Silvio Berlusconi non si smentisce mai, nonostante gli 83 anni ormai alle spalle. Provoca alleati e rivali politici, sottolineando il suo ruolo ancora centrale nello scacchiere italiano. Si lancia in battute e battutacce di sorta, manda baci e ringraziamenti ai sostenitori vecchi e nuovi. E mette mano ancora una volta al suo sconfinato repertorio di barzellette, una per ogni occasione, a scandire ogni tappa della sua avventura dopo la discesa in campo del ’94.
Un siparietto andato in scena al Teatro Manzoni di Milano, ma con esiti un po’ malinconici. La platea si sforza di ridacchiare, nonostante la lunghezza obiettivamente esagerata del racconto, ma la reazione resta comunque freddina. Non ci si sforza neanche più di tanto, al contrario di quel glorioso passato in cui i fedelissimi erano pronti a spellarsi le mani a ogni uscita sopra le righe del Cav, azzeccata o meno che fosse.
Il segno degli anni che passano, indubbiamente, al contrario di un Berlusconi che resta sempre lo stesso. La stessa barzelletta non è in realtà un inedito, ma l’ennesima riproposizione di una già raccontata in passato, con meno dettagli. Silvio si sente ancora l’istrionico trascinatore di folle di sempre. L’analogia, a vederlo così, è più con quei vecchietti al bar che ripetono sempre gli stessi discorsi, a giorni alterni. Si sorride lo stesso, si ringrazia di cuore. Non ci si aspetta certo, però, che siano loro a cambiare il Paese.
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