonio a forma di J di Xiborg sono costruite per trasferire quanta più energia possibile al suolo. La gamba artificiale di Sato ha un design che richiede più potenza e tecnica. È uno dei top runner della regione, specializzato in volate, e detiene il record in Asia di 11,77 secondi nella gara da 100 metri della sua categoria. La vita di Sito è cambiata quando a 17 anni conobbe due paraolimpiadi. “Erano davvero positivi”, ha detto. “Mi è cambiato molto.” Per le protesi su misura, l’azienda di Tokyo utilizza sensori per verificare come si muovono gli atleti e per trovare le forze da applicare. Un protesista regola la lama con il feedback dei corridori. Per le protesi su misura, l’azienda di Tokyo utilizza sensori per verificare come si muovono gli atleti e per trovare le forze da applicare. 

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Mentre sempre più atleti con protesi competono a livello mondiale, una popolazione più ampia di amputati è sempre più alla ricerca di arti artificiali che consentano loro di partecipare alle attività sportive. Un’opportunità per Xiborg e altri come Ottobock, il leader tedesco del mercato delle protesi, insieme all’Islanda di Ossur. “Più persone stanno acquistando protesi atletiche” in Giappone, ha dichiarato Kana Fukaya, responsabile marketing di Ottobock in Giappone. Nel settore degli arti artificiali la tecnologia continua a fare passi da gigante. È importante sapere che, nell’ambito delle protesi ortopediche, la ricerca sta facendo passi da gigante e, va detto con orgoglio, l’Italia si colloca tra le nazioni più importanti per i progressi ed i risultati che si stanno ottenendo. Tecnologia che diventa sempre più estensione del corpo umano, quella di un mondo accessibile a tutti.

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Microsoft: realizza case sugli alberi per i suoi dipendenti https://www.business.it/microsoft-realizza-case-alberi-suoi-dipendenti/ Wed, 01 Aug 2018 10:50:58 +0000 https://www.business.it/?p=30242 Sì sa, le case sull’albero hanno un fascino unico. Chi non ha mai sognato almeno una volta nella vita di vivere su una casa sull’albero? Lavorare in mezzo alla natura, in una casa sull'albero è incredibile

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Sì sa, le case sull’albero hanno un fascino unico. Chi non ha mai sognato almeno una volta nella vita di vivere su una casa sull’albero? Lavorare in mezzo alla natura, in una casa sull’albero è incredibile, quasi da provare invidia per i dipendenti Microsoft, ai quali è stato messo a disposizione un insolito spazio di lavoro, alcune splendide case sull’albero immerse nel verde. Un ufficio davvero originale: è quello che la Microsoft ha fatto costruire per i suoi dipendenti nel suo quartier generale di Redmond. Si tratta di tre casette immerse nella natura, issate su un albero. La casa è stata realizzata da Pete Nelson, che conduce il programma Treehouse Masters sul canale Animal Planet. Secondo quanto riferita dall’azienda, la casa è stata costruita durante l’estate, scatenando molta curiosità tra i dipendenti, ancora ignari di cosa si trattasse. La casa sull’albero sarà a tutti gli effetti un ufficio, e non uno spazio per bambini o una ludoteca. Per raggiungerli occorre fare una piacevole passeggiata all’aria aperta su una rampa di accesso rialzata e accessibile. Nella parte superiore, un cancello di legno si apre e rivela un ponte sospeso da travi di legno. Nell’area aleggia un profumo di menta e pino mentre due tende da sole sporgono dai tronchi degli alberi, offrendo ombra ai dipendenti.

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Un tocco più umano al posto di lavoro

“Una recente ricerca ha rivelato che stare immersi nella natura aumenta la creatività, la concentrazione e la felicità”. Lo dice Microsoft – tra le più importanti aziende d’informatica al mondo – che ha così deciso di costruire tre case sull’albero per i suoi dipendenti nel quartier generale di Redmond, a Washington. Non si tratta di luoghi di ristoro ma di un vero e proprio posto di lavoro dotato di wi-fi, prese elettriche e sale riunioni e tutto attorno ci sono le fronde degli alberi e il canto degli uccellini. A dominare la scena però è un abete di Douglas, al cui interno si trova una sala riunioni. Lo scopo quindi è incrementare la creatività e la capacità di concentrazione dei dipendenti, perché varie ricerche scientifiche hanno dimostrato che queste abilità aumentano se siamo in mezzo alla natura. Migliora anche la felicità, elemento tutt’altro che trascurabile. La natura innesca nel nostro cervello una sorta di meccanismo di ricompensa, allontanando lo stress. Ciò significa livelli di cortisolo più bassi, battito cardiaco e pressione sanguigna più bassi e una migliore risposta immunitaria.

 “La prima cosa quando entri nello spazio è che tutti sono veramente tranquilli. Smetti di parlare e sei solo presente”, ha detto Boulter, il progettista. “È affascinante. Le persone assorbono l’ambiente e cambiano la percezione del loro lavoro”. L’idea degli uffici sugli alberi, evoluzione concettuale della tradizionale casa sull’albero, fa parte di un progetto più ampio che intende edificare spazi di lavoro alternativi per incoraggiare le persone assunte da Microsoft a escogitare approcci lavorativi nuovi. Sostanzialmente, verranno progressivamente costruiti ambienti all’aria aperta, connessi telematicamente gli uni con gli altri, e poi ogni dipendente sarà libero di svolgere le proprie mansioni dove crede, fatti salvi eventuali limiti operativi. 

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Una casa che stimola la creatività e la felicità, ecco come appare

“I soliti suoni aziendali di porte che sbattono, teleconferenze e tacchi sul cemento si dissolvono. Un vento autunnale spazia tra i rami color smeraldo. Di tanto in tanto, una pigna cade sul ponte con un tonfo leggero. Un improvviso rumore rompe il dolce silenzio mattutino: uno scoiattolo che si arrampica per la colazione carica tra le braccia della cicuta vicina e del cedro rosso occidentale. Benvenuti in un nuovo tipo di spazio di lavoro che aiuta i dipendenti a trarre beneficio dal potente impatto della natura su creatività, concentrazione e felicità” si legge sul sito ufficiale. Sospesa a circa 3,5 metri da terra, la casa sull’albero numero 1 è caratterizzata da pareti in legno e un soffitto dotato di un lucernario rotondo che lascia entrare solo una bolla di luce. Una doppia porta ad arco intagliata a mano si apre al passaggio del badge.

La fragranza del cedro grezzo è istantanea. All’interno della piccola stanza si trova un semplice tavolo da con sedili color ruggine. Sono presenti anche della panchine di legno lungo le pareti in legno riciclato. Un’ampia rete Wi-Fi esterna consente ai dipendenti di spostarsi liberamente da una parte all’altra; ogni panchina è resistente agli agenti atmosferici e ha una presa di corrente elettrica. È presente anche una caffetteria interna, con un ristorante incorporato in un container. Sono state realizzate inoltre delle superfici tattili per aiutare le persone non vedenti o ipovedenti a spostarsi con facilità. Molti materiali sono locali o recuperati. Microsoft ha reso questo sogno realtà ai suoi dipendenti e noi auspichiamo che tante altre Aziende in Italia, in Europa e nel mondo seguano questo esempio di originalità.

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Intelligenza artificiale: scoprire la personalità con i movimenti oculari https://www.business.it/intelligenza-artificiale-scoprire-personalita-movimenti-oculari/ Tue, 31 Jul 2018 09:48:31 +0000 https://www.business.it/?p=30021 Lo sguardo racchiude mille segreti e molti potrebbero essere svelati dall’intelligenza artificiale. Un team internazionale di ricercatori di istituzioni australiane e tedesche ha cercato di comprendere meglio il legame tra personalità e movimenti oculari sviluppando un algoritmo di apprendimento automatico.

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Lo sguardo racchiude mille segreti e molti potrebbero essere svelati dall’intelligenza artificiale. Un team internazionale di ricercatori di istituzioni australiane e tedesche ha cercato di comprendere meglio il legame tra personalità e movimenti oculari sviluppando un algoritmo di apprendimento automatico. Studiando i movimenti oculari di una persona è possibile dedurne i tratti della personalità. Ad affermare che gli occhi siano lo specchio dell’anima, questa volta, non è Cicerone, ma un gruppo di ricerca finanziato dall’University of South Australia in collaborazione con l’Università di Stuttgart, la Flinders University e il Max Planck Institute for Informatics in Germania.

Gli studiosi hanno monitorato i movimenti oculari di 42 persone impegnate nelle proprie attività quotidiane e, sfruttando algoritmi di apprendimento automatico, hanno dimostrato un legame tra personalità e movimento degli occhi. I tratti della personalità sono stati valutati utilizzando anche questionari consolidati, i cui risultati hanno avvalorato quanto ipotizzato dall’Intelligenza Artificiale.

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Le macchine possono imparare a capire il nostro stato d’animo

Che i movimenti degli occhi fossero legati ad alcuni tratti della personalità è sostenuto da tempo da molti psicologi. È un tipo di codice informatico che impara senza la necessità di essere programmato in modo specifico ed è in grado di individuare i tratti della personalità di ciascuno analizzando il movimento degli occhi. Una scoperta che potrebbe aiutare i computer a comprendere e interagire meglio con gli esseri umani. Per lo studio, i ricercatori hanno dotato 42 studenti della Flinders University, nel sud dell’Australia, di occhiali speciali per il tracciamento oculare. Hanno poi chiesto ai partecipanti di girare per il campus ed entrare in un negozio a fare spese, quindi di compilare un questionario, che li ha valutati su cinque tratti della personalità: apertura mentale, coscienziosità, estroversione, giovialità e nevrosi. 

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Utilizzando un metodo di apprendimento automatico all’avanguardia e un ricco set di caratteristiche che codificano i differenti movimenti oculari, i ricercatori sono riusciti a predire in modo affidabile quattro dei tratti caratteriali presi in esame – nevrosi, estroversione, giovialità e coscienziosità – nonché la curiosità percettiva, basandosi solo sui dati di tracciamento del movimento degli occhi. Gli psicologi sostengono da tempo che la personalità influenzi il nostro approccio visivo al mondo. Per esempio, chi è curioso tende a guardarsi intorno e chi ha una mentalità aperta si sofferma più a lungo sulle immagini astratte. “Diversi lavori precedenti hanno suggerito che il modo in cui muoviamo i nostri occhi è modulato da chi siamo, dalla nostra personalità”, ha detto  Andreas Bulling, tra gli autori della ricerca, professore dell’Istituto tedesco per l’informatica  Max Planck.

“Ad esempio, gli studi che riportano relazioni tra tratti della personalità e movimenti oculari ci dicono che le persone con tratti simili tendono a muovere gli occhi allo stesso modo”. Le macchine quindi possono imparare a distinguere e capire il nostro stato d’animo guardandoci negli occhi. I risultati quindi dimostrano che i movimenti oculari rivelano se le persone sono socievoli, curiose o coscienziose. Gli algoritmi infatti sono in grado di riconoscere in maniera affidabile quattro dei cinque principali tratti di personalità (i cosiddetti “Big Five” teorizzati da McCrae e Costa): stabilità emotiva, estroversione, amicalità e coscienziosità.I risultati di questo esperimento mettono sul piatto interessanti sviluppi futuri, come ad esmepio la personalizzazione dell’interazione uomo-macchina e l’individuazione di persone con determinati tratti caratteriali al fine magari di focalizzare controlli di sicurezza. Ecco quindi un’altro passo nel tentativo di umanizzare la tecnologia.

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I consigli e le App per fotografare l’eclissi di Luna https://www.business.it/consigli-app-fotografare-eclissi-luna/ Fri, 27 Jul 2018 12:31:51 +0000 https://www.business.it/?p=29947 Stasera, 27 luglio, ci sarò l’eclissi lunare, un avvenimento astronomico che lascerà tutti con il fiato sospeso. In realtà, quello che avverrà esattamente tra le 19 e le 23 sarà un fenomeno molto particolare, per originalità e durata. Innanzitutto: cos’è un eclissi lunare?

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Stasera, 27 luglio, ci sarò l’eclissi lunare, un avvenimento astronomico che lascerà tutti con il fiato sospeso.

In realtà, quello che avverrà esattamente tra le 19 e le 23 sarà un fenomeno molto particolare, per originalità e durata.

Innanzitutto: cos’è un eclissi lunare? Si tratta di un evento astronomico, molto spesso visibile anche ad occhio nudo, che avviene quando un pianeta (o un satellite) si posiziona in mezzo ad una fonte di luce (come il sole), proiettando sul secondo la sua ombra.

L’eclissi lunare avviene proprio quando la Terra si trova in mezzo al sole e alla luna. Proietta la sua ombra su quest’ultima, e a seconda della posizione può essere parziale o totale.

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La Luna Rossa

Quella che avverrà stasera sarà ancora più particolare del solito perché avverrà il fenomeno della Luna Rossa, o anche chiamato Luna di Sangue.

Per l’effetto secondo cui la Terra filtrerà dai raggi solari una luce rossastra, la Luna stessa ne assumerà il colore offrendo così uno spettacolo magnifico.

Nell’era della rivoluzione tecnologica e della condivisione, come filmare al meglio questo straordinario spettacolo della natura?

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acqua sulla luna

I consigli del fotografo Noton

In nostro aiuto arrivano esperti fotografi come David Noton (da tuttotek.it), il quale offre qualche consiglio di forma, facilitando l’operazione.

Innanzitutto sono necessarie due App (e cos’altro!): Photographer’s Ephemeris dà informazioni sugli orari in cui la luna sorge e tramonta, mentre Photopills ne fornisce l’esatta posizione nel cielo dal quale la stiamo guardando.

Un consiglio è quella di immortalarla quando è bassa, così da poter inquadrare anche qualcos’altro nell’orizzonte per capire effettivamente quali sono le sue dimensioni.

Un treppiede è fondamentale se si desidera un’immagine nitida, ma soprattutto ferma. Inoltre è importante regolare la velocità dell’otturatore in base al focus sul satellite inquadrato.

La macchina fotografica che utilizzerà Noton? Una Canon EOS 5D Mark IV, con obiettivo EF 200-400mm f/4L IS USM Ext. 1.4x. Prendete nota.

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Lo spazio si apre al business multilevel https://www.business.it/spazio-si-apre-business-multilevel/ Wed, 25 Jul 2018 12:26:16 +0000 https://www.business.it/?p=29873 Per circa 50 anni, l’innovazione spaziale ha significato ridimensionare le tecnologie dell’era Apollo in satelliti sempre più grandi e durevoli. Stazioni spaziali altamente specializzate, difese militarizzate e licenziamenti stratificati si sono negli anni avvicendati in progetti sempre più imponenti, costati miliardi di dollari e progettati per durare 40 anni o più al di là delle… Leggi tutto »Lo spazio si apre al business multilevel

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Per circa 50 anni, l’innovazione spaziale ha significato ridimensionare le tecnologie dell’era Apollo in satelliti sempre più grandi e durevoli. Stazioni spaziali altamente specializzate, difese militarizzate e licenziamenti stratificati si sono negli anni avvicendati in progetti sempre più imponenti, costati miliardi di dollari e progettati per durare 40 anni o più al di là delle loro previsioni iniziali. Migliaia e migliaia di ingegneri aerospaziali sono stati impiegati per creare qualcosa che andasse al di là della semplice progettazione, raggiungendo talvolta più la fantascienza che la scienza stessa.

Al volgere del secolo, non importava più che l’orbita somigliasse a un parcheggio dello stadio nella domenica del Super Bowl. Internet ha completamente rovesciato e mandato in bancarotta l’industria spaziale commerciale, i cui costosi satelliti plurisecolari non potevano più competere con i mezzi terrestri per spostare le informazioni da un luogo all’altro del globo. E quando una decina di anni fa la crisi finanziaria ha iniziato a colpire tutta l’economia globale, costringendo a rivedere i bilanci governativi che finanziarono la maggior parte dell’esplorazione spaziale, la cancellazione della NASA dei suoi programmi di punta sembrò determinare la fine di un periodo a dir poco glorioso.

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Le nuove tecnologie e le sfide innovative

La comunità spaziale era quindi molto scoraggiata; nessuno si aspettava l’esplosione di un nuovo ecosistema imprenditoriale, che adesso promette opportunità senza precedenti nello spazio e rompe le barriere del commercio extra-terrestre. La prospettiva di colonizzare la Luna, Marte e altri pianeti sembra oggi sempre più vicina e realizzabile.

La colonizzazione spaziale iniziò nel 1957 con il lancio di Sputnik, seguito dal monumentale programma Apollo, che approdò sulla Luna sotto gli occhi di mezzo mondo.

Questo approccio monolitico ha dominato le missioni spaziali per decenni … fino a poco tempo fa. Nel 2010, Luke Geissbühler e suo figlio Max hanno annunciato un nuovo modello per l’esplorazione dello spazio: attraverso un pallone meteorologico dilettante, hanno trasportato un iPhone 19 miglia sopra la superficie della Terra, catturando immagini spaziali meravigliose come fanno i più costosi satelliti. L’esperimento della coppia ha sfruttato il basso costo dei telefoni cellulari prodotti in serie, tra cui le batterie, le antenne, le radio, gli accelerometri e le telecamere costruendo le fondamentali dei satelliti commerciali.

Tutto ciò avviene insieme ad altri esperimenti, come il progetto collaudato dagli ingegneri DARPA, che hanno codificato il protocollo Internet, anche se inizialmente questi studenti non avevano commesso l’impatto della loro invenzione. CubeSats ha fatto capire loro che la vera scalabilità non viene dai satelliti più grandi, ma da quelli più piccoli ed economici, e improvvisamente, in soli 5 anni l’intera industria spaziale è stata completamente stravolta.

La Silicon Valley ha quindi deciso di investire sposando la nuova mentalità secondo cui lo spazio è meglio colonizzato da computer più piccoli, più economici e più veloci, favorendo cosi i team di ingegneri imprenditoriali. Centinaia di startup stanno ora sfruttando i risparmi per colonizzare in maniera più concreta lo spazio.

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Un nuovo ecosistema

La rivoluzione dei microsatelliti richiede però un nuovo ecosistema per supportare gli operatori di queste costellazioni. Di gran lunga il più importante e difficile da procurarsi è il lancio, perché tutti i programmi per missili sono stati progettati molto tempo fa per trasportare enormi carichi costosi in orbita geosincrona. Adesso, sulla scena, ci sono nuovi attori estremamente più preparati come Virgin Orbit  e Rocket Labm, che promettono trasporti economici e frequento.

Ma gli operatori di ultima generazione hanno anche bisogno di stazioni di terra, software di controllo missione, localizzazione satellitare, analisi dei dati, spazio Wi-Fi e altro ancora.  Per questo necessitano di sottosistemi specializzati, amplificatori, antenne ad allineamento graduale, propulsione miniaturizzata, materiali, pannelli solari estensibili e batterie. E gli innovatori nella produzione additiva come Velo3D consentono a SpaceX e Rocket Lab di progettare e stampare in 3D motori molto più efficienti di quelli costruiti tradizionalmente.

Le compagnie spaziali ora assecondano progetti più economici, migliori e più veloci.

In altre parole, lo spazio è aperto agli affari. Gli imprenditori stanno raggiungendo l’ultima frontiera, dove la controversa Legge di Moore (che riguarda elettronica e informatica) ha scatenato opportunità concrete e durature. È così che l’umanità è avviata a colonizzare la luna, gli asteroidi, Marte e altri pianeti, attraverso un ecosistema commerciale infinitamente più potente di qualsiasi singola azienda o governo.

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Tecnologia: questo robot è la prossima frontiera nella lotta contro il cancro https://www.business.it/tecnologia-questo-robot-prossima-frontiera-lotta-contro-cancro/ Wed, 18 Jul 2018 07:00:43 +0000 https://www.business.it/?p=29618 Frederic H. Moll si è formato per diventare un chirurgo, ma non ha mai completato la sua residenza al Virgina Mason Hospital di Seattle. Ciononostante, il dottore di formazione e umile “ragazzo dei gadget” ha cambiato definitivamente il volto della medicina. Moll, che è noto come “Bill Gates della robotica” ha iniziato una nuova avventura, la… Leggi tutto »Tecnologia: questo robot è la prossima frontiera nella lotta contro il cancro

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Frederic H. Moll si è formato per diventare un chirurgo, ma non ha mai completato la sua residenza al Virgina Mason Hospital di Seattle. Ciononostante, il dottore di formazione e umile “ragazzo dei gadget” ha cambiato definitivamente il volto della medicina. Moll, che è noto come “Bill Gates della robotica” ha iniziato una nuova avventura, la sua quarta, chiamata Auris Health a Redwood City, in California. Lì, sta creando una “seconda generazione di capacità robotiche” per i medici, dice. Oggi i robot sono comunemente accettati in chirurgia grazie a Moll. 

E l’innovatore ha rivolto la sua attenzione all’endoscopia, una procedura che consente ai medici di diagnosticare o somministrare un trattamento agli organi di un paziente attraverso le loro naturali aperture corporee, senza praticare alcuna incisione, nemmeno una puntura di dimensioni minuscole. A Auris Health, Moll e il suo team hanno messo un spin high-tech sull’endoscopio con un robot che chiamano la piattaforma Monarch. A marzo, Auris ha vinto l’autorizzazione della FDA per utilizzarlo per lo screening del cancro del polmone, che uccide ogni anno 1,7 milioni di persone in tutto il mondo. L’azienda si propone di aiutare i medici a diagnosticare il cancro del polmone prima rispetto alle tecnologie e ai metodi attuali, compresi gli endoscopi tradizionali e le biopsie dell’ago. Il capo della strategia di Auris, Josh DeFonzo, afferma che a lungo termine il team vuole anche espandersi oltre la diagnostica.

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Innovare la tecnologia della robotica chirurgica

Auris Health, Inc, sta trasformando l’intervento medico con l’introduzione della piattaforma Monarch. Con la piattaforma Monarch, Auris cerca di sfruttare la potenza della robotica flessibile per abilitare nuove possibilità in endoscopia, che utilizza piccole fotocamere e strumenti per entrare nel corpo attraverso le sue aperture naturali. Il Monarch include un endoscopio robotizzato che funziona con qualcosa che assomiglia ad un controller di gioco X-box. Invece di un lungo strumento a forma di tubo, l’endoscopio Monarch può essere esteso come un telescopio. Può manovrare attraverso le vie respiratorie di un paziente, fino ai limiti dei polmoni, dando ai medici una visione diretta di ciò che è dentro.

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Il broncoscopio pieghevole, che contiene una piccola telecamera, naviga i piccoli tubi nei polmoni di un paziente. Quando arriva nella posizione desiderata, un ago estrae un campione di tessuto. Auris vede il cancro ai polmoni come l’inizio, dal momento che il broncoscopio può essere scambiato per altre fotocamere utilizzate per cercare una varietà di disturbi. L’avvio ha già eseguito test di esami di gastrologia e urologia.

La piattaforma Monarch integra gli ultimi progressi in robotica, microstrumentazione, progettazione di endoscopi, rilevamento e scienza dei dati in un’unica piattaforma per migliorare i risultati e ridurre i costi. La prima malattia alla nostra vista è il cancro ai polmoni. La piattaforma Monarch è destinata alle procedure broncoscopiche diagnostiche e terapeutiche. Il sistema fornisce anche la visualizzazione assistita da computer ai medici. Il software Monarch guida i medici verso una particolare parte del polmone che devono valutare.

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Auris ha il potenziale per trasformare la vita di milioni di persone

Josh DeFonzo, il capo della strategia di Auris, spiega: “Ci sono così tante terapie che vengono sviluppate oggi fuori da Auris per curare il cancro del polmone, come la radioterapia esterna, agenti chemioterapici e dispositivi che mirano all’energia o all’ablazione per affrontare una patologia, oppure se hai un cancro al polmone avanzato, potresti aver bisogno di una pneumonectomia , una lobectomia o un’altra procedura chirurgica Speriamo di offrire terapie uniche endoscopicamente, in modo da poter diagnosticare e trattare i pazienti con una singola procedura. “ Circa il 19 per cento delle persone a cui viene diagnosticato un cancro ai polmoni sopravviverà solo per 5 anni, ma se lo prendi presto il numero salta al 56 percento, secondo la ricerca della American Lung Association. “Riteniamo che Monarch diventerà l’approccio decisivo per la diagnosi del cancro al polmone in futuro”, ha affermato DeFonzo.

Poiché Moll crede che “tecnologia e tecnica” siano le uniche cose che limitano i risultati dei pazienti, è disposto a costruire medici un esercito di robot, se necessario, in modo che possano trattare i pazienti ai migliori livelli possibili, in modo coerente. Crede anche che la tecnologia, dalla robotica alla realtà virtuale, renderà l’assistenza sanitaria meno costosa, specialmente per le procedure di routine.

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Salute e benessere: scoperte della medicina che stanno cambiando le vite https://www.business.it/salute-benessere-scoperte-medicina-stanno-cambiando-vite/ Wed, 11 Jul 2018 07:00:35 +0000 https://www.business.it/?p=29401 I primi quindici anni del terzo millennio sono carichi di innovazioni e scoperte scientifiche, tecnologiche e mediche che hanno migliorato il progresso scientifico e anche la vita quotidiana di miliardi di persone nel mondo. La ricerca medica ormai si muove a passo di corsa, e non a caso anche il 2017 è stato un anno di grandi scoperte… Leggi tutto »Salute e benessere: scoperte della medicina che stanno cambiando le vite

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I primi quindici anni del terzo millennio sono carichi di innovazioni e scoperte scientifiche, tecnologiche e mediche che hanno migliorato il progresso scientifico e anche la vita quotidiana di miliardi di persone nel mondo. La ricerca medica ormai si muove a passo di corsa, e non a caso anche il 2017 è stato un anno di grandi scoperte nel campo della salute. Con tanti nuovi farmaci, terapie, intuizioni e sperimentazioni che arrivano da tutto il mondo. Il mondo in rapida trasformazione in cui viviamo ci presenta ogni giorno nuove strade da percorrere verso un futuro sempre più tecnologico. Orientarsi nella foresta delle innovazioni e delle scoperte scientifiche, per cercare di scoprire quale sarà la direzione che prenderemo, è cosa ardua: si può però cercare di comprendere, sulla base delle ricerche degli ultimi anni, cosa influirà maggiormente sulle nostre vite in futuro.

Cellule staminali pluripotenti indotte per creare organi in laboratorio, terapia genica, protesi high-tech, organi artificiali in nuovi materiali, occhio bionico, diagnostica più precisa, terapie personalizzate: sono soltanto alcuni suggerimenti per immaginare come sarà il mondo della medicina tra qualche anno (e come sta già diventando). Ma la società occidentale in cui viviamo, che ha visto un vertiginoso allungamento della vita media nel giro di pochi anni, pone la medicina anche dinanzi a nuove sfide che riguardano, ad esempio, il Parkinson o l’Alzheimer. Al tempo stesso, nei Paesi in via di sviluppo si continua a lottare contro mali che, altrove, non costituiscono più una minaccia.

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Le scoperte delle medicina oggi

Se non abbiamo sofferto di una malattia, allora quasi sicuramente un amico o un parente ce l’ha. Le malattie purtroppo continuano ad esserci, non vanno in pausa,  ma per fortuna nemmeno la Federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche, (EFPIA) che dimostra un impegno incessante nel fornire ai pazienti l’accesso a farmaci sicuri ed efficaci, con la sua campagna WeWontRest che modifica le percezioni del settore e aiuta a garantire a tutti coloro che sono affetti da malattie un domani più luminoso.

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La campagna WeWontRest, lanciata a giugno 2017, ha rivoluzionato il dibattito pubblico sull’impatto del lavoro che individui, team e aziende si impegnano ogni giorno a scoprire e sviluppare farmaci che cambiano la vita, promuovendo al contempo le migliori condizioni affinché le aziende li portino sul mercato. Con l’obiettivo principale di creare un domani più luminoso per tutti coloro che sono affetti da una malattia. Ecco perché l’ EFPIA si impegna con WeWontRest fino a quando le famiglie non saranno più distrutte dalla malattia, finché malattie come il diabete non controlleranno più la vita delle persone, e fino a quando il cancro non sarà più una parola che colpisce la paura nel cuore dei pazienti e delle loro famiglie. È una massima che i professionisti del settore lavorano ogni giorno, giorno dopo giorno.

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Ci sono oltre 7000 medicinali attualmente in fase di sviluppo in tutta Europa, con l’EFPIA che ha messo sotto i riflettori nove terapie di pipeline per il 2018. Alcuni di questi includono: oltre 1.000 farmaci in via di sviluppo per combattere le infezioni batteriche, che potrebbero prevenire la morte di fino a 25.000 pazienti in Europa ogni anno; Terapia cellulare CAR-T che potrebbe fornire una soluzione per il cancro del sangue incurabile; nuovi trattamenti per mediare gli attacchi di emicrania e fornire ai pazienti una migliore qualità della vita; e lo sviluppo di oltre 100 nuovi farmaci per aiutare i malati di Alzheimer a condurre una vita più indipendente. La malattia non dorme mai, quindi l’innovazione medica deve essere un passo avanti per garantire che possano essere fatti progressi.

La campagna WeWontResr si concentra sui cambiamenti positivi che lo sviluppo di nuovi farmaci ha fatto e migliorerà la salute e la qualità della vita. Attraverso questa campagna l’EFPIA mira a spianare la strada a collaborazioni sempre più positive – come quelle tra l’industria farmaceutica e i governi, i fornitori di servizi sanitari e gli esperti ambientali – oltre a discussioni politiche più incisive. Tutto ciò gioca un ruolo fondamentale nel viaggio verso un domani più luminoso per i pazienti e le loro famiglie.

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Smart drug: per essere più produttivi a lavoro https://www.business.it/smart-drug-essere-produttivi-lavoro/ Tue, 10 Jul 2018 09:30:52 +0000 https://www.business.it/?p=29393 L’uso di droghe da parte di persone che sperano di migliorare le prestazioni mentali è in aumento in tutto il mondo. Il loro nome ufficiale è nootropi – da nous, cioè intelletto, e tropein, cambiare. Ma sono più conosciuti come smart drug, ovvero farmaci intelligenti. “Biopirateria”, “droghe intelligenti”, e nootropi, sono tutti correlati con il potenziamento delle prestazioni umane. Il loro scopo dovrebbe essere quello… Leggi tutto »Smart drug: per essere più produttivi a lavoro

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L’uso di droghe da parte di persone che sperano di migliorare le prestazioni mentali è in aumento in tutto il mondo. Il loro nome ufficiale è nootropi – da nous, cioè intelletto, e tropeincambiare. Ma sono più conosciuti come smart drug, ovvero farmaci intelligenti. “Biopirateria”, “droghe intelligenti”, e nootropi, sono tutti correlati con il potenziamento delle prestazioni umane. Il loro scopo dovrebbe essere quello di aumentare (o, più genericamente, alterare) le capacità cognitive di chi li assume, potenziando il rilascio di agenti neurochimici, migliorando l’apporto di ossigeno al cervello e stimolando la crescita nervosa. Come avviene per le sostanze dopanti in ambito sportivo naturalmente, le smart drug fanno gola a moltissimi.

L’uso non medico di sostanze, spesso denominate droghe intelligenti, per aumentare la memoria o la concentrazione è noto come potenziamento cognitivo farmacologico. Le “smart drugs”, o droghe intelligenti, di origine vegetale, sono generalmente non soggette a restrizioni. Quelle sintetiche vengono di solito prescritte da un medico, o consumate al di fuori della sfera della medicina e della legalità. Dopo il boom negli Usa, anche nel Vecchio continente cresce l’uso non medico di farmaci per essere più smart, una sorta di “doping mentale”In Europa il trend appare in netto aumento.

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Un trend che preoccupa gli specialisti

In un’epoca di reale competizione globale, conquistare un margine di vantaggio, a scuola, sul lavoro, o nel gioco, può fare una grossa differenza. Le droghe intelligenti vengono consumate per numerose ragioni: incrementare l’attenzione e un acume speciale, migliorare la memoria a corto e a lungo termine, stimolare la creatività, e potenziare la concentrazione. Quello delle smart drugs è uno dei settori in più rapida crescita in tutto il mondo, ed il consumo negli ultimi anni è aumentato con un ritmo elevato.

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Cresce quindi l’uso di farmaci usati in modo improprio per potenziare l’attenzione, studiare o migliorare le prestazioni sul lavoro.  Secondo uno studio, condotto in 15 Paesi del mondo su decine di migliaia di persone, il 14% ha riferito di aver preso degli stimolanti almeno una volta nei 12 mesi precedenti nel 2017, un +5% rispetto al 2015. E il ricorso alle smart drug è cresciuto in tutti i 15 Paesi esaminati nella ricerca. Lo studio, pubblicato su ‘International Journal of Drug Policy’, ha preso in esame farmaci come Adderall* e Ritalin* – prescriti per trattare il disordine da iperattività e deficit di attenzione (Adhd) – ma anche il modafinil per i disturbi del sonno e stimolanti illegali come la cocaina. Tali farmaci non sono approvati nell’Unione europea, dove il metilfenidato, venduto con vari nomi commerciali, incluso il Ritalin, è più comunemente usato.

La ricerca, ripresa online su Nature, si basa sulla Global Drug Survey, con dati su oltre 79 mila persone nel 2015 e circa 30 mila nel 2017. Ebbene, se l’uso di sostanze stimolanti appare molto elevato negli Usa (il 30% le aveva prese almeno una volta nel 2017, contro il 20% del 2015), il più grande aumento negli ultimi anni si è registrato in Europa. L’impiego di queste sostanze in Francia è passato dal 3% del 2015 al 16% del 2017, mentre in Gb nello stesso lasso di tempo si è impennato: dal 5% al 23%.

Un risultato impressionante, secondo Barbara Sahakian, neuroscienziata dell’Università di Cambridge (Gb), non coinvolta nell’indagine. Secondo l’esperta il lavoro mostra un aumento dell’uso di queste sostanze come potenziamento cognitivo, da parte di persone sane. A cambiare sembra essere lo stile di vita delle persone. Un trend che preoccupa gli specialisti, dal momento che le conseguenze (per la salute) sono tutte da scoprire.

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Nessun effetto benefico

Gli studi che indagano sull’efficacia delle droghe intelligenti sono pochi. I resoconti aneddotici sulle loro capacità di migliorare le prestazioni sono tuttavia largamente diffusi. La prova migliore è data dalla loro ascesa in popolarità attraverso referenze trasmesse tramite passaparola. Avere una conoscenza delle vostre smart drugs è il miglior punto di partenza. Un desiderio difficilmente biasimabile: l’idea che ingerendo una pillolina si possa superare più facilmente un esame, o diventare imbattibili a scacchi, o mandare a memoria in quattro e quattr’otto l’intero elenco telefonico è molto più attraente rispetto a quella di sgobbare per ore su libri e manuali.

Ma se per alcune di queste sostanze la scienza ha effettivamente certificato una certa efficacia – almeno limitatamente a particolari aspetti, come memoria e attenzione, e per periodi limitati di tempo –, per altre, invece, le evidenze finora raccolte dicono ben altro: nessun effetto benefico, o addirittura effetti collaterali gravi. E purtroppo la maggior parte di queste sostanze non è sottoposta allo stringente iter regolatorio che devono seguire i farmaci (proprio perché la maggior parte, tecnicamente, non sono farmaci): è sufficiente che i produttori dimostrino che questi non causano direttamente malattie o altri problemi, senza dover specificare alcunché sulla loro efficacia.

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Salute e benessere: le alghe sono il cibo del futuro ecco perché https://www.business.it/salute-benessere-alghe-sono-cibo-futuro-ecco-perche/ Mon, 02 Jul 2018 09:52:11 +0000 https://www.business.it/?p=29118 Si stanno diffondendo anche nelle nostre tavole. Sono ricche di vitamine e minerali, molto più di altri alimenti più comuni. Ma quelle d’acqua dolce stanno rivelando sorprendenti e sconosciute proprietà. Con una buona notizia per i vegani.  In molti pensano che le alghe siano estranee alla nostra tradizione alimentare e medica. In realtà già nel primo… Leggi tutto »Salute e benessere: le alghe sono il cibo del futuro ecco perché

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Si stanno diffondendo anche nelle nostre tavole. Sono ricche di vitamine e minerali, molto più di altri alimenti più comuni. Ma quelle d’acqua dolce stanno rivelando sorprendenti e sconosciute proprietà. Con una buona notizia per i vegani.  In molti pensano che le alghe siano estranee alla nostra tradizione alimentare e medica. In realtà già nel primo secolo dopo Cristo, si usavano le alghe marine nella cura della gotta, malattia molto diffusa tra la nobiltà romana, oppure si consigliava l’impiego contro le eruzioni cutanee, la gastrite e i disturbi dell’intestino e del fegato.

Per quanto riguarda le alghe di acqua dolce invece basti ricordare che le civiltà precolombiane ne avevano già scoperto le proprietà ricostituenti (tra gli aztechi erano utilizzate dai guerrieri). Le alghe marine inoltre fanno parte della tradizione alimentare degli abitanti delle coste atlantiche d’Europa, mentre nel nostro paese se ne è riscoperto l’utilizzo grazie alla diffusione della cultura macrobiotica proveniente dal Giappone che ne è il maggior produttore e consumatore al mondo. Inoltre già durante la conferenza mondiale delle Nazioni Unite sull’alimentazione svoltasi nel 1974 un’alga, la Spirulina fu definita «il miglior cibo del futuro»  per le sue ottime proprietà nutritive, la cui coltura si sta estendendo dai paesi tropicali e subtropicali verso luoghi come Francia, Spagna e recentemente anche nel nostro Paese. Le alghe forniscono numerosi vantaggi, in particolare le microalghe, perché non devono essere coltivate su terreni arabili, ma nell’acqua di mare, e hanno un elevato rendimento e possono contribuire efficacemente alla produzione di alimenti perché sono ricche di grassi, proteine e carboidrati. 

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Come sarà l’alimentazione del futuro?

Pillole, insetti, alimenti nati in laboratorio, come sarà l’alimentazione del futuro? Sarà più nutriente, più salutistica, ci sarà tanta tecnologia, avrà rispetto dell’ambiente, costerà poco e sarà accessibile a un grande numero di persone. Non sarà comunque molto lontana da quella attuale. Continueremo a mangiare i piatti della nostra tradizione, ma riusciremo a capire meglio quale alimento consumare più o meno frequentemente in base alle nostre caratteristiche genetiche e agli effetti sulla nostra salute. Ma gli scienziati, gli agricoltori, gli imprenditori e i sognatori stanno lavorando per un obiettivo comune: un futuro sostenibile con cibi sani e gustosi per tutti. 

Se pensiamo che un maschio americano medio consuma 100 grammi di proteine al giorno – quasi il doppio della quantità necessaria. Questo consumo eccessivo non è sostenibile. Le Nazioni Unite prevedono che la produzione alimentare dovrà aumentare fino al 70% entro il 2050 per sfamare altri 2,5 miliardi di persone. Per sopravvivere, dobbiamo reinventare il modo in cui coltiviamo e mangiamo. Gli esperti dicono che le alghe potrebbero essere una possibile soluzione. A differenza della maggior parte delle colture, non richiede acqua fresca per prosperare. Questo è un grosso problema. Circa il 70% dell’acqua disponibile del pianeta è destinata alle colture e all’allevamento di bestiame.

 

Esiste una piantagione di alghe

Esiste una piantagione di alghe Green Stream Farms nella sonnolenta città di Columbus, nel New Mexico, a due passi dal confine messicano. E’ qui che l’azienda di benessere iWi sta crescendo un ceppo di alghe su vasta scala. La fattoria ha mari verdi a perdita d’occhio. L’intera fattoria è di 900 acri – 98 dei quali sono attualmente coltivati – e opera tutto l’anno. “Ci sono centinaia di migliaia di ceppi di alghe nel mondo e c’è un sottogruppo di quelli che sono puzzolenti e viscidi e grossolani, ma ce ne sono molti che non lo sono”, ha detto Rebecca White, VP of Operations di iWi . IWi sta scommettendo che il loro ceppo, la nannochloropsis, sarà la prossima grande tendenza del cibo. La società vende già alghe come integratori di omega-3 ed EPA al The Vitamin Shoppe e su Amazon. Ora sta sviluppando snack a base di alghe e polveri proteiche.

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“La proteina che stiamo producendo non sarà verde”, ha detto il CEO Miguel Calatayud, aggiungendo che le sue proteine in polvere saranno praticamente impercettibili se aggiunte ad altri alimenti. Non “cambierà il sapore”.

“[Sarà] in ogni singolo cibo che prendi ogni giorno”, ha aggiunto. “Le alghe faranno parte di una normale catena alimentare per noi, sarà una grande cosa per tutti noi e per il nostro pianeta”. Calatayud ha detto che se la popolazione mondiale crescerà da 7,5 a 10 miliardi come previsto, dovremo pensare più seriamente alle alternative proteiche come le alghe.“Non ci saranno abbastanza proteine animali o altre proteine vegetali”, ha detto. “Non ci sarà abbastanza terra arabile, e ciò che è ancora più importante, non ci sarà abbastanza acqua fresca”.

Il ceppo di alghe di IWi prende ciò che altrimenti sarebbe sprecato: acqua salata, terra deserta e CO2, e lo trasforma in qualcosa di speciale. Costituito da 40% di proteine, può produrre circa sette volte la quantità di proteine come semi di soia sulla stessa quantità di terra. La pianta rilascia anche ossigeno nell’aria. IWi sfrutta la potenza del sole per nutrire le sue alghe. I nuovi prodotti alimentari devono essere pensati per crescere in luoghi, in terreni fino a oggi giudicati difficili o impossibili da coltivare. Si deve poter disporre di nuovi prodotti alimentari nutrienti e di idee brillanti: nei laboratori di tutto il mondo si lavora a ogni genere di intuizione: dalle polveri a base di proteine vegetali, alla ricerca sugli insetti o sulle alghe, fino alle carni prodotte in laboratorio. Insomma in futuro saremo obbligati a considerare: le alghe e gli insetti come cibo alternativo. 

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Mangiare insetti invece?

Gli insetti sono ricchi di proteine di ottima qualità, con un alto contenuto di vitamine del gruppo B e minerali fondamentali come zinco e ferro, apportano pochi grassi e quei pochi sono per lo più i preziosi omega-3. Ma c’è di più: hanno un costo molto ridotto e la loro produzione rispetta l’ambiente. La Commissione europea ha investito 3 milioni di euro per cercare di inserirli nell’alimentazione occidentale e la Fao ha istituito una commissione di 75 esperti per studiare le potenzialità dell’introduzione nella dieta di molte specie di insetti. Sì, perché in altri paesi del mondo gli insetti si mangiano già. Si stima che facciano parte della dieta tradizionale di almeno 2 miliardi di persone e siano utilizzate come alimento più di 1900 specie. I più consumati sono i coleotteri, seguono i bruchi, le api, le vespe e le formiche, e poi cavallette, locuste e grilli.

Chi li ha provati assicura che il loro sapore ricorda la nocciola. Perché sarebbe tanto importante includerli nella dieta? Oltre all’aspetto nutrizionale, che li vede simili al pesce per contenuto in omega-3 e qualità delle proteine, mangiare insetti potrebbe portare a grandi benefici anche per l’ambiente, grazie alla loro alta efficienza di conversione alimentare. Per 1 kg di grilli infatti si utilizza solo 1,7 kg di mangime e c’è solo il 20% di scarti. Ciò significa che i grilli sono 2 volte più efficienti dei polli a convertire il mangime in carne, almeno 4 più efficienti dei maiali e 12 dei bovini. Rimane il problema della sicurezza microbiologica e dei rischi di trasmissione di infezioni per l’uomo, per il bestiame e la fauna selvatica. Insomma, in un futuro non troppo lontano potremo mangiare, oltre ai piatti tipici della tradizione gastronomica italiana, anche pietanze a base di meduse, alghe e insetti.

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Tecnologia: gli organi impiantabili stampati in 3D potrebbero arrivare https://www.business.it/tecnologia-organi-impiantabili-stampati-3d-potrebbero-arrivare/ Tue, 26 Jun 2018 09:24:34 +0000 https://www.business.it/?p=28899 Prellis Biologics è stata fondata solo 10 mesi fa a San Francisco con l’ambizioso obiettivo di produrre tessuti umani e organi per il trapianto utilizzando tecniche di 3D-printing. La bioprinting dei tessuti e degli organi umani vascolarizzati rivoluzionerà l’assistenza sanitaria. La tecnologia di Prellis Biologics sfrutta massimi vantaggi in termini di velocità di stampa e risoluzione per rompere la… Leggi tutto »Tecnologia: gli organi impiantabili stampati in 3D potrebbero arrivare

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Prellis Biologics è stata fondata solo 10 mesi fa a San Francisco con l’ambizioso obiettivo di produrre tessuti umani e organi per il trapianto utilizzando tecniche di 3D-printing. La bioprinting dei tessuti e degli organi umani vascolarizzati rivoluzionerà l’assistenza sanitaria. La tecnologia di Prellis Biologics sfrutta massimi vantaggi in termini di velocità di stampa e risoluzione per rompere la barriera microvascolare. L’azienda californiana si è già aggiudicata finanziamenti per $1.8m attraverso una raccolta guidata dal venture capital True Ventures, ha per il momento solo 4 dipendenti ma nonostante questo è tra le più seguite dai finanziatori del settore.

La tecnologia sviluppata dai fondatori Melanie Matheu e Noelle Mullin , ha puntato il suo futuro (e un piccolo investimento da 3 milioni di dollari) su una nuova tecnologia per la produzione di capillari, i vasi sanguigni a una sola cellula che sono le vie che l’ossigeno e nutrienti si muovono attraverso per nutrire i tessuti nel corpo. Senza le strutture capillari funzionanti, è impossibile creare organi, secondo Matheu. Sono il pezzo più importante del puzzle nella ricerca di stampare cuori, fegati, reni e polmoni vitali, ha detto. Il settore del 3D Printing di organi vede già altre aziende attive come Organovo Holdings ed EnvisionTEC, ma a differenza della concorrenza Prellis riesce a ottenere tessuti vivi. Infatti le cellule staminali utilizzate per lo stampaggio sono mantenute in vita grazie alla creazione di un micro-ambiente attorno ad esse ricco di principi nutritivi e ossigeno. La tecnologia sviluppata può arrivare a permettere la creazione di parti di pancreas con la funzionalità di produrre insulina e far recedere il diabete in pazienti malati.

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Prellis Biologics, la startup che stampa organi umani

Gli elenchi di attesa per i trapianti di organi umani potrebbero essere completamente eliminati attraverso le tecnologie in attesa di brevetto sviluppate da Prellis Biologics, un’azienda di ingegneria tissutale umana con sede a San Francisco che ha inventato un nuovo modo di creare organi umani vitali utilizzando la stampa 3D quasi istantanea.

Gli obiettivi dell’azienda americana Prellis Biologics, fondata nel 2016 da due giovani scienziati, sono quelli di eliminare le liste di attesa per i trapianti e accelerare lo sviluppo di farmaci, per mettere la tecnologia al servizio della medicina. Stampare organi umani in 3D per salvare la vita di chi sta aspettando un trapianto. Un progetto fantascientifico, ma non impossibile.

