Stando ai dati, quello dei rifiuti elettronici è un problema con il quale ben presto saremo costretti a fare i conti. Per il momento, il cumulo di questi rifiuti ammonta a circa 9 volte la piramide di Giza e a ben 4.500 torri Eiffel. Lavatrici, telefoni cellulari, elettrodomestici, computer: sono questi solo alcuni degli oggetti che quotidianamente utilizziamo e che ben presto si trasformeranno in rifiuti difficili da smaltire.
Ma come fare a risolvere questo problema che potrebbe rivelarsi un vero e proprio boomerang per questa nostra società iper-tecnologizzata ma non ancora pronta a smaltire quanto prodotto?
Come riutilizzare le risorse
Le ultime ricerche in fatto di hi-tech parlano chiaro e raccontano un futuro fatto di rifiuti difficili da smaltire. Il dato ancora più preoccupante riguarda il fatto che nei prossimi anni tali numeri sono destinati a crescere.
Una cosa è certa: l’unica cosa per salvare il pianeta da una vera e propria invasione di rifiuti hi-tech è rappresentato dal riciclo che, però, ha un costo non indifferente e che prevede una fase di educazione e sensibilizzazione importante. A produrre più di tutti rifiuti hi-tech sono gli australiani. A seguire troviamo Europa, Russia e America.
Considerando che i dati sono in crescita, è necessario intervenire in tempi rapidi in modo tale da evitare che una simile deriva possa travolgere le future generazioni. Anche il tech-food è uno dei protagonisti di questa deriva iper-tecnologica che, però, potrebbe riuscire ad essere arginata non solo ragionando in ottica di recupero dei rifiuti ma anche di ottimizzazione della produzione.
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I caricabatterie unici
Un’idea decisamente molto interessante potrebbe essere rappresentata dall’utilizzo di un solo caricabatterie per più di un dispositivo. Se teniamo conto del fatto che proprio i caricabatterie rappresentano una tra le tipologie di rifiuti più importante, affrontare l’argomento della diminuzione dell’utilizzo di tali accessori potrebbe rappresentare un primo ed importante passo per fare in modo che i rifiuti tech da smaltire siano sempre meno.
Ovviamente, si tratta solo di una goccia nel mare che, seppur degna di nota, non è altro che uno spunto di riflessione per cercare di ridurre in maniera sensibile la produzione di questa tipologia di rifiuti. In buona sostanza, l’idea è quella di ottimizzare la produzione di tali tipi di prodotti, partendo dal presupposto che molti di essi possono bene adattarsi a più di un dispositivo.
In questa ottica, la crescita potrebbe riuscire ad andare di pari passo con le effettive necessità del nostro pianeta e, soprattutto, con le politiche di sostenibilità ambientale necessarie per poter guardare al futuro e alle generazioni che verranno con il giusto ottimismo.
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Tech-food: il futuro del cibo
Ad essere più che chiaro è il fatto che, guardando al futuro, sono in crescita i settori che si stanno tecnologizzando e tra questi c’è proprio quello del food and beverage. Il cosiddetto tech-food, dunque, non può che tradursi in una ennesima produzione di rifiuti tecnologici difficilmente smaltibili.
Un circolo vizioso, pertanto, che pare non avere fine, a meno che non si abbia intenzione di creare un sistema attraverso il quale avere la possibilità di recuperare elementi tecnologici riutilizzabili o, possibilmente, compatibili con altri strumenti. Solo in questo modo, si avrà la possibilità di far andare di pari passo lo sviluppo tecnologico con il futuro del nostro pianeta ormai alle prese con una vera e propria invasione di rifiuti hi-tech.
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