Una polemica che si trascina ormai da settimane, quella relativa allo stato della sanità italiana duramente messa alla prova in queste settimane dall’emergenza coronavirus, che ne ha messo a nudo tutte le criticità. Uno scaricabarile costante, con i vari partiti ad accusare gli altri di essere i veri responsabili dell’attuale situazione. Eppure quello che emerge è uno scenario in cui, sostanzialmente, non esistono innocenti, soltanto colpevoli. Perché di sforbiciate a un settore che oggi paga drammaticamente dazio si sono resi protagonisti via via tutti i nostri rappresentanti.
Un’inchiesta del Corriere della Sera a firma di Milena Gabanelli e Domenico Affinito, ha messo in luce un taglio da 37 miliardi di euro operata ai danni della Sanità dal 2012 al 2019 attraverso finanziamenti non realizzati o ridotti. Le firme sono plurime: i governi Berlusconi II, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte I e Conte II hanno tutti sottratto denaro a una Sanità i cui costi già venivano adeguati in misura minore rispetto al tasso di inflazione.
Il confronto con gli altri Paesi è piuttosto impietoso: nel 2016 l’Italia ha stanziato 1844 euro per abitante per la spesa sanitaria, contro i 3201 della Francia, i 3605 della Germania e i 2857 del Regno Unito. Queste tre nazioni hanno destinato rispettivamente +90%, +165% e +66% di fondi pubblici alla Sanità rispetto al nostro Paese. Calano costantemente i posti letto: le ultime rivelazioni del 2017 parlando di 3,6 posti letto ogni 1000 abitanti, contro una media europea di 5. Nel 1998 avevamo a disposizione 5,8 letti ogni mille persone. Il chiaro segnale di una direzione ben precisa seguita nell’ultimo decennio.
Lo stesso fenomeno si può infatti riscontrare anche per quanto riguarda i posti in terapia intensiva: nel 2002 l’Italia contava 12,5 posti ogni 100 mila abitanti, il Belgio 15,9, l’Austria 21,8 e la Germania addirittura 29,2. A febbraio 2020 l’Italia era invece scesa a 8,58 posti in terapia intensiva ogni 100 mila abitanti. Il tutto accompagnato da un altro dato: se è infatti vero che il numero totale di medici per abitanti nel Bel Paese resta superiore alla media Ue, si è verificato negli anni un calo del numero di dottori che esercitano negli ospedali pubblici.
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