Prellis è in grado di produrre quei capillari di dimensioni e velocità tali da fornire al mercato organi stampati in 3D entro i prossimi cinque anni. L’azienda sta risolvendo il più grande ostacolo alla produzione di tessuto umano funzionale in laboratorio, ovvero la capacità di stampare microvascolature. Senza il complesso sistema microvascolare necessario per fornire sostanze nutritive e ossigeno alle cellule, un organo non può sopravvivere.

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La visione dei due scienziati

“La nostra visione è quella di creare un’azienda che utilizzi la tecnologia per stampare qualsiasi tipo di organo umano, fornendo alle persone una soluzione duratura a un determinato problema medico”, ha affermato Melanie Matheu, co-fondatrice e chief executive officer di Prellis. “Riteniamo che la nostra tecnologia darà il via all’utilizzo pratico del tessuto stampato in laboratorio per lo sviluppo di farmaci salva-vita, il rapido sviluppo di anticorpi umani e la produzione di organi umani per il trapianto”.  

“Oltre 230 persone muoiono ogni giorno negli Stati Uniti da malattie epatiche e renali”, ha detto la dottoressa Noelle Mullin, co-fondatrice e responsabile scientifica di Prellis. “Accoppiando l’esperienza delle cellule staminali e dell’immunologia con la nostra tecnologia di stampa 3D, saremo in grado di produrre organi e tessuti con la precisa infrastruttura vascolare necessaria per renderli fattibili”. Il primo tessuto umano che Prellis Biologics stamperà per lo sviluppo clinico sono le isole di Langerhans, l’unità funzionale del pancreas che produce insulina. “I diabetici di tipo 1 perdono isolotti di langerhan che producono insulina in giovane età, se possiamo sostituirli, possiamo offrire ai pazienti diabetici una vita priva di scatti di insulina e monitoraggio del glucosio al giorno”, ha affermato il dott. Matheu.

“La produzione di tessuti umani fattibile in laboratorio può rivoluzionare l’assistenza sanitaria e il team di Prellis è in prima linea in questo movimento”, ha affermato Rohit Sharma, venture partner di True Ventures e membro del consiglio di Prellis. “Investire in Melanie e Noelle è un investimento nel futuro della medicina rigenerativa, siamo orgogliosi di aiutarli a iniziare la loro ricerca”.

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Innovazione stampanti 3D, da oggi anche un feto potrà essere riprodotto https://www.business.it/innovazioni-stampanti-3d-feto/ Mon, 21 May 2018 12:40:30 +0000 https://www.business.it/?p=25552 La stampa 3D in campo medicale è molto utilizzata, sono infatti sempre più numerosi i settori che la scelgono come pratica consueta. L’ultimo ambito in cui è stata applicata con successo è quello embrionale. Un team di dottori dell’Università del Michigan, negli Usa, è riuscito per la prima volta a ricreare l’anatomia di un feto.… Leggi tutto »Innovazione stampanti 3D, da oggi anche un feto potrà essere riprodotto

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La stampa 3D in campo medicale è molto utilizzata, sono infatti sempre più numerosi i settori che la scelgono come pratica consueta.

L’ultimo ambito in cui è stata applicata con successo è quello embrionale. Un team di dottori dell’Università del Michigan, negli Usa, è riuscito per la prima volta a ricreare l’anatomia di un feto.

Finora l’innovazione nel settore aveva permesso di vedere un bimbo in grembo tramite ecografie che mostravano il bambino in 3D, compreso di colori.

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Adesso, grazie ad ecografie che riprendono il bambino attraverso più posizioni, è possibile ricreare esattamente il corpicino del feto e tenere la piccola scultura in una mano.

Ciò serve a capire se esistono malformazioni tali da minacciare la vita del feto prima della nascita, ma la costruzione reale del bimbo ancora nel pancione ha creato un entusiasmo tale che un’azienda brasiliana ha deciso di produrne varie versioni secondo le richieste dei futuri genitori.

Embryo 3D

Si chiama Embryo 3D ed è capace di utilizzare scansioni a ultrasuoni per creare un modello in plastica del feto.

Una stampante 3D molto sofisticata e ultraprofessionale che riesce a riprodurre in modo preciso tutti i dettagli più minuti, dalle mani ai piedi, compreso il cordone ombelicale e una versione dettagliata del viso.

Questi nuovi e futuristici modellini sono il passo successivo all’immagine 3D, che già era stata utilizzata per individuare difetti alla nascita e per consentire ai genitori di vedere lo sviluppo del loro bambino da fuori dal grembo materno.

La ricerca in Brasile

donna-incintaGià nel 2016 i ricercatori brasiliani hanno messo in mostra la tecnologia che ha permesso ai genitori in attesa di vedere crescere i loro bambini non ancora nati utilizzando nuove immagini 3D realistiche. Oggi alcuni ricercatori, sempre in Brasile, hanno utilizzato le cuffie da realtà virtuale Oculus Rift per trasformare i dati di risonanza magnetica e gli ultrasuoni nel modello realistico di un feto.

Quindi, invece di ottenere un’immagine sfocata di qualcosa che somiglia ad un bambino, i futuri genitori potrebbero invece avere un‘immagine nitida e più che realistica.

Gli scienziati utilizzano la risonanza magnetica per ricostruire in 3D le scansioni, una volta creato un modello accurato, il dispositivo di realtà virtuale può essere programmato per incorporare il modello.

Il Dottorn Heron Werner Jr, della Clinica de Diagnostico per Imagem situata a Rio de Janeiro, ha dichiarato che: “I modelli fetali 3D combinati con tecnologie immersive di realtà virtuale possono migliorare la nostra comprensione delle caratteristiche anatomiche del feto e possono quindi essere utilizzati per scopi educativi e come metodo, per i genitori, di visualizzare il loro bambino non ancora nato”.

I modelli di realtà virtuale sono incredibilmente realistici e ricreano l’intera struttura interna del feto, compresa una veduta dettagliata delle vie respiratorie, che può aiutare i medici a valutare le anomalie.

La tecnologia Oculus Rift 2 può quindi offrire il bimbo in un ambiente immersivo, completo di suoni del battito cardiaco derivati ​​dall’ecografia del feto. I ricercatori possono di conseguenza studiare l’anatomia fetale 3D fin nel più piccolo dettaglio.

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Per salvare una vita

Le nuove tecnologie hanno aiutato i medici a valutare le vie aeree fetali, una questione estremamente importante per un feto in via di sviluppo.

Se ad esempio, gli ultrasuoni mostravano una massa anormale vicino alle vie aeree fetali, i medici potevano usare le immagini 3D e l’auricolare per valutare l’intera lunghezza delle vie aeree e prendere decisioni più consapevoli sul da farsi.

Spesso chiedono alle future mamme se hanno sognato il bambino prima della nascita. D’ora in poi potranno già vederlo e tenerlo in braccio prima ancora di immaginarlo.

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Idee migliori dopo alcuni drink. L'alcol aiuta la creatività https://www.business.it/idee-migliori-dopo-alcuni-drink-lalcol-aiuta-creativita/ Thu, 03 May 2018 08:55:09 +0000 https://www.business.it/?p=24367 Quando la scienza si schiera dalla nostra parte non possiamo che essere felici! Secondo quanto appreso, da una ricerca scientifica effettuata dal professor Andrew Jarosz del Dipartimento di Psicologia della Mississippi State University,  è stato confermato che l’alcol sia in grado di stimolare l’intelligenza e la creatività umana. Un’ottima notizia per tutti gli appassionati e i degustatori di bevande alcoliche, che leggeranno questo… Leggi tutto »Idee migliori dopo alcuni drink. L'alcol aiuta la creatività

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Quando la scienza si schiera dalla nostra parte non possiamo che essere felici! Secondo quanto appreso, da una ricerca scientifica effettuata dal professor Andrew Jarosz del Dipartimento di Psicologia della Mississippi State University,  è stato confermato che l’alcol sia in grado di stimolare l’intelligenza e la creatività umana. Un’ottima notizia per tutti gli appassionati e i degustatori di bevande alcoliche, che leggeranno questo articolo.

Infatti, la birra, e non solo, ha la  capacità di poter stimolare l’intelligenza, dopo solo un paio di bicchieri, rendendo più semplice la risoluzione di giochi di logica come ad esempio rompicapo e quiz. Chi è un po’ brillo avrebbe una maggiore capacità di “problem solving” rispetto a chi è sobrio. Significa che di fronte a un problema, è capace di fare in modo rapido ed efficace associazioni di pensiero e di proporre anche soluzioni più innovative. I ricercatori dell’Università hanno scoperto che l’alcol stimola la creatività e il problem solving, ma come è possibile?

alcol-creativitaI risultati della scoperta

Una teoria popolare vuole che molti grandi pittori, musicisti o letterati componessero le proprie opere sotto gli effetti di alcol, droghe o allucinogeni stimolanti del genio creativo al di là delle barriere della logica e della razionalità. Un recente studio sembrerebbe confermare un possibile nesso fra alcol e pensiero creativo: Charles Bukowski, Amedeo Modigliani o altri dovrebbero la loro fama ad una sorta di “intelligenza alcolica”? Uno studio del Mississippi State University sembrerebbe confermarlo. Ma vediamo meglio che relazione c’è fra alcol e pensiero creativo.

Un campione di studenti dell’ateneo statunitense ha bevuto cocktail con vodka e mirtilli a intervalli regolari fino a che l’alcol non è arrivato quasi a superare la soglia legale di alcol nel sangue. I giovani un po’ tipsy, che sta per brilli, hanno saputo rispondere alle domande di un test di problem solving creativo chiamato “Remote Associates Test” meglio dei compagni sobri, sono stati capaci di fare associazioni di pensiero prima degli altri e hanno presentato soluzioni più fantasiose alle questioni che gli sono state sottoposte.

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Lo studio è stato criticato da alcuni membri della comunità accademica perché ha riguardato soltanto 20 soggetti maschi con meno di 30 anni. Ma il professor Jarosz chiarisce che, pur essendo il campione limitato, la correlazione è impressionante. “Abbiamo scoperto che le persone alticce hanno risolto da due a tre problemi in più rispetto a chi è rimasto sobrio. Hanno anche presentato le loro risposte con maggiore rapidità, entro il limite di tempo di un minuto per domanda, che è forse ancora più sorprendente”, racconta all’Harvard Business Review.

Secondo Jarosz, la soluzione creativa dei problemi è un settore in cui un effetto chiave dell’ubriachezza, la perdita di concentrazione, è di aiuto e non di ostacolo. In sostanza, l’alcol darebbe una mano a “lasciarsi andare” e di conseguenza a liberare inventiva e immaginazione. Il professore ci scherza sopra: “Amo le birre artigianali ma in genere non bevo sul posto di lavoro, e il mio obiettivo di ricerca non era l’alcol. Ero più interessato a indagare i modi per migliorare l’abilità di risoluzione dei problemi. Mi sono sempre chiesto che cosa induca le persone ad avere improvvisi lampi di intuizione. E il test mostra che l’alcol può essere un fattore, perché porta a rilassare la mente”.

L’alcol, che distrae dal compito centrale, permette di attingere alla mente inconscia e di trovare strade alternative. “Se hai bisogno di pensare fuori dagli schemi, qualche drink a pranzo potrebbe essere positivo”, conclude il professor Jarosz. Attenzione, però, perché la correlazione fra alcol e problem solving con probabilità si annulla quando si passa da “brillo” a “ubriaco”.

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Intelligenza Artificiale, a Napoli il primo centro di tecnologie A.I. per la medicina di precisione https://www.business.it/intelligenza-artificiale-napoli-centro-tecnologie-medicina-precisione/ Sat, 21 Apr 2018 06:30:29 +0000 https://www.business.it/?p=23487 “L’intesa è stata firmata con lo scopo di raggiungere nuovi traguardi nel campo della medicina di precisione tramite la sinergia di percorsi di eccellenza, che possano essere utili ad individuare moderni ed idonei indirizzi in materia di prevenzione, diagnosi e cura delle patologie tumorali attraverso la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica e gestionale”. Questo è… Leggi tutto »Intelligenza Artificiale, a Napoli il primo centro di tecnologie A.I. per la medicina di precisione

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L’intesa è stata firmata con lo scopo di raggiungere nuovi traguardi nel campo della medicina di precisione tramite la sinergia di percorsi di eccellenza, che possano essere utili ad individuare moderni ed idonei indirizzi in materia di prevenzione, diagnosi e cura delle patologie tumorali attraverso la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica e gestionale”. Questo è ciò che si legge nella nota ufficiale dell’Istituto nazionale tumori ‘Fondazione Pascale’ di Napoli, che ha siglato una partnership straordinariamente innovativa con il Dipartimento di Ingegneria Ict e Tecnologie per l’energia e i trasporti (Diitet) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), e l’Ibm Italia.

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Sanità e innovazione, settore in crescitaL’Italia e l’innovazione in Sanità

Il nostro paese è sempre più all’avanguardia in tema new tech e sanità, e l’inaugurazione di questo nuovo centro di applicazione delle tecnologie dell’intelligenza artificiale e dei sistemi cognitivi alla medicina di precisione lo dimostra. Di fatto rappresenta l’inizio di un percorso volto a creare eccellenze italiane in un ambito che è ancora strettamente collegato ai paesi stranieri.

Si è espresso in maniera positiva ed entusiasta il direttore generale dell’Ircss Pascale Attilio Bianchi, affermando: “Siamo onorati che Ibm e Cnr abbiano individuato il Pascale per attivare questa ricerca di respiro internazionale. Metteremo a disposizione tutto il nostro know how, certi di partecipare alla creazione di un nuovo paradigma per la ricerca e l’assistenza”.

sanità innovazioneL’Intelligenza Artificiale al servizio dei pazienti

Il campo della medicina di precisione è tra i più importanti nel settore dell’avanguardia medica, eppure nel nostro paese si investe ancora poco in innovazione sanitaria. Il progetto è storico e ha lo scopo di diventare il punto di riferimento per lo sviluppo di ulteriori contesti medicali ad esso collegati.

Il direttore di Icar Cnr Giuseppe De Pietro ha dichiarato con orgoglio e soddisfazione che: “Il Cnr è fortemente impegnato nello sviluppo di nuove tecnologie basate sull’intelligenza artificiale. La nascita di questo Centro rappresenta un’importante opportunità  per favorire un rapido ed efficace sviluppo di tali tecnologie nel settore della medicina di precisione”.

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Dello stesso parere Francesco Stronati, vice presidente Settore Pubblico e Sanità Ibm Italia, che sull’inaugurazione esprime parole entusiaste: “Siamo fieri di collaborare con due Centri all’avanguardia nel campo della ricerca quali ‘Fondazione Pascale’ e Cnr. Come Ibm siamo impegnati nello sviluppo di soluzioni in ambito sanitario che vedono le tecnologie cognitive e di intelligenza aumentata a servizio di pazienti, professionisti e ricercatori. Metteremo a disposizione del nuovo Centro di Sperimentazione le nostre competenze con l’obiettivo di supportare una sempre migliore cura delle persone”.

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La tecnologia al servizio dell'eutanasia: presentata Sarco, la macchina del suicidio https://www.business.it/sarco-macchina-suicidio/ Mon, 16 Apr 2018 10:39:08 +0000 https://www.business.it/?p=23062 Che siate pro o contro l’eutanasia, poco importa. Al diritto di morire ci ha pensato e creduto soprattutto Philip Nitschke, il creatore della macchina del suicidio Sarco. L’attivista australiano si cimenta da anni in sperimentazioni tecnologiche degne di nota. Ma se alcuni storcono il naso, altri plaudono il progresso biomedico, nonostante le importanti en conseguenti implicazioni… Leggi tutto »La tecnologia al servizio dell'eutanasia: presentata Sarco, la macchina del suicidio

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Che siate pro o contro l’eutanasia, poco importa. Al diritto di morire ci ha pensato e creduto soprattutto Philip Nitschke, il creatore della macchina del suicidio Sarco. L’attivista australiano si cimenta da anni in sperimentazioni tecnologiche degne di nota. Ma se alcuni storcono il naso, altri plaudono il progresso biomedico, nonostante le importanti en conseguenti implicazioni etiche.

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La macchina del suicido di Nitschke è stata ufficialmente presentata durante la fiera funeraria ad Amsterdam la scorsa settimana.

Sarco: la macchina per il suicidio fai da te

Sapevate che esiste una vera e propria fiera a tema funerario? La terza edizione dell’evento si è tenuto nel Westerkerk di Amsterdam. La fiera offre alle persone l’ispirazione su come possono organizzare il proprio funerale o quello di una persona cara. Proprio durante la manifestazione Sarco è stata mostrata al grande pubblico come un risultato più che incredibile e tecnologicamente avanzato.
Si tratta di una macchina stampata in 3D, che lo stesso Nitschke spera cambierà il modo in cui si decide di morire. Il “Sarco” è praticamente un pod di dimensioni umane, che poggia su un supporto. In questa capsula si trova un contenitore di azoto, che viene rilasciato nel pod con la semplice pressione di un pulsante. La fase di stordimento previene quella della morte. “La persona che vuole morire preme il pulsante e la capsula è piena di azoto, si sentirà un po ‘stordito ma poi perderà rapidamente conoscenza e morirà. Credo che scegliere il momento in cui morire sia un diritto umano fondamentale, non è solo un privilegio medico per gli ammalati, ma se hai il dono prezioso della vita, dovresti essere in grado di dare quel dono al momento di la tua scelta “, ha dichiarato l’australiano a Agence France-Presse.

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sarco-macchinaOvviamente Nitschke si definisce un’attivista per “l’eutanasia volontaria e il suicidio razionale”, definendoli entrambi veri e propri diritti umani. Durante la fiera funeraria ha portato un’esperienza virtuale proprio per sperimentare la tecnologia innovativa, a dir poco spiazzante.

La tecnologia al servizio della vita e della morte

Marco rappresenta un vero e proprio salto nell’era dell’innovazione legata alla libera scelta. Siamo sempre portati a pensare alla tecnologia come ad un qualcosa che ci aiuta a vivere in modo migliore, e qualitativamente più alto.

Adesso Sarco propone un modo tecnologico per morire, oltre che per vivere, grazie al lavoro ingegneristico dell’olandese Alexander Bannick. L’innovazione non sta solo nel fatto di come è stata concepita, ma anche di come si possa tranquillare costruire in casa propria grazie ad una stampante 3D ed essere riutilizzata.

Sarco è infatti capace di ricevere comandi dall’interno grazie a pulsanti che, una volta premuti, rilasciano quantità progressive di azoto liquido. Dopo la morte dell’utente, la parte superiore si trasforma in una sorta di bara biodegradabile, mentre la parte inferiore può essere riutilizzata all’occorrenza.

Quanto costa? 1000 euro, ovvero il prezzo della stampante in grado di assemblarla direttamente a casa propria.

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Lasciare il pianeta Terra, l'ipotesi fantascientifica acquista importanza per salvare l'umanità https://www.business.it/lasciare-pianeta-terra-salvare-umanita/ Tue, 10 Apr 2018 11:55:52 +0000 https://www.business.it/?p=22600 L’ipotesi che si debba lasciare il nostro pianeta per andare incontro a qualcosa di più puro e meno incontaminato della Terra sembra un’idea sempre più condivisa. Lo dice Hawking: dobbiamo lasciare la Terra Coloro che la pensano così non sono infatti solo nerd o scienziati di prima categoria, immersi nella ricerca e in altrettante teorie… Leggi tutto »Lasciare il pianeta Terra, l'ipotesi fantascientifica acquista importanza per salvare l'umanità

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L’ipotesi che si debba lasciare il nostro pianeta per andare incontro a qualcosa di più puro e meno incontaminato della Terra sembra un’idea sempre più condivisa.

Lo dice Hawking: dobbiamo lasciare la Terra

Coloro che la pensano così non sono infatti solo nerd o scienziati di prima categoria, immersi nella ricerca e in altrettante teorie catastrofiche, bensì anche informatici e businessman di prim’ordine come Elon Musk, o luminari come il compianto Stephen Hawking che dichiara: Spero che le nazioni in competizione possano unirsi per uno scopo comune, per affrontare una sfida che riguarda tutti. Stiamo esaurendo lo spazio a nostra disposizione e gli unici luoghi in cui possiamo andare sono altri mondi. È giunto il momento di esplorare altri sistemi solari. Sono convinto che gli esseri umani debbano lasciare la Terra“.

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viaggio-nello-spazio-virgin-galacticEmergenze terrestri

La domanda che sorge spontanea è dunque questa: cosa possiamo fare nello spazio che non abbiamo sulla Terra?

Quali sono i problemi risolvibili fuori dal nostro sistema terrestre?

Molti lanciano l’emergenza inquinamento, soprattuto negli oceani dove la natura bellissima e incontaminata è venuta a contatto con decine di migliaia di metri cubi di spazzatura.

L’uomo è nell’era più tecnologicamente avanzata, eppure non è riuscito ancora a risolvere problemi come quello dell’inquinamento ambientale e dell’impatto nei confronti dell’ecosistema. Di fatto abitiamo in un mondo dalle risorse incredibili, pieno di bellezza e perfezione. Ma le emergenze sono numerose e visto che la popolazione cresce di anno in anno, qualche domanda sul futuro è opportuno farsela. E se non possiamo fermare la crescita della nostra specie, non possiamo neanche lottare contro l’economia che ha la parallela necessità di svilupparsi. Non importa che le culture siano durate da decine a centinaia di migliaia di anni senza crescita economica o demografica, adesso la nostra situazione attuale prevede un’esplosione globale. Bisogna quindi trovare una soluzione e farlo al più presto per coabitare in equilibrio. 

Dalla fantascienza alla scienza

Prendere delle astronavi e volare via verso altri pianeti è un’idea ventilata da anni di fantascienza. Libri e film hanno raccontato la colonizzazione di altri mondi, per cause alimentari, nucleari o catastrofiche. Interstellar, di Christopher Nolan è l’ultimo in ordine di tempo, ma numerose pellicole hanno già raccontato la volontà di cercare un nuovo equilibrio naturale su un altro mondo diverso dalla nostra Terra. Questa tra l’altro sarebbe una scelta consapevole se non consideriamo le calamità naturali come il sole che diventa un gigante rosso e inghiotte la Terra o arriva un asteroide come quello che pensiamo abbia ucciso i dinosauri e distruggerà il mondo. Ma se le ultime ipotesi potrebbero sì verificarsi ma solo tra migliaia di anni, le questioni relative ai tempi umani sono fatte dall’uomo. E i problemi che riscontriamo sulla Terra, se non risolti adeguatamente, porteranno davvero a pensare ad una vita fuori dall’orbita terrestre.

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Supeluna-lunabluRicordando che il progresso tecnologico attuale è così grande nei tempi umani che si sta ci avvicinando sul tempo in cui potremo visitare Marte come turisti. Il problema più grande quindi non è l’attesa dell’espansione del sole o l’avvicinarsi di un asteroide, ma come vivremo i prossimi anni sul nostro pianeta. Qual è il modo migliore per sopravvivere nei prossimi secoli e affrontare questioni ambientali, climatiche e demografiche? Anche perché nessuno ci dà la certezza che non distruggeremo anche l’astronave, la stazione spaziale o il prossimo mondo come stiamo facendo con la Terra.

ma se le nostre convinzioni, i nostri obiettivi economici e sociali e i comportamenti che ne derivano stanno causando problemi che vale la pena risolvere adesso, è necessario cambiare tutte le nostre convinzioni e cercare soluzioni adeguate a risolverli.

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Le mani protesiche diventano intelligenti, i traguardi della tecnologia https://www.business.it/mani-protesiche-intelligenti-tecnologia/ Mon, 09 Apr 2018 11:31:50 +0000 https://www.business.it/?p=22498 Avete mai sentito parlare di protesi connesse al tessuto neurale? La tecnologia e la ricerca vanno avanti complimentando studi ed esperienze nel settore. Per quanto riguarda le protesi alla mano, oggi al fanta scienza è finalmente diventata realtà: sono moltissimi gli esperimenti che riguardano protesi cibernetiche da trapiantarsi sul polso e collegata direttamente con gli… Leggi tutto »Le mani protesiche diventano intelligenti, i traguardi della tecnologia

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Avete mai sentito parlare di protesi connesse al tessuto neurale? La tecnologia e la ricerca vanno avanti complimentando studi ed esperienze nel settore. Per quanto riguarda le protesi alla mano, oggi al fanta scienza è finalmente diventata realtà: sono moltissimi gli esperimenti che riguardano protesi cibernetiche da trapiantarsi sul polso e collegata direttamente con gli impulsi neuronici. Questo darà la possibilità di rendere sempre più ampia la gamma di sensazioni dei movimenti che si stanno compiendo. Dunque ricerca e tecnologia puntano al passo successivo: far diventare una mano protesica anche una mano intelligente, fornendo alle protesi il senso del tatto. Questo darà la possibilità alla mente di controllare la pulsione di chi le indossa e di percepire ciò che stanno toccando.

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Le mani intelligenti di Psyonic

Finora infatti, il problema comune ha tutti coloro che indossavano una protesi era quello di non riuscire a percepire la pressione: ciò capitava quando stringevano le mani ad altre persone, prendevano un bicchiere o una cosa più delicata come il guscio d’uovo.

Garrett Anderson ne rappresenta l’esempio perfetto: ex-sergente dell’esercito degli Stati Uniti in pensione, Anderson aveva perso il braccio destro nel 2005 mentre era in pattuglia in Iraq. Ben anche lui, come tanti nelle sue condizioni, non riusciva a dire quanta pressione stava applicando con la sua mano protesica, una volta ruppe quasi la mano della nonna mentre la stava solo stringendo.

Anderson si è reso disponibile per sperimentazione di nuovi prototipi, così negli ultimi tre anni, ne ha testati personalmente numerosissimi. L’ultimo gli ha cambiato la vita:

Posso sentire il tocco della mano di mia figlia o toccare la mano di mia moglie e prendere un guscio d’uovo vuoto senza schiacciarlo“, afferma entusiasta Anderson. Il prototipo di ultima generazione arriva da Psyonic, una startup operativa al Research Park dell’Università dell’Illinois, a Urbana-Champaign. Psyonic prevede di fornire protesi commerciali con rilevamento della pressione già dal prossimo anno, e quelle con feedback sensoriale subito dopo.

Come molte protesi già sul mercato, la mano ideata da Psyonic di Anderson è quella che viene chiamata “una protesi mioelettrica“, il che significa che è controllata usando segnali elettrici generati dai restanti muscoli del suo braccio. I muscoli del suo avambraccio dicono alle sue dita di flettersi ed estendersi, e ciò accade come per tutti noi. 

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Ricerca e tecnologia complementari

La tecnologia è davvero in procinto di trasformare l’impensabile in realtà. Le protesi, solo all’apparenza fredde e insensibili, si trasformano in estensioni del corpo umano e possono essere finalmente controllate dalla mente regalando, a chi le indossa, un senso del tatto e una maggiore libertà di movimento.

imprese italianeInsieme al feedback sensoriale, la protesi in gomma e in silicone di Psyonic utilizzano l’apprendimento automatico per dare un controllo intuitivo a chi lo indossa. Il Modular Prosthetic Limb della Johns Hopkins University promette di fornire forza “umana”, abilità e sensibilità dettate dal pensiero. Il progetto è attualmente in fase di ricerca, ma non è l’unica. Anche la compagnia islandese Ossur sta conducendo prove precliniche su protesi di piedi e piedi controllati dalla mente. Questi e altri progressi potrebbero rendere finalmente più facile per gli amputati svolgere i compiti che la maggior parte delle persone dà per scontati.

L’esempio Made in Italy

Anche l’Italia e la ricerca sono all’avanguardia nel settore: solo di pochi mesi fa la notizia dell’intervento eseguito al policlinico Gemelli di Roma ad Almerina Mascarello, 55 anni, la prima persona italiana a cui è stata impiantata una mano bionica. La protesi della mano è stata sviluppata a Pisa, alla scuola superiore Sant’Anna. Un esempio di eccellenza tecnologia Made in Italy.

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Il fumo libero avanza, si fuma ma non sballa https://www.business.it/il-fumo-libero-avanza-si-fuma-ma-non-sballa/ Mon, 09 Apr 2018 07:34:00 +0000 https://www.business.it/?p=22605 Tutto è iniziato con Easy Joint, una piccola azienda che vendeva in rete infiorescenze di canapa light, perfettamente legali perché contenenti meno dello 0,6% di Thc. Poi sono arrivati gli smartshop, i grow shop – negozi dedicati alla vendita di tutti i derivati della canapa – che hanno iniziato a spuntare come funghi su tutta la penisola. E quindi i tabaccai,… Leggi tutto »Il fumo libero avanza, si fuma ma non sballa

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Tutto è iniziato con Easy Joint, una piccola azienda che vendeva in rete infiorescenze di canapa light, perfettamente legali perché contenenti meno dello 0,6% di Thc. Poi sono arrivati gli smartshop, i grow shop – negozi dedicati alla vendita di tutti i derivati della canapa – che hanno iniziato a spuntare come funghi su tutta la penisola. E quindi i tabaccai, in molti dei quali oggi (almeno a Roma) sono disponibili piccoli sacchettini di infiorescenze di canapa italiana, a suggellare la svolta mainstream della nuova cannabis legale.

E c’è anche chi si sta attrezzando per fornire servizi di home delivery: Pony Weed ad esempio, azienda che (sempre a Roma per ora) promette di portare l’erba direttamente a casa del consumatore, come un pony express della marijuana. La cannabis legale, insomma, dilaga: un’autentica mania che non accenna a placarsi, e che non manca di sollevare un certo numero di domande: sarà davvero tutto in regola? È davvero possibile vendere la cannabis anche in tabaccheria? Il consumatore rischia qualcosa acquistandola? Vediamo se è possibile rispondere.

Cannabis light legale

Facciamo un salto indietro di 2 anni, e arriviamo all’anno della svolta. È il 2016, il mondo è cambiato radicalmente rispetto ai decenni precedenti, una nuova attenzione per l’ambiente e l’aumento dei prezzi del petrolio rendono nuovamente appetibile la coltivazione e la lavorazione della canapa.

Troppo appetibile per lasciarci sfuggire l’occasione, e così viene varata una legge, la 242 del 2016, che punta a incentivare nuovamente le coltivazioni: maggiori tutele, regole più semplici e flessibili, possibilità di coltivare senza dover richiedere un’autorizzazione e incentivi statali per la coltivazione e la creazione di impianti di trasformazione.

Una legge richiesta da più parti, che ha rilanciato la produzione italiana di canapa, con l’effetto collaterale di aprire il varco alla cannabis light legale. Tra le pieghe della legge, infatti, gli imprenditori più lungimiranti hanno adocchiato immediatamente la possibilità di commercializzare liberamente le infiorescenze ottenute dalle coltivazioni legali.

La legge 242 in effetti fissa alcune destinazioni d’uso: alimenti e cosmetici, semilavorati per applicazioni industriali, prodotti per la bio-edilizia, e così via. Manca ovviamente alcuna menzione alla possibilità di commercializzare le infiorescenze per uso ricreativo. Ma se un prodotto venduto espressamente per essere fumato violerebbe diverse normative sanitarie, non ci sono invece norme esplicite che vietino la commercializzazione come deodorante per ambienti o articolo da collezione.

È possibile comprare la cannabis in Italia? É davvero legale?

Da qualche giorno in tutta Italia è possibile trovare EasyJoint, la marijuana legale che viene chiamata con il nome di “cannabis light”: quest’ultima, avendo una percentuale di THC minore rispetto a quella dei limiti di legge (in Italia 0,2%), può essere dunque commercializzata. 

EasyJoint è confezionata in piccoli contenitori contenti 8 grammi di marijuana e costano 17 euro l’uno. La marijuana legale, lo ricordiamo, presenta bassi contenuti di Thc (la sostanza che altera le percezioni degli assuntori) ed elevati contenuti di Tbc, sostanza legale che sarebbe ritenuta all’origine delle proprietà rilassanti della canapa.

Poniamo l’attenzione sui possibili effetti di una nuova legge in vigore in Italia secondo cui si può coltivare canapa con bassissimo contenuto di thc se il principio attivo non supera lo 0,2%.  Un mercato in costante espansione, secondo Paolo Poli, presidente della società scientifica di ricerca sulla cannabis : “Sulla cannabis ci sono troppi pregiudizi”.

Parlano anche Luca Marola e Leonardo Brunzini rispettivamente amministratore e agronomo di Easyjoint, azienda leader in Italia nel settore della marijuana light: “Attualmente con questo mercato abbiamo fatturato sopra il milione e mezzo di euro e questo è solo l’inizio”. Un prodotto che è legale acquistare ma che non può essere utilizzato a fini di consumo per il fumo. Per chi ha scelto questa via, comunque, per ora non sembrano esserci stati particolari problemi. A dover fare attenzione piuttosto potrebbe essere il consumatore: per la legge italiana infatti il consumo di marijuana a scopo ricreativo è infatti vietato ad ogni livello

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Quante persone in Italia consumano cannabis?

Il numero è stato stimato dall’ammontare di quantità sequestrata, dall’analisi delle acque reflue e mediante sondaggi (il più affidabile rimane l’ultimo). Se si considera la popolazione in generale, l’Istat ha stimato che nel 2013 1 italiano su 10 ne abbia fatto uso nell’ultimo anno, per un totale di 6 milioni di consumatori, ma con elevata variabilità fra le fasce d’età. La domanda si traduce poi in una spesa annua che oscilla tra i 4 e gli 8 miliardi a seconda delle stime sulla frequenza di utilizzo.

Restringendo l’attenzione solo sui più giovani (tra 15 e 34 anni), l’Italia è il secondo paese in Europa per uso di cannabis, con il 19% degli abitanti in questa fascia di età che ne ha fatto uso nell’ultimo anno, e al diminuire dell’età il consumo continua a salire. Tra i 15 e i 19 anni sale al 27% la percentuale di studenti che ha fumato cannabis o suoi derivati nell’ultimo anno.

Un terzo delle 19enni ha provato a “fumare”, e più del 40% dei pari età. Il 4% invece ha affermato di averla fumata più di 20 volte nell’ultimo mese. Se si analizza il consumo nel tempo, tra gli studenti, esso è sceso costantemente dal 1997 fino al 2012 per poi tornare bruscamente, in soli 3 anni, ai livelli del 1997.

L’uso ricreativo della marijuana è legale in alcuni stati

Negli Stati Uniti è arrivata una novità riguardante l’uso medico e ricreativo della cannabis. Cosa è cambiato in merito in alcuni stati? In California è stato legalizzato l’uso della marijuana a scopo ricreativo: i cittadini californiani maggiorenni (dai 21 anni in poi) potranno portare con sé 28,5 grammi di marijuana e coltivare fino a 6 piantine di cannabis per uso personale senza essere per questo perseguibili, e questo accadrà presto anche in Nevada, Maine e Massachusetts.

Sono diventati quattro gli Stati (più un distretto federale) in cui fumare erba è legale anche a scopo ricreativo: Oregon, appunto, Alaska, Washington, Colorado e Washington Dc. Infatti il 20% degli statunitensi vive in uno stato in cui si è votato per legalizzare l’uso ricreativo. Molti di più vivono in stati con forme di accesso terapeutico alla marijuana.

Fuori dagli Usa, il pioniere è l’Uruguay, il primo stato al mondo ad aver pienamente legalizzato la marijuana nel 2013. La vera sorpresa, però, sembra essere rappresentata dalla Corea del Nord. Dal Paese di Kim Jong-un, infatti, sono arrivate alcune testimonianze che parlano di totale assenza di leggi che limitino l’uso di marijuana.

Il freelance Darmon Richter ha dichiarato di aver acquistato una busta di marijuana per l’equivalente di circa 70 centesimi di euro e di averla fumata in pubblico senza che nessuno se ne lamentasse. Secondo Vice news, a Pyongyang e dintorni a consumare droghe leggere sono soprattutto gli appartenenti alle classi più basse: “Dopo un giorno di duro lavoro manuale, è comune per i lavoratori nordcoreani fumare per rilassarsi”. Accanto ai Paesi che accettano o tollerano il consumo a scopo ricreativo, ci sono quelli che l’hanno ammessa sotto prescrizione medica e quelli che l’hanno depenalizzata.

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Sempre più diffuso l’uso terapeutico della marijuana

Marijuana a scopo terapeutico, se ne parla da tanto tempo ma in pochi sanno veramente di cosa si tratta. Molte Regioni in Italia hanno dato il via libera all’uso di farmaci a base di cannabinoidi. In altri Paesi del mondo le ricerche sono avanzate e l’uso terapeutico di questo principio attivo è ormi una realtà. Del resto si tratta solo di autorizzare  un farmaco che sfrutti le tante proprietà terapeutiche della Maruijana, certamente non di dare il via libera all’utilizzo di droghe leggere, che sarebbe tutta un’altra faccenda. 

Del resto le dosi terapeutiche sono ben lungi dall’avere lo stesso effetto di quella che si assume come droga, quindi non dovrebbe esservi alcuna preoccupazione che la cosa possa sfuggire di mano. Lo scopo è di dare alle persone che ne hanno bisogno la possibilità di sfruttare le proprietà terapeutiche della Cannabis, proprietà che in molti casi possono alleviare i dolori, possono aiutare a combattere alcune anche terribili malattie, possono dare un po’ di sollievo a chi dai farmaci non ottiene più nulla.

Già negli Stati Uniti da anni sono state riconosciute le proprietà antitumorali dei cannabinoidi, ma anche quelle di aiutare a sopportare meglio gli effetti collaterali della chemioterapia. La stessa FDA, acronimo della terminologia inglese Food and Drug Administration, in italiano Agenzia per gli Alimenti e i Medicinaliha riconosciuto che alcune sostanze derivanti dalla Cannabis avrebbero proprietà antitumorali, in particolare riuscirebbero a contrastare le forme più gravi di cancro al cervello, riuscendo addirittura a ridurre le dimensioni del tumore stesso, cosa che oltretutto risulterebbe assai importante in caso di radioterapia. 

Ci sono prove conclusive o sostanziali, che cannabis o cannabinoli scoperti nella pianta della marijuana, possono essere efficaci nel trattamento del dolore cronico, che è “di gran lunga il più comune” dei motivi per cui viene richiesta la marijuana terapeutica. Una sostanza della cannabis, il THC, sarebbe in grdo di contrastare il virus dell’Aids. Un recente studio ha dimostrato che questa sostanza sarebbe in grado di proteggere le cellule dagli attacchi del virus HIV.  Infine, una studio condotto dai ricercatori del California Pacific Medical Center di San Francisco ha dimostrato che un composto derivato dalla Maruijana sarebbe in grado di ridurre la formazione di metastasi in casi di tumore e quindi di ridurre sensibilmente la mortalità.

L’uso terapeutico è permesso in New Mexico, Arizona, Montana, Michigan, Illinois, New Jersey e New Hampshire. Il consumo di piccole quantità è depenalizzato (non si rischia una detenzione lunga in carcere, ma resta comunque il pericolo di una multa di centinaia di dollari e qualche notte in cella per il traffico di dosi eccessive) in Nebraska, Missouri, Mississippi, Ohio e North Carolina.

L’uso medico e terapeutico della marijuana è stato legalizzato in California, Massachusetts, North Dakota, Florida, Arkansas, Nevada, Maine per il trattamento di patologie quali  Aids, cancro, epilessia e epatite C. Attenzione ai limiti di età che varranno per tutti gli usi della cannabis: come nel caso degli alcolici, la marijuana rimarrà vietata ai minori di 21 anni. Anche in Italia è cambiato qualcosa: l’approvazione dell’uso terapeutico della cannabis è già avvenuta in Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna e Toscana.

Ma quanto sappiamo esattamente sulla cannabis?

Una corposa ricerca appena pubblicata dalla National Academies of Sciences Engineering and Medicine propone una delle analisi più esaustive – e certamente delle più aggiornate – su quanto sappiamo esattamente sulla cannabis dal punto di vista scientifico. La commissione che ha redatto la relazione, che rappresenta le migliori università del Paese, ha preso in considerazione per la sua analisi oltre 10.000 studi, dai quali ha tratto quasi 100 conclusioni.

La relazione rivela soprattutto quanto ancora non sappiamo, ma è comunque sorprendente vedere quanto sappiamo su alcuni effetti terapeutici della cannabis. Delle buone ricerche sono essenziali, per sapere qual è il modo migliore per usarla, quali sono le modalità più sicure e quali sono i rischi reali. Su molti aspetti, i dati sono ancora insufficienti per pronunciarsi positivamente o negativamente sulla cannabis. 

Per citarne alcune, gli autori hanno raccolto prove moderate (un livello di prova abbastanza soddisfacente e un’indicazione che esistono buoni dati) che la cannabis non è collegata ad alcun accresciuto rischio di tumore ai polmoni o alla testa e al collo associati al fumo. Però, hanno raccolto prove limitate che suggeriscono che i consumatori cronici o frequenti possano avere tassi maggiori relativi a un certo tipo di tumore ai testicoli.

Ci sono anche prove moderate che l’uso di cannabis è collegato a un leggero aumento del rischio di depressione e a un maggiore rischio di fobia sociale. Sono necessarie ancora ulteriori ricerche sulla cannabis. Fatto molto importante: in molti casi, dire che la cannabis è collegata a un maggiore rischio non significa che l’uso di marijuana causa quel rischio.

Secondo la relazione, è complicato condurre ricerche sulla marijuana in questo momento a causa delle barriere nella regolamentazione, tra cui la classificazione della marijuana nella cosiddetta Schedule I della Drug Enforcement Administration e il fatto che i ricercatori spesso non possono accedere agli stessi tipi di marijuana realmente usati dei consumatori. Anche in stati in cui l’acquisto di marijuana è legale, le norme federali impediscono ai ricercatori di usare lo stesso prodotto.

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Cuscino interattivo per bambini autistici, la campagna crowdfunding è attiva https://www.business.it/cuscino-interattivo-bambini-autistici-campagna-crowdfunding/ Thu, 05 Apr 2018 06:30:34 +0000 https://www.business.it/?p=22118 In occasione della settimana in cui ricorre la Giornata mondiale dedicata alla consapevolezza dell’autismo, si inaugura la campagna di crowdfunding dell’ISTC-CNR di Roma. Il progetto è a sostegno di Plusme, si chiama “+me: motivating children with Autism Spectrum Disorders to interact socially through the use of Transitional Wearable Companions” (www.plusme.it). Si tratta di un cuscino… Leggi tutto »Cuscino interattivo per bambini autistici, la campagna crowdfunding è attiva

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In occasione della settimana in cui ricorre la Giornata mondiale dedicata alla consapevolezza dell’autismo, si inaugura la campagna di crowdfunding dell’ISTC-CNR di Roma. Il progetto è a sostegno di Plusme, si chiama “+me: motivating children with Autism Spectrum Disorders to interact socially through the use of Transitional Wearable Companions” (www.plusme.it). Si tratta di un cuscino interattivo appositamente studiato per sviluppare le abilità dei bambini affetti da ASD (Disturbi dello Spettro Autistico).

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Tecnologia a servizio dei più piccoli

Nato nel 2015, il team di ricercatori dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione ISTC-CNR di Roma, in collaborazione con neuropsichiatri e terapisti esperti del settore, ha saputo offrire un’impronta innovativa e sperimentale alla progettazione, incoraggiando i comportamenti dei bambini autistici proprio con questo particolare prodotto.

Purtroppo i fondi a supporto della straordinaria tecnologia messa a disposizione di questi bambini sono terminati, per questo è stata attivata la campagna di crowdfunding, grazie alla quale si cerca di ribaltare la tendenza che vede l’Italia tra i primi paesi europei che non destina abbastanza risorse alla protezione sociale delle persone con disabilità, in particolare disabilità psichiche.

Lo scopo della campagna è quello di continuare la sperimentazione, sostenendo un progetto importantissimo sia per rilevanza sociale, sia per potenzialità di sviluppo della soluzione.

Il cuscino interattivo: caratteristiche

Questo particolare oggetto somiglia ad un panda, ed è stato concepito dai ricercatori come un vero e proprio supporto terapeutico per incoraggiare lo sviluppo delle abilità sociali nei bambini affetti da ASD.

Come funziona?

Nascosto all’interno dell’oggetto c’è un arduino, che permette al cuscino di attivarsi: colorarsi diversamente, emettere suoni etc. Grazia ad app di controllo, il terapista può così modificare le funzioni a seconda della reazione del bambino, stimolando i comportamenti positivi e cercando e configurazioni a lui più gradite. Può essere infatti utilizzato attraverso funzioni che richiedono una collaborazione, dunque uno stimolo da parte del bambino, incoraggiandone le abilità più critiche.

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Sono stati effettuati test preliminari con bambini in sviluppo dai 34 mesi ai 12 anni di età, per poi passare alla sperimentazione su quelli affetti da ASD. La campagna di crowdfunding attiva da ieri permette la possibilità di continuare la sperimentazione, migliorando di volta in volta a seconda dei risultati ottenuti.

Purtroppo ricerche recenti evidenziano una crescita del numero di persone affette da ASD negli ultimi 20 anni, e ancora non si conosce la causa. Supportare un progetto così innovativo significa non solo aiutare i bambini interessati, ma creare una rete di aiuto anche per genitori, familiari, terapisti e medici che devono affrontare il percorso con loro.

cuscino-bimbiPer partecipare alla campagna:

https://igg.me/at/plusme

Heroes, meet in Maratea sostiene il progetto PlusMe e il relativo lancio dell’iniziativa di crowdfunding.

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La palla da discoteca che volteggia nello spazio: ecco a voi Humanity Star https://www.business.it/la-palla-discoteca-volteggia-nello-spazio-humanity-star/ Wed, 04 Apr 2018 05:00:59 +0000 https://www.business.it/?p=22017 Peter Becks è il Founder di una startup molto particolare. Sicuramente high tech, ma molto più futuristica di quanto immaginate. Si tratta di una nuova azienda aerospaziale, che ha creato un satellite tutto particolare, lanciato in orbita dalla Nuova Zelanda. La startup si chiama Rocket Lab, il satellite Humanity Star. Peter Becks ha avuto l’idea… Leggi tutto »La palla da discoteca che volteggia nello spazio: ecco a voi Humanity Star

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Peter Becks è il Founder di una startup molto particolare. Sicuramente high tech, ma molto più futuristica di quanto immaginate.

Si tratta di una nuova azienda aerospaziale, che ha creato un satellite tutto particolare, lanciato in orbita dalla Nuova Zelanda.

La startup si chiama Rocket Lab, il satellite Humanity Star. Peter Becks ha avuto l’idea di farlo volare nello spazio ma il perché resta ancora sconosciuto.

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Caratteristiche

Conosciutissime sono invece le particolarità di questo oggetto: un enorme sfera, costituita da 76 pannelli riflettenti. A prima vista sembra proprio una di quelle palle da discoteca che tanto andavano di moda negli anni ’80. Il materiale di cui è composta è fibra di carbonio, ed è stata progettata in questo modo per riflettere la luce del Sole direttamente sul nostro pianeta Terra ed essere così visibile ad occhio nudo.

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universo studi sulla materia oscura 2Il lancio

Lanciato lo scorso gennaio, Humanity Star è stato in grado di eseguire uno schema ellittico della durata di 90 minuti attorno al nostro pianeta. La velocità? Ha superato di 27 volte quella del suono.

Secondo il Rocket Lab, doveva essere “un simbolo luminoso e un promemoria per tutti su Terra sul nostro fragile posto nell’universo “.

