Se non è un ultimatum, poco ci manca. “Non possiamo escludere, se ci sono ritardi prolungati, di dover chiedere all’Italia i contributi già versati” per la Tav, oltre al “rischio che, se i fondi non sono impiegati, possano essere allocati ad altri progetti” europei. Lo ha ricordato un portavoce della Commissione Ue, ribadendo la posizione sulle incertezze che gravano sulla realizzazione della Torino-Lione. “La attuale analisi costi-benefici” su cui lavora il governo italiano “non è stata richiesta dalla Commissione”, ricordando che già era stata presentata nel 2015.
Come spiega La Repubblica, per la Tav sono stati approvati cofinanziamenti per 813,8 mln di euro. Se i ritardi dell’opera, che già ci sono a causa del blocco dei cantieri, si protrarranno, c’è il rischio che i fondi che non si riesce ad impiegare in Italia vengano riallocati ad altri progetti della rete Ten-T, fuori dal nostro Paese. Il Grant Agreement, l’accordo di finanziamento, può anche essere rivisto, ma occorre che il governo prenda una decisione: a giugno ci sarà una valutazione di tutti i progetti Cef (Connecting Europe Facility) e, se l’Italia non vuole perdere i fondi, è necessario che una decisione venga prima di quella scadenza.
Il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, ha risposto spiegando, come già diverse volte in passato, che tra poco l’analisi costi-benefici sarà resa pubblica: “L’analisi costi-benefici su #Tav – ha scritto su Twitter – è stata decisa da un Governo sovrano che vuole spendere al meglio i fondi pubblici. Ue stia tranquilla, tra pochi giorni avrà, come da accordi, tutta la documentazione”.
La grana della Torino – Lione in questi giorni divide il governo da un lato Matteo Salvini e la Lega, fermamente convinti della necessità di portare a completamento l’opera e vicini alle proteste degli industriali del nord, e i Cinque Stelle, che forti della analisi costi benefici fatta fare dal ministro Danilo Toninelli vogliono invece fermarne la costruzione.
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