Ancora una volta Amazon è finito nella bufera, come tante volte in questi ultimi anni e senza, però, che nessuno dichiarasse apertamente guerra al colosso del commercio elettronico americano e alle sue agghiaccianti contraddizioni. Quelle, nello specifico. di un’azienda dagli introiti principeschi e che però, oltre a schivare a piacimento gli ostacoli del Fisco, continua a far discutere per il trattamento riservato ai dipendenti. L’ultimo rapporto dell’Open Markets Institute, ente con sede a Washington Dc negli Stati Uniti, è in questo senso agghiacciante.
Tra le informazioni venute a galla, infatti, ci sono il monitoraggio e la strettissima sorveglianza alla quale Amazon sottopone i propri dipendenti, costretti a subire un controllo costante che crea “condizioni di lavoro oppressive” secondo gli autori del rapporto. Un allarma non isolato: in questi giorni anche il sito web Register aveva parlato di una sorta di Grande Fratello che andava “ben oltre il semplice intento di promuovere un lavoro efficiente” e che rischiava di sfociare in una vera e propria persecuzione.
Amazon negli ultimi mesi ha dotato le sue telecamere di sicurezza di una sofisticata intelligenza artificiale per garantire che i dipendenti rispettino le misure di allontanamento sociale imposte dalla pandemia Covid-19. Questo in superficie. Secondo i dossier, invece, con l’occasione l’azienda ne avrebbe approfittato per controllare che i dipendenti non rubino materiale nei magazzini e che si dedichino al lavoro in ogni istante del loro turno, chiedendo conto di qualsiasi pausa o momento di svago per staccare un po’. Esisterebbe addirittura un softwar che “consiglia ai fattorini i percorsi migliori e si assicura che li completino nel più breve tempo possibile, senza indugiare”. Le pause concesse sono infatti solo 3 al giorno, una regola che non conosce deroghe: 15 minuti per rilassarsi in 2 distinte occasioni e mezz’ora per pranzo. Niente di più. I conducenti devono anche consegnare in tempo 999 ordini su 1.000 sotto la minaccia di licenziamento, cosa che secondo chi oggi accusa Amazon porterebbe a una maggiore velocità sulle strade e incidenti stradali. A fine giornata, controllo obbligatorio per tutti onde evitare che sparisca materiale dai magazzini, una procedura che ura anche 25 minuti, non conteggiati nell’orario di lavoro. Non proprio il paradiso dei lavoratori, per usare un eufemismo. Eppure ancora oggi Amazon continua a portare avanti le proprie politiche, in barba a minacce, sindacati e le timide minacce dei politici di turno.
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