É rientrato il 22 marzo 2018, sgretolandosi completamente nell’attraversamento dell’atmosfera terrestre.

Le reazioni non sono state tutte positive, gli astronomi in particolare hanno mostrato dubbi a riguardo spiegando che gli oggetti riflettenti in orbita possono interferire con le osservazioni astronomiche. Altri l’hanno addirittura additato come un atto di vandalismo del cielo notturno, come una specie di graffiti spaziali, altri ancora l’hanno definita “spazzatura spaziale luccicante”.

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Le parole del founder Beck

Ma Peter Beck ha creduto fortemente nel progetto, spiegare con le sue parole il motivo del lancio di Humanity Star:

Nel marzo 2018, The Humanity Star ha iniziato la sua discesa finale nell’atmosfera terrestre dove è bruciata al rientro, senza lasciare traccia.

Lanciato il 21 gennaio 2018, The Humanity Star è stato progettato per essere un simbolo temporaneo nel cielo notturno che ha incoraggiato tutti a guardare in alto, meditare su quale posto occupa l’umanità nell’universo e pensare a come possiamo lavorare insieme, come una specie, per risolvere le sfide quotidiane.

Durante il suo tempo nello spazio, la stella dell’umanità ha orbitato attorno alla Terra 90 minuti e potrebbe essere stata vista da tutto il mondo come una breve luce scintillante nell’alba, nel tramonto e nel cielo notturno.

Humanity Star è stata progettata per apparire leggermente più luminosa delle stelle e riflettere i raggi del sole quel tanto che basta per attirare gli occhi della gente verso il cielo e lasciarli guardare il cielo notturno molto tempo dopo che il satellite è passato.

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La mia speranza era di incoraggiare le persone a soffermarsi a guardare le stelle e a riflettere sul nostro posto nell’universo. Mentre molte persone sono già acuti osservatori del cosmo, altre migliaia stanno passando il tempo a cercare, osservare e meditare su cosa significhi essere una specie su un piccolo globo nel mezzo di un vasto universo. Grazie alle migliaia di persone che hanno condiviso le loro storie di esperienza con amici e persone care, e anche a coloro che hanno inviato foto e video di Humanity Star.

Mentre il percorso di Humanity Star è stato un breve momento nella storia umana, spero che le conversazioni e le idee che ha scatenato in tutto il mondo continueranno a essere esplorate. Queste sono le conversazioni che avranno un ruolo nel plasmare il modo in cui gestiamo collettivamente il nostro pianeta e lavoriamo insieme per risolvere le sfide che dobbiamo affrontare tutti i giorni”. 

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Il pesce robot funziona con batteria al litio come uno smartphone https://www.business.it/pesce-robot-batteria-litio-smartphone/ Sun, 01 Apr 2018 08:00:35 +0000 https://www.business.it/?p=21856 Gli scienziati del MIT hanno inventato un pesce robotico dalle capacità straordinarie: grazie al design innovativo risulta estremamente agile ed è dotato di una fotocamera che può nuotare a fianco di altri pesci nei fondali oceanici per catturare filmati ravvicinati. Un esperimento del Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory del MIT La nuova creazione ad alta tecnologia è stata rivelata… Leggi tutto »Il pesce robot funziona con batteria al litio come uno smartphone

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Gli scienziati del MIT hanno inventato un pesce robotico dalle capacità straordinarie: grazie al design innovativo risulta estremamente agile ed è dotato di una fotocamera che può nuotare a fianco di altri pesci nei fondali oceanici per catturare filmati ravvicinati.

Un esperimento del Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory del MIT

La nuova creazione ad alta tecnologia è stata rivelata tramite un documento pubblicato dal Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory  (CSAIL) del MIT. Il pesce robotico in questione, con tutte le fattezze di un normale animale marino, è stato denominato SoFi, ed è progettato per essere il più possibile non distruttivo per il suo ambiente.

Testato nella Rainbow Reef delle Fiji, nei primi test in acqua SoFi ha nuotato ad una profondità superiore ai 50 piedi per un massimo di 40 minuti.

Il robot, azionato da un motore idraulico che crea un movimento da lato a lato per imitare il movimento piannale di un vero pesce, è capace di effettuare diverse velocità di nuoto.

La sua velocità media è di circa un metro al secondo.

Il pesce robotico del MIT ha anche un’ulteriore capacità: quella di controllare la sua galleggiabilità utilizzando un compartimento pesi regolabile grazie ad una “unità di controllo dell’assetto”, che può cambiarne la densità comprimendo e decomprimendo l’aria. Inoltre, due alette laterali consentono a SoFi di regolare la tonalità, in modo che possa nuotare in linea retta, virare oppure tuffarsi.

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pesce-robotCaratteristiche di SoFi

Il corpo del robot è realizzato in gomma siliconica e plastica flessibile, con diversi componenti stampati in 3D, inclusa la testa, che contiene tutta l’elettronica, inclusa la telecamera.

Per guidare il pesce, il team di scienziati del MIT ha utilizzato un controller Super Nintendo impermeabile, che funziona utilizzando un sistema di comunicazioni acustico personalizzato.

A differenza dei veicoli subacquei autonomi esistenti (gli AUV), tradizionalmente legati alle imbarcazioni o alimentati da eliche, SoFi funziona con una batteria a polimeri di litio, simile a quella degli smartphone che utilizziamo quotidianamente.

Per quanto ne sappiamo, questo è il primo pesce robotico in grado di nuotare senza tregua in tre dimensioni per lunghi periodi di tempo“, ha detto il ricercatore del MIT Robert Katzschmann.

Possiede il potenziale per essere un nuovo tipo di strumento per l’esplorazione oceanica e per aprire nuove strade allo scopo di scoprire i misteri della vita marina”.

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Octobot

SoFi arriva dopo ill lancio dello scorso anno di Octobot, un morbido robot stampato in 3D e sviluppato dai ricercatori dell’Università di Harvard. Alimentato da una reazione chimica nel suo circuito pieno di liquido, Octobot è stata la prima invenzione capace di spostare il suo corpo in silicone autonomamente

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Antibiotico resistenza, cause e conseguenze di un fenomeno globale https://www.business.it/antibiotico-resistenza-cause-conseguenze/ Thu, 29 Mar 2018 06:30:21 +0000 https://www.business.it/?p=21660 Se l’uso globale di antibiotici sta aumentando, l’effetto è quello di una stimolazione verso una maggiore resistenza agli stessi. Perchè? Gli antibiotici hanno fatto il loro grande debutto durante la seconda guerra mondiale, quando gli Stati Uniti hanno tirato fuori dosi sempre più potenti di penicillina per combattere con successo le infezioni batteriche nelle truppe… Leggi tutto »Antibiotico resistenza, cause e conseguenze di un fenomeno globale

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Se l’uso globale di antibiotici sta aumentando, l’effetto è quello di una stimolazione verso una maggiore resistenza agli stessi.

Perchè?

Gli antibiotici hanno fatto il loro grande debutto durante la seconda guerra mondiale, quando gli Stati Uniti hanno tirato fuori dosi sempre più potenti di penicillina per combattere con successo le infezioni batteriche nelle truppe di soldati.

Nel dopoguerra la penicillina ha salvato migliaia di vite, facendo quello che nella medicina moderna è accaduto con gli antibiotici. Ma oggi la situazione si è complicata e si è creata quella che viene chiamata l’antibiotico-resistenza, ovvero la capacità di sviluppata dai microrganismi cattivi di resistere nei confronti di molecole a loro nocive come gli antibiotici.

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Le cause dell’antibiotico-resistenza

Questi farmaci antibatterici sono stati estremamente efficaci negli ultimi settant’anni, ma purtroppo si sta verificando una conseguenza inopportuna: più gli antibiotici vengono consumati, più gli insetti infettivi più resistenti riescono a tramutarsi in questi farmaci, dando origine a “superbatteri” che sono resistenti ai trattamenti.

Secondo uno studio pubblicato qualche giorno fa dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, il problema dell’antibiotico-resistenza è globale, e sta aumentando.

I dati parlano chiaro: dopo aver esaminato l’uso di antibiotici in 76 paesi tra il 2000 e il 2015, i ricercatori della sanità pubblica hanno scoperto che il tasso di consumo di antibiotici era aumentato di quasi il 40%. Il numero totale di dosi stimate prese è aumentato del 65% nel 2015 rispetto a quelle del 2000.

Sebbene i paesi ad alto reddito come gli Stati Uniti consumino ancora la maggior parte degli antibiotici, il più grande aumento di consumo dal 2000 è stato registrato nei paesi a reddito medio-basso come la Turchia, l’Algeria, l’Egitto e la Tunisia. Ma il problema, indipendentemente da quanto sia ricca una nazione, rimane lo stesso, cioè lo sviluppo dell’antibiotico-resistenza.

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Uso improprio e considerazioni

Bisogna ricordare che spesso si fa degli antibiotici un uso improprio: possono curare solo forme batteriche e non virali, o per malattie come l’asma senza alcun effetto benefico.

Secondo le ricerche, nel 2050 l’antibiotico resistenza sarà la causa principale di morte in tutto il mondo. Carlo Calzetti, specialista del reparto di Malattie infettive ed epatologia dell’ospedale di Parma, afferma a riguardo: «A questo si aggiunge un ulteriore problema di carattere economico, perché registrare e produrre nuovi antibiotici, che prevedono tempi di somministrazione brevi e quindi volumi di vendita bassi, rende poco. L’Italia è una delle nazioni in cui il fenomeno della resistenza agli antibiotici ha la diffusione maggiore, insieme alla Grecia, a Cipro e a molti paesi dell’Europa orientale. E’ importante ricordare che nei batteri la resistenza può diffondersi sia su base clonale, cioè da una generazione all’altra come per la maggioranza dei germi, sia su base plasmidica, attraverso quindi il passaggio di plasmidi da una cellula batterica ad un’altra, anche tra specie diverse. Ad esempio la resistenza del genere Klebsiella, causa di polmoniti, o dell’Escherichia coli, responsabile di malattie intestinali e sistemiche, è molto spiccata verso gli antibiotici di sintesi recenti come le cefalosporine di terza generazione ma anche verso altri antimicrobici come i fluorochinoloni e gli aminoglicosidi. La situazione invece è un po’ più tranquilla per germi Gram positivi, meno diffusi, e per i quali ci sono più farmaci a disposizione».

Uno dei maggiori timori di resistenza agli antibiotici è appunto l’evoluzione di un superbatterio, considerando che alcuni tipi di superbatteri resistenti agli antibiotici si sono già evoluti. Possiamo solo confidare sulle soluzioni farmacologiche che riusciranno a trovare gli ingegneri innovativi per sconfiggere i batteri più resistenti.

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Inquinamento idrico: lo smartphone mostrerà se l’acqua è contaminata https://www.business.it/inquinamento-idrico-smartphone-mostrera-lacqua-contaminata/ Tue, 27 Mar 2018 10:45:12 +0000 https://www.business.it/?p=21541 Immaginiamo di guardare su un lago o un fiume, magari in un punto panoramico alla fine di un’escursione o semplicemente di sorpassarlo. L’acqua è bella, il sole brilla sulla sua superficie. Forse vediamo dei pescatori nelle vicinanze o degli uccelli che nuotano periodicamente, intingendo i loro becchi. Forse pensiamo di bere un sorso di quell’acqua. Quindi estraiamo lo smartphone… Leggi tutto »Inquinamento idrico: lo smartphone mostrerà se l’acqua è contaminata

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Immaginiamo di guardare su un lago o un fiume, magari in un punto panoramico alla fine di un’escursione o semplicemente di sorpassarlo. L’acqua è bella, il sole brilla sulla sua superficie. Forse vediamo dei pescatori nelle vicinanze o degli uccelli che nuotano periodicamente, intingendo i loro becchi. Forse pensiamo di bere un sorso di quell’acqua. Quindi estraiamo lo smartphone e, con uno scatto di foto, possiamo dire che è contaminato. 

Uno strumento del genere potrebbe presto diventare una realtà, e gli astronomi dell’Università di Leida nei Paesi Bassi hanno la loro opinione. Stanno sviluppando un semplice strumento per smartphone che consente alle persone di misurare la qualità delle acque di superficie puntando lo strumento su di esso.

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Lo scopo principale dello strumento 

Lo scopo principale è quello di avere misurazioni rapide e precise dell’inquinamento dell’acqua che possono essere di grande beneficio per la scienza. 

Questo tipo di dati può orientare le politiche ambientali a livello nazionale. I cittadini possono sapere se la loro acqua potabile è contaminata. I pescatori sono in grado di determinare la qualità delle loro catture e in che modo l’inquinamento potrebbe colpire le popolazioni ittiche locali. L’acqua inquinata può persino determinare modelli migratori umani forzando i pescatori a spostarsi o abbandonare del tutto il loro commercio.

La tecnologia è ancora nelle sue fasi iniziali, e almeno un paio di anni di distanza. La speranza è di combinare la tecnologia dell’astronomia all’avanguardia con la scienza ambientale per creare un dispositivo che sia facile da usare, e sia in grado di misurare con precisione la qualità delle acque superficiali.

I coordinatori del progetto stanno ancora valutando dove avviare il nuovo progetto di misurazione dell’inquinamento idrico in base a dove i dati sono maggiormente necessari. Alcuni posti finora nella short list: il lago Baloton in Ungheria, Loch Leven in Scozia e il lago Tanganica in Tanzania.
“Questi posti sono stati scelti perché i cittadini che prendono parte ai pescatori e ai residenti che vogliono avere acqua potabile buona e pulita beneficiano di un modo semplice e veloce di effettuare misurazioni”, afferma l’astronomo Frans Snik, capo progetto del programma iSPEX, in un comunicato stampa.

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iSPEX il dispositivo precedente

C’è un precedente che ha speranze per i ricercatori. Nel 2013, lo stesso team di astronomi e tossicologi ha sviluppato l’ iSPEX (Spectropolarimeter for Planetary EXploration), un allegato per smartphone che può misurare l’inquinamento atmosferico. iSPEX è un modo innovativo per misurare particelle minuscole nell’atmosfera, o aerosol atmosferici, che contribuiscono all’inquinamento atmosferico e al suo impatto sulla nostra salute e sull’ambiente in un modo ancora poco compreso. 

Aggiungono a cuore le malattie respiratorie, sotto forma di ceneri vulcaniche molto pericolosi, e costituiscono una delle maggiori incertezze nelle nostre attuali stime dei cambiamenti climatici. L’idea è semplice, basta fare un clic su un componente aggiuntivo del proprio iPhone per trasformarlo in uno strumento scientifico, un sensore ottico adatto alla misurazione delle proprietà macro e microfisiche degli aerosol atmosferici.

I cittadini olandesi insieme alle persone nelle città da Atene a Londra, hanno preso migliaia di misurazioni dei particolati nell’aria. Il risultato: una mappa dettagliata delle particelle di polvere sopra i Paesi Bassi e oltre.

La tecnologia alla base dell’attaccamento dello smartphone è in realtà uno spin-off della sofisticata tecnologia astronomica che può dire se l’ossigeno è presente sui pianeti attorno ad altre stelle. Ciò inoltre rinuncia alla necessità di prelevare campioni locali e rispedirli al laboratorio – un processo relativamente costoso che può richiedere molto più tempo.

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Tecnologia per la salute: diagnosi precoce grazie al robot capsula https://www.business.it/tecnologia-salute-diagnosi-precoce-robot-capsula/ Tue, 27 Mar 2018 08:36:47 +0000 https://www.business.it/?p=21496 É sempre più stretto il legame tra robotica e scienza, i due settori si aiutano e supportano vicendevolmente creando una dipendenza che va a vantaggio della scienza e della salute dell’uomo. Pochi giorni fa, l’ingegner Pietro Valdastri ha presentato la sua tecnologia innovativa al Wired Health, innovazione per la vita, evento tenutosi nel capoluogo lombardo… Leggi tutto »Tecnologia per la salute: diagnosi precoce grazie al robot capsula

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É sempre più stretto il legame tra robotica e scienza, i due settori si aiutano e supportano vicendevolmente creando una dipendenza che va a vantaggio della scienza e della salute dell’uomo.

Pochi giorni fa, l’ingegner Pietro Valdastri ha presentato la sua tecnologia innovativa al Wired Health, innovazione per la vita, evento tenutosi nel capoluogo lombardo durante la Milano Digital Week.

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Il progetto di robotica

Valdastri, che possiede una cattedra di Robotica e sistemi autonomi all’Università di Leeds, ha presentato due sistemi per la diagnosi precoce. Le malattie interessate da questo progetto, il cancro allo stomaco e quello al colon retto, sono fra i più diffusi nei paesi in via di sviluppo ma anche poco scoperti in quanto la popolazione interessata non fa controlli adeguati o vive lontano dalle città e non può permettersi visite ospedaliere lontano da casa.

È qui che interviene l’innovazione: la diagnosi precoce sarà possibile attraverso un robot che si mette “in scatola”,in una capsula, e che quindi può essere utilizzato anche a domicilio.

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Low cost e facile da utilizzare

“Abbiamo pensato a uno strumento usa e getta, a bassissimo costo, utilizzabile nei Paesi in via di sviluppo” – spiega all’AdnKronos Pietro Valdastri. “Gli operatori, anche non specializzati, infermieri o volontari, possono mettersi in viaggio e raggiungere queste aree“. La valigetta della diagnosi precoce inventata dal team di Valdastri contiene tutto il necessario per concludere un test intelligente: una sonda attaccata a un tubicino, in plastica che è la parte usa e getta, costa solo 2 dollari, che deve entrare in bocca e arrivare fino allo stomaco del paziente.

Pensiamo alle aree rurali della Cina o il nord-est dell’India per le quali due sono le questioni importanti: rendere low cost la procedura e portarla a domicilio nella aree più disagiate.

Il robot capsula funziona, è questo è merito di una altissima tecnologia innovativa. Per sostituire i cavi, più costosi e difficili da utilizzare nello stomaco, la capsula di ultima generazione messa a punto da Valdastri si sposta lentamente attraverso microgetti di acqua oppure tramite la spinta di pressione d’aria di 3 siringhe. La telecamera messa sulla punta può esplorare le pareti dello stomaco, che può essere visionato e analizzato grazie al collegamento con smartphone e tablet. Entusiasta l’ingegner italiano che commenta: “L’intelligenza artificiale a cui lavoriamo entra in gioco per l’automazione della procedura, per far muovere in maniera autonoma e corretta lo strumento e ottenere una visione completa dello stomaco, e per rendere efficace la caccia a eventuali lesioni, riconoscendo automaticamente quelle sospette. Contiamo di arrivare ai test clinici in 2 anni. Abbiamo in programma di condurli in aree rurali della Cina, Sierra Leone e India”.

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Sistema di prevenzione per il tumore al colon

Il progetto è finanziato dall’agenzia Engineering and Physical Sciences Research Council (Epsrc), dal National Institute for Health Research (Nihr) e dal servizio sanitario nazionale della Gran Bretagna.

Stesso procedimento per la colonscopia, altro esame difficile da sostenere e molto costoso, ma che può salvare numerose vite se utilizzato proprio a scopo di diagnosi precoce.

Noi lavoriamo a una piattaforma indolore, di semplice uso e autonoma, sempre basata sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale“, spiega Valdastri, sottolineando come funziona: “Attraverso dei sensori sappiamo in tempo reale qual è il suo reale posizionamento. Basterà premere un tasto e il sistema capisce come muoverla, senza stressare i tessuti come fa la classica colonscopia”.

Insomma, il robot capsula sarà in grado di individuare preventivamente tumori, prelevare tessuti e rilasciare clip. Quando la tecnologia si mette al servizio della salute.

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Un sensore applicato sul dente invierà dati tramite Wi-Fi https://www.business.it/sensore-dente-dati-wifi/ Mon, 26 Mar 2018 10:14:32 +0000 https://www.business.it/?p=21426 Le nuove tecnologie sono sempre più efficienti… e sempre più piccole. L’ultima innovazione nel mondo della scienza è stata messa a punto da un team di ricerca della Tufts University School of Engineering americana: il gruppo ha sviluppato un sensore della grandezza di un quadrato microscopico, da applicare sui denti. Una sorta di accessorio, proprio… Leggi tutto »Un sensore applicato sul dente invierà dati tramite Wi-Fi

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Le nuove tecnologie sono sempre più efficienti… e sempre più piccole. L’ultima innovazione nel mondo della scienza è stata messa a punto da un team di ricerca della Tufts University School of Engineering americana: il gruppo ha sviluppato un sensore della grandezza di un quadrato microscopico, da applicare sui denti. Una sorta di accessorio, proprio come i brillantini che andavano di moda qualche anno fa, ma molto più funzionale.

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Come funziona

Il sensore va oltre il vezzo estetico, sarebbe infatti in grado di funzionare come un’antenna ad azione bioresponsiva, ovvero capace di rilevare numerose informazioni sulle diverse sostanze che ingeriamo ogni giorno durante i nostri pasti. Misura esattamene 2 millimetri per 2 ed è composto da tre strati, ma quello centrale (bianco) è il più importante in quanto è quello che ha la funzione di rilevatore mentre quelli esterni sono fatti di oro.

Il sensore è in grado di cambiare colore” in quanto, a seconda di ciò che si ingerisce le proprietà elettriche del sensore si spostano, causando l’assorbimento e la trasmissione di uno spettro particolare di onde a radiofrequenza, di variabile intensità. In questo modo È i nutrienti vengono requisiti e analizzati.

Qual è la particolarità di questa invenzione e in che modo può essere applicata nel settore dei trial clinici sulla nutrizione?

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A cosa serve

Il sensore tecnologico monitora tutto ciò che passa per la nostra bocca e fornisce tutti i dati attraverso un collegamento wireless collegato ad un dispositivo mobile.

In questo modo si possono tenere facilmente sotto controllo le nostre abitudini alimentari, le sostanze nutritive che ne derivano, quelle che al contrario sono dannose per il nostro organismo, quanto possono incidere sul nostro peso, quanto possono calorie abbiamo ingerito e quante possono essere bruciate.

Il rilevatore centrale può infatti raccogliere tutte queste informazioni semplicemente attraverso la radiofrequenza e trasmettendo i dati tramite wireless al dispositivo mobile collegato, dove è facile reperire tutto ciò che desideriamo sapere.

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denti-sensoriUn’innovazione miniaturizzata

Il sensore innovativo è infatti capace di reagire diversamente a seconda di ogni cibo con il quale viene in contatto, sia esso bevanda, oppure solido, o ancora sostanze determinanti per la nostra salute come glucosio, alcol o sale o altro ancora. Il primo passo sono i denti, ma successivamente se ne prevede l’applicazione anche per la pelle del corpo.

In effetti comprendere e studiare cosa succede all’interno del nostro organismo, senza utilizzare una tecnologia invasiva, è un passo avanti per tutta la Medicina moderna. Inoltre il sensore è altamente funzionale e perfezionato rispetto ai prototipi precedenti che andavano sostituiti dopo poco tempi perché deteriorati o degradati.

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Nuova tecnologia, applicabile anche ad altre parti del corpo

Il nuovo sensore presentato dal gruppo della Tufts University School of Engineering è invece compatibile con gli acidi della bocca, e anche se microscopico si presenta resistente, discreto ed efficiente.

“In teoria possiamo modificare lo strato bioresponsivo in questi sensori per indirizzare altri prodotti chimici. Siamo davvero limitati solo dalla nostra creatività. Abbiamo esteso la tecnologia RFID (ID a radiofrequenza) comune a un pacchetto di sensori in grado di leggere e trasmettere dinamicamente le informazioni sul suo ambiente, sia che esso sia apposto su un dente, sulla pelle o su qualsiasi altra superficie” afferma un portavoce del team che lo ha ideato.

Si tratta quindi del primo prototipo al quale ne succederanno altri ancora più funzionali e performanti.

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Stazione spaziale cinese: Tiangong-1 cadrà sulla terra https://www.business.it/stazione-spaziale-cinese-tiangong-1-cadra-sulla-terra/ Fri, 23 Mar 2018 09:47:24 +0000 https://www.business.it/?p=21267 La stazione spaziale cinese Tiangong-1 ricadrà presto nell’atmosfera terrestre. Probabilmente cadrà sulla Terra tra il 30 marzo e il 2 aprile, secondo l’ultima previsione dell’ufficio detriti spaziali dell’Agenzia spaziale europea (ESA) a Darmstadt, in Germania. I ricercatori non sono sicuri quando esattamente precipiteranno, o dove i detriti potrebbero finire. Nonostante le rassicurazioni degli scienziati, alcune persone… Leggi tutto »Stazione spaziale cinese: Tiangong-1 cadrà sulla terra

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La stazione spaziale cinese Tiangong-1 ricadrà presto nell’atmosfera terrestre. Probabilmente cadrà sulla Terra tra il 30 marzo e il 2 aprile, secondo l’ultima previsione dell’ufficio detriti spaziali dell’Agenzia spaziale europea (ESA) a Darmstadt, in Germania. I ricercatori non sono sicuri quando esattamente precipiteranno, o dove i detriti potrebbero finire. Nonostante le rassicurazioni degli scienziati, alcune persone sono ancora preoccupate che potrebbero essere colpite dalla spazzatura spaziale.

Il suo nome significa “palazzo celeste”. Ma Tiangong-1, una stazione spaziale cinese di otto tonnellate lanciata nel 2011, non resterà nei cieli molto più a lungo. Dopo le visite degli equipaggi nel 2012 e 2013, la missione di Tiangong-1 si è ufficialmente conclusa a marzo 2016. Alcuni mesi più tardi, l’agenzia spaziale cinese è sembrata confermare ciò che già sospettavano gli amanti del cielo, che aveva perso il controllo della stazione. Si aspettava che Tiangong-1 cadesse dal cielo alla fine del 2017.

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Cos’è il “Palazzo Celeste”

Lunga 10,5 metri per 8,5 tonnellate di peso, Tiangong-1, (“Palazzo Celeste”), è la stazione spaziale lanciata nel settembre 2011 come “simbolo politico” della potenza cinese anche nello Spazio. Nella sua vita Tiangong-1 è stata al centro di molte missioni spaziali e ha ospitato diversi equipaggi, tra cui la prima astronauta donna cinese Liu Yang.

Il palazzo celeste sarà uno dei più grandi veicoli a rientrare in modo incontrollato sulla terra negli ultimi due decenni. E’ più grande infatti del satellite della Nasa Atmospheric Research, andato fuori controllo nel 2011 e anche del satellite europeo Goce, rientrato anch’esso in modo incontrollato nell’atmosfera nel 2011.

Tiangong-1 ha smesso di inviare dati nel marzo 2016, cosa che ha determinato la fine della missione: ha ricevuto tre visite da parte delle capsule Shenzhou “nave divina”. La prima nel novembre 2011, con un veicolo senza pilota, per testare il sistema di attracco; poi nel 2012 e 2013 le missioni hanno portato a bordo tre astronauti ogni volta, rimasti per due settimane nella piccola stazione orbitale. Il suo successore, Tiangong-2, è stato lanciato il 15 settembre 2016 dal Jiuquan Satellite Launch Center nel nordovest della China.

La stazione spaziale cinese precipita sulla terra

La stazione spaziale cinese Tiangong-1 sta per precipitare presto dal cielo e gli scienziati non sono sicuri di dove finirà. Tornerà sulla terra tra il 30 marzo e il 3 aprile, l’astronave quasi brucerà mentre passerà dall’atmosfera, secondo l’Agenzia spaziale europea (ESA). I ricercatori stanno ancora cercando di capire quando il Tiangong-1 scenderà e i punti esatti in cui i detriti potrebbero cadere.

Molto difficile stimare al momento dove cadrà il modulo da otto tonnellate e mezzo: secondo gli esperti, scrive il Guardian c’è una possibilità leggermente maggiore che ciò avvenga sulla Cina settentrionale, sul Medio Oriente, sulla Spagna settentrionale, su stati settentrionali degli Stati Uniti, sulla Nuova Zelanda, Tasmania, parti del Sudamerica, Sudafrica o Italia centrale.
Per ottenere la posizione, il membro senior del personale tecnico dell’Aerospace Corporation, il dott. Andrew Abraham ha detto a NBC News: “una cosa che sappiamo è che (Tiangong-1) rientrerà tra 43 gradi nord e 43 gradi latitudine sud, ma oltre a questo, noi non conosciamo la posizione precisa.” Quindi è difficile dire in anticipo quando ci sarà questa infuocata caduta.

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Quale sarà il percorso dei detriti?

Le stazioni sulla Terra hanno monitorato i movimenti di Tiangong-1, ma quando la sua orbita inizia a spegnersi, è sempre più difficile seguirla. Gli scienziati non saranno in grado di prevedere il possibile percorso dei detriti fino a circa due giorni prima che il veicolo spaziale cadi, ha detto anche NBC News.

“Una volta che inizia a rompersi, ognuno dei pezzi cadrà lungo la pista, ma possono essere sparsi per diverse centinaia di miglia”. I ricercatori affermano che i pezzi che cadono sono a basso rischio per le persone a terra, ma alcuni sono ancora preoccupati che possano essere bersagliati da detriti. L’ESA ha anche sottolineato che la caduta incontrollata di detriti spaziali è comune. “Tra 70 e 80 tonnellate di detriti spaziali cadono in media ogni anno in modo incontrollato”, ha detto il direttore dell’Ufficio dei detriti spaziali.

Quali sono le probabilità di essere feriti dai detriti? 

A prima vista, la possibilità che alcuni di quei detriti colpisca qualcuno è bassa. Per prima cosa, il mondo è per lo più oceano. Per un’altro, anche a terra le persone sono piccole e scarse rispetto all’area disponibile. Né si sa che qualcuno sia stato ferito dal reinserimento di detriti da quando è iniziata l’era spaziale (sebbene qualcuno sia stato colpito ma non ferito). Tuttavia, il rischio di tali lesioni non può essere escluso e la possibilità di danni alle proprietà, che occupa una parte più ampia della superficie terrestre rispetto alle persone, è proporzionalmente più elevata.

“È molto più comune essere colpiti da un fulmine”, ha detto a NBC News il principale ingegnere del Dr. Aerospace Orbital and Reentry Debris Studies, William Ailor che da un’oggetto spaziale che rientra nella nostra atmofera, secondo Aerospace. Le probabilità di essere colpiti da un fulmine, d’altra parte, sono circa uno su 1,4 milioni.

I ricercatori hanno stabilito che il frammento proviene da un serbatoio del carburante del razzo Delta II utilizzato per lanciare un satellite dell’Air Force nel 1996. A metà gennaio, il Tiangong-1 aveva raggiunto un’orbita di circa 174 miglia, che inevitabilmente causerebbe il decadimento, secondo l’ESA, (lanciato il 30 settembre 2011 dal Jiuquan Satellite Launch Center in Cina).

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Scoperte scientifiche: Viome una tecnologia che migliora la salute https://www.business.it/scoperte-scientifiche-viome-tecnologia-migliora-salute/ Fri, 23 Mar 2018 08:00:46 +0000 https://www.business.it/?p=21239 Negli ultimi anni, il ruolo dei batteri e di altri organismi nell’intestino sono diventati un’obiettivo principale di coloro che cercano di migliorare la salute e il benessere. Le aziende probiotiche che promettono tutto, dalla digestione migliore a uno stato d’animo migliore, hanno fatto miliardi nel vendere i loro prodotti. Tuttavia, ogni intestino è del tutto unico. Ciò che… Leggi tutto »Scoperte scientifiche: Viome una tecnologia che migliora la salute

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Negli ultimi anni, il ruolo dei batteri e di altri organismi nell’intestino sono diventati un’obiettivo principale di coloro che cercano di migliorare la salute e il benessere. Le aziende probiotiche che promettono tutto, dalla digestione migliore a uno stato d’animo migliore, hanno fatto miliardi nel vendere i loro prodotti. Tuttavia, ogni intestino è del tutto unico. Ciò che potrebbe funzionare per se potrebbe fare poco per qualcun’altro, quindi è importante sapere esattamente di cosa ha bisogno l’intestino. Una nuova società chiamata Viome sta cercando di fornire un modo high-tech per farlo accadere.

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Chi è Viome?

Viome è l’unica azienda che utilizza il sequenziamento dell’RNA per analizzare il microbioma intestinale. Questa tecnologia consente loro di fornire una dieta personalizzata e consigli nutrizionali personalizzati per migliorare salute e benessere. Il cliente invia un piccolo campione di feci a Viome utilizzando un semplice kit di test di casa che viene consegnato alla loro porta. Attraverso un motore di intelligenza artificiale proprietario, creato da scienziati, medici e nutrizionisti, i clienti eseguono anche un test metabolico e compilano un questionario sulle loro abitudini per aiutare a perfezionare ulteriormente i loro bisogni.

Naveen Jain, fondatore e CEO di Viome, ha detto che molte aziende usano il sequenziamento del DNA per analizzare il proprio intestino, ma guardando il DNA si creano false informazioni su ciò che affligge. Afferma che analizzare l’RNA, significa dire ai clienti esattamente quali alimenti sono buoni per loro e quali no. “L’RNA viene creato solo quando qualcosa è vivo e si replica”, ha detto Jain. “Dal momento che l’RNA dura solo per un breve periodo, ogni volta che prendi il campione, vedi solo microrganismi vivi.”

Inoltre Jain afferma che Viome è stata in grado di offrire analisi RNA, che di solito sono molto costose, grazie alla collaborazione con Los Alamos National Lab.  Stavano cercando il modo migliore per scoprire rapidamente cosa sta facendo ammalare la gente se ci fosse un attacco biologico, e hanno sviluppato una tecnologia che era molto più economica da usare in modo che potesse essere utilizzata su larga scala. Viome ora porta questa tecnologia alla popolazione.

Cosa succede dopo il test?

Una volta che un cliente ha eseguito i test e completato il questionario, Viome fornisce raccomandazioni nutrizionali e altri consigli specificamente studiati per migliorare la propria salute generale. Le persone che stanno cercando di perdere peso, mangiare meglio, sentirsi meglio o migliorare altri aspetti della propria salute possono beneficiare di tale analisi.

La Dott.ssa Helen Messier, Chief Medical Officer di Viome, ha affermato che “osservando il microbioma utilizzando la tecnologia RNA, ora abbiamo una comprensione senza precedenti di come questi microbi influenzano la salute. Possiamo vedere con precisione se un individuo trarrà beneficio o sarà danneggiato da alimenti specifici come gli spinaci, noci, frullati proteici, broccoli o barbabietole che in precedenza si pensava fossero salutari per tutti. Non si tratta di cibo sano, ma di cosa è sano per te. Questo è tutto determinato dal tuo microbioma”.

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viome-tecnologiaL’intestino e la mente sono strettamente connessi

Gli studi hanno dimostrato che ciò che accade nel proprio intestino influisce anche su come una persona si sente mentalmente, e viceversa. Hai mai avuto problemi di stomaco e ti sei sentito dispiaciuto o nauseato prima di un colloquio di lavoro? Questo capita a tutti, perché l’intestino e la mente sono strettamente connessi. C’è in realtà un nervo chiamato nervo vago,  che collega l’intestino al cervello per trasmettere messaggi tra di loro. Se il proprio  intestino è felice, è molto più facile sentirsi felice.

“Questo asse gut-cervello è la connessione tra il nostro intestino e le nostre emozioni e comportamenti”, ha detto Jain. “I microbi negli umani controllano davvero tutto ciò che facciamo. C’è un dibattito in corso su quale dieta e cibi specifici sono buoni per la persona media. Nell’era delle nuove diete che escono quasi quotidianamente, mangiare bene può essere molto confuso. Viome rende obsoleti i consigli sui cibi in conflitto”. 

Ora si è in grado di sfruttare la potenza della tecnologia all’avanguardia per sapere esattamente cosa si deve mangiare per sentirsi meglio, perdere peso, smettere di desiderare e avere più energia. Quello che mangiamo può influenzare in modo significativo l’intestino, quindi imparare quali cibi dovremmo mangiare è fondamentale per la nostra buona salute. Viome rende tutto più semplice grazie alla tecnologia.

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Medicina e chirurgia: robot chirurgici in sala operatoria https://www.business.it/medicina-chirurgia-robot-chirurgici-sala-operatoria/ Sat, 17 Mar 2018 07:30:53 +0000 https://www.business.it/?p=20813 Negli ultimi due decenni, una delle applicazioni più importanti per l’intelligenza artificiale in medicina è stata lo sviluppo di robot chirurgici. Nella maggior parte dei casi, i robot chirurgici (il Da Vinci è il più noto) funzionano come un’estensione del chirurgo umano, che controlla il dispositivo da una console vicina. Una delle procedure più ambiziose, che si… Leggi tutto »Medicina e chirurgia: robot chirurgici in sala operatoria

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Negli ultimi due decenni, una delle applicazioni più importanti per l’intelligenza artificiale in medicina è stata lo sviluppo di robot chirurgici. Nella maggior parte dei casi, i robot chirurgici (il Da Vinci è il più noto) funzionano come un’estensione del chirurgo umano, che controlla il dispositivo da una console vicina. Una delle procedure più ambiziose, che si è affermata per la prima volta a livello mondiale, si è svolta a Montreal nel 2010. È stata la prima esibizione in tandem sia di un robot chirurgico che di un anestesista di robot (di nome McSleepy); i dati raccolti sulla procedura riflettono le prestazioni impressionanti di questi medici robotici.

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Valutare la sicurezza della chirurgia robotica

Nel 2015, oltre un decennio dopo che i primi robot chirurgici sono entrati nella sala operatoria, il MIT ha effettuato un’analisi retrospettiva dei dati della FDA per valutare la sicurezza della chirurgia robotica. Ci sono stati 144 decessi per paziente e 1.391 feriti riportati durante il periodo di studio, causati principalmente da difficoltà tecniche o malfunzionamenti del dispositivo. Il rapporto ha rilevato che “nonostante un numero relativamente elevato di segnalazioni, la stragrande maggioranza delle procedure ha avuto successo e non ha comportato alcun problema.” Ma il numero di eventi in aree chirurgiche più complesse (come la chirurgia cardiotoracica) era “significativamente più alto” rispetto a aree come ginecologia e chirurgia generale.

Il takeaway sembrerebbe essere quello, mentre la chirurgia robotica può funzionare bene in alcune specialità, gli interventi chirurgici più complessi sono meglio lasciati ai chirurghi umani – almeno per ora. Ma questo potrebbe cambiare rapidamente, e dato che i robot chirurgici sono in grado di operare in modo più indipendente dai chirurghi umani, diventerà più difficile sapere a chi dare la colpa quando qualcosa va storto.

Un paziente può denunciare un robot per negligenza?

Poiché la tecnologia è ancora relativamente nuova, il contenzioso in tali casi costituisce una sorta di area grigia legale. Tradizionalmente, gli esperti ritengono che la negligenza medica sia il risultato di negligenza da parte del medico o violazione di uno standard di cura definito. Il concetto di negligenza, tuttavia, implica una consapevolezza che l’intelligenza intrinseca è carente, e mentre è concepibile che i robot possano essere considerati standard di prestazioni di qualche tipo, tali standard dovrebbero esistere.

Quindi se non il robot, chi, o cosa, si prende la colpa? Può la famiglia di un paziente tenere il chirurgo umano sovrintendente al robot responsabile? Oppure la compagnia che ha fabbricato il robot dovrebbe assumersi la responsabilità? L’ingegnere specifico che l’ha progettato? Questa è una domanda che, al momento, non ha una risposta chiara, ma dovrà essere affrontata prima piuttosto che dopo.

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Costruire, non predire, il futuro

Negli anni a venire, il ruolo di IA in medicina non farà che crescere: in un rapporto preparato da Accenture Consulting, il valore di mercato dell’IA in medicina nel 2014 è risultato di $ 600 milioni. Entro il 2021, tale cifra dovrebbe raggiungere $ 6,6 miliardi. Un principio del processo decisionale medico è se i benefici di una procedura o trattamento superano i rischi. Quando si valuta se l’intelligenza artificiale sia pronta a stare sullo stesso piano di un chirurgo umano in sala operatoria, una piccola analisi di rischio-beneficio e uguaglianza andrà molto lontano.

Anche se a volte temiamo che i robot stiano conducendo l’incarico di integrare l’intelligenza artificiale in medicina, gli umani sono quelli che hanno queste conversazioni e, alla fine, guidano il cambiamento. Decidiamo dove dovrebbe essere applicata l’intelligenza artificiale e cosa è meglio fare alla vecchia maniera. Invece di cercare di prevedere come sarà la visita di un medico in 20 anni, i medici possono usare l’intelligenza artificiale come strumento per iniziare a costruire il futuro che vogliono – il futuro che è meglio per loro e per i loro pazienti, il futuro della chirurgia si baserà su robot, dati e intelligenza artificiale; ma il ruolo dei medici continuerà ad essere indispensabile.

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Dispositivi misurazione pressione: adesso basta uno smartphone https://www.business.it/dispositivi-misurazione-pressione-smartphone/ Thu, 15 Mar 2018 16:10:00 +0000 https://www.business.it/?p=20833 La tecnologia invade le nostre vite, riuscendo talvolta a proporre soluzioni per facilitare le azioni che svolgiamo quotidianamente. É di questi giorni la notizia che lo smartphone ci darà la possibilità di misurare anche la pressione. Come? Tramite un’app che, su un apposito dispositivo collegato al telefono, legge due dita della mano e riesce a… Leggi tutto »Dispositivi misurazione pressione: adesso basta uno smartphone

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La tecnologia invade le nostre vite, riuscendo talvolta a proporre soluzioni per facilitare le azioni che svolgiamo quotidianamente.

É di questi giorni la notizia che lo smartphone ci darà la possibilità di misurare anche la pressione. Come? Tramite un’app che, su un apposito dispositivo collegato al telefono, legge due dita della mano e riesce a raccogliere i dati sul rialzo pressorio.

Gli studi sono stati effettuati grazie ad un gruppo di ricercatori delle università sudcoreane e americane, e pubblicati ufficialmente su Science Translational Medicine, la rivista specializzata promossa da AAAS (Associazione americana per l’avanzamento della scienza). 

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pressioneUn’app innovativa

Eppure di apparecchi per misurare la pressione ne esistono parecchi in commercio: economici, veloci e di facile esecuzione, basta collegare i sensori intorno alle vene di un braccio e leggere i dati sul display. Perché dunque è innovativa questa nuova app?

In realtà il fenomeno dell’ipertensione è poco conosciuto, anche se molto diffuso. Di conseguenza si può essere ipertesi senza neanche saperlo. Il dispositivo di ultima generazione dà la possibilità a chiunque di misurarsi da solo i parametri pressori e tenere monitorata la situazione.

Per chi infatti non soffre di disturbi gravi e già possiede un apparecchio, è difficile che voglia controllarsi la pressione se non è dal medico per una visita.

In questo modo capire quali sono i nostri valori è semplice, e di conseguenza possiamo segnalare che qualcosa non va tempestivamente ad uno specialista e richiedere analisi più approfondite.

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Questo dispositivo si presenta piccolo e pratico, l’innovazione sta nel fatto che possiede un sensore ottico e un sensore di pressione. Per l’esecuzione manuale il dito deve essere premuto sopra di essi e dopo qualche secondo arrivano i risultati della nostra pressione sanguigna. I dati sono visibili tramite lo smartphone, visto che il dispositivo è connesso al cellulare. L’app di riferimento offrirà i risultati della lettura sistolica e diastolica, dopo di che, controllando i parametri, potremmo fare da soli le nostre considerazioni.

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Stephen Hawking: e le sue profezie sul futuro dell'umanità, ecco le previsioni più terribili https://www.business.it/stephen-hawking-sue-profezie-sul-futuro-dellumanita-ecco-previsioni-terribili/ Thu, 15 Mar 2018 09:20:33 +0000 https://www.business.it/?p=20765 Stephen Hawking era un brillante astro fisico che ispirava e intimoriva. Ha spinto la nostra comprensione, la curiosità e l’eccitazione per l’universo che ci circonda. Ci ha fatto ridere. Ci ha fatto incuriosire. Ci ha fatto immaginare. Anche lui, a volte, ci ha fatto paura. Hawking, che è morto il 14 marzo all’età di 76 anni dopo 52 anni… Leggi tutto »Stephen Hawking: e le sue profezie sul futuro dell'umanità, ecco le previsioni più terribili

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Stephen Hawking era un brillante astro fisico che ispirava e intimoriva. Ha spinto la nostra comprensione, la curiosità e l’eccitazione per l’universo che ci circonda. Ci ha fatto ridere. Ci ha fatto incuriosire. Ci ha fatto immaginare. Anche lui, a volte, ci ha fatto paura.

Hawking, che è morto il 14 marzo all’età di 76 anni dopo 52 anni di vita con sclerosi laterale amiotrofica (SLA, o malattia di Lou Gehrig), lascerà un retaggio molto importante. Ma la sua paranoia sul futuro dell’umanità, specialmente nei suoi ultimi anni, potrebbe rivelarsi uno degli aspetti più duraturi (e pertinenti) di quell’eredità. Queste sono alcune delle sue previsioni più terribili.

stephen-hawking-futuro-umanitaRilevare AI

“Il genio è fuori dalla bottiglia. Dobbiamo andare avanti sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale, ma dobbiamo anche essere consapevoli dei suoi pericoli reali”, ha detto Hawking l’anno scorso a WIRED  “Temo che l’intelligenza artificiale possa sostituire del tutto gli umani. Se le persone progettano virus informatici, qualcuno progetterà l’IA che si replica. Questa sarà una nuova forma di vita che supererà gli umani.”

Dato che l’intelligenza artificiale permea più delle nostre vite quotidiane, Hawking non è il solo a temere un’acquisizione di robot. Ma ci sono altre minacce.

Autodistruzione

“La nostra terra sta diventando troppo piccola per noi, la popolazione globale sta aumentando ad un ritmo allarmante e siamo in pericolo di autodistruggerci … Non sarei ottimista riguardo alle prospettive a lungo termine per la nostra specie”. Hawking ha detto questo nel 2016 a un’evento presso l’Università di Cambridge, attestando il suo pessimismo in parte al recente referendum per il Regno Unito di ritirarsi dall’Unione Europea. In un documentario del 2017, ha detto che l’umanità ha solo un secolo lasciato sulla Terra, giù dai 1.000 anni che aveva predetto l’anno prima.

Questo è in parte dovuto al cambiamento climatico e alla distruzione ambientale che, temeva, potrebbe rendere la Terra inabitabile. Da quando è diventato presidente, Donald Trump era diventato il bersaglio preferito di Hawking: “Siamo vicini al punto critico in cui il riscaldamento globale diventa irreversibile. L’azione di Trump (estraendo l’accordo di Parigi) potrebbe spingere la Terra oltre l’orlo, diventare come Venere, con una temperatura di duecentocinquanta gradi e piovere acido solforico “, ha detto Hawking alla BBC News.

“Il cambiamento climatico è uno dei grandi pericoli che affrontiamo, ed è uno che possiamo impedire se agiamo ora. Negando le prove del cambiamento climatico e ritirandosi dall’accordo sul clima di Parigi, Donald Trump causerà danni ambientali evitabili al nostro meraviglioso pianeta, mettendo in pericolo il mondo naturale, per noi e per i nostri figli “. Fortunatamente, però, vede una soluzione.

Colonizzare un pianeta

“Se l’umanità deve continuare per un altro milione di anni, il nostro futuro sta nel coraggioso andare dove nessun altro è mai giunto prima”, ha detto Hawking in un festival in Norvegia l’anno scorso.

