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Green Pass, tampone gratis a chi attende il vaccino. Il governo blinda la misura

Il governo discuterà delle nuove regole relative a restrizioni e Green pass nel corso della riunione della cabina di regia prevista per le prossime ore. L’obiettivo è arrivare al 15 agosto in fascia bianca e blindare il Green pass, salvandolo dalle giuste accuse di discriminazione. Il Consiglio dei ministri si riunirà entro giovedì e il nuovo decreto entrerà in vigore il 26 luglio e sarà anche prorogato lo stato di emergenza – che scade il 31 luglio – per almeno tre mesi. Il Green Pass dovrebbe entrare in vigore a inizio agosto. Ma c’è un problema… (Continua a leggere dopo la foto)

I non vaccinati resteranno così esclusi da alcuni servizi essenziali, come i trasporti. Dopo le sollevazioni francesi, il governo italiano ci va cauto e pensa dunque a un’alternativa: è possibile – come spiega Repubblica – che si vari un primo uso del Green Pass per agosto, con regole dure per eventi e ristoranti al chiuso, e un secondo Green Pass per settembre, più restrittivo, che vieti o limiti ogni tipo di trasporto a chi non è vaccinato. Dando il tempo a chi non si è adeguato di farlo entro agosto. (Continua a leggere dopo la foto)

Oggi il Green Pass viene riconosciuto a chi ha fatto un tampone nelle ultime 48 ore, a chi ha avuto la malattia nei sei mesi precedenti e a chi ha fatto la prima dose del vaccino da almeno 15 giorni. Si tenderà quindi a diversificare i luoghi dove più alto è il rischio di contagiarsi prevedendo un doppio livello di obbligo del Green Pass. E dunque in questa prima fase di applicazione del decreto potrebbe essere sufficiente una sola dose di vaccino (ma anche un tampone negativo, oppure il certificato di guarigione nei sei mesi precedenti) per andare nei ristoranti al chiuso e in tutti gli altri luoghi dove i protocolli già prevedono regole di distanziamento. (Continua a leggere dopo la foto)

Tra le ipotesi, anche la possibilità – come racconta La Stampa – di offrire gratis il tampone a chi si è già prenotato per il vaccino, per respingere l’accusa di discriminazione. Soprattutto perché chiedere a un giovane di spendere 20/30 euro per un tampone prima di andare a mangiare una pizza o di sedersi al cinema significherebbe di fatto proibirglielo.

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