“Stiamo esaurendo lo spazio e gli unici posti dove andare sono altri mondi. È tempo di esplorare altri sistemi solari”, ha continuato. “Diffondere può essere l’unica cosa che ci salva da noi stessi. Sono convinto che gli umani debbano lasciare la Terra. Spero che unisca le nazioni competitive in un unico obiettivo, affrontare la sfida comune per tutti noi. Un nuovo e ambizioso programma spaziale ecciterebbe (i giovani) e stimolerebbe l’interesse in altre aree, come l’astrofisica e la cosmologia”.

Ha presentato una serie abbastanza ampia di parametri: le nazioni dovrebbero inviare gli astronauti sulla Luna entro il 2020 (e creare una base lunare nei prossimi 30 anni). E dovremmo andare su Marte entro il 2025.

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Nella sua storia una scoperta così strana

Stephen W. Hawking, il fisico dell’Università di Cambridge e autore di best-seller che vagava per il cosmo da una sedia a rotelle, riflettendo sulla natura della gravità e sull’origine dell’universo e diventando un emblema della determinazione e della curiosità umana, è morto mercoledì nella sua casa a Cambridge, Inghilterra. Lui aveva 76 anni. Era un uomo che ha spinto i limiti nella sua vita intellettuale, per essere sicuro, ma anche nelle sue vite professionali e personali. Ha viaggiato in tutto il mondo per riunioni scientifiche, visitando tutti i continenti, compresa l’Antartide; ha scritto libri di successo sul suo lavoro; sposato due volte; ha generato tre figli.

Scientificamente, il Dr. Hawking sarà ricordato per una scoperta così strana che potrebbe essere espressa sotto forma di un koan Zen: quando un buco nero non è nero? Quando esplode. Ciò che è altrettanto sorprendente è che ha avuto una carriera. Come uno studente laureato nel 1963, ha appreso che aveva la sclerosi laterale amiotrofica, una malattia degenerativa neuro muscolare conosciuta anche come la malattia di Lou Gehrig. Gli era stato concesso solo pochi anni per vivere. La malattia riduceva il controllo del proprio corpo alla flessione di un dito e ai movimenti oculari volontari, ma lasciava intatte le sue facoltà mentali. 

Ha continuato a diventare il leader della sua generazione nell’esplorare la gravità e le proprietà dei buchi neri, le fosse gravitazionali senza fondo così profonde e dense che nemmeno la luce può sfuggirle. Quel lavoro ha portato ad un punto di svolta nella fisica moderna, che si è manifestato negli ultimi mesi del 1973 sulle pareti del suo cervello quando il Dr. Hawking si è proposto di applicare la teoria quantistica, le strane leggi che governano la realtà subatomica, ai buchi neri. Con un calcolo lungo e scoraggiante, il dottor Hawking scoprì che si era sconcertato che i buchi neri – quegli avatar mitologici del destino cosmico – non erano affatto neri. Infatti, ha scoperto, che alla fine si sarebbero scatenati, lasciando fuoriuscire radiazioni e particelle, e infine esplodere e sparire oltre gli eoni.

Nessuno, compreso il dottor Hawking, ci credeva all’inizio, che le particelle potessero uscire da un buco nero. “Non li stavo affatto cercando”, ha ricordato nel 1978. “Ho semplicemente inciampato su di loro. Ero piuttosto seccato.” Questo calcolo, in una tesi pubblicata nel 1974 sulla rivista Nature con il titolo “Black Hole Explosions” è salutato dagli scienziati come il primo grande punto di riferimento nella lotta per trovare una singola teoria della natura – per collegare la gravità e la meccanica quantistica, quelle descrizioni bellicose del grande e del piccolo, per spiegare un universo che sembra più strano di quanto chiunque abbia pensato.

La scoperta della radiazione di Hawking, come è noto, ha trasformato i buchi neri a testa in giù. Li trasformò da distruttori a creatori – o almeno a riciclatori – e strappò il sogno di una teoria finale in una nuova strana direzione. “Puoi chiedere cosa succederà a qualcuno che salta in un buco nero”, ha detto il dottor Hawking nel 1978. “Certamente non penso che sopravviverà. D’altra parte, – aggiunse, – “se mandiamo qualcuno a saltare in un buco nero, né lui né i suoi atomi costituenti torneranno, ma la sua energia di massa tornerà. Forse questo vale per l’intero universo.”

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Fusione nucleare: la prima centrale elettrica a fusione, priva di carbonio, futuro energetico sicuro https://www.business.it/fusione-nucleare-prima-centrale-elettrica-fusione-priva-carbonio-futuro-energetico-sicuro/ Wed, 14 Mar 2018 08:00:04 +0000 https://www.business.it/?p=20620 Potremmo essere un grande passo avanti verso un futuro guidato dalla fusione di energia: la fonte di energia elusiva, senza limiti e a zero emissioni, che è anche un passo avanti rispetto alle rinnovabili. Una collaborazione tra il MIT e una nuova società privata, Commonwealth Fusion Systems (CFS), mira a portare la prima centrale elettrica a… Leggi tutto »Fusione nucleare: la prima centrale elettrica a fusione, priva di carbonio, futuro energetico sicuro

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Potremmo essere un grande passo avanti verso un futuro guidato dalla fusione di energia: la fonte di energia elusiva, senza limiti e a zero emissioni, che è anche un passo avanti rispetto alle rinnovabili. Una collaborazione tra il MIT e una nuova società privata, Commonwealth Fusion Systems (CFS), mira a portare la prima centrale elettrica a fusione al mondo online nei prossimi 15 anni, utilizzando un approccio innovativo.

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Centrale elettrica a fusione come funziona?

La fusione alimenta il sole e altre stelle. Coinvolge atomi più leggeri come l’idrogeno che si frantuma per formare elementi più pesanti, come l’elio,  rilasciando enormi quantità di energia mentre lo fa. Questo rilascio di energia avviene, tuttavia, a temperature molto, molto estreme – nella gamma di centinaia di milioni di gradi Celsius – che potrebbero sciogliere qualsiasi materiale con cui venisse in contatto.

Fusion lavora sul concetto base di forgiare elementi più leggeri insieme per formare quelli più pesanti. Quando gli atomi di idrogeno vengono schiacciati abbastanza duramente, si fondono insieme per produrre elio, liberando enormi quantità di energia nel processo. Tuttavia, questo processo produce energia netta solo a temperature estreme di centinaia di milioni di gradi centigradi: più caldo del centro del sole e troppo caldo per resistere a qualsiasi materiale solido.

Quindi, per sperimentare la fusione in laboratorio, i ricercatori usano i campi magnetici per sostenere quella zuppa gassosa spezzata di particelle subatomiche, chiamate plasma, sospese e lontane dalle pareti della camera sperimentale,  per impedire che entri in contatto con qualsiasi parte della camera a forma di ciambella.

Ora questa collaborazione sta lanciando un esperimento noto come SPARC, che utilizzerà nuovi superconduttori ad alta temperatura per costruire magneti più piccoli e potenti ad alto campo per alimentare un reattore a fusione sperimentale. L’obiettivo di SPARC? Il primo guadagno di energia netta positiva dalla fusione.

I progressi nei magneti superconduttori

Questo esperimento di fusione è progettato per produrre 100 megawatt di calore, grazie a questi nuovi magneti. Non trasformerà quel calore in elettricità, ma in impulsi di 10 secondi, e potrebbe produrre il doppio della potenza necessaria per riscaldare il plasma e la stessa quantità di energia utilizzata da una piccola città.

“Questo è un importante momento storico: i progressi nei magneti superconduttori hanno messo potenzialmente a portata di mano l’energia di fusione, offrendo la prospettiva di un futuro energetico sicuro e senza emissioni di carbonio”, ha detto al MIT il presidente del MIT L. Rafael Reif

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Quali sono i benefici?

Se SPARC avrà successo e la realizzazione del progetto di fusione prolifera in tutto il mondo, è possibile che l’energia di fusione possa iniziare a soddisfare le richieste energetiche globali. La ricerca di energia di fusione priva di carbonio è fondamentale durante un’epoca in cui i gas serra continuano a guidare il cambiamento climatico.

“L’aspirazione è di avere una centrale elettrica funzionante in tempo per combattere i cambiamenti climatici”, ha detto Bob Mumgaard, CEO di Commonwealth Fusion Systems . “Pensiamo di avere la scienza, la velocità e le dimensioni per mettere la potenza di fusione priva di carbonio sulla rete in 15 anni”.

A differenza dei combustibili fossili, o del combustibile nucleare come l’uranio utilizzato nelle reazioni di fissione, non ci sarà mai una carenza di idrogeno. La reazione inoltre non crea gas a effetto serra o produce rifiuti radioattivi pericolosi del tipo fabbricato da reattori convenzionali a fissione nucleare.

La prof.ssa Maria Zuber, vicepresidente per la ricerca del MIT, ha affermato che lo sviluppo potrebbe rappresentare un progresso importante nella lotta al cambiamento climatico. “Al centro delle notizie di oggi c’è una grande idea – un piano credibile e fattibile per ottenere energia positiva per la fusione”, ha detto. “Se avremo successo, i sistemi energetici mondiali saranno trasformati. Siamo estremamente entusiasti di questo”.

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Scoperte scientifiche: cerotto high tech, ispirato alla colla di lumaca https://www.business.it/scoperte-scientifiche-cerotto-colla-lumaca/ Tue, 13 Mar 2018 14:17:55 +0000 https://www.business.it/?p=20627 L’innovazione tecnologica in campo medicale sta raggiungendo risultati sorprendenti. La ricerca avanza, e grazie ad essa vengono scoperte le soluzioni più efficaci per cure e malattie che affliggono l’umanità. Una delle ultime novità, che rappresenta una svolta nel settore cardiologico, è l’adesivo ispirato alla colla di lumaca. La secrezione dell’animale più lento del mondo sarebbe infatti… Leggi tutto »Scoperte scientifiche: cerotto high tech, ispirato alla colla di lumaca

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L’innovazione tecnologica in campo medicale sta raggiungendo risultati sorprendenti. La ricerca avanza, e grazie ad essa vengono scoperte le soluzioni più efficaci per cure e malattie che affliggono l’umanità.

Una delle ultime novità, che rappresenta una svolta nel settore cardiologico, è l’adesivo ispirato alla colla di lumaca. La secrezione dell’animale più lento del mondo sarebbe infatti capace di sigillare tessuti organici come il cuore, sigillandoli perfettamente dopo un intervento a cuore aperto.

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La ricerca

Bando a tutti gli strumenti più invasivi, adesso sarà finalmente più facile operare il cuore. La scoperta è stata fatta grazie ad un team di ricerca del Brigham di Boston e dagli scienziati dell’Università di Harvard: si tratta, in parole povere, di una colla biodegradabile, ad azione rapida. Tra le caratteristiche che la contraddistinguono c’è l’azione rapida e il fatto che non si dissolve nel sangue, in quanto è elastica e adattabile all’organo e alle sue particolarità. Ormai non verranno più utilizzati punti metallici su tessuto, ma la nuova scoperta sembra rappresentare una vera innovazione del settore.

Il fatto che l’adesivo possa essere usato anche in campo medicale e possa sigillare tessuti umani è stato scoperto durante le ricerche che prediligevano di un materiale resistente e performante, adatto agli usi più disparati.

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bando miur 1305 posti per ricercatoriLe caratteristiche

Così come la bava delle lumache permette a questi animali di trascinarsi in un percorso che sia caratterizzato anche da superfici ruvide, il nuovo tipo di adesivo appare proprio come una specie di idrogel, non tossico e flessibile, adatto quindi anche ai tessuti degli organi umani

La nuova colla è innovativa e fondamentale per qualsiasi operazione che interessi il cuore o organi altrettanti viscidi e delicati.

L’adesivo infatti riesce a espandersi insieme all’organo, costituendo una sorta di barriera e resistendo a fluidi come il sangue, che come nel caso del cuore è completamente presente dentro e fuori l’organo.

Questo particolarissimo tipo di collante è stato ispirato dalla secrezione della lumaca europea Arion subfuscus. La bava di questo animale contiene infatti molecole che sono caricate positivamente. Per questo, secondo le ricerche, si creano legami più stretti con i tessuti sui quali si pone, come quelli biologici.

Quali sono gli sviluppi ulteriori di questa scoperta?

Le possibili applicazioni dell’adesivo sono numerosissimi, tutte estremamente indispensabili:  potrebbe infatti essere utili a riparare cartilagini, i dischi intervertebrali, fegato. Sarebbe inoltre opportuno per tamponare le emorragie operatorie.

 
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Dolore cronico, la cura è il pacemaker high tech di Medtronic https://www.business.it/dolore-cronico-cura-pacemaker-high-tech-medtronic/ Sun, 11 Mar 2018 09:30:46 +0000 https://www.business.it/?p=20347 Il problema del dolore cronico è una malattia che in Italia affligge soprattutto le donne, La maggior parte ha un’età che non supera i 50 anni e ne soffre una persona su quattro. L’Italia infatti ha il triste primato di numero più alto di persone che soffrono di dolore cronico, dietro solo a  Norvegia e… Leggi tutto »Dolore cronico, la cura è il pacemaker high tech di Medtronic

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Il problema del dolore cronico è una malattia che in Italia affligge soprattutto le donne, La maggior parte ha un’età che non supera i 50 anni e ne soffre una persona su quattro.

L’Italia infatti ha il triste primato di numero più alto di persone che soffrono di dolore cronico, dietro solo a  Norvegia e Polonia. Il problema non è solo fisico e debilitante, ma rappresenta un vero e proprio costo a livello socioeconomico e sanitario. Come? Pesando sul Pil per circa il 2,3%!

La questione è stata quindi affrontata in maniera professionale e competente, soprattutto in aiuto delle nuove tecnologiche in ambito sanitario.

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La tecnologia a supporto della medicina

Viviamo un’epoca in cui l’internet of things e il progresso scientifico fanno passi da gigante anche e soprattutto nella sanità, dove la tecnologia mette le proprie scoperte a servizio della ricerca e della medicina.

É grazie quindi ad un apporto high tech che si è potuto creare un dispositivo che ha del miracoloso: lo ha svelato Medtronic, presentando il suo nuovo sistema intelligente, lo ”stimolatore midollare impiantabile più piccolo del mondo”.

Si tratta di una sorta di Pacemaker anti-dolore, che scarica mini-scosse su misura per neutralizzare quel fastidioso e invalidante problema del dolore cronico. È dunque una terapia che gli addetti al settore definiscono antalgica e personalizzata, quindi modulabili sulle esigenze del paziente. La nuova piattaforma di Medtronic si chiama Intellis* e, oltre  questo dispositivo medico, include anche un applicativo di gestione della terapia cui si può accedere tramite tablet.

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Già disponibile in Italia

Questo sistema è già disponibile nel nostro paese e i vari vantaggi dalla neurostimolazione midollare, alle performance della batteria, alla programmazione avanzata ne fanno uno strumento innovativo e fondamentale.

Il pace-maker del dolore possiede inoltre misure molto piccole. Come funziona? Lo specialista descrive la neurostimolazione midollare in “stimolazione elettrica selettiva del midollo spinale tramite elettrocateteri impiantati nello spazio epidurale e connessi a un generatore di impulsi: un vero e proprio pacemaker del dolore. Siamo riusciti a effettuare l’intervento chirurgico di impianto in un minor tempo e, viste le ridotte dimensioni dello stimolatore, il posizionamento è stato più agevole e meno invasivo per la paziente. Niente fili o dispositivi collegati, solo wifi. E, ancora, minor ingombro e impatto psicologico. Sono questi i vantaggi evidenziati durante la fase di stimolazione provvisoria”. La tecnologia al servizio del benessere del corpo.

L’impianto avviene in due fasi, inoltre diminuisce i numero di controlli clinici e le medicazioni diventano semplici, senza rischio di prender infezioni”. Inoltre il Dott. Michele Sofia, Direttore del Dipartimento funzionale interaziendale di cure palliative e terapia del dolore dell’Asst Rhodense di Garbagnate Milanese spiega che l’aspetto più rivoluzionario del dispositivo: “ è la possibilità di ottimizzare il trattamento di neurostimolazione grazie ai report condivisi e consultabili. Il sistema utilizza funzionalità avanzate per monitorare e registrare 24 ore su 24, 7 giorni su 7 l’attività del paziente, quale indice indiretto dell’efficacia del trattamento terapeutico di neurostimolazione midollare”.

In Italia i primi impianti, circa 15, sono stati eseguiti nei primi due mesi del 2018 all’ospedale generale regionale Miulli di Acquaviva delle Fonti (Bari), all’ospedale di Garbagnate Milanese, al Sant’Andrea di Roma, all’ospedale dei Colli di Napoli, al S.S. Annunziata di Chieti e all’Irccs Crob di Rionero in Vulture  a Potenza.

 
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Innovazione tecnologica in sanità, le novità e i punti di svolta del settore https://www.business.it/innovazione-tecnologica-sanita-novita/ Wed, 07 Mar 2018 17:00:57 +0000 https://www.business.it/?p=20130 A che punto è la situazione della Sanità in Italia? Disomogeneità e inefficienza sono le accuse che vengono rivolte ad un settore in crisi, potenzialmente capace di portare invece un notevole sviluppo economico e aumentare la percentuale di occupazione nel nostro paese. Purtroppo, le varie parti politiche non vedono ancora come un’urgenza reale quella di… Leggi tutto »Innovazione tecnologica in sanità, le novità e i punti di svolta del settore

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A che punto è la situazione della Sanità in Italia?

Disomogeneità e inefficienza sono le accuse che vengono rivolte ad un settore in crisi, potenzialmente capace di portare invece un notevole sviluppo economico e aumentare la percentuale di occupazione nel nostro paese. Purtroppo, le varie parti politiche non vedono ancora come un’urgenza reale quella di mettere la sanità e le sue problematiche come una priorità del governo.

E pensare che ancora si investe poco, pochissimo in innovazione sanitaria. Il motivo principale è da attribuirsi ad una resistenza al cambiamento, che non prende in considerazione quanto invece può essere importante puntare sulla salute digitale.

Eppure la digitalizzazione della sanità rappresenterebbe una svolta fondamentale non solo per offrire un migliore servizio ai cittadini, ma anche per influenzare positivamente lo sviluppo del nostro sistema paese.

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sanità-innovazione-techI punti di svolta del settore sanitario

Secondo il dott. Mariano Corso, responsabile Scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano e Direttore Scientifico Digital360, i punti essenziali per una rinascita del settore che possa definirsi tale sono 5: Sostenibilità ed efficienza, intesa come possibilità di proporre contromisure adeguate alla domanda di cure crescente, soprattutto per gli over 65. Poi c’è la qualità e il livello di servizio: qui si parla di efficenza, bisogna cioè mantenere alto quello che è stato definito uno dei migliori sistemi sanitari al mondo che però rischia di fare marcia indietro se non debitamente finanziato e avviato verso una nuova digitalizzazione.

Universalità ed equità sono il terzo tema, che secondo Corso deve offrire un livello di qualità della cura adeguato, fermando il fenomeno crescente della povertà sanitaria, ovvero della fasce di popolazione più basse che sono costretti ad interrompere le cure perché troppo costose. 

C’è poi la governance e il livello di centralizzazione, problema da risolvere in quanto esistono più sistemi sanitari in base alle regioni e un rapporto discontinue tra queste e il Ministero della Salute.

Infine, c’è l’ambito più importante, quello sull’innovazione digitale e il ripensamento dei modelli di cura: le nuove tecnologie e la digitalizzazione servono per rendere il sistema sanitario, oltre che più efficiente, anche più sostenibile. Innovazioni come la Telemedicina e il Fascicolo Sanitario Elettronico permetteranno di migliorare l’intero empowerment sul paziente. Ma finora spendiamo troppo poco per raggiungere una sanità digitale adeguata: solo 21 euro a paziente, contro  una media europea ben oltre i 50 euro.

La cosiddetta White Economy (che comprende la filiera delle attività rivolte alla salute) si riferisce all’indotto arrivando ad un valore di 290 miliardi di euro, corrispondente al 9,4% del PIL nazionale e interessa 3,8 milioni (16,5%) degli occupati del nostro paese. I numeri potrebbero nettamente cambiare se solo si mettesse al centro del dibattito italiano la Sanità e il suo futuro.

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AiopJob è il Linkedin della Sanità

Eppure alcuni passi avanti sono stati fatti, come la creazione di AiopJob, un progetto che consente ai suoi associati di avere accesso ad un archivio che comprende il cv di circa 600 associati come medici, esponenti di una diverse professioni sanitarie e figure amministrative.

Filippo Leonardi, Direttore Generale di Aiop, dichiara che il progetto “ha portato da maggio scorso a 50 assunzioni. Non ci siamo mai occupati di offerte di lavoro con l’eccezione dei primi anni 2000, quando c’era una grande richiesta di infermieri e andammo addirittura all’estero, in Tunisia, in Olanda, nei Paesi dell’Est, per cercare questi operatori. Ora non c’è questa carenza, ma da un po’ di tempo ci arrivavano curriculum e anche le strutture si rivolgevano a noi, così abbiamo pensato a una soluzione di questo tipo. In AiopJob in meno di un anno abbiamo ‘accolto’ 120 medici e moltissimi operatori sanitari, oltre alle figure amministrative. E puntiamo a crescere ancora. (…) Si tratta di un servizio nuovo, che le strutture stanno iniziando a conoscere e a utilizzare per semplificare la ricerca di figure professionali in questo settore”. AiopJob costituisce una vera novità nel settore, con la speranza che l’innovazione attiri altra innovazione.

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Come potenziare la memoria del cervello https://www.business.it/come-potenziare-memoria-cervello/ Wed, 07 Mar 2018 08:00:03 +0000 https://www.business.it/?p=20071 Una stimolazione elettrica, al momento giusto, sul lato sinistro del cervello e in grado di migliorare “in modo affidabile e significativo” l’apprendimento e le prestazioni della memoria fino al 15%. A scoprirla è stato un gruppo di neuro scienziati statunitensi dell’University of Pennsylvania, autori di uno studio pubblicato su “Nature Communications”. E’ la prima volta… Leggi tutto »Come potenziare la memoria del cervello

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Una stimolazione elettrica, al momento giusto, sul lato sinistro del cervello e in grado di migliorare “in modo affidabile e significativo” l’apprendimento e le prestazioni della memoria fino al 15%. A scoprirla è stato un gruppo di neuro scienziati statunitensi dell’University of Pennsylvania, autori di uno studio pubblicato su “Nature Communications”. E’ la prima volta che viene stabilita una tale connessione, spiegano i ricercatori che considerano i risultati del lavoro un passo avanti verso l’obiettivo posto da un progetto – Restoring Active Memory (Ram) – sponsorizzato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti con l’ambizione di sviluppare tecnologie di nuova generazione per aiutare i veterani alle prese con perdita di memoria.
La stimolazione elettrica della corteccia temporale laterale può migliorare la memorizzazione delle informazioni, ma solo se è somministrata al momento giusto. Un algoritmo di intelligenza artificiale che monitora l’attività cerebrale è in grado di identificare questo momento.

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In cosa consiste questo studio

“Il nostro studio ha due aspetti nuovi – sottolinea Youssef Ezzyat, senior data scientist nel Dipartimento di psicologia della School of Arts and Sciences della Penn – Da un lato abbiamo sviluppato un sistema per monitorare l’attività cerebrale di una persona e innescare la stimolazione in modo reattivo in base a questa attività. Dall’altro, abbiamo identificato un nuovo obiettivo per l’applicazione della stimolazione, la corteccia temporale laterale sinistra”.
In precedenti lavori del team -guidato da Michael Kahana, professore di psicologia e ricercatore principale del programma Ram, e da Daniel Rizzuto, direttore della neuro modulazione cognitiva – gli impulsi elettrici venivano erogati a intervalli regolari, indipendentemente dal successo di un soggetto nei compiti di apprendimento che venivano dati. In questo caso, la stimolazione non era in risposta a specifici schemi di attività cerebrale. Nel nuovo studio, invece, i test hanno virato verso il monitoraggio dell’attività cerebrale in tempo reale durante un’attività.
Quindi, mentre la persona osservava e tentava di memorizzare un elenco di parole, un computer tracciava e registrava i suoi segnali cerebrali, faceva delle previsioni basate su questi e sollecitava un impulso elettrico (a livelli di sicurezza e non percepito dai partecipanti) con una tempistica precisa, solo quando i protagonisti del test erano meno propensi a ricordare le nuove informazioni. Quando dunque il sistema prevede un apprendimento inefficace, riepiloga Ezzyat, stimola un intervento, chiude il ciclo e si mette di nuovo in ascolto dell’attività cerebrale del soggetto, in attesa della successiva opportunità appropriata di generare l’impulso.
Lo studio ha coinvolto 25 pazienti neuro chirurgici in terapia per l’epilessia, reclutati in diversi centri clinici del Paese, dall’ospedale dell’ateneo della Pennsylvania alla Mayo Clinic. Tutti i partecipanti allo studio avevano già elettrodi impiantati nel cervello come parte del trattamento per la patologia. “Sviluppando modelli di machine learning personalizzati, a misura di ciascun paziente, abbiamo potuto programmare il nostro stimolatore affinché fornisse gli impulsi solo quando si prevedeva che la memoria avrebbe fallito”, chiarisce Kahana.
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Quali sono gli obiettivi dello studio

Obiettivo: sfruttare le migliori chance di ripristino. Anche in considerazione di quanto emerso da precedenti lavori secondo cui “stimolare il cervello durante i periodi di buon funzionamento avrebbe probabilmente peggiorato la memoria”. Gli scienziati sono convinti che i risultati dello studio avvicinino sempre di più alla meta, rappresentata da un sistema di monitoraggio e stimolazione neurale completamente impiantabile. Con potenziali benefici terapeutici per le persone con lesioni cerebrali da trauma o con morbo di Alzheimer.
“Ora sappiamo più precisamente dove stimolare il cervello per migliorare le performance nei pazienti con disturbi della memoria – riflette Rizzuto – nonché quando stimolare per massimizzare l’effetto”. E correggere la traiettoria con una scossa nel momento preciso in cui “il cervello sembra andare fuori rotta”, conclude Michael Sperling, ricercatore clinico dello studio al Thomas Jefferson University Hospital, evidenziando anche la disponibilità offerta dai pazienti arruolati nello studio nella speranza che “altri possano essere aiutati”.

La memoria umana

La memoria umana è prodigiosa, ha capacità enormi ma non è uguale per tutti, sia come capacità sia come tipo di memoria. La memoria è costituita da una serie di processi biochimici che avvengono nel cervello, più precisamente in alcune aree e i dettagli del suo funzionamento non sono ancora del tutto chiariti, nonostante tutti i progressi in campo scientifico.

Ciascuno ha, poi, delle sue particolari attitudini, chi ha maggiore facilità a seguire ragionamenti logici e matematici e chi, invece non riesce assolutamente a svolgere operazioni matematiche complicate mentre riesce ad esprimere se stesso con l’arte.

Il nostro cervello, dunque, può funzionare in modi diversi ma la memoria resta sempre una cosa eccezionale, in gradi di ricordare immagini, odori, gusti, situazioni e stati d’animo, oltre ad una mole eccezionale di informazioni e nozioni. Ma se non riusciamo a ingannare il nostro cervello, forse le macchine possono farlo per noi. La stimolazione elettrica della corteccia temporale laterale può migliorare la memorizzazione delle informazioni, ma solo se è somministrata al momento giusto. Un algoritmo di intelligenza artificiale che monitora l’attività cerebrale è in grado di identificare questo momento.

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Ikea Space 10, un laboratorio per il futuro https://www.business.it/ikea-space-10-laboratorio-futuro/ Tue, 06 Mar 2018 15:39:22 +0000 https://www.business.it/?p=20018 Per chi sogna una città più “green”,in cui ciascuno coltiva direttamente verdure, ortaggi e piante aromatiche nel proprio orto urbano, c’è già una soluzione pronta all’uso. Parliamo di Growroom, padiglione a forma di sfera progettato per essere montato con pochi gesti e studiato per assicurare luce e acqua adeguati alla produzione autonoma dei vegetali per la nostra… Leggi tutto »Ikea Space 10, un laboratorio per il futuro

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Per chi sogna una città più “green”,in cui ciascuno coltiva direttamente verdure, ortaggi e piante aromatiche nel proprio orto urbano, c’è già una soluzione pronta all’uso. Parliamo di Growroom, padiglione a forma di sfera progettato per essere montato con pochi gesti e studiato per assicurare luce e acqua adeguati alla produzione autonoma dei vegetali per la nostra tavola, frutto della collaborazione tra Ikea e il laboratorio di idee e hub creativo di Copenhagen Space 10.

Il laboratorio di innovazione Space 10 di IKEA ha creato una fattoria pop-up durante il London Design Festival, coltivando minuscole verdure utilizzate per preparare 2000 insalate nutrizionali. Lo spazio è stato creato per mostrare  il progetto Lokal di Space 10, che mira a fornire un modo sostenibile e salva-spazio per le persone a coltivare il proprio cibo. 

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 Il progetto Growroom

Ideata dai giovani architetti Mads-Ulrik Husum e Sine Lindholm, la struttura, fatta di semplici fogli di compensato e viti, nasce con l’obiettivo di incentivare una nuova agricoltura local e sostenibile, superando con questo piccolo orto a sviluppo verticale il problema dello spazio tipico dell’ambiente urbano.

Grazie alla sua forma sferica e alle dimensioni compatte (solo 2,5 x 2,8 metri), the Growroom è un orto domestico che può essere collocato nel giardino di casa, in un cortile o anche in uno spazio pubblico facilmente accessibile, diventando una micro isola ecologica che produce cibo gratis a chilometro zero.

Le bio-sfere possono essere realizzate proprio da tutti perché i disegni di progetto, l’elenco dei materiali e le istruzioni di assemblaggio, tipiche della filosofia Ikea, sono liberamente scaricabili dal sito di Space 10 (www.space10.io): un modo per diffondere nel mondo e presso chiunque voglia diventare un coltivatore in proprio questi intelligenti mini orti urbani. Sperano i progettisti che la semplicità del progetto e la sua libera fruizione porteranno alla moltiplicazione di Growroom, portando nelle nostre città salute, benessere e un rinnovato rapporto con la natura.

Queste colture sono state coltivate in maniera idroponica, il che significa che sono state immerse in acqua piena di sostanze nutritive, piuttosto che di terreno, con le luci artificiali sopra la testa. Davanti alla fattoria è stato allestito un salad bar, in modo che il cibo potesse essere servito immediatamente. Simon Perez, chef-in-residence dello Space10, ha prodotto un totale di 2000 insalate durante il London Design Festival di sei giorni.

Non solo mobili low-cost

L’Ikea svedese ha fatto il suo nome in mobili low-cost flat-pack – quasi un brillante esempio di sostenibilità. Ora, però, il gigante globale (che guadagna 35 miliardi di euro ogni anno) sta promuovendo una nuova visione verde pionieristica attraverso il suo laboratorio di innovazione Space 10 con sede a Copenaghen.

IKEA ha lanciato il laboratorio di innovazione Space10 alla fine del 2015, per testare i prototipi di prodotto e trovare modi per aumentare il benessere dei consumatori. Da allora il laboratorio ha lavorato su diversi progetti riguardanti il cibo. Più recentemente, il laboratorio ha creato una cupola per la coltivazione di microalghe, come parte di un’esplorazione in fonti di cibo insolite. Lokal costituisce la continuazione di questo progetto, guardando i microgreens – piccole colture simili a germogli con una breve durata di conservazione.

I microgreens vengono generalmente raccolti entro 14 giorni dalla germinazione e utilizzati come “confetti di verdure” per guarnire il cibo. Ma Space10 ha scoperto che la radice, il seme e il germoglio di queste piante minuscole sono pieni di nutrimento, abbastanza da diventare una delle principali fonti di cibo. Ma per essere efficaci, devono essere serviti poco dopo essere stati raccolti.

“I microgreens hanno una durata di conservazione piuttosto breve, mentre il nostro intero sistema di produzione alimentare è orientato alla crescita su larga scala e per resistere realmente al viaggio”, ha detto a Dezeen Simon Caspersen di Space10. “La parte più bella dei microgreens è che il germoglio contiene in realtà la stessa quantità di sostanze nutritive della sostanza cresciuta, quindi ciò significa che ottieni pieno valore dei prodotti”.

Space 10 sta introducendo la tecnologia intelligente per rendere la coltivazione delle piante facile, in modo che il concetto di fattoria e insalate possa essere facilmente esteso ai consumatori. Le piante sono collegate al dispositivo home controllato da Google, in modo che gli agricoltori possano parlare con le piante e conoscere i livelli di nutrizione.

Progettare un futuro migliore

Carla Camilla Hyort ha fondato Space10 nel 2015, dopo che il CEO di Ikea, Torbjon Loof, le ha detto che voleva progettare un futuro migliore. Ora la sua squadra (composta da oltre 20 dipendenti permanenti) realizza una vasta gamma di idee, interamente finanziate da Ikea.

Molti progetti hanno al centro la sostenibilità, ma assicurano anche che la tecnologia sia per tutti, “C’è troppa attenzione in questo momento sul potenziale commerciale degli strumenti digitali piuttosto che su come migliorare il mondo”, dice Hyort.

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Incredibili progetti verdi

Uno dei progetti preferiti di Hyort è la Growroom, una sfera rotonda in legno progettata per la coltivazione urbana. Sappiamo che mangiare le verdure fa bene, gli scienziati raccomandano almeno dieci porzioni al giorno. Per rendere tutto più semplice è possibile coltivarla da casa con un delizioso pacchetto  “Growroom”.

Per chi ha sempre desiderato un giardino, ma vive in una città, lo Space 10 con sede in Danimarca può aiutare. L’azienda, supportata da IKEA, ha progettato un giardino pop-up DIY che sarà possibile costruire a casa. Dopo aver costruito la struttura che le istruzioni forniscono, non sembra solo bella dall’esterno, ma si può ammirare la propria spesa dall’interno. Consente alle persone di coltivare il proprio cibo da casa in un modo bello e sostenibile” afferma il team di Space 10.

Infatti Growroom di Ikea non è solo una bella stravaganza. Coltivare i gustosi verdi di cui abbiamo bisogno in modo tradizionale sta diventando sempre più problematico. L’agricoltura convenzionale è un processo costoso che richiede molto spazio; qualcosa che ci manca mentre la nostra popolazione cresce. Inoltre, le nostre fattorie semplicemente non sono dove abbiamo bisogno che siano (oggi il 50% della popolazione mondiale vive nelle città, e questo salirà all’80% entro il 2050).

L’agricoltura nei campi non è sempre pratica o rispettosa dell’ambiente: chi vuole versare sostanze chimiche e pesticidi nel terreno, generare solo pochi raccolti all’anno, sapendo bene che il 30% di esso si rovinerà prima di raggiungere il piatto.

Crescere a casa

In futuro le nostre fattorie diventeranno ancora più personali, poiché innovazioni come la NASA Smart Herb Garden rendono la coltivazione domestica facile. “Alla fine si avrà il proprio mini-frigo da giardino in cucina” il futurologo del cibo Dr Morgaine Gaye ha dichiarato a De Memo.

“Pensa alla possibilità di un sistema integrato – un po’ come un frigorifero – dove crescono diverse erbe e verdure e le estrai dal distributore – dice. – È un design straordinario, e sarebbe meglio per la tua salute, il tuo budget e la terra su cui vivi”

L’ascesa della fattoria personale è appena agli inizi. Oggi Ikea non sta solo aiutando miliardi di persone a costruire mobili per imballaggi piatti : sta costruendo un mondo migliore.

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Giornata malattie rare: Roche e la ricerca sulla medicina del futuro https://www.business.it/giornata-malattie-rare-roche-ricerca-medicina-del-futuro/ Wed, 28 Feb 2018 12:43:51 +0000 https://www.business.it/?p=19609 La tecnologia e le nuove applicazioni in campo medicale confermano la tendenza verso scoperte scientifiche sempre più importanti per il genere umano. I laboratori Roche rappresentano una vera e propria eccellenza in questo campo. Proprio oggi che si celebra la Giornata internazionale delle malattie rare, il gruppo svizzero continua la sua ricerca all’insegna dell’innovazione e della… Leggi tutto »Giornata malattie rare: Roche e la ricerca sulla medicina del futuro

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La tecnologia e le nuove applicazioni in campo medicale confermano la tendenza verso scoperte scientifiche sempre più importanti per il genere umano.

I laboratori Roche rappresentano una vera e propria eccellenza in questo campo. Proprio oggi che si celebra la Giornata internazionale delle malattie rare, il gruppo svizzero continua la sua ricerca all’insegna dell’innovazione e della preparazione. Roche è adesso al lavoro sullo studio di 9 molecole che possono fare la differenza proprio nell’ambito della ricerca sulle malattie rare.

Ci auguriamo che tutte possano rappresentare una svolta per la medicina del futuro. Ogni persona con malattia rara è importante. Non è questione di numeri, ognuna di loro ha una storia ed è per questo che in Roche ci impegniamo con coraggio per fare la differenza nella vita dei pazienti con patologie ancora poco conosciute e non idoneamente trattate”. Sono le parole di Anna Maria Porrini, direttore medico dell’azienda svizzera in Italia. Porcini conferma conferma l’impegno del gruppo sui farmaci orfani.

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Hoffmann-La-Roche-ricerca40 milioni di euro: l’investimento annuale di Roche nella ricerca

Le malattie rare sono numerose: emofilia, fibrosi polmonare idiopatica, fibrosi cistica. Secondo gli ultimissimi dati circa il 3% della popolazione mondiale è colpita da malattie rare, più di 30 milioni di persone solo in Europa, e quasi 2 milioni in Italia.

La medicina del futuro, con nuove tecniche e nuove sperimentazioni, ha bisogno di qualcuno che fornisca competenze e qualità nella ricerca, al fine di migliorare in maniera davvero determinante la vita delle persone colpite da malattie rare.

Roche si impegna con questo obiettivo, investendo ogni anno 40 milioni di euro per nuovi studi. La scelta di queste 9 molecole sulle quali concentrare l’attenzione servono per espandere la ricerca su malattie come l’atrofia muscolare spinale, la distrofia di Duchenne e la malattia di Huntington.

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technologies-medicale-Un network di valore

Forte della propria esperienza nel combinare le competenze farmaceutiche con quelle diagnostiche per sviluppare nuovi farmaci sempre più efficaci e sicuri, Roche realizza programmi di ricerca orientati alla personalizzazione delle terapie, attraverso l’identificazione delle caratteristiche genetiche, per rispondere alle esigenze specifiche dei singoli pazienti. L’obiettivo è scoprire soluzioni terapeutiche avanzate che possano concretamente cambiare il corso della medicina e la vita dei pazienti, oltre che dei loro familiari” dichiara l’azienda in proposito.

La ricerca è inoltre importantissima e fondamentale per sviluppare una efficace medicina del futuro in quanto l’80% delle malattie rare è dovuto a cause genetiche.

Solo l’anno scorso sono stati finanziati ben 217 studi specifici. “L’obiettivo è creare un network efficiente di valore basato sull’innovazione medico-scientifica e sulla collaborazione, al fine di garantire un accesso equo alle terapie per ogni paziente”.

Sanità e innovazione, settore in crescita

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Tecnologia e salute: Skin Electronics misura il ritmo cardiaco https://www.business.it/tecnologia-salute-skin-electronics-misura-ritmo-cardiaco/ Wed, 21 Feb 2018 11:37:49 +0000 https://www.business.it/?p=19028 Indossare il tuo cuore sulla manica potrebbe assumere un significato completamente nuovo. Una pelle elettronica può mostrare il battito del cuore di una persona mentre è attaccata al dorso della mano. Ancora una volta il mondo della tecnologia si mostra almeno di un passo avanti rispetto a quella che è la nostra fantasia in campo medico e… Leggi tutto »Tecnologia e salute: Skin Electronics misura il ritmo cardiaco

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Indossare il tuo cuore sulla manica potrebbe assumere un significato completamente nuovo. Una pelle elettronica può mostrare il battito del cuore di una persona mentre è attaccata al dorso della mano. Ancora una volta il mondo della tecnologia si mostra almeno di un passo avanti rispetto a quella che è la nostra fantasia in campo medico e sanitario. 

I ricercatori di ingegneria dell’Universita di Tokyo e Dai Nippon Printing hanno sviluppato un display ultra sottile che aderisce alla pelle. È stato presentato al pubblico in occasione di una riunione dell’AAAS ad Austin, in Texas, di recente. L’e-skin mostra l’elettrocardiogramma del paziente – una forma d’onda che rappresenta l’attività elettrica del cuore – basata su dati raccolti da un sensore flessibile ultra sottile. Una seconda pelle da indossare, andiamo a scoprirne di più.

Come funziona lo Skin Electronics

Combinato con un modulo di comunicazione wireless, questo sistema integrato di sensori biomedici è chiamato “Skin electronics”: può trasmettere dati biometrici al cloud. L’e-skin mostra l’elettrocardiogramma del paziente , questo si adatta alla normale pelle umana e mostra statistiche vitali sulla salute e il benessere del paziente. Una forma d’onda che rappresenta l’attività elettrica del cuore – basata su dati raccolti da un sensore flessibile ultra sottile. 

Il display può allungarsi fino al 45 percento in più rispetto alla sua lunghezza originale e sopportare stiramenti ripetuti, consentendogli di adattarsi ai contorni e ai movimenti del corpo, senza mostrare alcuna perdita in funzione delle sue proprietà elettriche e meccaniche. Il dispositivo ha un sensore in grado di misurare il ritmo cardiaco e un modulo di comunicazione wireless che invia i dati medici al medico. Il display della pelle morbido e flessibile ha uno spessore di circa 1 millimetro. Il design unisce un elettrodo in nanomesh traspirante costituito da un array di 16 LED di micro LED e un cablaggio estensibile montato su un foglio di gomma. 

Ai giorni nostri esistono numerose tecnologie di rilevamento flessibili e portatili che possono eseguire una miriade di misure fisiche e fisiologiche. I rapidi progressi nello sviluppo e nell’implementazione di tali sensori negli ultimi anni hanno dimostrato il crescente significato e la potenziale utilità di questa classe unica di piattaforme di rilevamento. Le applicazioni includono elettronica di consumo indossabili, robotica morbida, protesi mediche, pelle elettronica e monitoraggio della salute.

Le pelli elettroniche potrebbero non solo rilevare problemi di salute nel prossimo futuro, ma mostrarle al mondo per poterle anche vedere. I ricercatori dell’Università di Tokyo hanno sviluppato una e-skin in grado di misurare i segni vitali come il battito cardiaco e visualizzarli in tempo reale su un display della pelle. Un nuovo display elastico ultra sottile che si adatta perfettamente alla pelle può mostrare la forma d’onda in movimento di un elettrocardiogramma registrato da un sensore per elettrodi traspirante a pelle. 

In questo modo è possibile sapere subito se c’è bisogno di aiuto – bisogna solo guardare la mano (o in qualsiasi altro modo il sensore funzioni) per avere un’idea di cosa c’è che non va. Le informazioni complete sullo stato di salute del paziente vengono trasmesse a uno smartphone. Questo è l’ultimo di una serie di passaggi che avvengono senza soluzione di continuità.

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Quali sono i vantaggi e i benefici

Questa è l’ultima ricerca di una collaborazione accademico-industriale giapponese, guidata dal professor Per Takao Someya, presso la Graduate School of Engineering dell’Università di Tokyo,

Ci sono stati dei display estensibili in precedenza, ma in genere cadono a pezzi rapidamente dopo l’esposizione all’aria e al solito allungamento e torsione della pelle. Il sensore stesso dura per circa una settimana senza infiammazione, ed è stato costruito usando tecniche di produzione di circuiti stampati convenzionali che dovrebbero mantenere bassi i costi.

Per quanto riguarda il display, è in forma d’onda e mostra chiaramente cosa è giusto o sbagliato con il paziente. Il dispositivo è ideale per i senescenti che hanno difficoltà in termini di mobilità. Grazie ai progressi della tecnologia dei semiconduttori le letture o le forme d’onda dell’elettrocardiogramma possono essere visualizzati sullo schermo in tempo reale o inviati al cloud o a un dispositivo di memoria dove sono archiviate le informazioni.

Il nuovo sistema di elettronica per la pelle mira a fare un ulteriore passo avanti, un sistema integrato di “skin electronics” consente il monitoraggio della salute a casa e fornisce ai medici l’accesso remoto ai dati biometrici trasmessi in modalità wireless a una nuvola medica. Promette di migliorare l’auto-cura e l’accessibilità delle informazioni mediche a vari segmenti della popolazione, compresi i bambini e gli anziani.

Un’immagine del pollice in su sull’esposizione della pelle funge da indicatore di buona salute che tendono ad avere difficoltà nel gestire e ottenere dati da dispositivi e interfacce esistenti. Questa metodologia facilita anche l’onere per il sistema sanitario e consente un monitoraggio autonomo.

Nippon Printing spera di offrire la pelle entro i prossimi 3 anni rendendola più affidabile, ridimensionando la produzione e migliorando la sua copertura per ampie superfici. Se tutto andasse bene, potrebbe essere particolarmente utile per i pazienti di assistenza domiciliare. Piuttosto che dover indossare un dispositivo ingombrante che richiede un’attenta ispezione, potrebbero trasmettere il loro stato di salute ai membri della famiglia e portare avanti le loro vite relativamente senza ostacoli.

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Tecnologia e salute: Avro startup innovativa https://www.business.it/tecnologia-salute-avro-startup-innovativa/ Tue, 20 Feb 2018 09:47:24 +0000 https://www.business.it/?p=18949 Più di 25 milioni di bambini in tutto il Nord America soffrono di qualche forma di allergie stagionali. Eppure un bambino su quattro soffre di incapacità di ingoiare pillole per essere medicato. Avro Life Science ritiene che possa essere d’aiuto, offrendo adesivi medicati per somministrare farmaci antiallergici stagionali ai bambini. Avro ha ora uno show di supporto dalla… Leggi tutto »Tecnologia e salute: Avro startup innovativa

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Più di 25 milioni di bambini in tutto il Nord America soffrono di qualche forma di allergie stagionali. Eppure un bambino su quattro soffre di incapacità di ingoiare pillole per essere medicato. Avro Life Science ritiene che possa essere d’aiuto, offrendo adesivi medicati per somministrare farmaci antiallergici stagionali ai bambini. Avro ha ora uno show di supporto dalla Dyson Foundation, vincendo il National Runners Up per il James Dyson Award.

Con uno slogan senza pillole, senza dolore, solo un cerotto, Avro Life Science mira a fornire farmaci a un ritmo costante per tutto il giorno senza effetti collaterali, il tutto con adesivi che hanno disegni divertenti che attirano i bambini. Nel 2016, il team ha iniziato a lavorare fuori dal laboratorio del campus Velocity Science, una partnership con la Facoltà di Scienze dell’Università di Waterloo, prima di vincere $ 25.000 in finanziamenti alle Velocity Fund Finals in autunno, e ora lavora fuori dal Velocity Garage incubatore di startup.

Lanciato dai co-fondatori Keean Sarani, uno studente laureato in scienze e attualmente in farmacia, e Shak Lakhani, uno studente di ingegneria delle nanotecnologie, entrambi dell’Università di Waterloo, Avro, startup di scienze della vita nell’attuale gruppo di Y Combinator, sta scommettendo su un metodo per somministrare farmaci a popolazioni incapaci di deglutire o masticare – li somministrerà attraverso la pelle.

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Come funziona la startup Avro

A partire dai farmaci per l’allergia, l’azienda sta sviluppando patch per la pelle che rilasciano farmaci comunemente usati nelle allergie stagionali per i bambini. I cerotti agiscono molto come i cerotti alla nicotina, che forniscono la nicotina a coloro che cercano di smettere di fumare, ma possono fornire una varietà di farmaci, come i farmaci per l’allergia, attraverso l’organo più grande del nostro corpo.

Il co-fondatore Shakir Lakhani, che soffre di allergie stagionali e alimentari, dice a TechCrunch che voleva iniziare con un allergia non solo per motivi personali, ma perché è un’area in cui i bambini sono resistenti a prendere i farmaci già in commercio.

Inoltre, non è la prima azienda ad offrire la somministrazione transdermica di farmaci. La società farmaceutica di Miami ProSolus crea cerotti per la consegna di vari farmaci generici e prodotti da banco, la confezione di Fremont Zosano, produce cerotti transdermici speciali per la consegna di medicinali per ridurre l’emicrania e  Viaskin produce un cerotto per bambini con allergie alle arachidi – sebbene le prove cliniche finora non sono andate bene.

Quando partirà la distribuzione di Avro

Queste aziende potrebbero facilmente iniziare a offrire gli stessi tipi di patch di Avro, qualora l’avvio dimostrasse la necessità del mercato. Un vantaggio è che i farmaci che Avro vuole utilizzare nelle sue patch sono già disponibili – non avrebbe bisogno di dimostrare che funzionano. Devono solo dimostrare che il metodo di consegna è sicuro ed efficace.

Ma l’avvio ha una lunga strada da percorrere prima di portare queste patch nelle mani dei consumatori. Innanzitutto, Avro avrà bisogno dell’approvazione della FDA per vendere negli Stati Uniti e in Canada, dove la società prevede di commercializzare le sue patch. Per arrivarci, dovrà condurre alcune prove cliniche sull’uomo, che Lakhani dice di essere in procinto di esaminare al momento, ma crede che sarà in grado di farlo funzionare nel terzo trimestre di quest’anno.

Lakhani ha anche accennato al fatto che i cerotti sulla pelle potrebbero eventualmente offrire altri tipi di medicinali. “Stiamo guardando cose come persone che soffrono di malattie neurodegenerative e malattie più intense che inibiscono la capacità di deglutire, come la sclerosi multipla”, ha detto a TechCrunch. “Penso che quelle saranno davvero delle strade interessanti per noi per andare giù nel futuro e stiamo solo iniziando ad avviare conversazioni con altre aziende che potrebbero essere dei buoni partner per noi”.

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Innovazione tecnologica nella medicina

L’innovazione tecnologica può essere definita come l’attività deliberata delle imprese e delle istituzioni tesa a introdurre nuovi prodotti e nuovi servizi, nonché nuovi metodi per produrli, distribuirli e usarli. Condizione necessaria per l’innovazione è che essa venga accettata dagli utilizzatori, siano essi i clienti che acquistano il nuovo bene o servizio sul mercato, o i fruitori di un servizio pubblico.

La fusione tra medicina e tecnologia è un processo che si è andato progressivamente strutturando in modo sistematico a partire dalla seconda metà del Novecento nel tentativo di spiegare unitariamente la complessa realtà del mondo vivente, con la finalità di manipolare e trasformare “positivamente” l’esistenza degli individui così da arrivare all’ambizioso obiettivo di curare nel modo più efficace possibile le loro condizioni patologiche.

Questa realtà è diventata parte integrante della nostra vita quotidiana. Nel corso di questo processo le scienze della vita si sono trasformate in una mastodontica biotecnoscienza, in cui i confini tra scienza, tecnologia, università, imprese biotecnologiche sono sfumati. Questi rapidi cambiamenti tecnologici nel settore sanitario sono la realtà presente che qualcosa sta cambiando e cogliere le prospettive future ci aprirà la strada a nuove tecnologie per la vita e per la salute.

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Medicina del futuro: QR cod commestibile https://www.business.it/medicina-futuro-qr-cod-commestibile/ Sun, 18 Feb 2018 10:37:58 +0000 https://www.business.it/?p=18852 Negli ultimi 100 anni, i ricercatori hanno costantemente spinto i limiti delle nostre conoscenze sulla medicina e su come i diversi corpi possono rispondere in modo diverso ad esso. Tuttavia, i metodi per la produzione della medicina non si sono ancora allontanati dalla produzione di massa. Molti di coloro che hanno una determinata malattia ottengono lo stesso… Leggi tutto »Medicina del futuro: QR cod commestibile

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Negli ultimi 100 anni, i ricercatori hanno costantemente spinto i limiti delle nostre conoscenze sulla medicina e su come i diversi corpi possono rispondere in modo diverso ad esso. Tuttavia, i metodi per la produzione della medicina non si sono ancora allontanati dalla produzione di massa. Molti di coloro che hanno una determinata malattia ottengono lo stesso prodotto con la stessa quantità di un composto attivo. Questa produzione potrebbe presto essere nel passato. In un nuovo studio, il Codice QR potrebbe presto avere una seconda vita grazie all’utilizzo in campo medico.

Un team di ricerca della Facoltà di Medicina dell’Università di Copenaghen, in collaborazione con l’Åbo Akademi finlandese, ha brevettato una speciale versione di QR Code “commestibile” il codice a puntini che rimanda a pagine web che contengono informazioni, in grado di sostituire qualsiasi tipo di compressa oggi in commercio.

L’intento è quello di produrre medicinali personalizzati, con una posologia diversa in base al paziente e alle personali esigenze, in modo sicuro e mantenendo dei costi relativamente bassi.

Basterà inquadrare con lo smartphone il codice per ricevere informazioni sulla medicina, sulle modalità e quantità di assunzione. “Questa tecnologia permette di dosare il farmaco nel modo più preciso, a seconda delle esigenze personali”, Natalia Genina, docente del Dipartimento di Farmacia e autore della ricerca pubblicata su International Journal of Pharmaceuticals.

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Potenziale per ridurre i farmaci sbagliati e la medicina falsa

Il QR Code stampato direttamente sulla pillola costituita da materiale commestibile, che in questo caso assume una forma quadrata e piatta, consentirà dunque di attribuire esattamente uno specifico farmaco a chi è affetto da determinate patologie grazie alle informazioni contenute nel codice stesso. Inquadrando con lo smartphone una compressa si potranno ricevere inoltre informazioni sul prodotto farmaceutico, sulle modalità e quantità di assunzione. Secondo i ricercatori ciò ridurrà in modo considerevole i casi di vendita e assunzione di medicinali sbagliati o falsi.

In questo modo in pratica si potrà essere certi di assumere il prodotto giusto evitando di cascare nella trappola delle imitazioni. Secondo un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, una ogni dieci medicine vendute in Paesi in via di sviluppo sono spesso dei falsi che non hanno nessun effetto, o contengono una dose minore di principio attivo. E sono presenti numerosi mercati neri che commerciano pillole sbagliate.

Già in alcuni Paesi, compresa l’Italia, il codice viene stampato sulla confezione o sul bugiardino.

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Quali sono i vantaggi

Dunque si potrà evitare di assumere il rimedio quando è già scaduto e in più verrà ritagliata in base alle proprie caratteristiche personali e non, come accade ora, in base a una media uguale per tutti. Questo potrebbe essere vantaggioso per le persone che hanno patologie croniche e devono prendere complicate combinazioni di medicamenti, perché potrebbero trovare dosi personalizzate e facilmente identificabili sulla compressa.

Per stampare le nuove compresse viene utilizzata la stampa a getto di inchiostro su un materiale poroso e flessibile, ma stabile, che ha una buona capacità di assorbimento. Questo permette una precisione nel disegno che lo rende facilmente leggibile dal telefono anche nel caso sia stato conservato a lungo in condizioni non ottimali. Ovviamente la stampa non altera le caratteristiche mediche e non ha effetti secondari: una volta assunta, viene dissolta.

L’introduzione e il successo di questa nuova tecnologia di produzione relativamente semplice, attraverso stampanti automatizzate – secondo il Dottor Jukka Rantanen del Dipartimento di Farmacia che ha guidato la ricerca – potrebbe rivoluzionare l’intero settore e modificare la catena di approvvigionamento così come appare oggi“, generando un netto miglioramento sulle condizioni di salute dei pazienti.  I ricercatori stanno ora lavorando per perfezionare i metodi per questa produzione medica.

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Tecnologia e sanità: cellule staminali placentari, nasce la startup Celularity https://www.business.it/tecnologia-sanita-cellule-staminali-placentari-nasce-la-startup-celularity/ Fri, 16 Feb 2018 10:41:21 +0000 https://www.business.it/?p=18802 La ricerca scientifica sulle cellule staminali ha determinato risultati sorprendenti. Sebbene sia ancora in una fase iniziale, dove le sperimentazioni sono al limite dell’etica e della legge, le cellule staminali continuano ad essere studiate in quanto potenzialmente straordinarie.  Infatti la Startup Celularity mira ad utilizzare queste cellule miracolose per la rigenerazione dei tessuti e degli… Leggi tutto »Tecnologia e sanità: cellule staminali placentari, nasce la startup Celularity

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La ricerca scientifica sulle cellule staminali ha determinato risultati sorprendenti. Sebbene sia ancora in una fase iniziale, dove le sperimentazioni sono al limite dell’etica e della legge, le cellule staminali continuano ad essere studiate in quanto potenzialmente straordinarie. 

Infatti la Startup Celularity mira ad utilizzare queste cellule miracolose per la rigenerazione dei tessuti e degli organi e per curare malattie come il cancro.

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ricerca-premi-gileadCosa sono le cellule staminali placentari?

Le cellule staminali embrionali sono le cellule più importanti del nostro corpo perché sono capaci di rigenerare qualsiasi altro tipo di cellula del nostro corpo e si trovano nell’embrione umano ai primissimi stadi della vita. E poi ci sono quelle placentari, contenute appunto nella placenta, un patrimonio biologico importantissimo. 

In questi anni i ricercatori di tutto il mondo hanno studiato come generare cellule specializzate. Cercano di capire come si organizzano nel creare tessuti più complessi. Uno degli obiettivi è proprio quello di cercare di riprodurle esattamente come quelle che si trovano nel nostro corpo.

La placenta, l’organo che passa nutrimento dalla madre al feto, è oggetto di studi proprio perché costituita da cellule staminali prodigiose e punto nevralgico da cui partire per sviluppare la ricerca.

Peter Diamandis, fondatore di X-prize e Singularity University, insieme al Dr. Robert Hariri, fondatore di Cellular Therapeutics, hanno creato la startup Celularity con lo scopo di utilizzare nella ricerca proprio le cellule staminali presenti nella placenta umana.

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cellule-staminali

La longevità e la salute prima di tutto

Il progresso scientifico cerca da sempre un modo per aiutare l’umanità a vivere vite più lunghe e più sane. Questa potrebbe essere la strada giusta.

Per molti anni le cellule staminali hanno posto un dilemma etico: rappresentano il cuore della vita stessa e per essere studiate nei primi momenti l’embrione stesso deve morire. Di solito la ricerca ha utilizzato embrioni già morti, ma adesso la svolta potrebbe provenire dallo studio della placenta ancora viva appena dopo il parto.

Infatti le cellule staminali placentari sono ancora più importanti di qualsiasi altra tipologia di cellule e, secondo la ricerca, queste possono essere iniettate in qualsiasi essere umano senza il rischio che il corpo le rigetti.

Peter Diamandis non è la prima volta che finanzia uno studio sulla ricerca della longevità. Nel 2014 ha co.fon dato Human Longevity Inc., associazione nata con lo scopo di concentrarsi sull’estensione della durata della vita umana.

Le cellule staminali placentari servono dunque ad implementare lo studio. Per questo la Startup Celularity sta cercando di ottenere l’approvazione dal FDA per eseguire processi e trattamenti in molteplici settori di ricerca.

A questo proposito il Dr. Hariri ha affermato a TechCrunch.com che “la medicina cellulare è intrinsecamente sicura, e il suo potenziale potrebbe avere un “enorme impatto” sulla medicina statunitense”.

Come otterranno le placente per lo studio è presto detto: tramite donazioni di chi vorrà contribuire, visto che di norma, appena dopo il parto le placente diventano materiale di scarto, come un rifiuto. Perché dunque non sfruttare questo enorme potenziale genetico per una ricerca che potrebbe essere fondamentale per l’umanità?

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innovazione campo medicoCelularity

Celularity punterà dunque su una campagna di promozione per le donazioni. Intanto ha già ricevuto 250mila dollari di finanziamento da note personalità che supportano il progetto tra cui il life coach Tony Robbins, John Sculley di Apple e Pepsi-Cola, ex partner GV e Bill Maris, che ora gestisce una nuova joint venture biotech Sezione 32.

“La nostra missione definitiva è quella di rendere 100 anni i nuovi 60, e di fornire alle persone la massima estetica, mobilità e cognizione mentre invecchiano. I 20 anni di scienza, ricerca e proprietà intellettuale avviati dal mio socio visionario Dr. Bob Hariri, sono la pietra angolare della futura rivoluzione della longevità”, ha dichiarato entusiasta Peter Diamandis.

Per settore e intraprendenza Celularity non ha rivali e con i suoi 1800 brevetti già detenuti promette di rivoluzionare la ricerca delle staminali placentari prima della concorrenza.

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Invenzioni: arrivano gli pneumatici senza aria https://www.business.it/invenzioni-pneumatici-senza-aria/ Thu, 08 Feb 2018 09:05:23 +0000 https://www.business.it/?p=18293 Un po’ bizzarra come invenzione dato che la parola stessa “pneumatico” presuppone che le gomme siano gonfiate con aria. Ma d’altro canto da tempo la NASA si poneva il problema: “che fare se un mezzo di ricognizione fora mentre sta esplorando un pianeta”? In realtà forare una gomma, sia che ci si trovi in moto… Leggi tutto »Invenzioni: arrivano gli pneumatici senza aria

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Un po’ bizzarra come invenzione dato che la parola stessa “pneumatico” presuppone che le gomme siano gonfiate con aria. Ma d’altro canto da tempo la NASA si poneva il problema: “che fare se un mezzo di ricognizione fora mentre sta esplorando un pianeta”?

In realtà forare una gomma, sia che ci si trovi in moto che in auto, non è mai piacevole e l’utilità di un invenzione del genere è evidente anche sulla beneamata Terra.

Quella della ruota è spesso considerata la madre di tutte le invenzioni, ma da quando esistono mezzi meccanici, nessuno era mai riuscito a trovare il modo di eliminare definitivamente il problema della foratura.

Questo semplicemente perché risultava difficile garantire ad una ruota la necessaria capacità di ammortizzare l’impatto con il terreno se non gonfiando la gomma con aria o altre sostanze aeriformi.

Ci ha messo un po’ anche la NASA a produrre la “Super-elastic Tire”, ma alla fine c’è riuscita usando delle leghe speciali in grado di fornire un’elasticità paragonabile a quella di una gomma riempita di aria.

Il principio è semplice ed è associato alla “memoria di forma”, ossia alla capacità della lega utilizzata di tornare alla forma originale anche dopo essere stata soggetta ad un’elevata pressione, proprio come una gomma.

Nel passato la NASA aveva già cercato di ovviare al problema, dato che una foratura per i mezzi di ricognizione lunari rappresenta un grande problema. Era stata utilizzata una lega di acciaio molto dura chiamata “acciaio armonico”, che, nonostante presentasse le giuste caratteristiche per i pesanti rover lunari, non era in grado di evitare che le ruote si deformassero o si procurassero piegature.

La durezza di un metallo non risultava decisiva per creare gomme senza bisogno di aria e di recente, Santo Padula, uno scienziato di origini Italiane, ha avuto l’idea di provare con delle leghe dotate di memoria di forma proprio durante una visita ai laboratori della NASA.

Tecnicamente l’obiettivo di una vera gomma senza aria è quello di sostenere la pressione accettando la deformazione per poi tornare alla forma originale, ma evitando ammaccature e danneggiamenti che possono pregiudicare l’utilizzo prolungato.

La soluzione di Santo Padula è stata il titanio stechiometrico al nichel, una lega dotata di un elevata memoria di forma tale da poter assorbire la pressione in modo simile ad uno pneumatico.

La Super-elastic Tire realizzata dalla Nasa è costituita da una sorta di rete metallica molto fitta, analoga alle armature medievali utilizzate dai cavalieri per proteggere il corpo.

Secondo la Nasa, le gomme senza aria potranno presto essere utilizzate anche ai normali mezzi di trasporto terrestri, specie per quelli che non hanno necessità di raggiungere velocità elevate come i trattori o le macchine industriali.

Evitare le forature non è l’unico vantaggio di una gomma senza aria. Con questa tecnologia si potrebbero infatti eliminare tutti i problemi associati alla perdita di pressione ed al surriscaldamento degli pneumatici. Di conseguenza, ci otterrebbero dei risultati significativi per quanto riguarda la sicurezza e la prevenzione degli incidenti.

La perdita di pressione se non addirittura lo scoppio di uno pneumatico è difatti una delle principali cause degli incidenti mortali.

In effetti la portata dell’invenzione della NASA è significativa ed i benefici della ruota metallica potranno presto essere alla portata di tutti una volta implementati gli accorgimenti necessari a regolare la rigidità della gomma e a gestire al meglio la capacità di gestire la potenza di trazione.

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Carne prodotta in laboratorio: una rivoluzione possibile https://www.business.it/carne-prodotta-laboratorio-rivoluzione-possibile/ Wed, 07 Feb 2018 10:52:05 +0000 https://www.business.it/?p=18229 Consumare carne — sì, proprio carne vera — ma senza uccidere nessun animale. È questo, in sostanza, l’obiettivo per il quale lavora SuperMeat, una startup israeliana di biotecnologie e food-tech, è una delle aziende più recenti che è cresciuta fino a fornire al mondo una nuova fonte di cibo. SuperMeat vuole produrre carni più economiche e sane,… Leggi tutto »Carne prodotta in laboratorio: una rivoluzione possibile

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Consumare carne — sì, proprio carne vera — ma senza uccidere nessun animale. È questo, in sostanza, l’obiettivo per il quale lavora SuperMeat, una startup israeliana di biotecnologie e food-tech, è una delle aziende più recenti che è cresciuta fino a fornire al mondo una nuova fonte di cibo. SuperMeat vuole produrre carni più economiche e sane, senza il massacro degli animali e le elevate emissioni di gas. Carne autentica infatti, a quanto pare, può essere riprodotta artificialmente in laboratorio. Sono sufficienti poche cellule animali per coltivare il pezzo di carne desiderato da portare sulle nostre tavole.

La startup ha già condotto una campagna di successo con Indiegogo , ed è pronta a spedire la sua carne coltivata in laboratorio in Cina, come parte di un accordo di settembre da 300 milioni di dollari firmato da Cina e Israele. Non mostrando segni di rallentamento, la società ha ricevuto ancora un altro colpo al braccio dopo aver raccolto $ 3 milioni in fondi di avviamento e una nuova partnership con PHW, uno dei maggiori produttori di pollame in Europa.

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La tecnologia nell’industria alimentare

il CEO e co-fondatore di SuperMeat, Ido Savir, che è stato un vegano etico negli ultimi 20 anni, afferma che l’investimento di PHW è la prova che l’industria alimentare è pronta ad abbracciare le nuove tecnologie, in particolare nel consentire alla produzione alimentare di crescere ulteriormente e in modo più sostenibile.

SuperMeat spiega che la sua carne di pollo è prodotta da cellule in crescita che sono state estratte da polli vivi. Queste cellule vengono coltivate in condizioni controllate da esperti per facilitare la loro crescita, che elimina la necessità di produrre animali di massa. Il processo consiste nel nutrire le cellule, i nutrienti corretti per produrre muscolo e grasso, come accadrebbe abitualmente se fossero cresciuti all’interno del corpo di un animale. Secondo uno studio condotto dall’università di Oxford e Amsterdam, il passaggio a questo processo di “carne pulita” ridurrà “fino al 98% delle emissioni di gas a effetto serra, il 99% nello sfruttamento del suolo e fino al 96% nell’uso dell’acqua”.

Quali sono i potenziali benefici? 

Se la carne prodotta in laboratorio potesse sostituire la necessità di allevare (e macellare) gli animali, sarebbe estremamente vantaggioso ridurre l’impatto ambientale che ha l’agricoltura industriale, oltre a ridurre la diffusione delle malattie trasmesse dagli alimenti. “I potenziali benefici per la salute pubblica e il benessere degli animali sono notevoli”, afferma il CEO di SuperMeat. E’ da sottolineando che l’uso diffuso di antibiotici in agricoltura è spaventoso, soprattutto alla luce della resistenza agli antibiotici in rapido sviluppo.

Il CEO di SuperMeat, Ido Savir, ha dichiarato che l’ultima partnership con PHW è stata meno un segno di rottura nel settore della carne e più sulla trasformazione. “Siamo orgogliosi che SuperMeat sia in prima linea nell’industria in rapida evoluzione della carne pulita”, -ha affermato Savir in una nota – “Il nostro team è composto da un gruppo eterogeneo di scienziati di alto livello, ingegneri alimentari e chef, che collaborano con i migliori esperti di produzione dell’industria farmaceutica per creare una nuova generazione di prodotti a base di carne che siano sostenibili, efficienti in termini di costi e compatibili con gli animali e, naturalmente, delizioso”.

Ci vorrà un po ‘di tempo prima che il grande pubblico veda i prodotti SuperMeats nei negozi, la compagnia stima che ci sarà almeno un’attesa di tre anni. Quando accadrà, però, le persone si aspettano che i prezzi puliti della carne siano all’incirca uguali – se non più economici – dei prodotti attuali, in quanto richiedono meno risorse per la produzione.

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carne-prodotta-in-laboratorioIl business del pollame in laboratorio

Insomma, a quanto pare in futuro la produzione di carne non sarà più legata agli allevamenti intensivi, all’uccisione e alla macellazione degli animali. La carne prodotta in laboratorio salva gli animali e rende inutili gli allevamenti intensivi. Permette di risparmiare acqua e terreni da coltivare e di ridurre l’inquinamento, pur fornendo un alimento molto simile alla carne che conosciamo per chi non vuole smettere di mangiarla.

Tra poco dunque cominceremo a mangiare carne prodotta in laboratorio? E come verrà accolto questo cambiamento? Produrre carne in laboratorio può essere la soluzione per salvare gli animali e ridurre il numero e l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi? Sarà un alimento più sostenibile sia dal punto di vista della salvaguardia degli animali, sia per la nostra salute?  In futuro forse potremo farlo ma a quale prezzo? Abbiamo ancora un po’ di tempo per abituarci all’idea.

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Blue Economy: cos'è? La sfida di Gunter Pauli https://www.business.it/blue-economy-cose-gunter-pauli/ Tue, 06 Feb 2018 07:00:05 +0000 https://www.business.it/?p=18118 Si sente spesso parlare di Blue Economy. Cos’è? E perché è così importante per il nostro ecosistema? L’economia blu è una branchia della Green economy. Mentre quest’ultima prevede un modello di business basato su un minor impatto ambientale, che riduca le emissioni di CO2, la blue economy tende essenzialmente a volerle eliminare del tutto. Si basa… Leggi tutto »Blue Economy: cos'è? La sfida di Gunter Pauli

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Si sente spesso parlare di Blue Economy. Cos’è? E perché è così importante per il nostro ecosistema?

L’economia blu è una branchia della Green economy. Mentre quest’ultima prevede un modello di business basato su un minor impatto ambientale, che riduca le emissioni di CO2, la blue economy tende essenzialmente a volerle eliminare del tutto. Si basa sopratutto sull’innovazione e su metodi che possano creare uno sviluppo sostenibile proteggendo le risorse naturali e ambientali per le future generazioni.

Colui che per primo ha parlato di “Economia blu” è stato Gunter Pauli. Economista belga, imprenditore di successo in numerosi settori, Pauli ha fondato la Zero Emissions Research Iniziative. Si tratta di una comunità internazionale della quale fanno parte studiosi, esperti in economia, scienziati e ricercatori per trovare insieme soluzioni efficaci rispetto ad una economia che tenga conto della tutela dell’ambiente e della persona in primo luogo.

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L’innovazione è essenziale nelle intenzioni della blue economy e di questa fa parte la biomimesi: si tratta di un settore specifico che studia le caratteristiche delle specie viventi per carpirne i segreti e metterle al centro dell’innovazione tecnologica.
Gunter Pauli segue il concetto di imitazione della natura trasformandolo in prodotti e ricchezza, ma soprattutto in posti di lavoro.

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pauli-gunterNel suo primo libro dal titolo “Blue economy. Nuovo rapporto al Club di Roma. 10 anni, 100 innovazioni, 100 milioni di posti di lavoro” teorizza esattamente la riforma del nostro modo di concepire l’ambiente intorno a noi fino a sostenere uno sviluppo sostenibile nel pianeta in cui viviamo, soprattutto copiando dalla natura il modo in cui riesce ad sostenersi e non inquinarsi. L’ambiente infatti non ha necessitato di combustibili fossili per smaltire come invece fanno gli esseri umani.
Il pensiero e lo sforzo che nasce della blu economy è soprattutto quello di preservare le generazioni future, proteggendole da un ambiente impoverito e troppo spesso aggredito dall’uomo.

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Utilizzare Google Clip per capire la tecnologia dell'intelligenza artificiale https://www.business.it/utilizzare-google-clip-per-capire-la-tecnologia-dellintelligenza-artificiale/ Wed, 31 Jan 2018 10:00:01 +0000 https://www.business.it/?p=17802 Se siete aggiornati sulle novità tecnologiche a intelligenza artificiale, probabilmente state vedendo ovunque riferimenti al machine learning, l’apprendimento automatico, e per una ragione semplice: è alla base del sistema attraverso cui i computer elaborano le informazioni. L’apprendimento automatico è ovunque, si inserisce in ogni ambito della nostra vita, dal modo in cui navighiamo sulle mappe di Google fino al modo… Leggi tutto »Utilizzare Google Clip per capire la tecnologia dell'intelligenza artificiale

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Se siete aggiornati sulle novità tecnologiche a intelligenza artificiale, probabilmente state vedendo ovunque riferimenti al machine learning, l’apprendimento automatico, e per una ragione semplice: è alla base del sistema attraverso cui i computer elaborano le informazioniL’apprendimento automatico è ovunque, si inserisce in ogni ambito della nostra vita, dal modo in cui navighiamo sulle mappe di Google fino al modo in cui controlliamo le nostre caselle di posta. Usando questo obiettivo, guardiamo attraverso i prodotti per vedere come l’apprendimento automatico (ML) può rimanere radicato nei bisogni umani e nel contempo risolverlo, in modi che sono unicamente possibili attraverso ML. 

Usando Google Clips come caso di studio, cercheremo di comprendere cosa significa in pratica adottare un approccio centrato sull’uomo per progettare un Prodotto alimentato AI.

Google ha annunciato clips , una piccola fotocamera a mani libere con tecnologia AI progettata per catturare i ricordi della tua vita senza molto intervento umano. Uno di questi dettagli è che la fotocamera è stata addestrata con l’aiuto di veri fotografi professionisti. Usa completamente l’intelligenza artificiale del dispositivo per imparare a concentrarsi solo sulle persone con cui trascorri il tempo, oltre a capire cosa rende una fotografia bella e memorabile. 

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Si tratta infatti del primo dispositivo fotografico lanciato da Google che integrerà l’intelligenza artificiale. Il compito di Clips infatti sarà quello di scegliere autonomamente il momento ideale per scattare fotografie, per regalarvi immagini di istanti unici, che – data la loro fugacità – non potrebbero essere immortalati da fotocamere di altro genere.

Estremamente compatto (pesa solo 60 grammi), il gadget per scattare foto e video di qualità superiore punta infatti su un algoritmo di intelligenza artificiale battezzato Moment IQ e incorporato nella circuiteria di bordo. A catturare le immagini sono chiaramente il sensore da 12 Mpixel e la lente grandangolare, ma tutte le impostazioni inerenti agli scatti — dalla regolazione dell’esposizione, all’attivazione della modalità hdr passando per la risoluzione finale delle immagini e il momento stesso in cui scattare — sono sotto il controllo della macchina, che in più può catturare fino a 15 scatti al secondo per fonderne insieme i dettagli e restituire all’utente un’immagine di qualità superiore.

Ogni momento della fotografia in movimento catturato dalle clip dura diversi secondi e viene chiamato “clip” e possono essere sfogliati utilizzando il telefono Pixel. Nessun audio è registrato. Ogni clip può essere salvata come foto in movimento, oppure è possibile selezionare un singolo fotogramma dal movimento per salvare come foto ad alta risoluzione auto-potenziata.

Le clip hanno caratteristiche di apprendimento facciale – più una persona vede, più impara a catturare più clip di quell’individuo. Impara anche a riconoscere animali domestici come cani e gatti.

Un’altra caratteristica intelligente è il “rilevamento dell’occlusione dell’obiettivo”, che ti avvisa tramite il telefono se le clip vedono che il suo obiettivo è bloccato. Inoltre, ciò che è anche impressionante è il fatto che tutto il machine learning e il crunch dei dati avviene sulle stesse clip: nulla lascia il tuo dispositivo fino a quando non decidi di condividerlo con il resto del mondo e non è richiesta alcuna connessione Internet per utilizzare le clip. 

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google-clip-aiL’apprendimento automatico è intorno a noi: è ovunque, dal nostro feed Facebook ai nostri percorsi di traffico suggeriti da Google Maps, dai filtri antispam automatici delle nostre email ai software di sicurezza delle nostre informazioni bancarie. Ma le attuali interazioni del machine learning si sono radicalmente evolute dagli anni Sessanta. Oggi le macchine possono imparare con un intervento umano minimo.

Attraverso l’apprendimento automatico, gli ingegneri informatici hanno imitato il modo in cui funziona il cervello umano, producendo sofisticati sistemi chiamati “reti neurali“. A loro volta le reti neurali consentono un apprendimento approfondito, un risultato che ha prodotto sistemi informatici che sostituiscono l’intelligenza umana.

L’apprendimento automatico gioca un ruolo chiave nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. 

Intelligenza artificiale e apprendimento automatico sono spesso confuse, ma non sono la stessa cosa. L’intelligenza artificiale si riferisce alla capacità di una macchina di eseguire compiti intelligenti, mentre l’apprendimento automatico si riferisce al processo automatizzato mediante il quale le macchine ricavano schemi significativi dai dati. Senza l’apprendimento automatico, l’intelligenza artificiale come la conosciamo non sarebbe possibile.

In molti settori l’apprendimento automatico è una delle forze più potenti della tecnologia. Il suo sviluppo sta plasmando l’avanguardia del futuro in ambiti come l’intelligenza artificiale e le auto senza conducente.

L’intelligenza artificiale può diventare uno strumento per l’esplorazione e l’innovazione senza precedenti; uno strumento per aiutarci a cercare modelli in noi stessi e nel mondo che ci circonda. Il ruolo dell’IA non dovrebbe essere quello di trovare l’ago nel pagliaio per noi, ma di mostrarci quanto fieno può pulire in modo da poter vedere meglio l’ago da soli.

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Italia al Ces 2018: alla fiera della tecnologia di Las Vegas molte le Start Up italiane https://www.business.it/italia-al-ces-2018-alla-fiera-della-tecnologia-di-las-vegas-molte-le-start-up-italiane/ Mon, 29 Jan 2018 09:30:19 +0000 https://www.business.it/?p=17663 Il Ces 2018 si è tenuto a Las Vegas dal 9 al 12 gennaio scorso e ha visto la partecipazione di alcune delle più promettenti Start Up italiane che operano nel settore dell'elettronica di consumo e della tecnologia

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Ces 2018: tecnologia e start up a Las Vegas

Il Ces 2018, la fiera internazionale dedicata alla tecnologia e all’elettronica di consumo, si è tenuta anche quest’anno a Las Vegas. Dal 9 al 12 gennaio la celebre città degli Stati Uniti si è riempita di imprese che operano nel settore della tecnologia, esperti informatici, programmatori e, soprattutto, un gran numero di visitatori attratti dalle innovazioni tecnologiche presentate in quella sede.
Tra le moltissime start up selezionate e ammesse alla partecipazione del Ces di quest’anno vi sono state anche ben quarantaquattro imprese italiane operanti nel settore dell’innovazione tecnologica applicata a differenti campi, dall’agricoltura alla medicina, dalla gestione degli animali domestici alla robotica casalinga, dall’assistenza ai ciclisti e motociclisti fino ai settori di energia verde e molto altro ancora.

Un premio per la start up italiana Sitael

Se il Ces 2018 rappresenta un vero e proprio punto di incontro di idee e invenzioni tecnologiche, d’altro canto essa è soprattutto un modo per garantire la giusta visibilità alle diverse start up che possono trovare, proprio presso questa fiera, sponsor e finanziamenti per garantirsi una progettualità continua nel tempo. Inoltre, la fiera di Las Vegas offre una serie di premi per diverse categorie tecnologiche. In questo 2018 la categoria “Vehicle Intelligence and Self-Driving Technology” ossia la categoria che riguarda la mobilità green, elettrica e intelligente, è stata vinta da un’impresa italiana, la Sitael.
L’innovazione apportata da questa impresa pugliese è denominata MAT e rappresenta una docking station che può essere facilmente attaccata al manubrio della bici tramite una connessione magnetica. Sul MAT va poi sistemato il proprio smartphone per garantire alle bici elettriche una connessione che le rende intelligenti, sicure e maggiormente controllate. Si tratta di un’innovazione che può essere ampiamente utilizzata nei progetti di bike sharing cittadini e in tutti i settori della bike industry.
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ces-2018Le interessanti proposte delle imprese italiane

Oltre ai premi e i riconoscimenti, bisogna sottolineare che anche l’essere stati selezionati per poter partecipare alla fiera rappresenta per le diverse aziende italiane un vero e proprio motivo di vanto. La selezione, infatti, è tutt’altro che semplice, ma l’elevato livello dei partecipanti è stato dimostrato dall’interesse suscitato dalle diverse proposte ricevute.
Tra le particolari innovazioni in campo tecnologico-fotografico, ad esempio, vi è l’Airselfie, una flying camera che può essere considerata una fusione tra una fotocamera e un drone. L’Airselfie permette infatti di incrementare le potenzialità della camera dello smartphone permettendo di effettuare selfie volanti da regolare tramite telecomando.
Il successo di questa idea innovativa è stato tale che il giovane inventore trentenne, Edoardo Stroppiana, è stato invitato con la sua realizzazione a partecipare a un celebre talk show televisivo americano, The Ellen Show. Inoltre, l’Airselfie sarà protagonista di una serie Marvel, Iron Fist.
Tra le diverse proposte delle start up selezionate per la fiera di Las Vegas è stata molto apprezzata anche Woolf, una particolare invenzione che assicura una maggiore sicurezza ai motociclisti. Woolf è un braccialetto smart che, tramite connessione allo smartphone e quindi al GPS e satelliti, permette di segnalare i pericoli sulla strada, come curve pericolose, buche, strade scivolose, autovelox o altro attraverso una vibrazione.
Guarda il video: Le 5 proposte più interessanti del CES di Las Vegas 2018

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Razzo spia di Elon Musk scompare nel nulla https://www.business.it/razzo-spia-di-elon-musk-scompare-nel-nulla/ Sun, 28 Jan 2018 08:00:44 +0000 https://www.business.it/?p=17631 Il razzo spia di Elon Musk lanciato da SpaceX ha fallito il suo tentativo di spedire in orbita un misterioso satellite governativo degli Stati Uniti chiamato Zuma

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Un razzo spia di Elon Musk lanciato la settimana scorsa da Cape Canaveral sembra essersi dissolto nel nulla. Il razzo, che trasportava un satellite governativo top secret chiamato “Zuma”, avrebbe avuto dei problemi nella fase di uscita dall’atmosfera terrestre scomparendo dai radar. L’episodio potrebbe rivelarsi economicamente dannoso per Elon Musk che sperava di ottenere più contratti milionari dal pentagono e di iniziare a trasportare gli astronauti sulla stazione spaziale internazionale.

Il lancio del satellite Zuma

Ad occuparsi del lancio del razzo spia di Elon Musk è stata Space X, azienda aerospaziale statunitense fondata dallo stesso Musk nel 2002. Zuma è stato lanciato servendosi del Falcon 9, lanciatore a razzo di SpaceX che vanta una potenza propulsiva notevole e la caratteristica peculiare di poter recuperare una sezione del razzo dopo il lancio, chiamata “primo stadio”, per poterla riusare nuovamente.
La partenza è avvenuta dal Kennedy Space Center situato nella Contea di Brevard in Florida, zona particolarmente ideale per i lanci missilistici data la sua vicinanza all’equatore che consente di poter sfruttare al meglio la spinta generata dal movimento di rotazione terrestre. Ma quello che doveva essere un trionfo per Musk e la sua Space Exploration Technologies Corp. si è trasformato in un potenziale disastro dopo che il satellite è scomparso nel nulla.
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Zuma: una missione top secret

Nonostante gli attenti preparativi e le condizioni favorevoli qualcosa non è andato come doveva. Dopo il lancio che è avvenuto tra le 2:00 e le 4:00 di mattina (ora italiana) di lunedì 8 gennaio il Falcon 9 sembrava essersi sollevato con successo dal pad della stazione aeronautica di Cape Canaveral. Anche nei momenti immediatamente successivi erano giunte buone notizie quando l’astrofisico Jonathan McDowell ha comunicato che lo Space-track, una struttura dell’aviazione statunitense che monitora tutti i satelliti artificiali e le sonde spaziali, aveva percepito dei segnali che indicavano la presenza del satellite Zuma nell’orbita terrestre.
Il fatto è stato poi smentito dal Comando Strategico degli Stati Uniti, e dal Capitano della Marina Statunitense Brook DeWalt che ha dichiarato a Bloomberg che attualmente non ci sarà alcuna aggiunta al catalogo satellitare. La segretezza da cui è stato avvolto l’intero progetto rende difficile una ricostruzione dei fatti precisa. Non è stata resa nota la destinazione di Zuma, genericamente indicata come da qualche parte nella bassa orbita terrestre, e nessuna agenzia governativa ne ha rivendicato la proprietà.
elon-musk-vuole-mandare-un-auto-su-marteLeggi anche: Space X: Falcon Heavy pronto a debuttare entro fine mese
Non è chiaro se i problemi intercorsi nel lancio derivino da malfunzionamenti legati al razzo di Elon Musk oppure al satellite governativo Zuma. Il Wall Street Journal ha attribuito il fallimento della missione all’ipotesi secondo la quale Zuma avrebbe avuto difficolta a separarsi dal Falcon 9 in fase di spinta per poi perdersi nell’atmosfera.
Ad ogni modo SpaceX si è dichiarata soddisfatta della missione. Gwynne Shotwell, chief operating officer dell’azienda, ha pubblicato martedì una dichiarazione in cui ha escluso SpaceX da ogni responsabilità con l’incidente sostenendo che il Falcon 9 abbia funzionato perfettamente. Northrop Grumman Corporation, la compagnia aerospaziale che ha costruito il satellite Zuma, ha fatto saper di non poter commentare la questione e lo stesso il Dipartimento di Difesa Americano.
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Superluna, Luna Blu e Luna di sangue. Il 31 gennaio lo spettacolo astronomico più straordinario https://www.business.it/superluna-luna-blu-e-luna-di-sangue-insieme-il-31-gennaio/ Sat, 27 Jan 2018 09:30:44 +0000 https://www.business.it/?p=17602 Il 31 gennaio assisteremo ad un evento inconsueto, che gli astronomi definiscono come straordinario. Nel solito giorno, o meglio di notte, sarà infatti visibile ad occhio nudo un fenomeno senza precedenti: la Super Luna, che sarà anche Luna Blu e Luna di Sangue. Di cosa si tratta? Se siete appassionati o anche solo curiosi di… Leggi tutto »Superluna, Luna Blu e Luna di sangue. Il 31 gennaio lo spettacolo astronomico più straordinario

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Il 31 gennaio assisteremo ad un evento inconsueto, che gli astronomi definiscono come straordinario. Nel solito giorno, o meglio di notte, sarà infatti visibile ad occhio nudo un fenomeno senza precedenti: la Super Luna, che sarà anche Luna Blu e Luna di Sangue.

Di cosa si tratta? Se siete appassionati o anche solo curiosi di vedere un fenomeno astronomico che non accadeva da ben 152 anni, scrivetevi la data e mettetela in agenda.

I più fortunati al mondo saranno gli indonesiani e i neozelandesi, che si godranno lo spettacolo in pieno, ma l’evento sarà ben visibile anche negli Stati Uniti e in Canada.

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Supeluna-lunabluCosa succederà? Per una particolarissima congiunzione astrale, il 31 gennaio ci sarà la Superluna, ovvero una Luna piena molto vicina al perigeo, il punto di distanza minima tra la Terra e il nostro satellite. L’orbita è ellittica, quindi ci sono momenti in cui la Luna è più vicina alla Terra rispetto ad altri, a circa 358.994 km rispetto ad una media di 384.400 km. Secondo la Nasa, il nostro satellite risulterà più luminoso del 14%.

In Italia e in Europa abbiamo già visto la Superluna durante il mese di dicembre. Il 31 gennaio sarà la terza volta in soli due mesi.
Oltre a questa caratteristica, già di per sé inconsueta e spettacolare, si aggiungerà la cosiddetta Luna Blu. Contrariamente a come si potrebbe immaginare, l’evento non è legato al colore del satellite ma si tratta della seconda luna piena che cade nello stesso mese. Anche questo fenomeno è piuttosto raro, e si verifica ogni . Secondo la tradizione anglosassone si tratterà della cosiddetta Luna di Neve, secondo le condizioni meteorologiche del periodo invernale.

Alla Superluna e alla Luna Blu si aggiunge la terza caratteristica: il 31 gennaio ci sarà anche una piena eclissi totale, ovvero un momento in cui la Terra si trova esattamente in mezzo tra la Luna e il Sole, coprendo la prima in modo totale.

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L’eclissi di Luna viene anche definita come Luna di sangue, in quanto oscurata dalla Terra, perde la sua luminosità acquisendo un caratteristico color rossastro.

In Italia quest’ultimo fenomeno non sarà ben visibile, in quanto l’eclissi totale avverrà di giorno, precisamente verso le 17.

L’evento sarà comunque seguibile in diretta dall’Australia e dagli Stati Uniti, entrambi trasmessi dal Virtual Telescope Project.

Ci si potrà inoltre collegare sulla diretta della NASA TV o tramite il live dell’Osservatorio Griffith di Los Angeles. A quando il prossimo evento con le solite caratteristiche? Il 31 dicembre del 2028.

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Polemiche sulla Nasa: scartata l’astronauta afroamericana Jeanette J. Epps https://www.business.it/polemiche-sulla-nasa-scartata-lastronauta-afroamericana/ Fri, 26 Jan 2018 09:30:11 +0000 https://www.business.it/?p=17321 Circa un anno fa, l’annuncio che nel giugno del 2018 sarebbe finalmente decollata la prima astronauta afroamericana, Jeanette J. Epps. Per la Nasa una piena vittoria razziale, degna di nota. Dopo il film “Il diritto di contare”, uscito due anni fa, sulle tre matematiche di colore entrate di diritto nella Storia della Nasa poiché contribuirono in… Leggi tutto »Polemiche sulla Nasa: scartata l’astronauta afroamericana Jeanette J. Epps

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Circa un anno fa, l’annuncio che nel giugno del 2018 sarebbe finalmente decollata la prima astronauta afroamericana, Jeanette J. Epps.
Per la Nasa una piena vittoria razziale, degna di nota.

Dopo il film “Il diritto di contare”, uscito due anni fa, sulle tre matematiche di colore entrate di diritto nella Storia della Nasa poiché contribuirono in modo decisivo alla Corsa allo spazio degli anni ’60, il contributo razziale non manca di emozionare neanche oggi.

Jeanette J. Epps sarebbe diventata la prima astronauta afroamericana a partecipare ad una missione di lunga durata presso la Iss. La sua carriera? Prima membro della CIA, e poi del Neemo, è entrata a far parte della Nasa nel 2009.

Jeanette-J.-EppsLeggi anche: Lego e Nasa: il successo dei modellini delle donne nello spazio

Laureata in Fisica, con un master in Scienze e un dottorato di Filosofia in Ingegneria Aerospaziale, Jeanette J. Epps è stata una delle prime candidate per la Stazione spaziale internazionale come membro dell’equipaggio della missione in programma a giugno di quest’anno.

La notizia che ha fatto scalpore è stata quella della sua sostituzione. Tutti intorno si preparavano a festeggiare l’evento, ma ciò non avrà più luogo.

Cosa è successo?

Jeanette-J.-EppsL’agenzia spaziale americana ha fatto sapere che l’astronauta Epps non sarà più a bordo della navetta Soyuz, ma verrà sostituita dalla dottoressa e ingegnere Serena M. Auñón-Chancellor. Un’altra donna, ma non di colore.

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La sostituzione ha creato scalpore non solo perché i festeggiamenti per l’introduzione di una astronauta afroamericana in missione spaziale sono oramai rinviati, ma anche per un altro motivo. La Nasa di solito non prende decisioni così repentine. Inoltre, ai numerosi media richiedenti quasi fossero le cause, la Nasa ha ribattuto che non è tenuta a dare dettagli sulla questione in quanto si tratta di scelte interne.

L’unica nota ufficiale riferisce che: “La Epps rientrerà al Johnson Space Center di Houston per assumere un incarico all’Astronaut office e sarà tenuta in considerazione per essere assegnata a future missioni”.

Nulla dunque è perduto. Sembra che le celebrazioni siano solo state rinviate a data da destinarsi. Ma nel periodo in cui l’attenzione è incentrata su movimenti femministi e perfino la Lego ha proposto un kit di modellini dedicati alle donne nello spazio, l’argomento interessa tutti: professionisti, sostenitori dell’uguaglianza di genere, ma sopratutto le donne, afroamericane. 

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Google Lunar Xprize: concorso corsa allo spazio senza vincitori https://www.business.it/google-lunar-xprize-concorso-corsa-allo-spazio-senza-vincitori/ Fri, 26 Jan 2018 06:30:35 +0000 https://www.business.it/?p=17486 “Non c’è bisogno di essere una superpotenza del governo per inviare una missione sulla luna”. Queste le parole di Chanda Gonzales-Mowrer, senior director del Google Lunar Xprize. Il concorso indetto da Google e non dalla Nasa come ci si poteva aspettare, ha messo in palio 30 milioni di dollari, ma terminerà di fatto senza un… Leggi tutto »Google Lunar Xprize: concorso corsa allo spazio senza vincitori

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“Non c’è bisogno di essere una superpotenza del governo per inviare una missione sulla luna”. Queste le parole di Chanda Gonzales-Mowrer, senior director del Google Lunar Xprize. Il concorso indetto da Google e non dalla Nasa come ci si poteva aspettare, ha messo in palio 30 milioni di dollari, ma terminerà di fatto senza un vero vincitore.

Era stato indetto quasi 10 anni fa e prevedeva che la vincita fosse utilizzata da chi dimostrasse di poter mandare sulla Luna un robot, fargli percorrere 500 km e registrare un video in hd.

Altro che corsa allo spazio tra Stati Uniti e Urss! La luna può essere conquistata da chi investe nell’innovazione tecnologica e desidera raggiungere grandi obiettivi.

Ci sono state però numerose difficoltà riguardo la raccolta fondi, sfide tecniche e ostacoli normativi. Alla fine il Google Lunar Xprize non verrà reclamato, ma finalmente conosciamo le 5 squadre finaliste: si tratta delle aziende spaziali private Spaceil (Israele), Moon Express (Usa), Synergy Moon (internazionale), Teamindus (India) e Hakuto (Giappone). Tutte hanno già sottoscritto un contratto di lancio.

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La fondazione non profit Xprize, volta ad incentivare ed investire sulle innovazioni tecnologiche, e Google hanno deciso inoltre di dividere il milione di dollari tra le 16 squadre che hanno partecipato al concorso. Tra queste presente anche il Team Italia.

“Xprize e Google sono rimaste impressionate dalle attività di divulgazione realizzate dalle squadre in gara, e hanno quindi deciso di dividere fra tutti e sedici i team il diversity prize, premio da un milione di dollari, come riconoscimento dei metodi unici e delle iniziative messe in campo da ciascuno di loro nel corso degli anni”, ha dichiarato Chanda Gonzales-Mowrer.

Per ora i 30 milioni di dollari del concorso non verranno toccati, ma il Google Lunar Prize può vantare un ottimo successo nel corso della sua decennale esperienza.

Ad esempio, Moon Express, l’azienda privata americana, arrivata far le cinque finaliste, è riuscita ad iniziare una conversazione con il governo che probabilmente porterà a un quadro normativo in cui le compagnie private potrebbero finalmente concludere progetti di atterraggio sulla luna.

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Questo è un grande passo avanti  problema in quanto tra gli obiettivi dichiarati del Lunar XPrize c’era anche quello di aiutare a promuovere un’industria spaziale globale, in cui le compagnie private potevano volare nello spazio senza fare affidamento solo su una partnership governativa.

“Come risultato di questa competizione, abbiamo scatenato la conversazione e cambiato le aspettative riguardo a chi può sbarcare sulla Luna. Molti ora credono che non sia più l’unica competenza di alcune agenzie governative, ma il satellite può essere raggiunto anche da piccole squadre di imprenditori, ingegneri e innovatori di tutto il mondo “, ha affermato XPrize.

Mentre il lavoro di Google con il Lunar XPrize è terminato, forse è ancora possibile che la competizione vada avanti in qualche altro modo, magari trovando un nuovo sponsor. Nel frattempo tutte le aziende spaziali private si dicono pronte a perseverare l’obiettivo di raggiungere la Luna, costi quel che costi.

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Debutta in Cina l’internet quantistica https://www.business.it/debutta-in-cina-linternet-quantistica/ Thu, 25 Jan 2018 06:30:20 +0000 https://www.business.it/?p=17397 Il mondo di internet e quello della quantistica si sono uniti per creare un esperimento che ha dell’incredibile. Ma si sa: talvolta la scienza è capace di superare la fantasia, e questo è ciò che è successo in Cina. Di cosa si tratta? Un team di ricerca dell’Università di Scienza e tecnologia della Cina, guidato… Leggi tutto »Debutta in Cina l’internet quantistica

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Il mondo di internet e quello della quantistica si sono uniti per creare un esperimento che ha dell’incredibile. Ma si sa: talvolta la scienza è capace di superare la fantasia, e questo è ciò che è successo in Cina.

Di cosa si tratta?

Un team di ricerca dell’Università di Scienza e tecnologia della Cina, guidato dal Prof. Chao-Yang Lu, ha condotto un esperimento collegando satelliti e fibre ottiche, con l’obiettivo di creare un collegamento internet globale e sicuro.

I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Physical Review Letters e hanno riportato un successo senza precedenti nel settore.

Perché abbinare la quantistica ad internet? In primo luogo, per questioni di sicurezza. Finora tutti i dati che passano attraverso l’universo internettiano usano la crittografia che può essere letta solo grazie ad una chiave specifica. Adesso, grazie alla quantistica è possibile utilizzare le particelle di luce (i fotoni) come la polarizzazione per proteggere le informazioni. Nel caso in cui i fotoni vengono intercettati, questi cambiano stato impedendo il furto.
Fino adesso i segnali quantici che viaggiavano su fibra ottica erano limitati ad una distanza di qualche centinaio di chilometri.

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Grazie al progetto cinese, le prove sono avvenute nella primavera del 2017 grazie ad una videoconferenza intercontinentale, della durata di 75 minuti, tra l’Accademia delle scienze cinese e l’Accademia delle scienze austriaca. La trasmissione dati totale è stata registrata a 2 GB, di cui 560 kbit della chiave quantistica scambiata tra Austria e Cina.

L’esperimento è riuscito grazie anche al Micius, il primo satellite cinese sperimentale specializzato proprio per le comunicazioni quantistiche.

Le ulteriori 5 stazioni di Terra del satellite che si trovano a Xinglong, Nanshan, Delingha, Lijiang e in Tibet, a Ngari. Sono state tutte collegate alle reti in fibra ottica metropolitane, compresa quella la che collega Pechino e Shanghai, lunga ben 2.000 chilometri.

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La rete quantistica permetterà di aumentare la sicurezza dei dati sensibili trasmessi elettronicamente, come quelli finanziari e medici e permetterà di potersi identificare, con una firma elettronica, in maniera non falsificabile, impedendo furti d’identità”, ha affermato all’Ansa il direttore del Centre for Integrated Quantum Science and Technology alle Universities of Ulm and Stuttgart Tommaso Calarco, aggiungendo che questo tipo di rete “permetterà di connettere computer quantistici che si trovano in luoghi diversi, in modo da moltiplicarne ulteriormente la potenza di calcolo, e di raccogliere e redistribuire dati forniti da sensori quantistici senza rischio di intercettazione”.

 
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L'astronauta cresciuto in missione nello spazio: una balla spaziale https://www.business.it/lastronauta-cresciuto-in-missione-nello-spazio-una-balla-spaziale/ Mon, 22 Jan 2018 06:30:36 +0000 https://www.business.it/?p=17195 L'astronauta cresciuto in missione durante la permanenza sulla Stazione Spaziale Internazionale è diventato un caso sul web ma gli ultimi sviluppi hanno dimostrato trattarsi di una fake news

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L’astronauta cresciuto in missione spaziale e la sua “nuova” altezza rappresentano una delle storie più virali del momento. Tutto è cominciato da un tweet di un astronauta giapponese, in missione sulla Stazione Spaziale Internazionale, che raccontava di essere “cresciuto” in altezza. Il fatto ha suscitato clamore internazionale dopo che il post dell’astronauta si è diffuso a macchia d’olio sui vari social, per poi essere ripreso anche da diverse testate giornalistiche. Le ultime rivelazioni sul caso, cui hanno contribuito alcuni dei suoi colleghi e la Nasa, hanno dimostrato che si tratta di una grossa fake news, anche se involontaria perché dovuta ad un errore di misurazione.

La crescita miracolosa

L’astronauta giapponese Norishige Kanai ha raccontato una storia incredibile, in un post pubblicato su Twitter, in cui sosteneva di essersi “allungato” in altezza di ben nove centimetri dopo il suo arrivo, verso la fine di dicembre, nella Stazione Spaziale Internazionale. Questo fatto straordinario, per molti versi inverosimile e bizzarro, ha destato lo stupore di molti tanto che il Tweet è stato condiviso migliaia di volte diventando virale in poche ore.
L’astronauta nipponico ha attribuito questa “crescita miracolosa” ad un fatto scientifico che non si è risparmiato di illustrare con dovizia di particolari. Ha spiegato Kanai, che l’assenza di gravità nello spazio impedirebbe alla colonna vertebrale di comprimersi normalmente come succede sulla terra. Questo fenomeno, con il passare del tempo, porterebbe le vertebre ad allontanarsi le une dalle altre causando una “decompressione” della colonna che distendendosi si allungherebbe.
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Astronauta-cresce-in-missione-2I dubbi della Nasa e degli astronauti dell’ISS

La Nasa ha da subito mostrato le sue perplessità sulle dichiarazioni dell’astronauta giapponese evidenziando che crescite di questo tipo sono certamente possibili nello spazio, ma al massimo di qualche centimetro e non di una misura anormale come quella dichiarata dal giapponese. Nello stesso modo hanno risposto i colleghi della Stazione Spaziale Internazionale facendo notare a Kanai quanto la cosa fosse impossibile e assurda da ogni punto di vista.
Un collega russo ha invitato Kanai ad effettuare una seconda misurazione e questa volta l’esito ha dato un risultato più credibile indicando una crescita di circa due centimetri. L’astronauta giapponese, a questo punto, ha riconosciuto l’errore e si è scusato ufficialmente anche se ormai il danno era fatto. Infatti, il tweet ormai diffusosi in tutto il web ha scatenato da una parte l’ilarità del pianeta terra e dall’altra, come ha riportato il Japan Times, schiere di utenti che hanno accusato Kanai di diffondere volontariamente delle fake news.

La gravità zero e la medicina spaziale

La storia dell’astronauta cresciuto in missione di 9 centimetri si è rivelata una grossa bufala, ma contiene comunque un fondo di verità. Corrisponde al vero il fatto che gli astronauti “crescono” durante le missioni spaziali, ma si tratta di una crescita temporanea che oscilla tra i 2 e i 5 cm e che scompare dopo un paio di settimane una volta che tornano sulla terra a vivere in condizioni di gravità normali. Un effetto simile lo sperimentiamo anche noi “terrestri” quando ci corichiamo per andare a dormire e la colonna vertebrale si decomprime regalandoci 5 millimetri in più di altezza.
E questo della “crescita” non è l’unico problema per i cosmonauti. Infatti, è scientificamente provato che la permanenza nello spazio in assenza di gravità generi non pochi problemi all’organismo umano. Per porvi rimedio, negli anni 50, in concomitanza con i primi viaggi spaziali ebbe origine la cosiddetta “medicina spaziale” con il compito di salvaguardare la salute umana in un ambiente estremo come lo spazio profondo.
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New York fa causa ai big del petrolio: responsabili dei cambiamenti climatici https://www.business.it/new-york-fa-causa-ai-big-del-petrolio-responsabili-dei-cambiamenti-climatici/ Mon, 15 Jan 2018 06:30:18 +0000 http://www.business.it/?p=16671 Quando si parla di cambiamenti climatici, si parla di una delle minacce più gravi del nostro tempo e New York City sta portando la battaglia in tribunale. New York ha deciso di far causa alle multinazionali dell’oro nero sulle emissioni di gas serra. Nel mirino delle autorità newyorkesi sono finite Exxon Mobil, Chevron, BP, Royal Dutch Shell e ConocoPhillips,… Leggi tutto »New York fa causa ai big del petrolio: responsabili dei cambiamenti climatici

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Quando si parla di cambiamenti climatici, si parla di una delle minacce più gravi del nostro tempo e New York City sta portando la battaglia in tribunale. New York ha deciso di far causa alle multinazionali dell’oro nero sulle emissioni di gas serra. Nel mirino delle autorità newyorkesi sono finite Exxon Mobil, Chevron, BP, Royal Dutch Shell e ConocoPhillips, tutte accusate di promuovere i loro prodotti minimizzando quanto questi minaccino il clima. 

Secondo quanto riportano i media americani, New York punta il dito contro i colossi ritenendoli responsabili del surriscaldamento climatico. Così,  il  sindaco Bill De Blasio ha citato in giudizio, cinque compagnie petrolifere per i costi associati ai danni inflitti a New York dagli effetti del riscaldamento globale, come l’innalzamento del livello del mare. La città cederà inoltre il fondo pensione di 189 miliardi di dollari da tutte le società che possiedono riserve di combustibili fossili. 

Una decisione che va controcorrente rispetto alle politiche del presidente Donald Trump che nel suo primo anno alla Casa Bianca ha fortemente criticato le scelte di Barack Obama sul clima, mettendo anzitutto in discussione gli storici accordi di Parigi dell’aprile 2016. Ma la decisione di New York non è che l’ultimo schiaffo all’amministrazione Trump sul fronte ambientale. Il presidente ha dovuto infatti incassare un clamoroso stop ai suoi progetti per “salvare” l’industria del carbone e rivitalizzare il comparto minerario. Il suo piano di salvataggio del settore è stato infatti bocciato all’unanimità dalla Ferc, l’authority federale dell’energia. 


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La proposta presentata dal ministro per l’energia Rick Perry prevedeva incentivi per le miniere di carbone e per gli impianti nucleari, motivando la mossa anche con la necessità di avere un potenziale energetico sempre all’altezza di inverni sempre più freddi. Un tema di grande attualità in queste settimane, in cui soprattutto sulla costa orientale degli Stati Uniti si sono registrate temperatura polariIl sindaco De Blasio ha annunciato in una conferenza stampa, i disastri avvenuti negli ultimi tempi, causati dall’uragano Sandy, invocando le vite perse, danni da miliardi di dollari e l’aspettativa che New York potesse affrontare inondazioni più frequenti e dannose.

“In questa città, condurremo la lotta contro il cambiamento climatico come se le nostre vite dipendessero da questo”, ha detto il sindaco De Blasio, basandosi sui rapporti secondo cui le compagnie petrolifere, erano a conoscenza dei pericoli derivanti dai cambiamenti climatici per decenni, ma intenzionalmente ingannarono il pubblico per ottenere un guadagno privato. La causa sostiene che le compagnie petrolifere dovessero pagare i danni causati dall’uragano Sandy, che era in parte legato agli effetti del riscaldamento globale. 

Inoltre, queste società dovrebbero finanziare progetti di costruzione e misure di sicurezza, che proteggano da futuri danni da tempesta.

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Con la causa, New York si unisce a diverse città della California che intraprendono azioni legali contro compagnie petrolifere, tra cui San Francisco e Santa Cruz. De Blasio ha dichiarato nella conferenza stampa ,che spera di dare l’esempio nel ritenere responsabili le compagnie petrolifere, per vedere New York andare decisamente avanti.

“Oggi, la più grande città non dice altro”, ha detto de Blasio. “(Le compagnie petrolifere)non saranno più premiate, è tempo che inizino a pagare per il danno che hanno fatto. È tempo che il grande petrolio si assuma la responsabilità delle devastazioni che hanno comportato. E questo ci darà forza per andare avanti, per sapere che useremo tutta la potenza del sistema giudiziario per ottenere giustizia “.

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La ricerca sull’Alzheimer dice addio al finanziatore Pfizer https://www.business.it/la-ricerca-sullalzheimer-dice-addio-al-finanziatore-pfizer/ Thu, 11 Jan 2018 06:30:32 +0000 http://www.business.it/?p=16465 La notizia può aver scioccato la massa, ma non gli addetti ai lavori che già da tempo attendevano una conferma. La nota multinazionale farmaceutica Pfizer ha messo uno stop al finanziamento della ricerca sulle malattie neurodegenerative, come Alzheimer e Parkinson. Perché questo taglio? La casa farmaceutica ha deciso di indirizzare la maggior parte degli investimenti… Leggi tutto »La ricerca sull’Alzheimer dice addio al finanziatore Pfizer

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La notizia può aver scioccato la massa, ma non gli addetti ai lavori che già da tempo attendevano una conferma. La nota multinazionale farmaceutica Pfizer ha messo uno stop al finanziamento della ricerca sulle malattie neurodegenerative, come Alzheimer e Parkinson.

Perché questo taglio? La casa farmaceutica ha deciso di indirizzare la maggior parte degli investimenti su aree specifiche, dove già gode di una leadership importante. Le patologie neurodegenerative non hanno dato, al contrario, i frutti sperati nonostante grosse somme di sovvenzionamenti per una ricerca dedicata che dura da più di un decennio.

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Cosa succede nel concreto?

I tagli riguarderanno il personale, verranno a mancare circa 300 posti di lavoro nelle sedi dislocate di Cambridge, Groton e Andover.

La notizia, come previsto, ha gettato nello sconforto più totale le associazioni di pazienti dei malati di Alzheimer, che si sentono abbandonati e delusi dal taglio ai fondi per la ricerca.

Tutti sanno infatti che non si registrano sviluppi positivi da un po’ di tempo a questa parte, ma sarebbe forse necessario investire in nuovi approcci, vista la scarsità di risultati raggiunti finora.

Nel comunicato ufficiale rilasciato dalla Pfizer si legge la consapevolezza di un settore che necessita di continui studi e ricerche : “Riconosciamo che la neuroscienza è un’area di enorme bisogno insoddisfatto per i pazienti e intendiamo creare un fondo di venture capital dedicato per sostenere gli sforzi continui di avanzamento sul campo».

La nave non si abbandona del tutto, ma il cambiamento di rotta fa sperare in nuovi approcci e nuove strade non ancora intraprese. D’altra parte la resa della casa farmaceutica americana ha portato la consapevolezza che manca una vera e propria informazione di massa sull’argomento. Per questo l’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) è corsa ai ripari adottando un Piano Globale di Azione sulla Risposta di Salute Pubblica alla Demenza 2017-2025. Perché?

Il ruolo dei governi

I nostri governi hanno bisogno di creare un settore specifico della sanità che informi chiaramente  e tempestivamente i cittadini su quali come diminuire i rischi, e come, una volta colpiti dalla patologia, sfruttare diagnosi precoci, assistenza e ricevere supporto alle famiglie dei pazienti.

Inoltre, se la Pfizer molla la presa, altre multinazionali come Roche, Eisai e Boehringer sono impegnate in sperimentazioni che promettono risultati sulle malattie neurodegenerative entro il 2023. Se infatti la Pfizer ha deciso di tagliare i fondi per pura strategia aziendale, in quanto riteneva non proficuo l’investimento iniziale, ci hanno pensato altre case farmaceutiche a puntare tutto su un approccio sicuramente più radicale, che si focalizza sulle fasi prodromiche della malattie. Purtroppo infatti, se la patologie viene scoperta a fase avanzata, si può ancora fare poco.

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Perché è così importante investire sulla ricerca delle malattie neurodegenerative?

Si tratta della piaga del millennio: nel mondo ogni 3 secondi, c’è un nuovo caso di demenza. Ciò si ripercuote sia sul sistema nazionale sanitario di ogni paese colpito, sia sull’intera società. Occorre un piano d’azione immediato ed efficace.

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Scienza nel 2017 tra vittorie e sconfitte: dai vaccini agli asteroidi, passando per la manipolazione genetica https://www.business.it/scienza-nel-2017-tra-vittorie-e-sconfitte-dai-vaccini-agli-asteroidi-passando-per-la-manipolazione-genetica/ Mon, 08 Jan 2018 06:30:52 +0000 http://www.business.it/?p=16336 L'anno appena concluso ha visto meno notizie da prima pagina, ma il clamore non è mancato. Le sfide della scienza sono state molte e ora si fa il punto sulle meraviglie e sulle perplessità, sulle luci e sulle ombre

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Le sfide della scienza vinte e perse

A inizio anno è tempo di bilancio per i 12 mesi passati e il mondo scientifico non si tira indietro, mettendo in evidenza le vittorie e le sconfitte delle sfide della scienza. Sebbene non tutti gli avvenimenti siano balzati all’onore delle cronache non sono mancate le sorprese, lasciando però qualche luce e qualche ombra. Dai vaccini alle stelle, tanti sono i cambiamenti da ricordare. La prima scoperta riguarda il miglioramento della conoscenza del cosmo.
L’astronomia gravitazionale rappresenta il momento topico del 2017, specialmente dopo l’assegnazione del Nobel per le onde gravitazionali. In ottobre è avvenuta la rilevazione contemporanea, gravitazionale e ottica della fusione di due stelle di neutroni. Si può ora sapere dove si trova la sorgente dell’evento gravitazionale, ma è anche possibile vedere insieme la luce e le onde gravitazionali. Infine si è dimostrato che tale fusione provoca lampi di raggi gamma.

Vaccini obbligatori e fisica

Una delle altre sfide della scienza per il 2017 riguarda una delle notizie più battute dalle agenzie di stampa: l’obbligatorietà del vaccino. La nuova legge è stata una risposta all’aumento esponenziale di casi di morbillo, una malattia che può portare alla morte. Per questa ragione l’immunizzazione è diventata una prescrizione normativa, ma l’obbligo nasconde un’altra sfida vinta: l’aumento della copertura vaccinale. L’imposizione, però, crea sfiducia verso la scienza.
Una delle sfide della scienza perse nel 2017 concerne lo stop della ricerca sull’esistenza del neutrino sterile con la capacità di interazione unicamente attraverso la gravità. La fisica avrebbe potuto aprire un nuovo capitolo. Il centro Sox, attivo nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso è stato chiuso per decisione del Consiglio regionale d’Abruzzo. La deriva al progetto decennale è arrivata per una campagna di disinformazione dei media.

Gli asteroidi e l’estinzione

Il 2017 è pronto per entrare nella storia come l’anno della scoperta del primo oggetto interstellare all’interno del Sistema Solare. Si tratta dell’asteroide 1I – Oumuamua. É successo per caso con un’osservazione telescopica dalle Hawaii lo scorso 18 ottobre. Molte le teorie che si sono sviluppate, compresa quella riguardante un’ipotetica opera d’arte aliena, ma certo è un fatto da esaminare con ricerche approfondite.
Entro il 2100 potrebbero estinguersi metà delle specie dei vertebrati, inclusi i primati. Sembra, dagli studi scientifici, che loro si stiano già riducendo nella misura del 60%. Anche gli insetti stanno scomparendo dalla faccia della terra. Ci sono teorie che vorrebbero riportare al mondo specie già estinte, ma questa non può essere la soluzione. Servono interventi sullo studio delle malattie e sull’ecologia.

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La terapia genica

Tra le sfide della scienza vi è la terapia genica, ovvero la modifica del dna del paziente per poterlo curare. Negli anni Novanta si erano ottenuti risultati negativi dai test, perché tali operazioni comportavano pesanti effetti collaterali. Ora le tecniche avanzate, tra cui Crispr/Cas-9, consentono di avere maggiore sicurezza e di correggere i difetti genetici, senza apportare danni.
Nel 2017 le sfide della scienza sono state molte, tuttavia quella della genetica continuerà nel tempo perché rappresenta una vera e propria rivoluzione nell’ambito sanitario, ma non mancano coloro che si definiscono i biohacker che operano per la riappropriazione del proprio genoma. I cambiamenti potrebbero portare a un nuovo sviluppo della specie umana.
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Ecco il pianeta simile alla Terra, alla scoperta di un nuovo mondo https://www.business.it/ecco-il-pianeta-simile-alla-terra-alla-scoperta-di-un-nuovo-mondo/ Fri, 05 Jan 2018 06:30:38 +0000 http://www.business.it/?p=16305 Il pianeta simile alla Terra si chiama Proxima b e ruota attorno a Proxima Centauri, la stella più vicina al Sistema Solare: massa e atmosfera sono equiparabili a quelle del nostro pianeta

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Proxima b, il pianeta simile alla Terra

Proxima b è un pianeta simile alla Terra. Nonostante si tratti solo di un piccolo pianeta roccioso, proprio per questo ha suscitato l’interesse degli esperti: grazie alle sue caratteristiche di massa e temperatura potrebbe essere idoneo a ospitare la vita. La sua scoperta appartiene all’equipe di scienziati guidata dal Dottor Guillem Anglada-Escudé, professore di astrofisica all’università Queen Mary di Londra.
Lo studio, condotto attraverso l’analisi dei dati raccolti dalle sofisticate apparecchiature dello European Southern Observatory, si basa sulle cosiddette Misure Doppler. Queste osservazioni permettono di calcolare gli infinitesimali spostamenti di una stella dovuti ai pianeti circostanti, che esercitano su di essa la propria attrazione gravitazionale.
La notizia, riportata dalla rivista scientifica Nature, ha provocato entusiasmo e scompiglio nella comunità astronomica. Non solo per la scoperta di un pianeta simile alla Terra situato al di fuori del nostro Sistema Solare, ma anche per la sua straordinaria vicinanza: ”solo” quattro anni luce ci separano da Proxima b e da Proxima Centauri.
Questo aspetto, unito alle peculiarità del piccolo pianeta, accende l’interesse verso possibili sviluppi di studio. Condurre osservazioni e ricerche più approfondite potrebbe essere alla nostra portata e, nei prossimi secoli, mostrare ulteriori e incredibili implicazioni per l’umanità intera.
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Un pianeta adatto alla vita?

Sono le caratteristiche di questo piccolo pianeta roccioso a rendere importante la sua scoperta. Grazie alla distanza ottimale da Proxima Centauri e un periodo orbitale – cioè il tempo impiegato a compiere un’orbita completa – di soli undici giorni, Proxima b potrebbe essere adatto ad accogliere acqua allo stato liquido e, con essa, la vita.
Gli studi, basati su dati raccolti in un periodo compreso tra il 2000 e il 2016, non sono però ancora in grado di rivelare se si tratti di un pianeta simile alla terra sotto tutti gli aspetti salienti. Più vicino alla propria stella di quanto sia la Terra rispetto al sole, infatti, Proxima b potrebbe essere eccessivamente esposto a radiazioni nocive.
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Nuovi orizzonti di studio

Nonostante al momento non sia chiaro il quadro completo delle condizioni presenti sul pianeta, gli scienziati si mostrano ottimisti riguardo i possibili scenari di studio. Un eventuale campo magnetico, per esempio, potrebbe essere in grado di schermare questo piccolo pianeta simile alla terra dai raggi X provenienti dalla vicina Proxima Centauri, proteggendone la superficie proprio come accade sulla Terra per i raggi solari.
La ricerca potrebbe essere condotta, nei secoli a venire, attraverso l’utilizzo di apparecchiature robotiche adatte a sondare il terreno e l’atmosfera, trasmettendo dati accurati sulla loro composizione chimica. Difficile, tuttavia, fare dei pronostici: trattandosi di un sistema solare più giovane rispetto al nostro, la sua evoluzione potrebbe avvenire migliaia di anni dopo lo spegnimento del Sole.
La vita al di fuori del nostro pianeta, da sempre teorizzata, rimane dunque ancora un’incognita. Eppure, proprio grazie alla scoperta di Proxima b, potrebbe assumere contorni meno incerti e avvicinare di un altro passo il mondo della scienza a quello dell’immaginazione: non resta che attendere, senza mai distogliere lo sguardo dal cielo.
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NASA su Alpha Centauri: propulsione laser per raggiungere la nana gialla entro il 2069 https://www.business.it/nasa-su-alpha-centauri-propulsione-laser-per-raggiungere-la-nana-gialla-entro-il-2069/ Fri, 29 Dec 2017 06:30:59 +0000 http://www.business.it/?p=16149 NASA su Alpha Centauri: i festeggiamenti per il centenario del primo allunaggio potrebbero coincidere con l'invio di una sonda scientifica sulla stella più brillante della costellazione del Centauro a 4,367 anni luce dalla Terra

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Dalla fantascienza alla realtà

NASA su Alpha Centauri: l’agenzia spaziale rivela di avere al vaglio ottime idee per realizzare il primo viaggio interstellare. Quello che finora era limitato all’immaginazione, nutrita dalla penna di abili e visionari autori di fantascienza, potrebbe trasformarsi in realtà e, secondo gli scienziati della NASA, il raggiungimento di tale nuovo traguardo non sarebbe molto lontano.
Così, mentre l’attenzione di noi ”comuni mortali” è rivolta verso Marte – nel quale, fino a poco tempo fa, non si sognava nemmeno di poter mettere piede – astronauti, ingegneri e scienziati stanno già guardando oltre e, precisamente, a 4,36 anni luce dalla Terra.
L’obiettivo della NASA è, innanzitutto, quello di mettere appunto la propulsione laser, che gli scienziati stanno studiando già da tempo. Il settore NIAC (”NASA Innovative Advanced Concepts”), ha infatti istituito il programma DEEP IN (”Directed Energy Propulsion for Interstellar Exploration”), deputato a sviluppare un’idea formulata da Philip Lubin, ingegnere aerospaziale e professore dell’Università della California nonché ”padre” del progetto Breakthrough Starshot.
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nasa-su-alpha-centauri-2La galassia più vicina a noi

L’interesse della NASA su Alpha Centauri deriva soprattutto dal fatto che l’omonimo sistema tristellare di cui fa parte è il ”vicino di casa” della Terra. In particolare, Proxima Centauri è la stella più vicina al nostro pianeta, dopo il Sole. Alpha Centauri si può vedere a occhio nudo, grazie alla sua brillantezza che è seconda solo a Sirio e Canopo.
Nel 2012, sulla rivista internazionale di scienze ”Nature”, sono stati pubblicati i risultati di uno studio che proverebbe l’esistenza di un pianeta avente massa terrestre e orbitante nella zona B della costellazione del Centauro. Questo esopianeta si trova a 0,04 unità astronomiche dalla terra (un’unità astronomica è pari a 149.600.000 km, ossia la distanza tra la Terra e il Sole).
L’interesse degli scienziati è di avvicinarlo il più possibile, grazie alla messa a punto della produzione di raggi gamma per la propulsione a fotoni, al fine di analizzarne orbita e composizione. Inoltre, la sonda scientifica interstellare che la NASA starebbe ideando dovrebbe verificare l’esistenza o meno, nelle regioni più esterne del sistema Alpha Centauri, di una ”Nube di Oort”.
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nasa-su-alpha-centauri-3Il laser che ci porterà nell’iperspazio

Il progetto della NASA su Alpha Centauri è focalizzato, principalmente, sullo studio di un’eventuale nebulosa di Oort, che è composta da milioni di nuclei stabili di comete. Essa suscita l’interesse degli scienziati sostanzialmente perché, al momento, non è stato possibile osservarne una da vicino; inoltre, questa nube gioca un ruolo fondamentale sulla presenza o meno di ghiaccio sui pianeti che lambisce.
La propulsione laser, che potrebbe consentire a una sonda scientifica di studiare la galassia a noi vicina e analizzarne la composizione, permetterebbe di raggiungere una velocità pari 0,01 c. (vale a dire, il 10% della velocità della luce); con questa potente spinta, un razzo di 100 kg potrebbe raggiungere Marte in soli 3 giorni di viaggio.
L’ipotetica sonda con propulsione laser sarebbe il primo passo per compiere un viaggio interstellare in tempi ragionevoli, ma l’ostacolo più grande per il raggiungimento di questo traguardo è rappresentato dall’enorme quantità di energia necessaria per generare la spinta. Inoltre, posto che si riesca a sfruttare l’annichilazione dell’antimateria per produrre i raggi gamma, bisognerebbe anche riuscire a direzionare nel modo corretto il fascio di fotoni.
Guarda il video: Giant Magellan Telescope: il mega telescopio attivo dal 2025

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Asgardia: la prima vera nazione extraterrestre https://www.business.it/asgardia-la-prima-vera-nazione-extraterrestre/ Thu, 28 Dec 2017 06:30:20 +0000 https://www.business.it/?p=11946 La prima nazione extraterrestre si chiamerà Asgardia, dal nome di una città mitologica norrena, e stabilirà una presenza fisica nello spazio attraverso una serie di satelliti, il primo dei quali, l’Asgardia-1, sarà lanciato in orbita intorno alla Terra il 12 settembre 2017. Lo ha rivelato lo scienziato russo Igor Ashurbeyli lo scorso 14 giugno, quando ha altresì… Leggi tutto »Asgardia: la prima vera nazione extraterrestre

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La prima nazione extraterrestre si chiamerà Asgardia, dal nome di una città mitologica norrena, e stabilirà una presenza fisica nello spazio attraverso una serie di satelliti, il primo dei quali, l’Asgardia-1, sarà lanciato in orbita intorno alla Terra il 12 settembre 2017. Lo ha rivelato lo scienziato russo Igor Ashurbeyli lo scorso 14 giugno, quando ha altresì annunciato i suoi piani per fondare la prima nazione extraterrestre in orbita nello spazio.

Lo scienziato, che si definisce “Capo della Nazione” ha aggiunto: “Sono giorni storici questi, perché i nomi che hanno aderito finora rimarranno praticamente in eterno nella memoria dello spazio, in quanto i loro messaggi saranno sempre installati sui satelliti e sulle sonde che verranno lanciati in futuro, satelliti che potrebbero ruotare attorno alla Terra o sonde che potrebbero dirigersi verso la Luna o nel più profondo dell’Universo, ovunque ci sarà Asgardia“.

Tuttavia, per il momento, anziché risiedere nello spazio, i cittadini di Asgardia rimarranno sulla Terra.

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asgardia la prima nazione extraterrestre ospiterà turisti

Per chi non avesse mai sentito parlare di Asgardia, si tratta di un progetto nato da un team internazionale di ricercatori che lo scorso ottobre ha annunciato sul web l’intenzione di fondare una stazione spaziale indipendente dalle leggi della Terra. La missione del progetto è quella di costituire una società pacifica, libera dal controllo delle nazioni della Terra, che ospiterà turisti, offrirà un accesso facilitato alle tecnologie spaziali e proteggerà la Terra dalle minacce cosmiche, come asteroidi e detriti artificiali.

Dopo sole 40 ore dalla pubblicazione del progetto, oltre 100.000 persone hanno richiesto la cittadinanza sul sito web di Asgardia e, dopo 3 settimane, i candidati sono diventati 500.000.

Sommerso dalle richieste, il team capeggiato da Ashurbeyli ha deciso di ampliare il numero di aspiranti abitanti della nazione extraterrestre portandolo ad 1 milione. L’iscrizione è gratuita e non presenta alcun limite in quanto esaudisce il desiderio di ogni persona di far parte di un progetto mondiale.

Viaggerà a bordo della missione Orbital ATK fino alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e, una volta congiuntosi all’ISS, sarà rilasciato dalla nave spaziale dell’azienda aerospaziale americana.

L’Asgardia-1 è un piccolo satellite CubSat costruito dall’azienda indiana NearSpace Launch in grado di memorizzare fino a 512 GB di dati. Archivierà 500 kilobyte di dati per ognuno dei primi 100.000 cittadini iscritti, 200 kB saranno offerti alle successive 400.000 persone e 100 kB ai restanti 600.000.

Andando avanti, il team fondatore della prima nazione extraterrestre spera di creare piattaforme abitabili in orbita terrestre bassa, ad un’altitudine compresa tra le 100 e le 200 miglia (161-321 km), dove si trova anche l’ISS. Il primo volo spaziale umano in questo luogo è previsto tra un periodo di 8 anni.

Vogliamo dare pari opportunità a tutti coloro che hanno una mente, che possono fare qualcosa, per la loro protezione“, ha dichiarato lo scenziato russo alla CNN. “La nostra vera casa non è la casa o la città in cui siamo nati. La nostra casa è il pianeta Terra e vogliamo proteggerla“.

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Vi sono ancora delle questioni da definire prima che il satellite Asgardia-1 venga lanciato in orbita. Innanzitutto c’è da stabilire come saranno la bandiera e l’inno nazionale; inoltre, tra qualche mese, la prima nazione spaziale si doterà anche di un Parlamento. Il gruppo di scienziati e di legali fondatori ha altresì elaborato una Costituzione consultabile sul sito ufficiale di Asgardia. In base a tale documento, chiunque risieda sulla Terra, abbia un’età superiore a 16 anni e accetti la Dichiarazione dell’Unità e la Costituzione di Asgardia può diventare cittadino asgardiano. Il figlio di un cittadino della nazione extraterrestre acquisisce la cittadinanza per diritto di nascita; se nato prima della fondazione della nazione spaziale, può acquisirla su richiesta dei genitori asgardiani.

Non sappiamo se Asgardia diventerà veramente la prima nazione extraterrestre della storia umana, quel che è certo è che siamo di fronte ad un tentativo di affacciarci, anche se in modo digitale, ad una nuova dimensione che si pone come obiettivo supremo l’esistenza armoniosa di ogni individuoindipendentemente dall’etnia o dalla religione a cui appartiene.

La colonizzazione dello spazio

Riprendendo parte di una celebre frase di un conosciutissimo telefilm americano, lo spazio è l’ultima frontiera da esplorare. Proprio questo rappresenta un obbiettivo che ha ricoperto nella mente dell’uomo un posto speciale; dai primi tentativi lasciando razzi, all’epico allunaggio ed oggi alla creazione di una nazione spaziale.
Il Regno Spaziale Asgardia è un progetto faraonico, basato sulla creazione di una stazione orbitale capace di ospitare una comunità che vuole riconoscersi come nazione a sé stante. Un progetto che vede il suo primo passo effettivo nell’invio di una piccola porzione consistente nel primo modulo, delle dimensioni di una lattina, contenente la bandiera e lo statuto della nuova speranza. Per la creazione di questo progetto parteciperanno molte agenzie spaziali, imprenditori e benefattori di tutto il mondo.

Storia di Asgardia

Il 12 ottobre 2016, durante la conferenza stampa a Parigi, Igor Raufovich Ashurbeyli, scienziato, imprenditore, benefattore e fondatore dell’Aerospace International Research Center, come detto, annuncia la nascita del progetto Asgardia, definendola la nuova frontiera per l’umanità. Il nome deriva dalla mitologica terra dove risiedono gli dei norreni, un riferimento voluto ad un luogo oltre gli spazi conosciuti e limitativi della terra.
Il progetto mira alla creazione di un nazione basata sull’uguaglianza vera, dove non esiste differenza di nazionalità, credo, ceto o altro. Il primo modulo è partito dalla Nasa’s Wallops Flight Facility, a bordo del razzo Atk Antares Orbital, che dovrà congiungersi con la stazione spaziale orbitale dell’ISS. Asgardia dovrebbe ospitare circa 260.000 abitanti, in un ambiente autosufficiente, con una propria forma di governo ed un ordinamento giuridico apposito e nato per questa nuova comunità spaziale.

il Governo e la cittadinanza

Il problema che prospetta Asgardia è certamente la sua iniziale forma di governo e l’acquisto della cittadinanza da parte dei suoi abitanti. Chi vuole abitare la nuova nazione dovrà riconoscere in Ashurbeyli la massima autorità; in effetti la forma di governo sarà una Monarchia Costituzionale, dove il sovrano vedrà limitati i propri poteri dalle norme contenute nella carta fondamentale dello Stato. Solamente dopo verranno istituite regolari elezioni allo scopo di rispettare i principi della democrazia.
Questo riconoscimento della suprema autorità è il primo passo per l’acquisto della cittadinanza, almeno sino ad oggi. Altro non è ancora dato da sapere su quali sono gli obblighi da assolvere. Quello che viene ribadito è che Asgardia vuole essere una nazione riconosciuta dall’ONU e dagli altri Stati, un ambizione che per il momento rimane soltanto un proposito.
Ad oggi tra le lingue riconosciute di Asgardia c’è l’italiano, poiché sono più di 4.000 gli abitanti del Bel Paese che hanno aderito al progetto e vogliono essere abitanti dello spazio.

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La Terra è piatta: Mike Hughes, per dimostrare la sua tesi, si lancia nell'atmosfera con un razzo https://www.business.it/la-terra-e-piatta-mike-hughes-per-dimostrare-la-sua-tesi-si-lancia-nellatmosfera-con-un-razzo/ Mon, 18 Dec 2017 06:35:07 +0000 http://www.business.it/?p=15867 La Terra è piatta: a sostenere una tesi ormai considerata antistorica è Mike Hughes, un cittadino statunitense che è pronto a farsi lanciare nello spazio con un razzo al fine di dimostrarla

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La Terra è piatta: a portare avanti questa strampalata tesi è Mike Hughes, un uomo di 61 anni che lavora in qualità di autista di limousine. Ne è talmente convinto da aver deciso di dare vita ad un lancio nell’atmosfera terrestre, con un razzo da lui stesso costruito, che doveva aver luogo nel deserto del Mojave.
Per ora, però, il lancio non avverrà, impedito dal governo degli Stati Uniti, il quale ha preso atto dei problemi tecnici ammessi dallo stesso Hughes per vietare il suo permesso. L’uomo non si è comunque arreso e ha affermato di essere pronto a sfruttare uno spazio privato a pochi chilometri di distanza dal luogo originario.

la-terra-piatta-2Non crede nella scienza ufficiale

A spingerlo a credere che la Terra è piatta è la sfiducia nella scienza, perlomeno come sarebbe raccontata ufficialmente. Tanto da spingersi ad affermare, nelle interviste a margine dell’evento, che gli attuali convincimenti sulla reale forma del pianeta sarebbero dovuti ad un complotto della Massoneria. Un complotto cui hanno naturalmente partecipato anche la NASA al gran completo e gli astronati, a partire da Neil Armstrong e John Glenn.
Naturalmente nella sua frenesia di dimostrare che la Terra è piatta, Hughes è pronto a contestare anche le tesi di Elon Musk, il CEO di Tesla che con la sua Space X sta preparando il lancio di una Roadster destinata a vagare nello spazio per miliardi di anni e spedizioni di esseri umani su Marte, ai quali sarà demandato il compito di costruire una vera e propria città sul Pianeta Rosso.
Secondo Hughes le società che si propongono i viaggi spaziali non hanno mai dato vita ad uno solo dei lanci asseriti, partecipando quindi alla commedia messa in piedi dalla Massoneria, anche se non si riesce a capire perché le società occulte dovrebbero complottare per nascondere la reale forma del nostro pianeta.

la-terra-e-piattaUna tesi sempre più popolare

Va però sottolineato come nella sua battaglia per dimostrare che la Terra è piatta, Hughes non sia assolutamente solo. Si ritrova infatti al suo fianco la Flat Earth Society, una società che spopola sul web e molte celebrità, a partire dagli assi della National Basketball Association (NBA).
Proprio pochi mesi fa, infatti, la guardia dei Boston Celtics Kyrie Irving ha destato grande sorpresa affermando come nei suoi costanti viaggi per raggiungere le sedi delle gare, non si sia mai accorto della sfericità del pianeta. Una tesi presto sposata da Shaquille O’Neal, celebre centro ritiratosi da pochi anni, il quale ha affermato dal canto suo come gli attuali convincimenti siano opera di manipolazione.
Una tesi, quella di O’Neal, condivisa anche da Draymond Green, possente attaccante di Golden State, secondo il quale sarebbe la NASA ad aver manipolato le foto relative al pianeta, in modo da convincere l’opinione pubblica.

Anche una studentessa tunisina lo afferma

Se Irving, O’Neal e Green sono estremamente conosciuti, un certo scalpore è stato suscitato di recente da una studentessa tunisina, la quale ha dedicato la sua tesi di laurea al tentativo di dimostrare appunto come il nostro pianeta sia piatto.
Un tentativo ispirato dall’adesione ai principi del Corano e teso a dimostrare la fallacia delle tesi di Galileo, Copernico e Newton che però è costato molto caro alla studentessa, quando le sue tesi sono arrivate online. Di fronte allo scandalo suscitato, infatti, l’ateneo di Sfaz, ove studiava, ha deciso di bocciarla anche su pressione di un docente di fisica, Faouzia Charfi, molto rispettato. Il sottile confine tra scienza e follia…
Guarda il video: Giant Magellan Telescope: il mega telescopio attivo dal 2025

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Google AI: una nuova divisione che scopre gli esopianeti con l'intelligenza artificiale https://www.business.it/google-ai-una-nuova-divisione-che-scopre-gli-esopianeti-con-lintelligenza-artificiale/ Sat, 16 Dec 2017 06:30:03 +0000 http://www.business.it/?p=15852 Per gli uomini, l’universo rappresenta una fonte continua di scoperte. Negli ultimi tempi l’attenzione di numerose ricerche si è focalizzata sugli esopianeti, ovvero quei pianeti che girano intorno ad altre stelle, fuori dal nostro sistema solare. Ovviamente la domanda a cui cerchiamo di dare una risposta è sempre la stessa: c’è vita oltre la Terra?… Leggi tutto »Google AI: una nuova divisione che scopre gli esopianeti con l'intelligenza artificiale

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Per gli uomini, l’universo rappresenta una fonte continua di scoperte. Negli ultimi tempi l’attenzione di numerose ricerche si è focalizzata sugli esopianeti, ovvero quei pianeti che girano intorno ad altre stelle, fuori dal nostro sistema solare.

Ovviamente la domanda a cui cerchiamo di dare una risposta è sempre la stessa: c’è vita oltre la Terra? Per farlo la tecnologia offre un aiuto fondamentale, e i software che analizzano i dati raccolti dalla Nasa sono praticamente infiniti.

Kepler, il supertelescopio capace di scrutare lo spazio più oscuro, ha riportato dati per la quantità di 14 miliardi di dati point. Le cifre sono impressionati e l’elaborazione richiederebbe anni e anni di lavoro. Così è intervenuto Google, mettendo a disposizione della Nasa il proprio “machine learning”. Mai aiuto fu più provvidenziale. L’idea è partita da un ricercatore di Google Artificial Intelligence di nome Chris Shallue. Mosso da una grande passione per lo spazio e i pianeti, Shallue ha iniziato a lavorare al progetto inizialmente a tempo perso, poi con collaborazioni di astrofisici ed esperti, finendo per farlo a tempo pieno.

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esopianeti-google-nasaQual è stata la straordinaria intuizione che ha coinvolto la Nasa?

Creare un sistema di apprendimento automatico che riconoscesse gli esopianeti anche intorno a stelle molto lontane: un vero balzo in avanti per la scienza.

Il modello utilizzato sui dati di Kepler si chiama TensorFlow ed è riuscito ad identificare un esopianeta, distinguendolo da presunti esopianeti, con una percentuale d’errore inferiore al 4%.

Shallue, insieme all’astrofisico Andrew,  è riuscito nell’intento di mettere a punto un vero e proprio sistema quasi perfetto.

Il modello automatico di Google è dunque riuscito a scoprire due nuovi pianeti:  Kepler 80g e Kepler 90i, individuati grazie al progetto di esaminare 670 stelle già conosciute e capire quali sono i possibili esopianeti.

Il sistema funzionante di Google AI ha creato la possibilità di perfezionare e migliorare l’applicazione di tecniche come quella del machine learning utilizzate in contesti astronomici.

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L’evoluzione umana ha portato a progressi scientifici indicibili: i Greci chiamavano ‘planetai’, che tradotto alla lettera significa ‘vagabondo’, quei corpi celesti con un movimento apparentemente regolare, adesso si scoprono gli esopianeti, addirittura fuori dal sistema solare, ma sempre uno ed uno solo resta l’interrogativo, che già abbiamo enunciato: c’è vita oltre la Terra? 
Anche per rispondere a questo quesito, Chris Shallue, sta dedicando la sua vita a questo sorprendente progetto che unisce l’osservazione del cielo, all’intelligenza artificiale, affermando che scovare corpi così freddi, piccoli e scuri, come gli esopianeti, è come riuscire a notare delle lucciole che volano vicine ad un riflettore.
Per quanto riguarda il pianeta Kepler 90i, sono state analizzate, grazie ad i dati raccolti, le condizioni generali del e sul corpo celeste. Quasi il doppio della Terra, in quanto a grandezza, ha una temperatura in superficie di 450 gradi centigradi, quindi decisamente impossibile da abitare per esseri simili a noi umani, inoltre orbita intorno alla sua stella di riferimento esattamente ogni 14 giorni, che significherebbe festeggiare il Natale due volte al mese!
Le centinaia di migliaia di dati raccolte costantemente dal supertelescopio Kepler, vanno, per la maggior parte perdute, perché nessun cervello umano può avere il tempo necessario per analizzarli tutti, fino ad ora neppure dei super-computer, ma, grazie a questa incredibile sinergia, potranno essere fatti ulteriori passi avanti nell’evoluzione.

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Animale immortale, ecco la nuova scoperta: il tardigrado non muore mai https://www.business.it/animale-immortale-ecco-la-nuova-scoperta-il-tardigrado-non-muore-mai/ Wed, 13 Dec 2017 06:30:39 +0000 http://www.business.it/?p=15738 L'animale immortale è lungo pochi millimetri, ma a quanto pare è immortale. Si chiama tardigrado, sopravvive a temperature bassissime e può sopportare pressioni atmosferiche impensabili

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Animale immortale, scoperto il tardigrado

Non muore mai, è praticamente un animale immortale. Stiamo parlando del tardigrado, un essere vivente davvero incredibile. Non è la prima volta che la scienza si avvicina a questa specie incredibile, ma recentemente uno studio portato avanti dalla Oxford University ha evidenziato tutte le caratteristiche di questo essere vivente.
Una delle caratteristiche che colpisce subito è sicuramente la resistenza a temperature incredibili. Il tardigrado può sopravvivere per qualche minuto sotto i – 272° C, temperatura prossima allo zero assoluto. Possono sopravvivere anche a temperature di -20° C per decenni: in caso di cataclismi sulla Terra, saranno questi animali a portare avanti la vita qualora le condizioni si riproponessero. Anche il caldo non abbatte il tardigrado: possono vivere fino a +150° C.
Un altro dato sorprendente, collegato con le elevate temperature, è la capacità di adattarsi a pressioni atmosferiche incredibile. A pressione zero il tardigrado sopravvive senza problemi, ma anche a 1.200 atmosfere (parliamo della Fossa delle Marianne), non ci sarebbero complicazioni sullo stato di salute. Un vero e proprio animale immortale.

tardigrado-animale-immortale-2Il tardigrado, trent’anni senza cibo: un animale indistruttibile

Più che animale immortale, sembra essere un supereroe. Il tardigrado può vivere anche senza cibo. Questo piccolo essere vivente di pochissimi millimetri sopravvive senza fonti di nutrimento per circa trent’anni. Una sicurezza in caso di estinzioni di massa.
Non dimentichiamo ovviamente le radiazioni ed eventuali disastri nucleari. I test indicano una sopravvivenza ad una quantità elevata di radiazioni: il tardigrado può sopravvivere a condizioni davvero estreme.
Stando alle ricerche degli studiosi, il tardigrado può sopravvivere a qualsiasi tipo di catastrofe. Comunque non tutti gli esemplari verrebbero distrutti: ci sono alcune specie che possono far fronte a qualsiasi esigenza. La sopravvivenza di eventuali forme di vita in un futuro post apocalittico è affidata al tardigrado e a tutti gli esemplari di questa specie. Un vero e proprio animale immortale che potrebbe far fronte anche ad un’eventuale esplosione di una supernova nei pressi della Terra.

animale-immortale-tardigradoIl tardigrado, un animale immortale

Tutti questi dati fanno capire come ci sono forme di vita che possono sopravvivere a lungo, anche a condizioni estreme. Anche l’assenza di altri esemplari con caratteristiche simili non cambierebbe la deduzione: la vita cesserebbe soltanto allo spegnimento del sole.
Rafaele Alves Batista, uno dei responsabili di questa ricerca, evidenzia come questa specie possa essere definita un vero e proprio animale immortale. La vita, anche in caso di estinzione dell’uomo, potrebbe comunque proseguire senza nessun tipo di problema. Lo stesso Batista conferma la definizione di immortale: vivere tranquillamente a quelle condizioni non è roba da tutti.
L’uomo, a quanto pare, è una delle specie meno inclini ad adattarsi alle catastrofi naturali o a condizioni molto particolari. Questi scenari potrebbero comunque aprire nuove deduzioni per quanto riguarda lo studio della vita extraterrestre. Se sulla Terra esistono esseri viventi come il tardigrado, su altri pianeti ci possono essere forme di vita simili: una volta che una specie si adatta e sviluppa simili caratteristiche, non è facile farla estinguere. La scienza attende, ma la scoperta dell’animale immortale potrebbe cambiare molte cose.
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I geofisici predicono più terremoti nel 2018 https://www.business.it/i-geofisici-predicono-piu-terremoti-nel-2018/ Tue, 21 Nov 2017 06:30:35 +0000 http://www.business.it/?p=14326 Durante il 129esimo incontro annuale della Geological Society of America, tenutosi a Seattle dal 22 al 25 ottobre scorsi, si è dibattuto a lungo sulla situazione della crosta terrestre e i suoi spostamenti. Due geofisici hanno presentato una teoria, pubblicata anche sul Geophysical Research Letters, dove hanno dimostrato che i terremoti più forti sembrano avvenire… Leggi tutto »I geofisici predicono più terremoti nel 2018

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Durante il 129esimo incontro annuale della Geological Society of America, tenutosi a Seattle dal 22 al 25 ottobre scorsi, si è dibattuto a lungo sulla situazione della crosta terrestre e i suoi spostamenti.
Due geofisici hanno presentato una teoria, pubblicata anche sul Geophysical Research Letters, dove hanno dimostrato che i terremoti più forti sembrano avvenire ogni 32 anni di media. Le cause di questo intervallo e la concentrazione degli smottamenti terrestri sarebbe da indurre al movimento terrestre, che cambia la durata del giorno e conseguentemente anche il campo magnetico terrestre. Essendo legato al movimento del ferro fuso, le sue variazioni possono interessare anche il mantello terrestre, ripercuotendosi su piccoli spostamenti nella litosfera, parte più esterna della crosta terrestre.
Questo ipotizzando che ciò che succede al nucleo interno della Terra potrebbe avere ripercussioni sulla nostra superficie.

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terremoti

Quando tremerà ancora la Terra?

Prevedere quando la Terra tremerà sarebbe una utilissima scoperta scientifica, ma difficile da attuare.
Un’altra teoria ha ipotizzato che i piccoli rallentamenti della Terra, che poi accelera di nuovo, producono terremoti anche molto violenti. Roger Bilham, professore all’Università del Colorado e co-autore della ricerca, ha spiegato come il fenomeno del rallentamento-accelerazione della Terra può divenire un pericolo: “Il fenomeno porta ad un aumento da 2 a 5 terremoti rispetto alla media. L’incremento dei sismi avviene circa 5 anni dopo l’inizio del rallentamento. Un dato importante nel campo della previsione dei sismi a lungo termine”.
Per questo il prossimo anno, 2018, dovrebbe essere l’anno in cui i terremoti si incrementano, arrivando fino a 5 in più della media normale che è di 18.

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terremoti

Le teorie più accreditate

Durante l’incontro della Geological Society of America si è molto discusso a proposito di quanto sia difficoltoso e inesatto l’ambito della previsione dei terremoti. Nonostante siano molti gli esperti e i tecnici al lavoro in tutto il mondo, la precisione assoluta con cui si prevede, e quindi si salvano vite da  un terremoto, è molto vaga e variabile.
Entrambe le teorie hanno avuto credito nel settore, per cui verranno analizzate e ulteriormente approfondite, non solo dalla Geological Society of America, ma da tutte le associazioni di geologi sparse nel mondo e interessate a studiarle per capire possibili sviluppi ed intervenire scongiurando tragedie.

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Caverna sulla luna, l'ennesima scoperta che fa sognare gli esperti https://www.business.it/caverna-sulla-luna-lennesima-scoperta-che-fa-sognare-gli-esperti/ Sat, 18 Nov 2017 06:30:57 +0000 http://www.business.it/?p=14304 La caverna sulla luna ha dato nuove speranze alla ricerca scientifica. Gli astronauti potrebbero utilizzare i cunicoli lunari come base spaziale

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Caverna sulla luna, la nuova scoperta

La voglia di colonizzare la luna e di creare una base di studio e ricerca per gli astronauti potrebbe diventare realtà. Gli scienziati dell’agenzia spaziale giapponese Jaxa, insieme alla Nasa, hanno individuato una caverna sulla luna. Questo cratere potrebbe essere una vera e propria scoperta interessante, anche perché l’ipotesi è quella di trovare una serie di tunnel che si estendono sotto la superfice.
La Nasa ha effettuato una simulazione che spiega come questi crateri si sono formati durante gli anni. La lava ha scavato dei cunicoli sotterranei che potrebbero permettere di installare una base spaziale. Stando alle prime stime, la lunghezza sembra essere di 50 chilometri e la larghezza di 500 metri.
Gli impulsi radar, utilizzati per le misurazioni effettive, hanno dimostrato l’esistenza di un pavimento e un soffitto. Dunque la presenza di tunnel all’interno della caverna è assolutamente plausibile. Ovviamente le stime non sono state confermate, ma la presenza di queste strutture potrebbe davvero dare modo di creare qualcosa di unico.
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scoperta caverna sulla luna potrebbe diventare base spaziale

Una caverna sulla luna da 3.5 miliardi di anni

A quanto pare l’età di questa caverna è di 3.5 miliardi di anni. Sulla luna, infatti, è stata confermata la presenza di vulcani attivi durante questo periodo. Al momento non c’è stata nessuna conferma, infatti la Nasa ancora non ha ancora esplorato questo tipo di cunicoli.
L’intenzione però è quella di far vivere delle persone all’interno del tunnel: un obiettivo che ovviamente esiste da anni, ma la conferma della presnza di una caverna permette appunto di poter sviluppare al meglio il progetto e le eventuali tecnologie.
Le strutture sottorranee che sono state rimvenute sono molto solide e questo è possibile grazie alle condizioni presenti sulla luna. Sulla Terra strutture di queste dimensioni collasserebbero. Inoltre i canali sono stati scoperti tramite dei radar che non sono stati progettati per la misurazione.
Questo fa ipotizzare a delle strutture notevolmente larghe e grandi, proprio perché intercettate da strumenti inadatti. Questo potrebbe ovviamente modificare la percezione dei cunicoli lunari e della teoria della colonizzazione del Satellite della Terra.
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La possibilità di installare una base spaziale

La caverna sulla luna è solo un’altra scoperta che fortifica le ipotesi fatte fino a questo momento. Infatti non è la prima volta che il sogno di installare una base spaziale all’interno della superficie lunare si palesa nei laboratori della Nasa. La grandezza e la stabilità di questi canali potrebbe aiutare l’installazione di un punto di osservazione davvero particolare che potrebbe far fare un passo in avanti notevole alla ricerca scientifica.
Lo studio del territorio lunare su una base diretta porterebbe allo stravolgimento degli attuali dati. Il tema della colonizzazione della luna è stato un argomento molto forte nella fantascienza e ha da sempre accompagnato la crescita costante della tecnologia. Al momento la volontà si scontra con i problemi di costruzione di nuove tecnologie sul suolo, ma la possibilità di usufruire e sfruttare tratti coperti come quelli appena scoperti potrebbero portare ad una nuova concezione della colonizzazione lunare.
Nel prossimo futuro capiremo quali saranno le intenzioni, ma soprattutto se sarà possibile sfruttare al meglio la caverna sulla luna per poter installare un punto di osservazione. Un modo per poter stravolgere la concezione dello spazio.
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caverna sulla luna 2

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Albert Einstein scrisse la formula della felicità in 2 biglietti: oggi valgono più di 1,5 milioni di euro https://www.business.it/albert-einstein-scrisse-la-sua-formula-della-felicita-in-2-biglietti-oggi-valgono-piu-di-15-milioni-di-euro/ Wed, 15 Nov 2017 06:30:57 +0000 http://www.business.it/?p=14275 Lo scienziato Einstein nel 1922 fece un viaggio in Giappone, dove lasciò ad un corriere locale 2 bigliettini con le sue pillole di saggezza invece della mancia. Appena battuti all'asta per cifre da record

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Einstein: la notizia del Nobel durante il viaggio in Giappone

Albert Einstein non ha bisogno di presentazioni. Brillante ed ironico, è conosciuto soprattutto per essere una delle menti più geniali che ha partorito il secolo scorso. Alle prese con insormontabili problemi di fisica e matematica, era uno che di formule se ne intendeva, anzi le “inventava”, inclusa quella della felicità.
Tutti conoscono le pillole di saggezza che amava dispensare e che talvolta appuntava in semplici biglietti di carta. Andò così anche secondo un curioso aneddoto risalente al periodo in cui visitò il Giappone, nel 1922, un anno da incorniciare visto che avrebbe vinto il Premio Nobel.
All’età di 43 anni si trovava nel Paese del Sol Levante per tenere alcune lezioni e conferenze in loco, quando fu raggiunto dall’attesa notizia: la commissione svedese gli aveva conferito il Nobel per la Fisica.
Qualunque suo collega avrebbe fatto salti di gioia e si sarebbe riversato in strada a festeggiare in mezzo alla folla in delirio e desiderosa di vederlo. Lo scienziato tedesco invece era profondamente imbarazzato di tanta pubblicità, tanto che per evitare il clamore si chiuse nella sua camera dell’Imperial Hotel di Tokyo per fermarsi un po’ a pensare e scrivere in completa solitudine.

Albert Einstein la felicitàNiente mancia al postino, ma aforismi da 1,5 milioni di euro

Immerso nel silenzio e nella tranquillità delle 4 pareti, ecco che ad un tratto Einstein sentì bussare alla porta. Era un postino locale che doveva consegnargli un messaggio, probabilmente di congratulazioni per il fresco riconoscimento ottenuto. Nel congedarsi da lui, lo scienziato forse provò a dargli una mancia per ringraziarlo – però rifiutata come vuole la tradizione locale – oppure non aveva spiccioli.
Sta di fatto che alla fine gli regalò alcune frasi che aveva scritto di getto sul momento utilizzando la carta intestata dell’hotel. Sorrise al postino dicendo che, con un pizzico di fortuna, un giorno quei 2 bigliettini sarebbero valsi più delle monete che avrebbe dovuto dargli. Anche stavolta lo scienziato aveva ragione. Se il postino fosse stato vivo, oggi sarebbe diventato ricco: entrambe le note sono state di recente battute all’asta per cifre da record.
La prima è stata venduta addirittura a 1,3 milioni di euro e recitava la massima in tedesco: “Una vita calma e modesta porta più felicità della ricerca del successo abbinata a una costante irrequietezza”. La seconda, più breve, è stata aggiudicata per poco meno di 203 mila euro: “Quando c’è una volontà, esiste una via”. Il totale di tanta saggezza è matematica e supera 1,5 milioni di euro.

Chi è il misterioso venditore e perché i biglietti valgono tanto

Einstein fu entusiasta del viaggio in Giappone e restò particolarmente colpito dalla grande gentilezza dei suoi abitanti che aveva percepito durante il suo soggiorno. Scrisse in proposito: “Di tutte le persone che ho incontrato, i giapponesi sono quelli che mi piacciono di più, perché sono umili, intelligenti, premurosi, e hanno senso dell’arte”.

La saggezza paga anche in senso materiale. I biglietti battuti all’asta partivano da un prezzo iniziale che non andava oltre qualche migliaio di dollari, ma il loro valore è arrivato a lievitare di oltre il 31.000% nel giro di 20 minuti. Resta misteriosa l’identità del venditore, che ha portato a casa un bottino sorprendente. Secondo molti si tratta di un parente del postino, un tedesco residente ad Amburgo.
Sebbene scritti da un personaggio famoso, come mai dei semplici biglietti valgono tanto? Roni Grosz, supervisore dell’asta e direttore dell’Archivio di Einstein presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, ritiene che il loro valore derivi dal volto umano dello scienziato che trasmettono e non abbia a che fare con le sue idee scientifiche.
Albert Einstein la via per la felicità

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Nello spazio rilevate onde gravitazionali associate a luce https://www.business.it/nello-spazio-rilevate-onde-gravitazionali-associate-a-luce/ Thu, 26 Oct 2017 05:30:28 +0000 http://www.business.it/?p=13693 Spazio: osservate onde gravitazionali legate alla fusione di 2 stelle di neutroni

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Scoperte onde gravitazionali associate a luce

Per la prima volta gli scienziati hanno individuato nello spazio onde gravitazionali e luce (sotto forma di raggi gamma) provenienti dallo stesso evento cosmico, ovvero la fusione di due corpi stellari ad altissima densità noti come “stelle di neutroni“. La storica scoperta apre il campo all’astrofisica multi-messaggero che promette di svelare nuove emozionanti intuizioni sul cosmo.
La rilevazione è stata effettuata dagli interferometri Ligo negli Usa e Virgo a Cascina, in provincia di Pisa, e da 70 telescopi Eso (European Southern Observatory) da Terra e spaziali. La scoperta fornisce anche la prima prova concreta alla teoria secondo la quale le collisioni di stelle di neutroni sono la fonte di gran parte degli elementi pesanti dell’universo, come oro e platino.
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Scontro tra due stelle di neutroni

Il 15 agosto scorso, Craig Wheeler, astronomo della University of Texas, aveva fatto un generico riferimento alla presenza di una “sorgente con corrispettivo ottico da lasciare a bocca aperta“. A due mesi dall’indiscrezione è arrivato l’annuncio ufficiale durante 3 conferenze internazionali trasmesse da Washington: i rilevatori Ligo e Virgo hanno captato onde gravitazionali generate dallo scontro di due stelle di neutroni avvenuto a 130 milioni di anni luce dal nostro pianeta.
L’evento, soprannominato GW170817 per la data della sua comparsa, è stato il frutto di un lavoro di squadra. Dopo i rilevamenti delle antenne gravitazionali Ligo-Virgo, i ricercatori di vari osservatori, tra cui il Gemini South Telescope in Cile e il Fermi Gamma-Ray Space Telescope della Nasa, si sono concentrati sull’esplosione nella costellazione dell’Idra e hanno individuato un lampo di raggi gamma e radiazioni di ogni tipo.
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Un nuovo tipo di rilevamento

Le onde gravitazionali sono “increspature” nel tessuto dello spazio-tempo generate dall’accelerazione di oggetti cosmici massicci. Albert Einstein aveva predetto la loro esistenza nel 1916, ma c’è voluto un secolo prima che gli astronomi le rilevassero. La prima osservazione risale a settembre 2015, quando Ligo captò le onde emesse dalla fusione di due buchi neri. La scoperta è valsa ai realizzatori il Premio Nobel per la fisica 2017.
Nella storia dell’osservazione dello spazio, la quinta rilevazione di onde gravitazionali e luce rappresenta una novità assoluta: i precedenti segnali provenivano da buchi neri in accelerazione che non emettono alcuna radiazione elettromagnetica. Le stelle di neutroni rappresentano l’ultimo stadio di vita degli astri con massa molto grande e si formano in concomitanza con la cessazione delle reazioni di fusione nucleare.
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onde gravitazionali associate a luce 2

Scoperta l’origine degli elementi pesanti

Dai residui dell’esplosione nello spazio si è sollevata una nube di elementi pesanti, come oro, platino e uranio, pari a dieci volte la massa della Terra. L’osservazione ha permesso quindi di risolvere il mistero dell’origine degli elementi più pesanti del ferro, riconducibile al fenomeno della kilonova. “Abbiamo mostrato che gli elementi più pesanti nella tavola periodica, la cui origine era nascosta nel mistero fino ad oggi, sono fatti nelle fusioni di stelle di neutroni“, ha dichiarato Edo Berger, dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics (CfA) a Cambridge, Massachusetts.
È la prima volta che nello spazio si osservano onde gravitazionali ed elettromagnetiche insieme, e questo apre il campo all’astronomia multimessaggero, che ascolta segnali molto diversi (gravitazionali, ottici, raggi X e ultravioletti) contemporaneamente. L’Italia ha avuto un ruolo cruciale in queste osservazioni, non solo per l’interferometro Virgo, che ha permesso di capire la provenienza del segnale, ma anche grazie a telescopi basati a Terra e nello spazio.
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Universo: il ritrovamento della materia scomparsa e dell'energia oscura nei collegamenti tra le Galassie https://www.business.it/universo-il-ritrovamento-della-materia-scomparsa-e-dellenergia-oscura-nei-collegamenti-tra-le-galassie/ Fri, 20 Oct 2017 05:30:40 +0000 https://www.business.it/?p=13545 L'Universo e la sua composizione: materia, anti-materia, energia e molto altro

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La Materia Scomparsa dell’Universo

Quando si parla di Universo, spesso i confini tra scienza e fantascienza sembrano essere sempre più labili. Termini come materia nascosta, energia oscura e molti altri sono infatti parte integrante della scienza, anche se, fino a pochi anni fa, per molti sembravano soprattutto parole legate all’occultismo o ai film di Star Trek. Ma se questa terminologia è diventata abbastanza di uso comune, la prova concreta della reale esistenza di una materia non ben identificabile nell’Universo è solo recente e proviene da due differenti team di ricerca che, in contemporanea, sono riusciti a identificare quella che comunemente viene denominata la Materia Scomparsa dell’Universo.
Un team francese, operante presso l’Istituto di Astrofisica Spaziale di Orsay e uno scozzese, facente parte dell’Università di Edimburgo, sono infatti riusciti a raggiungere lo stesso risultato effettuando misure e rilevazioni indirette sulla materia barionica ossia quella materia composta da barioni (neutroni e protoni) che non può essere rilevata tramite emissione di radiazioni ma esclusivamente valutando gli effetti gravitazionali indotti sulla circostante materia visibile. La scoperta dei due gruppi di ricerca è fondamentale perché permette di collocare fisicamente la Materia Oscura dell’Universo in uno spazio ben preciso, ossia nei collegamenti tra le Galassie.
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materia-oscura universo

I dati da satellite

Per comprendere l’importanza di questa scoperta, bisogna sapere che quando si parla di materia nell’Universo, nella maggior parte dei casi si parla di un qualcosa non direttamente visibile e misurabile. Tutte le evidenze provenienti dalle lontane Galassie provengono dalla ricezione di radiazioni particolari, che permettono di definire le caratteristiche della materia che compone il Cosmo. Tuttavia, le misure effettuate non si bilanciavano con le conoscenze teoriche e con i valori degli effetti gravitazionali: ecco perché gli astrofisici hanno ipotizzato la presenza di altra materia, non abbastanza luminosa e calda da emettere radiazioni rilevabili dalle strumentazioni.
E infatti, per poter raggiungere i propri risultati, gli astrofisici dei due centri di ricerca hanno utilizzato modalità di ricerca differenti rispetto a quelle normalmente usate per il riconoscimento della materia cosmologica. In particolare, hanno sfruttato un particolare fenomeno, specifico della materia cosmica, detto effetto Sunyaev-Zel’dovich. Si tratta di un metodo per verificare la presenza della radiazione cosmica che si verifica in seguito al passaggio della luce primordiale del Big Bang attraverso un gas cosmico a temperatura elevata. Questo incontro tra le radiazioni luminose e il gas crea una diffusione di elettroni che possono essere rilevati.
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Le tecniche di misura

Naturalmente, la rilevazione dei dati deve avvenire direttamente dallo spazio e infatti le misure effettuate dai due team di ricerca sono state prodotte elaborando i dati provenienti dal satellite Plank, operante nel 2015. Si tratta di migliaia e migliaia di set di dati, che hanno permesso di valutare gli andamenti delle radiazioni nei punti di intersezione o incontro tra più coppie di Galassie. E l’aspetto più rilevante delle due ricerche è dato proprio dal fatto che, pur lavorando in maniera indipendente e utilizzando coppie di Galassie diverse, i risultati sono apparsi paragonabili tra loro e hanno portato a una conclusione unica: la Materia Scomparsa dell’Universo si trova ai confini delle Galassie.
universo studi sulla materia oscura 2
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Gilead Sciences premia la ricerca medico scientifica, sociale e tecnologica https://www.business.it/gilead-sciences-premia-la-ricerca-medico-scientifica-sociale-e-tecnologica/ Thu, 19 Oct 2017 05:00:08 +0000 http://www.business.it/?p=13563 Tre bandi significativi nei settori Fellowship Program, Community Award e Digital Heralth Program hanno premiato 66 progetti che hanno dimostrato di saper conoscere, prevenire e combattere le malattie infettive. Promossi dalla società biofarmaceutica Gilead Sciences, i vincitori dell’ultima edizione sono stati premiati all’istituto ciechi di Milano e hanno vinto una cifra complessiva che supera il… Leggi tutto »Gilead Sciences premia la ricerca medico scientifica, sociale e tecnologica

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Tre bandi significativi nei settori Fellowship Program, Community Award e Digital Heralth Program hanno premiato 66 progetti che hanno dimostrato di saper conoscere, prevenire e combattere le malattie infettive.
Promossi dalla società biofarmaceutica Gilead Sciences, i vincitori dell’ultima edizione sono stati premiati all’istituto ciechi di Milano e hanno vinto una cifra complessiva che supera il milione e mezzo di euro.
Cosa viene premiata? La ricerca medico scientifica, sociale e tecnologica, che si pone all’avanguardia in progetti atti a migliorare la vita di pazienti affetti da malattie infettive gravi o patologie oncoematologiche.
Durante le precedenti sei edizioni sono stati vinti altri 6 milioni di euro, cifre ragguardevoli per un totale di 327 progetti premiati, presentatati da 260 ricercatori e associazioni di pazienti.

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ricerca premi gilead

Eurisko: l’indagine su cosa pensano gli italiani riguardo la ricerca scientifica

La premiazione è stata anche il contesto nel quale si è presentata un’indagine condotta da Gfk Eurisko. La ricerca riguarda la percezione degli italiani sulla ricerca medico-scientifica. Cosa ne pensano? Hanno un’opinione positiva o negativa?
Secondo i dati dello studio è emerso che 7 italiani su dieci ritengono che sia utile e 6 su dieci che migliorerà significativamente la situazione generale dei pazienti, sia per quanto riguarda la cura che la qualità di vita in generale.
Uno studio quindi che porta a credere che esista molta fiducia nella ricerca medico-scientifica, anche se i dati possono migliorare.
Numeri negativi arrivano invece dall’ambito delle donazioni: è stato infatti mostrato che i donatori sono calati sensibilmente negli ultimi 12 anni, arrivando a toccare  la cifra di 6 milioni in meno. Forse perché le stesse associazioni pazienti sono poco conosciute, ragion per cui esiste poca consapevolezza della richiesta reale di sangue.
Poco conosciuta risulta anche il settore delle malattie infettive.

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ricerca premi gilead

Il commento di Confalone, general manager di Gilead Sciences Italia, e di Massimo Andreoni, professore ordinario di Malattie infettive all’Università Tor Vergata

Sull’argomento malattie infettive interviene Massimo Andreoni, membro delle commissioni giudicatrici dei tre bandi e professore ordinario di Malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma: “In uno scenario in cui le risorse private e pubbliche sono sempre più scarse e dove permane un pregiudizio verso le patologie infettive, l’iniziativa promossa da Gilead costituisce certamente una boccata d’ossigeno per la ricerca medico-scientifica e per le comunità di pazienti del Paese”.
Infine, Valentino Confalone conclude affermando la sua soddisfazione: “Siamo orgogliosi di promuovere da 7 anni questi 3 bandi che hanno portato a risultati davvero importanti.  E’ un’iniziativa che rispecchia ciò che siamo e ciò in cui crediamo da trent’anni: la ricerca di terapie innovative per migliorare la salute e la qualità di vita di milioni di pazienti in tutto il mondo“.

Fonte: adnkronos

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Isola di Pasqua: non era una cultura isolata, lo conferma il Dna dei polinesiani https://www.business.it/isola-di-pasqua-non-era-una-cultura-isolata-lo-conferma-il-dna-dei-polinesiani/ Tue, 17 Oct 2017 05:30:10 +0000 https://www.business.it/?p=13466 Da sempre l’Isola di Pasqua rivela fascino e mistero. Le statue dalla faccia gigante, l’isolamento e il mistero avvolgono l’isola e il popolo di Rapa Nui. Da molti anni, infatti, si cerca di carpire la storia della loro cultura, gli usi e le tradizioni, e se effettivamente siano stati completamente isolati dal mondo in modo… Leggi tutto »Isola di Pasqua: non era una cultura isolata, lo conferma il Dna dei polinesiani

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Da sempre l’Isola di Pasqua rivela fascino e mistero. Le statue dalla faccia gigante, l’isolamento e il mistero avvolgono l’isola e il popolo di Rapa Nui. Da molti anni, infatti, si cerca di carpire la storia della loro cultura, gli usi e le tradizioni, e se effettivamente siano stati completamente isolati dal mondo in modo autoctono, autosufficienti e in tutto e per tutto autoreferenziale. Ebbene: uno studio smentisce l’aura di magia che ha sempre pervaso Rapa Nui e che l’ha collegata al continente più vicino, l’America meridionale da cui si è sempre pensato provenissero i suoi abitanti. 

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La scoperta tramite DNA

La scoperta è stata pubblicata dalla rivista Current Biology, ed è stata fatta da un gruppo internazionale di ricerca guidato dal Centro di geogenetica del Museo di storia naturale di Copenaghen. Cosa prova lo studio? Una traccia genetica appartenente a 27 abitanti nativi dell’Isola di Pasqua dimostra l’esistenza di un’antica rotta navale che, dal Pacifico, arrivava fino alle Americhe. Ben 4mila chilometri percorsi tra il 1300 e il 1500 d.C., ben prima della scoperta dell’isola da parte degli europei nel 1772. A confermare tale tesi erano già state trovate tempo fa tracce di contatti con le Americhe in Polinesia. Infatti gli archeologi hanno scoperto resti di coltivazioni tipicamente americane, ad esempio come la patata dolce delle Ande. Il periodo in cui sono state datate queste scoperte risalirebbe, come per le tracce del Dna, a prima del 1772, anno in cui gli europei sono ufficialmente sbarcati sull’Isola di Pasqua.
Com’è dunque composta la popolazione odierna dell’Isola? Ad oggi sono circa 5700 abitanti, composti per il 76% da polinesiani, 16% da europei e l’8% da nativi americani.
Lo studio e tutte le ricerche fatte in precedenza provano a capire quando è effettivamente avvenuto il contatto con gli americani analizzando campioni di ossa, appartenenti proprio agli abitanti di Rapa Nui.

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abitanti isola di pasqua

La ricerca si espande

Si è quindi scoperto che, se l’approccio con gli europei è avvenuto ad opera dell’olandese Jacob Roggeveen durante il diciottesimo secolo, sicuramente prima ci sono stati altri coloni. Secondo questo studio sarebbero proprio i polinesiani intorno al 1200. Si devono a loro infatti le famose piattaforme di roccia e le statue dalla faccia gigante.
Com’è possibile ottenere risultati cosi precisi? Attraverso le analisi del DNA, risalendo a venti generazioni indietro. D’altra parte, il genere umano ha esplorato il globo in tutte le possibili direzioni, per cui pare proprio che i primi a mettere piede sull’isola più suggestiva del mondo siano stati i polinesiani.
Ma la ricerca non finisce qui: lo studio sta andando avanti. É stato infatti deciso di prendere in considerazione anche campioni di DNA di altri popoli, come ad esempio, gli antichi abitanti dell’America del Sud e dell’Oceania.

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Il colosso Merck investe in Puglia 35 milioni di euro https://www.business.it/il-colosso-merck-investe-in-puglia-35-milioni-di-euro/ Mon, 16 Oct 2017 05:30:18 +0000 https://www.business.it/?p=13400 É notizia di pochi giorni fa, che rimbalza da un giornale all’altro: il colosso tecnologico Merck, leader nella produzione scientifica e tecnologica, ha deciso di fare un nuovo investimento. Dove? In Puglia, precisamente nella sede di Modugno, provincia di Bari. In occasione del 25esimo anniversario del sito è stato dato l’annuncio della decisione di produrre… Leggi tutto »Il colosso Merck investe in Puglia 35 milioni di euro

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É notizia di pochi giorni fa, che rimbalza da un giornale all’altro: il colosso tecnologico Merck, leader nella produzione scientifica e tecnologica, ha deciso di fare un nuovo investimento. Dove? In Puglia, precisamente nella sede di Modugno, provincia di Bari. In occasione del 25esimo anniversario del sito è stato dato l’annuncio della decisione di produrre una nuova linea di riempimento di medicinali proprio nel nuovo sito pugliese. L’investimento è cospicuo: varrà circa 35 milioni di euro, va ad aggiungersi a quella automatizzata, realizzata, e servirà per riempire nuovi farmaci iniettabili sotto isolatore con un sistema innovativo capace di automatizzare completamente l’intero processo. La scienza e la tecnologia si muovono insieme grazie a Merck, il cui scopo è quello di aiutare la vita. Ciò è reso possibile soprattutto grazie alla collaborazione con gli Enti locali e la Regione Puglia, creando un immenso valore per il territorio.

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Merck investimento puglia

Cos’è Merck?

Merck è un’azienda leader in ambito scientifico e tecnologico. Tratta principalmente Healthcare, Life Science e Performance Materials.
Ha un passato illustre, che lascia presupporre un futuro altrettanto glorioso. L’azienda è stata fondata nel 1668. Si tratta infatti della società chimica e farmaceutica più antica del mondo.
Il suo successo e i suoi progressi in campo scientifico sono dovuti soprattutto alla famiglia fondatrice, che ancora oggi continua a detenere una quota di maggioranza nella società, che è arrivata a contare circa 50mila dipendenti in tutto il mondo.
Il duro lavoro e una grande passione hanno portato l’azienda a sviluppare le tecnologie più innovative migliorando il benessere della collettività. Sono infatti progredite terapie farmacologiche per curare tumori e malattie gravi, portando avanti sistemi all’avanguardia per la ricerca e la produzione scientifica.

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L’investimento da 35 milioni di euro

Merck è in Italia dal 2001. Oggi vuole mantenere la presenza investendo in un progetto ad altro budget nel Sud del paese. Stefan Oschmann, Chairman of the Executive Board e Ceo di Merck,  crede fortemente nel progetto e dichiara convinto che: “Il sito di Bari ha un’importanza fondamentale nell’area di business dell’Healtcare”, e continua sottolineando il valore di aiutare la collettività: “La nostra sfida è quella di incrementare la produzione. Con questo investimento contribuiremo a coprire il fabbisogno di farmaci che migliorano la vita di tantissima gente in tutto il mondo”.

Fonte: Adnkronos

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Wikipedia, il nuovo modo di diffondere la scienza https://www.business.it/wikipedia-il-nuovo-modo-di-diffondere-la-scienza/ Tue, 03 Oct 2017 05:30:23 +0000 https://www.business.it/?p=13110 Wikipedia è utile per la diffusione della conoscienza. Ecco quali sono i benefici

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Wikipedia, il bene della scienza

Pochi libri letti, diffusione di programmi di dubbio gusto e una qualità delle conoscenze che si affina verso il basso. Quando parliamo di scienza e sapere il quadro dipinto è davvero orribile: troppi fenomeni che impediscono la diffusione del sapere. Ma Wikipedia sembra andare in controtendenza. L’enciclopedia online nata nel 2001 può dare il suo contributo alla scienza. Stando ad una ricerca del Mit e dell’Università di Pittsburgh, le influenze di questo progetto on line possono aiutare alla diffusione del sapere e contribuire in maniera netta alla ricerca.
Tante volte questo sito web era finito al centro delle critiche per la mancanza di qualità o per lo scarso contenuto di alcuni settori, ma questa costante crescita sembra portare tantissimi vantaggi. I ricercatori hanno spiegato come Wikipedia possa far bene all’intero sistema, un vero e proprio modo redditizio che permette alla ricerca di compiere notevoli balzi in avanti. La ricerca scientifica, in questo momento, può subire delle evoluzioni positive grazie anche al lavoro della famosissima enciclopedia online. La sua enorme diffusione sul web non è così casuale come sembra.
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wikipedia

Come Wikipedia può far bene alla diffusione della conoscenza?

Non si finisce mai di imparare e di aggiornarsi. Ma come può Wikipedia contribuire positivamente a questo sviluppo? Uno dei punti più controversi è il modo in cui viene aggiornata. Ogni utente può liberamente riscrivere la pagina in questione, aggiornando dati e capitoli. Molto utile per chi vuole condividere con il mondo la propria conoscenza, ma non sempre le informazioni presenti sono verificabili al 100%. Il lavoro dei ricercatori e di chi controlla aumenta in maniera sostanziale.
Spesso Wikipedia è finita anche al centro degli scherzi di adolescenti, che hanno modificato alcune voci per puro divertimento. Ma risolta questa contraddizione, l’esperimento condotto dal team di ricercatori ha evidenziato come lo sviluppo scientifico sia merito anche di Wikipedia: un articolo pubblicato su una pagina della nota enciclopedia ha permesso a molti di lavorare sulle nozioni e citarle in fase di pubblicazione, andando dunque a migliorare il lavoro di tutti. Ecco perché Wikipedia può essere molto utile per la diffusione della conoscenza. Il sito contribuisce alla diffusione della conoscenza anche grazie ai ricercatori e chi prova a studiare un determinato argomento per migliorarlo sotto tutti i punti di vista.
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Un progetto nato nel 2001

Sedici anni, ma una maturità incredibile. Il progetto Wikipedia fu fondato da Jimmy Wales e Larry Sanger, che nel giro di pochi anni crearono qualcosa di incredibile. Tantissime lingue per l’enciclopedia più grande mai scritta e uno tra i dieci siti web più visitati al mondo. Lo scopo era quello di creare appunto un’enciclopedia partecipata, che permettesse a chiunque di scrivere su un argomento in cui era ferrato. Creare una rete e renderla più uniforme possibile, con controlli regolari su ogni voce. Questa revisione costante portò ad un continuo miglioramento di Wikipedia, fino a crear un vero e proprio punto di riferimento per gli utenti.
Proprio questo scopo fa capire come Wikipedia possa contribuire al sapere e alla diffusione. Non solo studenti e persone che vogliono informarsi in maniera diretta e veloce sul web, ma anche ricercatori che vogliono portare avanti il loro lavoro grazie anche alle informazioni presenti su questa enciclopedia online. Proprio per questo motivo il progetto nato nel 2001 può essere di aiuto per la conoscenza, contribuendo ancor di più alla diffusione dei concetti.

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Siamo sovrastati da 100 milioni di buchi neri, ma la Terra non è in pericolo https://www.business.it/sovrastati-100-milioni-buchi-neri-la-terra-non-pericolo/ Fri, 29 Sep 2017 05:30:38 +0000 https://www.business.it/?p=13014 Lo spazio ci affascina e siamo circondati da una quantità inimmaginabile di stelle, pianeti e astri ancora non identificati. Quante volte, col naso all’insù, ci siamo ritrovati a scrutare il cielo, magari di notte, domandandoci chi, cosa, quanto c’è nascosto ai nostri occhi. L’infinito ci sta davanti, eppure abbiamo bisogno di strumenti galattici per indagare… Leggi tutto »Siamo sovrastati da 100 milioni di buchi neri, ma la Terra non è in pericolo

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Lo spazio ci affascina e siamo circondati da una quantità inimmaginabile di stelle, pianeti e astri ancora non identificati. Quante volte, col naso all’insù, ci siamo ritrovati a scrutare il cielo, magari di notte, domandandoci chi, cosa, quanto c’è nascosto ai nostri occhi. L’infinito ci sta davanti, eppure abbiamo bisogno di strumenti galattici per indagare la nostra  porzione stellare e carpire, infine, pochi, pochissimi misteri tra l’enormità delle stelle.
Eppure, c’è chi ci prova. Chi prova a carpirne più che i segreti, le cifre e i numeri. Infatti, secondo una ricerca apparsa sul mensile Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, sarebbero presenti circa 100 milioni di buchi neri nella nostra Via Lattea.

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100 milioni di buchi neri

Secondo James Bullock, a capo del team di studiosi dell’Università della California, la ricerca ha dell’incredibile ed ha permesso di scoprire come si creano i buchi neri, cosa formano quando si scontrano e il numero approssimativo nella nostra galassia.
Tutto ciò è stato possibile grazie a Ligo, un interferometro spaziale che ha registrato le onde gravitazionali grazie allo scontro di due buchi neri. “La scoperta delle onde gravitazionali fu davvero qualcosa di straordinario perché confermava appieno la teoria della Relatività Generale di Einstein”, afferma Bullock. Il difficile era capire quanti buchi neri effettivi affollassero quella parte del nostro spazio e, soprattutto, quanto spesso si scontravano. Lo “scontro” tra due buchi neri è importante per capire da cosa dipende e se, inevitabilmente, la nostra galassia ne verrà inghiottita. Ricordiamo che l’ipotesi accreditata finora sull’origine dei buchi neri è quella secondo la quale una stella, morendo, esplode dando vita ad un buco nero. La massa di questi ultimi può variare e dipende dalla metallicità della stella dalla quale si è generato: più contiene elementi pesanti, quindi più è giovane la stella, più sarà piccolo il buco nero. Al contrario, più la stella è vecchia e meno metallicità avrà, formando enormi buchi neri quando muore. Ogni quanto si scontrano e perché? Gli astronomi sono ancora lontani dal dare risposte certe, ma la ricerca continua.

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100 milioni di buchi neri nella galassia

La scoperta astronomica 

L’interferometro Ligo è stato provvidenziale. Gli scienziati non hanno fatto altro che presentare un approccio empirico per interpretare i segnali delle onde gravitazionali. “Utilizzando la relazione osservata tra la massa della galassia e la metallicità stellare, predichiamo il conteggio dei fori neri in funzione della massa galattica stellare. (…) Dato che vengono individuate più concentrazioni, la prospettiva di identificare la popolazione della galassia ospitante, sia direttamente che attraverso la rilevazione di controparti elettromagnetiche di fusioni binarie di stelle neutroniche o indirettamente attraverso l’anisotropia degli eventi, diventerà una possibilità realistica”. Questo è ciò che si legge sul Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, ovvero nella nostra galassia sono stati accertati circa 100 milioni di buchi neri. Ma la Terra, almeno per ora, è salva.

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Turismo spaziale: il razzo Falcon Heavy pronto al lancio https://www.business.it/turismo-spaziale-razzo-falcon-heavy-pronto-al-lancio/ Mon, 25 Sep 2017 05:30:56 +0000 https://www.business.it/?p=12846 23Falcon Heavy: pronto al lancio di prova Un turismo spaziale accessibile e la colonizzazione di Marte: questi gli obiettivi di Elon Musk, CEO della compagnia privata aerospaziale statunitense SpaceX (Space Exploration Technologies). Musk ha annunciato che Falcon Heavy, il razzo progettato per trasportare i turisti sul pianeta rosso, debutterà a novembre. La SpaceX ha infatti… Leggi tutto »Turismo spaziale: il razzo Falcon Heavy pronto al lancio

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23Falcon Heavy: pronto al lancio di prova

Un turismo spaziale accessibile e la colonizzazione di Marte: questi gli obiettivi di Elon Musk, CEO della compagnia privata aerospaziale statunitense SpaceX (Space Exploration Technologies). Musk ha annunciato che Falcon Heavy, il razzo progettato per trasportare i turisti sul pianeta rosso, debutterà a novembre. La SpaceX ha infatti terminato con successo i test sui 3 componenti del primo stadio del razzo più potente al mondo. Il razzo è stato progettato per trasportare un equipaggio di turisti umani sulla Luna e, in futuro, anche su Marte. L’annuncio del lancio è stato dato attraverso un sintetico tweet del primo settembre: “Questo novembre il lancio inaugurale del Falcon Heavy“. Anche se Musk nutre dei dubbi sulla riuscita del primo test, l’azienda spenderà 85 milioni di dollari per lanciare il Falcon Heavy dal Complex 39A presso il Kennedy Space Center della NASA, in Florida.
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Il razzo più potente al mondo

Il Falcon Heavy equivale ad un Falcon 9, ormai noto per la sua capacità di riutilizzo, con altri due primi stadi come booster, ciascuno con nove motori. Il razzo è alto 70 metri e può trasportare un carico di 63 tonnellate nell’orbita terrestre bassa, quasi tre volte tanto il “fratello minore”. La sua potenza è inferiore solo al Saturn V, il leggendario lanciatore usato dalla NASA nei programmi Apollo. Secondo il visionario Musk, Marte è il pianeta ideale per sperimentare il turismo spaziale e creare una prima colonia fuori dalla Terra. L’imprenditore ha più volte dichiarato di voler rendere il genere umano una “specie multiplanetaria” e che il suo piano è quello di colonizzare il Sistema Solare. Per questo, intende portare Falcon Heavy sul pianeta rosso, dopo averlo fatto orbitare intorno alla Luna.

falcon heavy pronto per il lancioCompletati i test sui tre primi stadi

Buone notizie per il turismo spaziale: SpaceX ha annunciato di aver completato i test su tutti e 3 i componenti del primo stadio. L’amministratore delegato della società spaziale ha inoltre pubblicato su Twitter un video in cui mostra il test statico di una delle componenti eseguito a McGregor, in Texas. Non è certo il primo test: a maggio, il nucleo principale del razzo era stato sottoposto ad alcune prove statiche. L’azienda aerospaziale aveva inizialmente annunciato che il Falcon Heavy avrebbe effettuato la prima missione dimostrativa nel 2013. A causa di vari problemi tecnici, il debutto è stato posticipato più volte, fino ad essere fissato per la fine del 2017, e pare che sia novembre il mese designato per il distacco del razzo dalla piattaforma. Entro il 2020 è previsto il lancio del Falcon Heavy senza equipaggio con destinazione Marte.
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Dubbi sulla riuscita del progetto

Il progetto di Musk va preso con la giusta dose di scetticismo: l’imprenditore stesso ha raffreddato gli entusiasmi ammettendo che ci sono molte cose che potrebbero andare storte nel lancio di novembre e che il razzo potrebbe non arrivare in orbita. Le perplessità riguardano principalmente lo sviluppo della propulsione alimentata da 27 motori; il razzo equivale alla somma di tre Falcon 9, combinazione che sviluppa vibrazioni in tutta la struttura. Il settore del turismo spaziale è in grande fermento: Musk sostiene che, per alimentare l’interesse della gente verso l’esplorazione dello spazio, occorre creare una colonia lunare. Secondo quanto annunciato dal magnate lo scorso febbraio, nel 2018 decollerà la prima crociera nello spazio che permetterà a due viaggiatori di orbitare intorno alla Luna e poi fare rientro sul nostro pianeta.
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Gli animali pericolosi al mondo: sorprese in classifica https://www.business.it/gli-animali-pericolosi-al-mondo-sorprese-in-classifica/ Wed, 20 Sep 2017 05:30:52 +0000 https://www.business.it/?p=12812 Animali pericolosi: non sempre alla forza fisica corrisponde un reale pericolo

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5.Cane

Il cane, da sempre considerato il migliore amico dell’uomo ogni anno provoca circa 17.400 morti. Che si tratti di cani che hanno attaccato il padrone, caso raro ma che comunque esiste soprattutto nel caso in cui a loro volta siano stati maltrattati, o cani che si sono ribellati ad estranei, resta la necessità, al cospetto di questo animale spesso docile, di porre particolare attenzione. Soprattutto è bene non creare situazioni in cui il cane si senta attaccato o in pericolo, ad esempio meglio non provocare uno spavento mentre dorme.

4. Pappatacei

Si calcola che i pappatacei portino circa 24.200 morti l’anno. Sono insetti di cui probabilmente tutti coloro che hanno un cane hanno sentito parlare, ma non attacca solo loro. Si tratta di un insetto con ali rotondeggianti coperte di peluria. Somigliano molto alle zanzare, ma a differenza di queste ultime non fanno rumore mentre volano e quindi ci si accorge della loro presenza solo per il dolore dopo la puntura. Sono attive al buio in quanto non gradiscono la luce. A creare pericolo è la sua puntura che è vettore di leishmaniosi viscerale e cutanea, inoltre può trasmettere un virus che causa febbre e dolori articolari.
pappatacei top 5 animali pericolosi

3. Serpente

La maggior parte delle persone prova ribrezzo quando sente parlare di serpenti perché fin dalla notte dei tempi sono stati presentati come animali pericolosi. In effetti procurano circa 60.000 morti l’anno. Naturalmente non tutti i serpenti hanno lo stesso grado di pericolosità, alcuni sono totalmente innocui e quindi si dovrebbe anche evitare di ammazzarli, altri, invece, sono pericolosi. Tra quest’ultimi vi sono la ben nota vipera, il cobra, ma non sempre ad uccidere è il potente veleno. Molto pericoloso, infatti, è anche il pitone che però uccide per strangolamento. Purtroppo sempre più spesso le famiglie decidono di prenderlo come animale domestico senza avere poi cura di tenerlo in sicurezza. Il pitone solitamente strangola per fame ed è in grado di ingoiare, dopo lo strangolamento, anche prende importanti.

serpente top 5 animali pericolosi

2. Uomo

Al secondo posto tra gli animali pericolosi c’è l’uomo, inteso come genere umano e non come persona di sesso maschile, che causa 580.000 vittime l’anno. Sembrerà strano perché si pensa ad un dato abnorme, ma non sono compresi solo gli omicidi, comunque frequenti in tutto il mondo, ma anche le guerre che ogni anno mietono vittime, gli attacchi terroristici e altre forme di crudeltà tipiche degli esseri umani. Il numero dei morti causati dall’uomo è elevato anche perché ha armi in grado di distruggere in un solo colpo numerose persone. Questo vuol dire che ognuno di noi dovrebbe preoccuparsi più dei suoi simili che di cani e serpenti.

1. Zanzara

Sembra paradossale, ma le statistiche dicono che l’animale più pericoloso al mondo, nonostante la sua dimensione a dir poco ridotta e nonostante non abbia potenti veleni, è la zanzara. Le specie più pericolose sono diverse, tra queste vi è la zanzara Aedes Aegypti che trasmette il virus Zika che nel 2016 ha fatto molta paura diffondendosi in alcune parti del mondo e portando anche al consiglio da parte delle autorità di evitare gravidanze. Questa zanzara può provocare anche la pericolosa febbre di Dengue. Alcune specie di zanzare, in particolare quelle provenienti dall’Africa Sud-Sahariana, provocano, invece la malaria, altra patologia che se non diagnosticata in tempo può portare alla morte. Ogni anno le zanzare provocano circa 830.000 morti.

zanzara top 5 animali pericolosi

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La nuova scoperta di Alma è un buco nero dalle dimensioni intermedie https://www.business.it/la-nuova-scoperta-alma-un-buco-nero-dalle-dimensioni-intermedie/ Thu, 14 Sep 2017 05:30:39 +0000 https://www.business.it/?p=12580 Si chiama CO-0.40-0.22 ed è, probabilmente, un buco nero intermedio come non se ne sono mai visti. Noi comuni mortali ovviamente no, ma gli astrofisici sempre col naso all’insù non si erano mai imbattuti in una nube cosmica dalle dimensioni tanto eccezionali. La scoperta è stata fatta da alcuni ricercatori della Keyo University, guidati da… Leggi tutto »La nuova scoperta di Alma è un buco nero dalle dimensioni intermedie

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Si chiama CO-0.40-0.22 ed è, probabilmente, un buco nero intermedio come non se ne sono mai visti. Noi comuni mortali ovviamente no, ma gli astrofisici sempre col naso all’insù non si erano mai imbattuti in una nube cosmica dalle dimensioni tanto eccezionali. La scoperta è stata fatta da alcuni ricercatori della Keyo University, guidati da Tomoharu Oka, nel deserto di Atacama,in Cile mentre la notizia è saltata sulle pagine del Nature Astronomy il 4 settembre. Paura per la Terra, dunque? Assolutamente no. Per ora siamo al riparo da eventuali ripercussioni galattiche in quanto il presunto buco nero è situato a circa 25mila anni di luce di distanza da noi.

Il buco nero scoperto da Alma è di dimensioni intermedie

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Il grande buco nero mangerà quello piccolo

La notizia data dal Nature Astronomy è che, in realtà, questo buco si possa studiare poiché si trova al centro della nube di gas della nostra Via Lattea. “CO-0.40-0.22 è con tutta probabilità una nube di gas che emette raggi X associata a un buco nero da 100mila masse solari”. Per gli astrofisici ciò è incredibile, anche se a noi può sembrare impossibile. Dei buchi neri conoscevamo l’esistenza e continuiamo a scrutarli da anni. Ma ne conosciamo piccoli o grandi e non sappiamo come si creano. I piccoli infatti si formano dal collasso di particolari tipi di stelle.  Ma come si formano quelli più grandi?  Secondo una recente teoria i più piccoli si uniscono creando una forza dalla portata gigantesca, inglobandosi l’un l’altro.
Eravamo a conoscenza di Sagittarius A, l’enorme buco nero nel centro della Via Lattea. Poco distante, a circa 200 anni luce da lì, ecco spuntare CO-0.40-0.22, una immensa nube di gas che implode di esplosioni alla velocità di 120 Km al secondo e pesa come 25mila soli. Dall’Astrophysical Journal Letters si spiega come si era a conoscenza dei grandi e dei piccoli buchi neri, ma non di quelli intermedi come questo. Se CO-0.40-0.22 è effettivamente ciò che gli astrofisici pensano, visto l’ammasso di gas, nubi ed esplosioni che lo contraddistingue, presto sarà inglobato dal suo vicino e diventerà ancora più grande. Il tutto succederà nella Via Lattea, scenario a “pochi passi da noi”, fornendoci alcuni perché sulla nascita dei buchi neri e, di conseguenza, sull’universo.

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Cosa pensano gli scienziati

Secondo il capo dei ricercatori Tomoharu Oka, il buco nero appena scoperto potrebbe essere il centro di una galassia nana inglobata nella nostra Via Lattea miliardi di anni fa, durante il periodo della sua nascita. Questa ricerca è divenuta fondamentale per capire come si è sviluppata la galassia che conosciamo, dal Big Bang in poi. La scoperta è avvenuta grazie a Nobeyama, un super radiotelescopio giapponese, che ha incrociato i suoi dati con Alma, situato nel deserto di Atacama in cima, proprio sulla punta più alta delle Ande. Quest’ultimo è gestito anche dallo Europen Southern Observatory e si devono a lui le più recenti e spettacolari scoperte astronomiche. Un esempio? La scoperta di un disco della stella HL Tau, che indica la vera e propria formazione di un pianeta. 

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Il buco nero di recente scoperta si trova nel mezzo della via Lattea

Come funziona Alma?

Che il clima dov’e situato sia simile a quello sulla Luna, l’avevamo immaginato. Ma il super radiotelescopio possiede anche un altro pregio: ha unito Europa, Nordamerica, Asia e Sudamerica per un progetto mai realizzato prima: collaborare per studiare l’origine del cosmo. Esattamente, Alma è un interferometro, ovvero un telescopio enorme composto a sua volta da tanti più piccoli assemblati tra loro come antenne pronte a captare “suoni” oltre a immagini. Una potenza che supera di gran lunga quelli già esistenti e che ha permesso di scoprire il presunto buco nero intermedio CO-0.40-0.22. Inoltre, tutte le scoperte di Alma vengono pubblicate sul sito ufficiale divenendo accessibili per tutti, studiosi e appassionati compresi. Non dobbiamo far altro che aspettare la prossima.

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Un viaggio nel cosmo lungo 40 anni con le sonde Voyager 1 e 2, oltre i confini del Sistema Solare https://www.business.it/un-viaggio-nel-cosmo-lungo-40-anni-con-le-sonde-voyager-1-e-2-oltre-i-confini-del-sistema-solare/ Wed, 13 Sep 2017 05:30:59 +0000 https://www.business.it/?p=12566 Una viaggio nel cosmo ricco di sorprese, con nuove scoperte e immagini dai pianeti più estremi come Urano e Saturno

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Le nuove frontiere dell’era spaziale

Quando nel 1968 ci fu l’allunaggio nessuno avrebbe immaginato quante e quali sorprese poteva riservare negli anni seguenti l’approccio alla scoperta dell’universo. Si aprì, però, una lunga strada fatta di ambizioni, rischi, altissimi costi e scommesse non sempre vinte.
Gli scienziati sono consapevoli del fatto che lo spazio è infinito, ma conoscere almeno il nostro sistema solare è da sempre stato uno dei loro obiettivi più ambiti.
Il progetto prese corpo con la costruzione e quindi il lancio della prima sonda Voyager 2 il 20 agosto del 1977 seguita, il 5 settembre, dalla gemella Voyager 1.
La prima è diretta verso il quadrante sud di un immaginario piano spaziale dove si trovano le linee di rotazione dei pianeti, mentre Voyager 1 continua il suo viaggio nel cosmo verso nord.
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Un viaggio emozionante

Proprio nel 2017 il loro viaggio nel cosmo ha segnato i 40 anni dal lancio, che nelle aspettative iniziali doveva andare oltre le scoperte su Giove e Urano fatte delle sonde Pioneer 10 e 11.
Le sonde Voyager sono riuscite a oltrepassare la coltre di asteroidi indenni e hanno sfruttato la spinta gravitazione dei pianeti per essere lanciate verso Saturno e Urano.
Il viaggio nel cosmo è quello alla ricerca delle origini dell’universo e anche dello stesso pianeta Terra.
Il compito di Voyager 1 è quello di andare alla scoperta prima di Titano, satellite di Giove, e quindi del pianeta più simile alla terra al tempo delle origini, e cioè proprio Saturno.

viaggio nel cosmo III

Suoni e immagini del pianeta Terra su un nastro

Sulle sonde c’è un nastro d’oro che fin dal 1977 è diventato famoso per il suo contenuto.
L’idea è stata dell’astronomo Carl Sagan, che ha pensato d’incidere su questo stesso nastro sia i suoni della natura che le immagini, in tutto 115, del Pianeta Azzurro. Il pensiero va a chi dovrebbe ricevere o riuscire a visualizzare le bellezze di questo piccolo pianeta perso nell’universo.
Gli scienziati, infatti, sono convinti dell’esistenza di altre forme di vita intelligente, magari lontanissime da noi, ma pur sempre possibili.
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Un viaggio che continua

Le sonde Voyager 1 e 2 hanno viaggiato grazie a un prepulsore atomico che sembra finirà la sua scorta di energia intorno al 2020.
Alcuni scienziati pensano che le poche strumentazioni ancora rimaste in funzione potranno trasmettere dati forse fino al 2025.
Una volta finita l’energia i 2 viaggiatori dell’universo andranno alla deriva continuando a spostarsi verso l’ignoto per forza di gravità.
È stato calcolato che fra 40 mila anni Voyager 1 avrà percorso rispetto a dove si trova la costellazione Camelopardalis 1,6 anni luce, mentre la gemella 1,7 da Sirio. A oggi hanno percorso rispettivamente 21 e 17 miliardi di km alla velocità di 60 mila km/h. Si tratta degli oggetti più veloci mai concepiti dall’uomo.

viaggio nel cosmo IIRaggiungere Saturno e Urano

Sembrava impossibile ma tra il 1986 e il 1989 si ebbero le prime immagini di Urano e di Saturno, quest’ultimo azzurro come il pianeta Terra. Da questa esplorazione fu escluso Nettuno, in quanto allora non era ancora considerato un pianeta.
Il lancio da Cape Canaveral delle 2 sonde ha segnato la storia del mondo scientifico e lascia aperte nuove frontiere oltre i confini del Sistema Solare.
Maggiore sarà l’allontanamento e più aumenterà la velocità e, nonostante l’inesorabile usura delle funzioni strumentali delle sonde, gli scienziati si aspettano comunque novità.
Mai prima d’ora pianeti come Urano, Nettuno, Giove e il suo satellite Titano era stati osservati e fotografati così da vicino.
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Tumore: dal respiro del paziente alla diagnosi. Nuove tecniche meno invasive attese per il 2018 https://www.business.it/tumore-dal-respiro-del-paziente-alla-diagnosi-nuove-tecniche-meno-invasive-attese-per-il-2018/ Fri, 08 Sep 2017 05:30:57 +0000 https://www.business.it/?p=12384 Tumore e diagnosi: il momento più difficile per il medico e il paziente. Inside the breath ci mostra una tecnica diagnostica innovativa e rivoluzionaria

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Diagnostica per tumori: dal Policlinico di Bari le prime notizie

La diagnosi di un tumore comporta spesso esami invasivi e psicologicamente difficili da affrontare per il paziente. Specie considerando la situazione in cui già versa. Per questo motivo riteniamo confortanti le notizie che giungono dal Policlinico di Bari circa la nuova tecnica: diagnosi immediata tramite il respiro del paziente. L’hanno definita “Inside the breath”, consiste in uno spirometro che con l’ausilio di internet riesce ad analizzare il respiro della persona affetta da specifica patologia, o sospetta, e rilevare o meno la presenza del tumore. Questo progetto, partito dall’Università di Bari, in verità è ora sostenuto da tutta la Regione Puglia. L’Associazione Salute Salento ci informa, infatti, che tale progetto prenderà piede anche presso la ASL di Lecce. Per il paziente affetto da una potenziale patologia oncologica, non doversi sottoporre a esami a dir poco invasivi e costosi è di per sé una piccola vittoria. Soprattutto perché sarà sufficiente soffiare in un palloncino per avere in tempo reale la diagnosi precoce di diverse patologie e tumori che ora andremo a vedere nel dettaglio.
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tumore la diagnosi dal respiro

Vantaggi della diagnostica del respiro

I vantaggi di questa rivoluzionaria scoperta nella diagnosi precoce del tumore sono molteplici. E si può parlare anche di benefici pubblico-sanitari. Consideriamo quanto costano gli esami strumentali, quindi TAC multistrato, radiografie, PET, prelievi del sangue, oltre a specifici test a seconda dell’organo colpito. Gastroscopie, emogasanalisi, spirometrie, endoscopie e colonscopie. Per non parlare di prelievi bioptici. Questi esami hanno un costo per la sanità pubblica non indifferente ma soprattutto mettono spesso il paziente in una condizione di attesa. Sì, perché si sa, i tempi di attesa e le liste sono lunghe in Italia per eccesso di malati ed eccesso di prestazioni. In qualche modo la domanda di esami supera la possibilità stessa di effettuarli nei tempi idonei. L’arrivo di una tecnica come Inside the breath, non solo pone fine a molti di questi problemi ma garantisce al paziente una diagnosi veloce, immediata e certa su una patologia che se trattata in ritardo non lascia scampo: il tumore.
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Quali sono i tumori diagnosticabili tramite la tecnica del respiro?

Naturalmente un tumore che parte dall’apparato respiratorio, bronchi e polmoni, è in prima linea con questa nuova scoperta. Pertanto parliamo di tutti i tumori a carico dei polmoni, mediastino e organi adiacenti. Tuttavia anche quelli relativi al tratto gastrointestinale e il sistema nervoso periferico e centrale. Soffiare in questo palloncino, in termini medici, spirometro, consente al paziente di rilasciare il giusto quantitativo di “aria” che occorre alla nuova intelligenza artificiale per porre giusta diagnosi. C’è di più, Inside the breath, tramite il respiro riesce ad individuare anche cellule cancerose relative a tumori dell’apparato genitale, del colon e del retto. Può diagnosticare un cancro al seno ai primi stadi e persino individuare asme pediatriche e sindromi da apnee notturne che provocano gravi ostruzioni respiratorie durante il sonno. La mission di questa rivoluzionaria scoperta è quindi molto chiara: arrivare ad uno screening diagnostico per la maggior parte dei carcinomi e delle patologie tumorali. Ciò che oggi richiede esami costosi e invasivi per il paziente, entro il 2018 potrebbe essere rivoluzionato dalla diagnostica immediata del respiro. Se è vero che un tumore non è sempre curabile, è altrettanto vero che prenderlo in tempo e iniziare le terapie precocemente cambia lo scenario medico-diagnostico.
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Viaggio su Marte: quanto cibo serve per sopravvivere? L'esperimento dell'ESA con Paolo Nespoli https://www.business.it/viaggio-marte-quanto-cibo-serve-sopravvivere-lesperimento-dellesa-paolo-nespoli/ Wed, 06 Sep 2017 05:30:32 +0000 https://www.business.it/?p=12358 Quanta energia serve per andare su Marte? Arriva lo studio Il viaggio su Marte è sempre più vicino grazie al contributo dell’ESA. I ricercatori dell’European Space Agency sono impegnati in un curioso quanto indispensabile studio per il buon esito delle prossime missioni spaziali. Stanno infatti calcolando l’energia necessaria agli equipaggi per sopravvivere sulle navicelle che… Leggi tutto »Viaggio su Marte: quanto cibo serve per sopravvivere? L'esperimento dell'ESA con Paolo Nespoli

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Quanta energia serve per andare su Marte? Arriva lo studio

Il viaggio su Marte è sempre più vicino grazie al contributo dell’ESA. I ricercatori dell’European Space Agency sono impegnati in un curioso quanto indispensabile studio per il buon esito delle prossime missioni spaziali. Stanno infatti calcolando l’energia necessaria agli equipaggi per sopravvivere sulle navicelle che in futuro si dirigeranno verso il Pianeta Rosso e anche più in là.

La ricerca è tutt’altro che facile visto che richiede molte misurazioni accurate per un periodo di 10 giorni al fine di calcolare il dispendio energetico totale degli astronauti. Oggi lo studio si tinge di tricolore dato che il suo decimo e ultimo protagonista è proprio Paolo Nespoli. L’astronauta italiano è partito alla fine di luglio con la missione “Vita” alla volta della Stazione Spaziale Internazionale (ISS).

Quanto deve mangiare e bere un uomo per affrontare al meglio un viaggio extraplanetario? Gli scienziati puntano a trovare una risposta alla delicata domanda sfruttando nell’esperimento il laboratorio orbitante dell’ISS, così da misurare l’energia utilizzata dagli astronauti a bordo nell’arco di tempo prefissato.

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viaggio su marte 2

La “dieta ferrea” di Paolo Nespoli per il viaggio su Marte

Per il buon esito dell’esperimento l’astronauta italiano dovrà conformarsi a precise direttive in fatto di alimentazione e non solo. L’Esa informa che per prima cosa è tenuto ad indossare al mattino un’apposita maschera per la respirazione. Questa misurerà sia la quantità di anidride carbonica da lui prodotta che quella di ossigeno consumata. La registrazione dei 2 valori consentirà di calcolare l’energia utilizzata dal corpo per assolvere le funzioni di base in stato di riposo.

Prima di fare colazione Nespoli dovrà inoltre bere un bicchiere di acqua arricchita da oligoelementi. Questi sono importanti non tanto per la sua salute in senso stretto in certe condizioni, ma perché dal monitoraggio della loro eliminazione con le urine gli scienziati potranno risalire, attraverso i calcoli, al dispendio totale di energia.

Paolo dovrà consumare una colazione standard e utilizzare la maschera di respirazione per le 4 ore seguenti. Sarà possibile risalire così all’energia impiegata dall’organismo per digerire e assimilare il cibo. Per conoscere quella utilizzata per l’attività fisica, egli dovrà indossare per l’intera durata del test un rivelatore sul braccio, il quale determinerà il tempo e l’intensità delle attività svolte.

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viaggio su Marte 3

L’importanza dell’esperimento “spaziale”

Quando si parla di viaggio su Marte si tende a pensare erroneamente che il problema principale sia quello di dotarsi di una sofisticata strumentazione tecnologica che lo consenta. Seppur necessaria, questa però non basta quando a compierlo non è solo una navicella nello spazio ma anche l’uomo, che dovrà sopravvivere in condizioni estreme.

Proprio qui vengono in aiuto tutte le particolari ed accurate misurazioni condotte nel corso dell’esperimento. Grazie ad esse i ricercatori potranno conoscere con esattezza l’energia totale utilizzata e quindi adattare i pasti ai livelli energetici degli astronauti, evitando che possano avere delle carenze che risulterebbero fatali.

Il confronto tra i valori registrati pre e post-volo aiuterà a capire quale sia l’influenza dell’assenza di gravità sul peso corporeo. Nelle lunghe missioni in orbita bassa gli astronauti in genere perdono peso, ma i motivi non sono ancora chiari. Comprendere come cambi il metabolismo con l’attività fisica servirà a far luce su quale sia il nutrimento migliore per l’uomo che risulta impegnato in una missione nello spazio profondo.

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viaggio su marte 4

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Vasi sanguigni 3D nuove frontiere mediche: la realtà che supera la finzione https://www.business.it/vasi-sanguigni-3d-nuove-frontiere-mediche-la-realta-supera-la-finzione/ Tue, 05 Sep 2017 05:30:28 +0000 https://www.business.it/?p=12366 Vasi sanguigni 3D: il primo passo per aprire le porte alla realizzazione degli organi artificiali I vasi sanguigni 3D sono la più grande conquista degli ultimi tempi che ha permesso di creare vasi sanguigni artificiali in grado di imitare alla perfezione il naturale sistema circolatorio corporeo. La stampa tridimensionale ha dato vita, per la prima… Leggi tutto »Vasi sanguigni 3D nuove frontiere mediche: la realtà che supera la finzione

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Vasi sanguigni 3D: il primo passo per aprire le porte alla realizzazione degli organi artificiali

I vasi sanguigni 3D sono la più grande conquista degli ultimi tempi che ha permesso di creare vasi sanguigni artificiali in grado di imitare alla perfezione il naturale sistema circolatorio corporeo. La stampa tridimensionale ha dato vita, per la prima volta, alla realizzazione di vasi sanguigni artificiali riuscendo a creare non solo vasi sanguigni singoli, ma intere reti che riproducono perfettamente la formazione dei vasi sanguigni umani.

Oggi le stampanti 3D in campo medico vengono già impiegate per la produzione di denti, protesi e impianti per interventi chirurgici personalizzati, ma la realizzazione di vasi sanguigni in 3D rappresenta la vera svolta, un primo importante passo che apre le porte al futuro della biomedicina per raggiungere l’obiettivo principale di riuscire a creare artificialmente veri e propri organi come cuore, polmone e fegato senza ricorrere alla donazione di organi.

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La tecnica messa a punto dai ricercatori universitari per creare vasi sanguigni 3D

La tecnica per la realizzazione dei primi vasi sanguigni 3D è stata ideata da ricercatori delle università di Harvard, Sidney e Stanford, in collaborazione con il MIT, guidati dall’esperto in biomateriali Luiz Bertazzoni dell’università di Sidney. Per realizzare i vasi sanguigni 3D il team di ricerca ha utilizzato una stampante per creare uno scheletro biomedico di supporto, che funge da base, e i vasi sanguigni artificiali. Una soluzione proteinica applicata sul supporto ha permesso la solidificazione delle parti interne. In questo modo, con la rimozione del sostegno, è rimasto ben visibile il corpo dell’opera formato da piccolissimi canali rivestiti di cellule umane endoteliali, capaci di aggregarsi tra di loro, che hanno portato alla formazione di validi vasi sanguigni dopo circa una settimana. La notizia della scoperta e la tecnica utilizzata viene data dall’esperto Luiz Bertazzoni, responsabile della ricerca, sul giornale scientifico Royal Society of Chemistry.

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Dalla realizzazione dei vasi sanguigni 3D alla creazione di strutture interne umane artificiali

Poter creare con un computer vasi sanguigni 3D adatti al corpo umano permette di realizzare vasi sanguigni perfetti per ogni singolo paziente. In questo modo sarà possibile trovare la cura adatta per patologie che provocano la distruzione delle piastrine e influiscono negativamente sulla solidità dei vasi sanguigni. Le maggiori difficoltà per produrre organi e tessuti artificiali, obiettivo principale del lavoro svolto dal team di ricerca, risiedono nel trovare la tecnica giusta per riprodurre i vasi sanguigni, dare alle cellule un’adeguata ossigenazione e permettere il trasporto degli elementi nutritivi e delle sostanze di scarto.

Con la realizzazione dei vasi sanguigni 3D il team di ricerca prospetta un futuro non molto lontano in cui strutture ospedaliere specializzate potranno ricreare organi umani artificiali completamente funzionali tramite stampanti 3D. Una notizia sorprendente per tutti i malati che sono in attesa di un trapianto di organi da anni, ma che non riescono a reperire un donatore compatibile. Inoltre questa tecnica innovativa dona la speranza soprattutto in tutti i casi di rigetto in quanto permette la realizzazione di organi personalizzati, eliminando così il problema del rigetto del trapianto. Il prossimo traguardo da raggiungere riguarderà l’inserimento dei vasi sanguigni 3D in piccoli tessuti artificiali.

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Per salvare la terra? Smettiamola di concepire nuovi umani https://www.business.it/salvare-la-terra-smettiamola-concepire-nuovi-umani/ Tue, 29 Aug 2017 05:30:35 +0000 https://www.business.it/?p=12224 L’uomo modifica il clima, lo dice la scienza Per salvare la Terra non è necessario essere super eroi e nemmeno disporre di grandi disponibilità finanziarie né tecnologiche. Almeno questo è il pensiero di due ricercatori dell’università svedese di Lund che in un articolo recentemente pubblicato cercano di tracciare una via per la salvaguardia del nostro pianeta.… Leggi tutto »Per salvare la terra? Smettiamola di concepire nuovi umani

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L’uomo modifica il clima, lo dice la scienza

Per salvare la Terra non è necessario essere super eroi e nemmeno disporre di grandi disponibilità finanziarie né tecnologiche. Almeno questo è il pensiero di due ricercatori dell’università svedese di Lund che in un articolo recentemente pubblicato cercano di tracciare una via per la salvaguardia del nostro pianeta.

Lo studio si basa sulla convinzione che il clima sia in mutamento ad opera dell’uomo, responsabile dell’immissione di quantità sempre maggiori di gas serra nell’atmosfera e quindi artefice in prima persona del surriscaldamento globale.

La soluzione proposta dai due scienziati (Seth Wynes e Kimberly Nicholas) non riguarda le politiche che vari stati industrializzati (i dati elaborati per lo studio riguardando USA, Europa e Giappone) potrebbero attuare per diminuire la produzione di CO2 nell’ambiente, ma si concentra sulle attività quotidiane che ogni persona dovrebbe modificare per diventare più eco-friendly.

Risparmio energetico, riciclaggio e attenzione a diminuire l’inquinamento sono fattori fondamentali sui quali non si può prescindere ma la richiesta contenuta nell’articolo scientifico rivolta ad ognuno di noi è molto più intima e radicale.

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Meno esseri umani, uguale meno gas serra

Secondo i due ricercatori, infatti, sono quattro i comportamenti individuali che pesano di più nella produzione di gas serra, verso i quali dovremmo porre più attenzione per salvare la Terra.

Diminuire l’utilizzo delle automobili, mangiare vegetariano, evitare voli in aereo, ma a sorprendere maggiormente è la raccomandazione di non mettere al mondo più di un figlio.

Se i primi tre dettami sembrano non solo ragionevoli ma anche logici e andrebbero ad impattare sulla vita privata di ogni individuo, seppur in maniera importante, senza creare grosse rinunce, l’ultimo riguardante la procreazione è sicuramente l’aspetto più controverso.

Eppure è opinione dei due studiosi che mantenendo l’attuale tasso di crescita della popolazione umana, la Terra non riuscirebbe a sostenere il numero di individui che la abiteranno da qui ai prossimi 2 o 3 decenni.

Un consiglio, quello di mettere al mondo un solo figlio a famiglia, che andrebbe ad invadere pesantemente l’intimità personale di ognuno di noi e che gli stessi Wynes e Nicholas precisano essere un dato scientifico emerso dalla ricerca e non un consiglio sociologico.

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L’insegnamento è rivolto ai giovani

Lo studio dei due ricercatori mette anche in mostra come le strategie da loro evidenziate come più efficaci per l’abbassamento di produzione di gas serra non vengano minimamente trattate dai libri scolastici dei paesi presi in esame.

Uno sforzo, quello dell’educazione degli adolescenti, che invece dovrebbe incanalare tutte le energie per la creazione di generazioni più consapevoli non solo dei rischi che potranno correre se si continuasse a maltrattare il clima e la natura, ma soprattutto che possano dotarsi dei mezzi necessari per combattere il riscaldamento globale e salvare la Terra, e i suoi abitanti, da catastrofici cataclismi.

Lo studio mette anche a confronto le pratiche comunemente consigliate per la salvaguardia del pianeta come il riciclaggio dei materiali, l’uso di lampadine a risparmio energetico, la moderazione dell’utilizzo di acqua, con le pratiche verificate nello studio.

Una dieta vegetariana ridurrebbe le immissioni annue pro capite di CO2 fino a un massimo di 1,6 tonnellate, senza voli di linea ogni individuo potrebbe risparmiare fino 2,8 di gas serra immesso in atmosfera e lasciare l’auto in garage farebbe risparmiare fino a 5,3 tonnellate di CO2.

Il numero più alto e impressionante riguarda quello della decisione di non avere più di un figlio che, sempre secondo lo studio, costano all’ambiente dalle 23 alle 117 tonnellate di CO2 annue per ogni nascituro.

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salvare la Terra inquinamemnto terrestre

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La Luna sorprende gli scienziati: il sottosuolo è ricco di acqua, in crisi le teorie sulla sua formazione https://www.business.it/la-luna-sorprende-gli-scienziati-sottosuolo-ricco-acqua-crisi-le-teorie-sulla-sua-formazione/ Sun, 20 Aug 2017 06:00:26 +0000 https://www.business.it/?p=12045 Un satellite “da bere” La Luna da sempre ha affascinato e ispirato astronomi, poeti, artisti e scrittori di tutto il mondo. Oggi si prende la sua rivincita e mette in crisi gli scienziati rivelando un insospettabile segreto. Tutt’altro che un satellite arido come si credeva, secondo un importante ricerca pubblicata sulla rivista Nature Geoscience sembrerebbe estremamente ricca… Leggi tutto »La Luna sorprende gli scienziati: il sottosuolo è ricco di acqua, in crisi le teorie sulla sua formazione

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Un satellite “da bere”

La Luna da sempre ha affascinato e ispirato astronomi, poeti, artisti e scrittori di tutto il mondo. Oggi si prende la sua rivincita e mette in crisi gli scienziati rivelando un insospettabile segreto. Tutt’altro che un satellite arido come si credeva, secondo un importante ricerca pubblicata sulla rivista Nature Geoscience sembrerebbe estremamente ricca di acqua al suo interno.

Si tratta di una scoperta sensazionale che, se confermata da ulteriori studi, costringerà a rivedere i progetti di colonizzazione in loco e soprattutto le vecchie teorie sulla sua formazione. L’acqua si nasconderebbe nel sottosuolo all’interno di perline di vetro, probabili residui di antiche eruzioni vulcaniche, i cui dati sono stati attentamente analizzati dai ricercatori.

Secondo Ralph Milliken e Shuai Li, scienziati statuinitensi della Brown University of Providence, nei depositi vulcanici si concentrerebbe una quantità di acqua insolitamente alta, se messa a confronto con il suolo intorno. I due hanno rilevato segni evidenti della sua presenza a partire dai dati raccolti dai satelliti artificiali che orbitano attorno al corpo celeste. Oltre che per il contributo al progresso scientifico, a loro avviso queste riserve sotterranee si riveleranno molto utili in futuro nell’eventualità di nuovi progetti di esplorazione.

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scoperte particelle di vetro sulla luna che potrebbero contenere acqua

Perché l’acqua non è una novità

Secondo l’ultimo studio americano, la presenza di acqua sulla Luna annidata in perline di vetro è imputabile alle eruzioni magmatiche di tipo esplosivo che si sono verificate nel tempo all’interno del satellite naturale. Tuttavia questa scoperta, in sé, non è una novità assoluta per il mondo scientifico.

Già in passato le note missioni spaziali Apollo 15 e Apollo 17 avevano riportato sulla Terra diversi campioni lunari, i quali avevano mostrato la presenza all’interno di significative tracce di acqua. Secondo lo studioso Milliken fino a ieri non si aveva la certezza se quei campioni fossero soltanto un’eccezione del suolo lunare campionato oppure “la regola”, quindi rappresentativi della sua struttura generale.

Adesso i dubbi non ci sono più, perché i dati analizzati di recente consegnano una nuova verità sul terreno lunare. Nemmeno lo scienziato più ottimista si sarebbe aspettato una quantità così ingente di acqua all’interno del satellite come quella riscontrata. Questa scoperta avrà notevoli implicazioni, sia a livello teorico-scientifico che tecnico-pratico, per la sua esplorazione e l’eventuale colonizzazione nel prossimo futuro.

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particelle di vetro sulla luna potrebbero contenere acqua

Ipotesi e conseguenze della scoperta

La scoperta di questa grande quantità interna di acqua ha una portata ancora più vasta, non riducibile alla semplice rivisitazione della struttura del suolo lunare. Se i prossimi studi la confermeranno, dovranno essere rimesse in discussione tutte le teorie relative all’origine del satellite.

Secondo l’ipotesi più accreditata, esso potrebbe essere nato dai detriti che si sono formati in seguito alla collisione spaziale tra un pianeta della grandezza di Marte e un altro corpo che poi sarebbe diventato la Terra. Questo scontro avrebbe generato la produzione di tantissimo calore, che avrebbe impedito all’idrogeno – elemento indispensabile per la formazione dell’acqua – di depositarsi sulla Luna appena nata.

Adesso la presenza del liquido nel sottosuolo del satellite conduce a due diverse ipotesi: l’idrogeno potrebbe essere sopravvissuto lo stesso, oppure potrebbe esservi giunto dopo la sua formazione per mezzo di asteroidi o comete. La sua origine però è ancora avvolta nel mistero.

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Scoperta la prima luna fuori dal sistema solare: è lontana 4mila anni luce https://www.business.it/scoperta-la-luna-dal-sistema-solare-lontana-4-mila-anni-luce/ Mon, 14 Aug 2017 06:00:34 +0000 https://www.business.it/?p=12028 Kepler-1625b I, un satellite grande come Nettuno Si è conclusa con il tanto atteso lieto fine la caccia “spaziale” alla prima luna fuori del sistema solare: Kepler-1625b I. L’eccezionale scoperta di questo satellite naturale si è fatta attendere parecchio, tanto che arriva a distanza di ben 30 anni da quella del primo esopianeta. La notizia segna… Leggi tutto »Scoperta la prima luna fuori dal sistema solare: è lontana 4mila anni luce

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Kepler-1625b I, un satellite grande come Nettuno

Si è conclusa con il tanto atteso lieto fine la caccia “spaziale” alla prima luna fuori del sistema solare: Kepler-1625b I. L’eccezionale scoperta di questo satellite naturale si è fatta attendere parecchio, tanto che arriva a distanza di ben 30 anni da quella del primo esopianeta. La notizia segna un grande passo in avanti per il mondo della scienza e dell’astronomia, ma non deve sorprendere.

Nelle nostre vicinanze esistono già centinaia di lune che orbitano attorno ad altri pianeti, figuriamoci in tutta la Via Lattea ed ancora più in là. Generalmente sono di tipo roccioso e di piccole dimensioni, mentre questa sembra avere caratteristiche molto diverse. Basta dire che il nostro pianeta al confronto scompare o al massimo si rivela solo un “pallido puntino blu”, come lo aveva chiamato Carl Sagan.

Se i calcoli non saranno smentiti da nuovi dati e studi successivi, tuttora in corso, la prima esoluna scoperta della storia dovrebbe essere grande addirittura quanto Nettuno. L’ipotesi più accreditata è che ruoti intorno ad un altro pianeta gigante, stavolta delle dimensioni di Giove, ma con una massa che è almeno dieci volte tanto.

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Cosa dice lo studio americano

La luna che entusiasma gli scienziati è stata scoperta di recente da David Kipping e Alex Teachey, entrambi ricercatori presso la Columbia University di New York. I due hanno pubblicato un paper online per presentare le prove dello studio, dopo essersi avvalsi della collaborazione di Allan R. Schmitt, citizien scientist della ricerca.

Lo strumento utilizzato per condurla è stato l’immancabile telescopio spaziale Kepler, il quale monitora il passaggio dei pianeti di fronte alle stelle, diminuendo la propria luminosità quando accade. Stavolta però le cose sono andate diversamente, ossia ancora meglio, dato che è riuscito a scovare sia il pianeta che la sua compagna.

Ma se Kepler si fosse sbagliato? Difficile. Gli scienziati ritengono improbabile tanto un errore della strumentazione che di tipo statistico. I 3 transiti compiuti dal telescopio spaziale sono stati sufficienti affinché i ricercatori potessero formulare la loro ipotesi e portare avanti la propria missione. Infatti il team è parte di un progetto di ricerca della Columbia University, il quale si propone di scovare i satelliti naturali nell’universo.

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luna lontana dal sistema solare scoperta a 4 mila anni luce

Un’esoluna “acquisita” lontana 4.000 anni luce

Gli autori della ricerca sanno bene che la scoperta della prima luna oltre il Sistema dovrà essere confermata da ulteriori dati. A fornirli sarà probabilmente il telescopio spaziale Hubble. Esso dovrà puntare l’obiettivo nella regione del cielo compresa tra le costellazioni del Cigno e della Lira, visibile nell’emisfero settentrionale (anche dall’Italia), proprio dove Kepler ha studiato negli anni ben 150 mila stelle.

L’esoluna fa parte di un sistema solare che era già noto prima della sua scoperta. La sua stella è Kepler-1625, posta alla distanza di circa 4 mila anni luce dalla Terra. Il pianeta è Kepler-1625b, un gigante per massa e dimensioni, attorno al quale ruota appunto Kepler-1625b I.

Questo satellite dalle dimensioni colossali, assimilabili a quelle di Nettuno, probabilmente è stato acquisito. La teoria sulla formazione dei pianeti esclude infatti l’ipotesi che due corpi celesti tanto grandi possano essersi formati insieme. Secondo gli scienziati, Kepler-1625b I transitava presumibilmente nelle vicinanze del pianeta, che lo ha “agganciato” grazie all’enorme forza gravitazionale esercitata.

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La vita oltre la Terra: la Nasa continua a scoprire pianeti abitabili https://www.business.it/la-vita-oltr-la-terra-la-nasa-continua-a-scoprire-pianeti-abitabili/ Thu, 22 Jun 2017 07:00:21 +0000 https://www.business.it/?p=9670 Stando agli ultimi dati riportati dal telescopio Kepler, nell’universo ci sono forme classificabili come nuovi mondi. Ma esistono pianeti come la Terra? Su quali di essi è possibile una forma di vita aliena? La missione della Nasa è da sempre quella di rispondere a queste e a molte altre domande sull’universo La Nasa non smette… Leggi tutto »La vita oltre la Terra: la Nasa continua a scoprire pianeti abitabili

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Stando agli ultimi dati riportati dal telescopio Kepler, nell’universo ci sono forme classificabili come nuovi mondi. Ma esistono pianeti come la Terra? Su quali di essi è possibile una forma di vita aliena? La missione della Nasa è da sempre quella di rispondere a queste e a molte altre domande sull’universo

La Nasa non smette di scrutare lo spazio. La ricerca di nuove galassie continua senza sosta grazie a scienziati, tecnici, astronauti e a strumenti sempre più sofisticati, sui quali vengono investiti ogni anno migliaia di dollari.

L’ultima news che arriva dalla base spaziale americana riguarda la scoperta di 219 pianeti fuori dal nostro sistema solare, di cui 10 possibilmente “abitabili” perché delle stesse dimensioni della Terra e posizionati rispetto alle loro stelle di riferimento con una distanza che  farebbe ipotizzare la presenza di acqua allo stato liquido.

La Nasa ha reso nota questa ennesima scoperta attraverso una conferenza stampa della Ames Research Center, nella Silicon Valley (California). Grazie ai dati registrati nella costellazione del Cigno, il telescopio spaziale Kepler ha riempito il suo ultimo catalogo rivelando ulteriori pianeti che potrebbero somigliare alla Terra, di conseguenza presentare forme di vita.

Il telescopio Kepler ha già identificato 4.034 pianeti, confermandone 2.335 e verificandone circa 30 come mondi possibili, in quanto di dimensione simile alla Terra e di distanza tale dalla propria stella da poter ipotizzare la presenza di acqua.

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I numeri di un successo conclamato

La Nasa (National Aeronautics and spaces administration) è ufficialmente nata nel 1958 grazie all’ appoggio dell’allora presidente americano Eisenhower. La NACA, ovvero l’organismo di ricerca aeronautica spaziale, che fino a quel momento era leader negli Usa, e la ABMA (l’Army Ballistic Missile Agency) si riuniscono insieme sotto quello che oggi conosciamo come il più grande laboratorio spaziale della Terra.

Fin dalla sua nascita, la Nasa poteva contare ogni anno su 100 milioni di dollari statali, che venivano elargiti per vincere quella che viene definita “la corsa allo spazio”. Stati Uniti e Unione Sovietica, soprattutto negli anni della guerra fredda, hanno infatti puntato gli occhi al cielo come obiettivo per conclamare il proprio status di superpotenza.

E la storia insegna che dopo la “conquista” della luna da parte degli americani nel 1969, gli Usa segnarono un punto vincente grazie alla missione Apollo 11. In quei anni la Nasa contava su un numero di dipendenti interni pari a 36 mila persone, e altrettanti 376.700 lavoratori di società esterne.

Complice il cinema hollywoodiano, la Nasa è servita a creare l’immagine di un’America che dichiarava, così, la propria capacità di raggiungere e oltrepassare i confini del mondo, conquistando un punto importante sul dominio culturale, sociale ed economico che avrebbe poi mantenuto saldamente nei decenni successivi.

Purtroppo i fallimenti di alcune missioni, la perdita di uomini durante svariati incidenti, ma soprattutto il passaggio ad una stazione spaziale internazionale hanno fatto sì che gli Usa collaborassero anche con altre nazioni, come il Giappone, per concludere alcuni progetti che non avrebbero altrimenti visto la luce per cospicui tagli ai finanziamenti. 

Il catalogo e la classificazione dei pianeti

Il telescopio Kepler ha già riportato otto cataloghi pieni di informazioni accurate. Susan Thompson, coordinatrice del catalogo che ha rivelato i 219 nuovi pianeti, ha subito posto la domanda più interessante, alla quale il progetto cerca di dare una risposta concreta: quali sono i pianeti più simili alla Terra? Proprio grazie a Kepler si sono già evidenziate due tipologie principali: quelli più grandi e rocciosi, come il nostro, e quelli di dimensioni più piccole, gassosi, come Nettuno. Questa importante classificazione è straordinaria perché sarà più facile intercettare mondi simili alla nostra Terra o al contrario particolarmente inospitali.

Attendendo la costruzione di nuovi telescopi terrestri, che confronteranno e verificheranno i dati con quelli già presenti in orbita, continuiamo a farci la stessa domanda: oltre a noi, c’è vita nello spazio?

Fonti: ansa, focus, corriere

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Il turismo spaziale è il nuovo obiettivo di Amazon https://www.business.it/il-turismo-spaziale-e-il-nuovo-obiettivo-di-amazon/ Thu, 20 Apr 2017 07:00:48 +0000 https://www.business.it/?p=5761 Amazon, la più famosa piattaforma di commercio elettronico, punta sempre più in alto. E in senso letterale, questa volta. L’ultimo importante annuncio di Jeff Bezos, fondatore e Ceo del colosso dell’e-commerce, riguarda un obiettivo per nulla modesto: vendere un miliardo di azioni Amazon all’anno per poter finanziare progetti di turismo spaziale, interamente gestiti dalla Blue… Leggi tutto »Il turismo spaziale è il nuovo obiettivo di Amazon

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Amazon, la più famosa piattaforma di commercio elettronico, punta sempre più in alto. E in senso letterale, questa volta. L’ultimo importante annuncio di Jeff Bezos, fondatore e Ceo del colosso dell’e-commerce, riguarda un obiettivo per nulla modesto: vendere un miliardo di azioni Amazon all’anno per poter finanziare progetti di turismo spaziale, interamente gestiti dalla Blue Origin, gruppo aerospaziale di cui è fondatore lo stesso Bezos. La notizia è stata diffusa durante il 33° Simposio annuale sullo spazio a Colorado Springs, durante il quale il magnate ha spiegato la sua personale idea di turismo spaziale, e il modello di business a cui intende ispirarsi per raggiungere il suo scopo, concludendo quindi “Voglio che gli esseri umani possano andare nello spazio”.
La stessa futuristica visione è condivisa da alcune altre aziende aerospaziali di recente fondazione, prima fra tutte la SpaceX, capitanata da Elon Musk, Ceo di Tesla, che però – a differenza di Bezos – punta ai viaggi nello spazio non solo per lanciare e sfruttare il turismo spaziale, ma anche per portare astronauti sulla stazione spaziale internazionale e, entro il 2018, le prime persone in orbita intorno alla luna.

Un modello di turismo spaziale alla portata di tutti

La capsula studiata dalla Blue Origin – chiamata New Shepard – si presenta come un vero e proprio salotto high-tech. La novità assoluta, rispetto alle capsule spaziali che siamo stati abituati a vedere finora, riguarda la disposizione delle sedute, poste direttamente davanti a grandi finestre panoramiche, dalle quali è possibile avere una visuale chiara e ampia dello spettacolo extra-terrestre. L’immagine in esclusiva degli interni è stata inviata da Bezos ad alcuni collaboratori e diffusa poi da Mashable.
turismo spaziale-New Shepard-interno
La New Shepard ha già effettuato cinque viaggi suborbitali, dal 2015 a oggi, ma finora non ha mai avuto persone a bordo. Così come per SpaceX, l’obiettivo della Blue Origin è di dare avvio definitivo al turismo spaziale con la New Shepard entro la fine del 2018.
Lo spazio suborbitale esplorato fino a questo momento è abbastanza in quota da far sperimentare ai passeggeri l’assenza di peso, ma non sufficiente per orbitare intorno alla Terra. L’esperienza di turismo spaziale che si vuole offrire, dunque, è la possibilità di guardare la Terra da un punto di vista del tutto nuovo e privilegiato, facendo a meno della forza di gravità. Il razzo spingerà la capsula fino a 100 km di altezza, dopodiché New Shepard planerà nuovamente a terra tramite un set di paracadute, mentre il razzo tornerà al suolo con atterraggio verticale.
La Blue Origin punta al riuso sia delle capsule che dei razzi, così da arrivare a ridurre i costi di viaggio e rendere fruibile questa singolare avventura di turismo spaziale anche a viaggiatori “comuni”: il piano è quello di rendere il viaggio acquistabile con un semplice biglietto, esattamente come avviene con i viaggi aerei.
Non è ancora chiaro quale potrà essere il costo effettivo di un biglietto, ma quasi sicuramente non sarà troppo lontano da quello della concorrente Virgin Galactic: 250 mila dollari.

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